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Autore: Myra11    02/10/2017    0 recensioni
Questa non è una storia come tutte le altre.
Ci sono molte cose diverse.
Ci sono buoni e cattivi che non sono poi così cattivi.
Ci sono guerrieri, stregoni e fanciulle.
C’è il bacio del vero amore, ma non serve a spezzare la maledizione.
Questa storia non ha un lieto fine.
Una sera normale, un appuntamento normale, e una rivelazione anormale: Magnus vuole rinunciare alla sua immortalità.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
“Black hair and blue eyes are my favorite combination.” 
― Magnus Bane, Clockwork Angel
 
«Alec, sei pronto?»
«Cosa? No!»
La risata di Isabelle risuonò nella stanza del fratello mentre quest’ultimo correva da un lato all’altro in cerca dei vestiti sparsi in giro.
«Hai visto la mia camicia blu?»
«Credo che sia sepolta là sotto.»
 Ridacchiò Izzy, indicando un mucchio disordinato di divise di cuoio morbido.
Alec si diresse nella direzione indicata e, dopo aver scavato sotto gli abiti, trovò la camicia che cercava, miracolosamente liscia e intatta.
La indossò di corsa, poi si voltò verso lo specchio e tentò di sistemare l’arruffata massa di capelli neri.
Ancora una volta, fu la sorella ad interromperlo, prendendolo per le spalle e guidandolo verso la porta. Lo spinse sulle scale dopo avergli dato una pacca sulla schiena.
«Sai che Magnus ti adorerà comunque.»
«Hmm.»
Alec scese le scale di corsa, dopo aver regalato alla sorella un breve ed imbarazzato sorriso.
Era in un terribile ritardo, ed era sicuro che Magnus si fosse già spazientito.
Infatti trovò lo stregone che passeggiava avanti ed indietro davanti al portone, e quando si accorse della sua presenza lo fulminò con lo sguardo.
Il diciottenne si bloccò sugli ultimi scalini, incantato dagli occhi verde e oro che lo stavano osservando. Gli occhi di gatto di Magnus probabilmente erano la cosa che lo affascinava di più, quegli occhi che lo inchiodavano sul posto, pieni di secoli di vita.
«Scusa il ritardo…» Mormorò il ragazzo, finendo di fare gli ultimi scalini.
Aveva una voglia matta di avvicinarsi al compagno, eppure ne aveva anche paura.
Forse perché lo stregone lo stava ancora guardando, e lui non sapeva come interpretare quello sguardo. Fastidio? O forse era qualcosa di più?
«Lascia perdere. Vieni qui.»
Alec si avvicinò con cautela al compagno, senza staccare gli occhi dai suoi.
Magnus sospirò, poi coprì il poco spazio che li separava e s’impossessò delle sue labbra, con una tale foga da lasciarlo senza fiato.
Quando si separarono, Alec arrossì violentemente, sentendo le guance roventi.
«Non hai idea di quanto tu sia meraviglioso con quella camicia, Alexander.»
Il Nephilim arrossì di nuovo, anche se era segretamente compiaciuto della reazione dello stregone: aveva comprato quella camicia perché – secondo sua sorella- risaltava il blu del suo sguardo.
«Allora, andiamo?» Esortò Magnus dopo aver allacciato le dita a quelle di Alec.
«Va bene…»
 
Il ristorante era modesto, e Alec era stato felice di scoprire che Magnus non aveva scelto niente di troppo eccentrico.
La cena si era svolta in un clima tranquillo e dolce, come se nessuno di loro due fosse coinvolto nel mondo soprannaturale, e fossero una coppia normale.
« È così strano…» Mormorò Alec, lo sguardo abbassato sul piatto ormai vuoto.
«Che cosa è strano, Alexander?»
Il moro non tentò nemmeno di correggere il suo compagno. Gli aveva ripetuto tantissime volte di voler essere chiamato Alec, e lui non l’aveva ancora fatto, quindi perché doveva continuare ad insistere?
« Essere qui. Come se fossimo normali.»
«Credi forse di essere diverso dagli altri?»
Alec alzò lo sguardo verso lo stregone, che lo stava osservando: era una cosa che faceva spesso, restava immobile a fissarlo, come se non vedesse più il resto del mondo o come se semplicemente non gli importasse di cosa succedeva intorno a lui. Era uno sguardo che faceva imbarazzare Alec e che allo stesso tempo gli procurava una sorta di strano conforto.
«Beh, di sicuro  non ho una vita comune.»
«Questo è vero.»
Il silenzio calò tra di loro, ma non era un silenzio imbarazzante. Era un’atmosfera tranquilla, in cui si trovavano spesso, come se non avessero bisogno di parole per capirsi.
Fu Magnus a spezzare il silenzio, con un tono serio che sorprese il suo ragazzo.
«Ho fatto molte ricerche ultimamente, e ho finalmente trovato ciò che stavo cercando.»
«E..cosa cercavi?»
«La formula per diventare mortale.»
«Cosa?! Ma sei impazzito??» Alec si alzò di scatto, sbattendo le mani sul tavolo.
Non riusciva ad immaginare Magnus mortale, pensando che sarebbe invecchiato e, un giorno, morto.
Magnus, semplicemente, era.
Eterno e immutabile.
«Alexander, calmati. Lascia che ti spieghi. »
Magnus gli fece cenno di sedersi, sorridendo lievemente, come se avesse previsto la sua reazione.
Quando il moro obbedì, gli prese una mano e la strinse, accarezzandone il dorso.
«So che non ti senti a tuo agio, con me, perché pensi che un giorno tu morirai, mentre io vivrò per sempre. Lo so, come so che ho vissuto a lungo, troppo a lungo, e ho fatto di tutto. L’unica cosa che mi manca è invecchiare con qualcuno, e voglio che quel qualcuno sia tu.»
Alexander abbassò lo sguardo per qualche istante, tornando poi a guardare lo stregone.
Non sapeva nemmeno cosa dire. Magnus gli aveva appena detto di voler rinunciare alla sua vita immortale per lui, di essere pronto a spezzare il corso infinito dei suoi secoli una volta per tutte.
«Io…Sei sicuro?»
«Certo, altrimenti non te ne avrei parlato.»
«…Grazie.»
Magnus sorrise, e Alec sentì il cuore saltare qualche battito, pensando che sarebbe stato meraviglioso andarsene con quel viso davanti, dopo aver passato tutta la vita insieme, pieni di ricordi felici.
«Domani verrai a casa mia, ok?»
«Va bene.» Il ragazzo si sporse sul tavolo, attirato dalle labbra di Magnus come una falena dalla luce.
Quando si separarono, lo stregone sorrise di nuovo.
«Te l’ho già detto che sei fantastico con quella camicia?»
E ridacchiò nel vedere le guance di Alec colorarsi per l’imbarazzo.

 
  
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