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Autore: Alice Elle    03/10/2017    0 recensioni
Un sogno ricorrente.
Un incontro inaspettato.
Quando hai vent'anni, devi avere il coraggio di osare.
Gaia è una ragazza tranquilla, studia all'università, ma ogni notte fa lo stesso sogno e ogni mattina trova un cuscino vuoto ad aspettarla, in cui affogare le lacrime.
Ma oggi andrà diversamente.
Oggi incontrerà lui.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Penultimo capitolo! Poi seguirà l'epilogo. 
Questo capitolo contiene una scena lemon, ma non mi sembra così spinta da dover alzare il rating a rosso. Nel caso me lo fate sapere? Grazie! 
E grazie a voi che state leggendo la mia storia. Speri vi stia piacendo e che vi piaccia la sua conclusione. Se avete consigli o suggerimenti, lasciatemi un piccolo commento. ^_^ 

 

Si fermò in piedi vicino al letto, fissandola con il petto che si muoveva su e giù con affanno. Lei annuì e lui si tolse la maglietta, tirandola dal collo, in un gesto così virile che la lasciò senza fiato, ad ammirare il suo busto, così bello da far venire l’acquolina in bocca.
Allungò una mano, gli afferrò la cintura e lo attirò sul letto, di nuovo tra le sue gambe, dove sentiva che doveva stare.
Daniele le accarezzò la coscia avvolta dai jeans e si infilò sotto la maglietta, toccandole la pelle del ventre e spedendole brividi per tutto il corpo.
«Che ne dici di pareggiare i conti?» le chiese, sollevando l’orlo della maglia e tirando piano.
Gaia alzò le braccia e, un secondo dopo, l’aria le sferzò la pelle.
Daniele la guardava con gli zigomi arrossati e prese ad accarezzarla in punta di dita, gli occhi che sembravano bere la sua immagine, ma che tornavano sempre al suo viso, per controllare come stava, se le piaceva, se poteva continuare o doveva rallentare.
La stava torturando, ma la sua attenzione la commuoveva. Infilò un braccio dietro la schiena e slacciò il reggiseno, per poi gettarlo da qualche parte, non importava dove. Gli prese una mano e la posò su un seno, premendo forte.
«Voglio che mi tocchi come se fossi tua.»
Lo vide deglutire e chiudere gli occhi, prima di lasciarsi andare e sommergerla con la sua passione. La baciò in profondità, la sua lingua sembrava volesse possedere ogni millimetro della sua bocca.
Si appoggiò con più decisione su di lei e le fece sentire quanto fosse duro, dentro i pantaloni. Per tutta risposta si sentì diventare liquida e gli strinse le ginocchia contro i fianchi, sollevando il bacino e aumentando il contatto, le mani che vagavano sulla sua schiena, una distesa infinita di pelle liscia e soda, con i muscoli che guizzavano al passaggio delle dita e per i piccoli movimenti che faceva, assestandosi su di lei.
«Dio, quanto sei buona. Voglio assaggiarti tutta.»
La sua voce era così roca da essere quasi irriconoscibile. Abbassò la testa e iniziò a baciarla sul petto, scivolando verso il seno e prendendo una punta in bocca, succhiando piano ma con decisione, facendola impazzire.
Si ritrovò ad agitare la testa su cuscino, eccitata come non si era mai sentita in vita sua, le gambe che lo trattenevano, il bacino che accompagnava i suoi movimenti lenti e profondi. Era già sull’orlo di un orgasmo e avevano appena cominciato.
Daniele sollevò la testa e parve capirlo, perché abbassò una mano e la infilò nel jeans, massaggiandola proprio dove ne aveva bisogno. Bastarono un paio di tocchi portarla al limite, il corpo che le pulsava dolorosamente, come se fosse sul punto di esplodere, eppure rimaneva ferma lì, non riusciva ad andare oltre.
«Lasciati andare piccola» le sussurrò all’orecchio, la mano che andava più veloce.
«Non ci riesco.»
«Sì che ci riesci, lo sento sulle dita, ci sei quasi.»
La mano si mosse verso il basso e un dito si infilò dentro di lei. Fu sufficiente. L’orgasmo le deflagrò in tutto il corpo con la potenza di una bomba. Perse completamente il contatto con la realtà e riemerse dopo un tempo infinito, trovando Daniele che la fissava con un sorriso di pura soddisfazione maschile, ancora sospeso sopra di lei.
Aveva la mandibola contratta e un leggero strato di sudore gli ricopriva la fronte. Si rese conto che doveva essere in condizioni pietose, eppure stava immobile, ad aspettare che si riprendesse, gustandosi ogni sua contrazione. Non aveva tolto la mano da dentro le sue mutandine.
Si abbassò a baciarle le labbra.
«Sei bellissima mentre vieni. Sei bellissima sempre.»
Gaia voltò il capo, nascondendo il viso nel braccio di lui, affondato nel cuscino vicino alla sua testa, ma Daniele mosse la mano, costringendola a riportare lo sguardo nei suoi occhi.
«Ancora?» le chiese ammiccando, lasciandola senza fiato.
«E tu?»
«C’è tempo, abbiamo tutta la notte. Adesso voglio baciarti.»
Capì cosa intendeva esattamente quando iniziò a slacciarle i jeans. Un pensiero le sfrecciò nella mente e iniziò a divincolarsi.
«Aspetta, aspetta un secondo.»
Lui si ritrasse, guardandola incuriosito.
«Che succede?»
Non sapeva come dirglielo, non avevano ancora raggiunto quell’intimità di coppia che ti permette di parlare di certe cose, nonostante quello che avevano appena fatto.
«Devo andare un attimo in bagno.»
Lui le rivolse un’occhiata, facendo due più due.
«A me non interessa, hai un profumo fantastico.» Si portò una mano al viso e aspirò, socchiudendo gli occhi e facendole contrarre il ventre, per l’erotismo sfacciato disegnato sui suoi lineamenti.
«Comunque, se ti fa sentire più a tuo agio, vai pure.»
Non se lo fece ripetere due volte, sgattaiolò giù dal letto e si infilò nel bagno, l’unica porta che non aveva ancora oltrepassato. Si lavò in fretta e tornò da lui il più velocemente possibile.
Era disteso sul letto, a pancia in su, il petto nudo e bellissimo, i pantaloni tesi sull’erezione che non aveva ceduto nell’attesa. Si alzò pigramente, le passò vicino, sfiorandole il fianco e si chiuse a sua volta in bagno.
Gaia sentì scorrere l’acqua e si chiese se le sue paranoie avessero smorzato l’atmosfera perfetta che si era creata. Daniele ritornò con solo un paio di boxer neri e attillati addosso. Vederlo praticamente nudo le seccò la gola, le sembrava di sentire gli ormoni scorrere impazziti nelle vene.
La raggiunge e la fece alzare, ricominciando da dove si era interrotto, ossia la lampo dei suoi jeans.
«Adesso posso baciarti? O c’è qualcosa che dovrei sapere?» indagò.
Rimase un attimo perplessa, non capendo cosa intendesse, poi sussultò. Non le era nemmeno passato per la testa.
«No, sono sana.»
Lui aspettò che gli facesse la stessa domanda, ma vedendo che taceva la sollecitò.
«È un tuo diritto saperlo, non devi vergognarti a chiederlo.»
Gaia deglutì, si fece coraggio e glielo domandò.
«E tu?»
«Anch’io, ma userò comunque il preservativo. Te lo chiedo perché ho intenzioni di farti un sacco di cose e volevo essere tranquillo. Capisci cosa voglio dire?»
«Sì» esalò, lo capiva eccome e non vedeva l’ora.
«Bene.»
Finalmente le sue mani continuarono quello che avevano interrotto, finendo di abbassarle i jeans lungo le sue gambe, mentre con le labbra inseguiva la pelle che piano piano portava allo scoperto.
Vederlo inginocchiato ai suoi piedi le diede un capogiro e si lasciò crollare poco elegantemente sul letto, mentre le sfilava i pantaloni dai piedi, lasciandola coperta solo dalle mutandine nere.
Non fece in tempo a ringraziare non sapeva quale divinità per aver indossato un intimo carino, che lui lo fece scomparire. Un attimo prima le aveva addosso, un attimo dopo non c’erano più, sostituite da un paio di labbra bollenti che la fecero ansimare, inarcare e aggrappare alle lenzuola.
La barba corta le graffiò l’interno coscia, acuendo il contrasto con la lingua morbida, che la frugava e la vezzeggiava, riducendole la spina dorsale in un conduttore di energia, che le esplodeva direttamente nel cervello.
Non riusciva a credere di essere di nuovo sull’orlo di un orgasmo. L’aveva eccitata così tanto e così in fretta, da sentirsi quasi in imbarazzo per la propria reazione incontrollata. Imbarazzo che dimenticò all’istante, non appena Daniele aggiunse le dita alla sua deliziosa tortura. Con la bocca la stuzzicava all’esterno e con le dita la stimolava all’interno.
Sentì la schiena flettersi così tanto da chiedersi se si sarebbe spezzata, ma una mano calda le si posò sul ventre, riportandola ad appoggiarsi al materasso e tenendola ferma con decisione.
In quel mare di sensazioni devastanti, una piccola parte di lei si chiese come potesse quel ragazzo sapere esattamente cosa fare e in che momento. Sembrava conoscerla meglio di lei stessa.
Sentendo che stava per esplodere di nuovo, gli afferrò i capelli e lo strattonò con forza.
«Con te» riuscì ad articolare, in qualche modo, provando un’urgenza incontenibile. «Fai presto» lo sollecitò, quando vide che non si muoveva.
Finalmente Daniele si alzò, la afferrò per la vita e la trascinò più in su, al centro del materasso, dandole un bacio infuocato, che sapeva di lei.
Allungò una mano, prese un preservativo dal comodino e lo indossò, dopo essersi disfatto dei boxer. L’aveva presa in parola, fece in fretta e in pochi istanti era disteso tra le sue gambe, il viso a pochi centimetri dal suo, gli occhi piantati nei suoi e le braccia che gli tremavano per lo sforzo di trattenersi.
«Ti prego» gemette, l’attesa che la straziava, le contrazioni che erano già iniziate e la torturavano.
In risposta, lui premette forte le labbra contro la sua bocca e la penetrò, nello stesso istante. Un movimento lungo e fluido, assolutamente perfetto. Daniele strappò la bocca dalla sua, gemendo forte.
«Dio, sei perfetta.»
Poi nascose la testa nel suo collo e iniziò a muoversi così come era entrato, con movimenti lunghi e profondi, che stimolavano ogni centimetro di lei, facendola impazzire. Le contrazioni divennero così forti da essere quasi dolorose.
Gli morse una spalla, cercando di resistere, ma lui non doveva essere d’accordo, perché infilò la mano tra i loro corpi e con un solo tocco la mandò in paradiso.
Se poco prima aveva creduto di aver avuto un orgasmo esplosivo, era solo perché non aveva la più pallida idea di quello che l’aspettava. In mezzo al mare di sensazioni che l’avevano sommersa, lo sentì tremare contro di sè, gemendo il suo nome, l’estasi così acuta da trasformarsi in disperazione.
Lo strinse forte tra le braccia, godendo dei fremiti che gli attraversavano la schiena, accarezzandolo pigramente, le membra pesanti come macigni.
Daniele si ritrasse con delicatezza, il volto rilassato, ancora arrossato dallo sforzo e dalla passione.
«Torno subito» le sussurrò, lasciandole un bacio sulla spalla.
Andò in bagno, poi si infilò nel letto, la abbracciò e ricoprì entrambi con le lenzuola, il sudore che si raffreddava sulla pelle.
«È poco virile se dico che è stato bellissimo? Facciamo una cosa, dillo tu che sei la ragazza» la prese in giro, mentre se la tirava addosso e le faceva posare la testa sulla spalla.
Gaia ridacchiò, ancora ubriaca di endorfine.
«È stato bellissimo, tu sei bellissimo. Non voglio pensare a dove hai imparato tutte quelle cose.»
Il petto sussultò di risate trattenute, sotto il suo orecchio.
«Se sono stato bravo è perché tu sei così limpida nelle reazioni che capivo subito se stavo facendo bene o se stavo sbagliando.»
«Sbagliando? Non hai sbagliato un solo, singolo, fottuto gesto. Sei stato incredibile.»
«Noi siamo stati incredibili. Insieme.»
Il tono soddisfatto la fece sorridere, mentre gli occhi le si chiudevano. Si addormentò, di nuovo, esausta e felice.

 
   
 
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