Verde. Un verde cupo,
intenso, che fa risaltare il colore dei suoi capelli. Natasha ha deciso:
indosserà un vestito di quel colore, al matrimonio di Cap e Stark.
Rigira pigramente il cucchiaino nella sua tazza di caffè mattutina, mentre
osserva Steve friggere con perizia pane e uova per tutti, e Tony dare ordini
alla macchinetta del caffè che sta sfornando da bere per tutta la squadra.
La scelta di colonizzare
la Stark Tower è stata
automatica. Se c’è una cosa che hanno imparato tutti molto velocemente, è che
si lavora meglio insieme, sempre. Anche lontano dal campo di battaglia.
E poi, Steve non aveva
una casa. Non più, visto che Bucky gliel’aveva fatta
saltare in aria. Non che Bucky stesso avesse un tetto
suo sotto cui stare. Quanto a lei, fra i dormitori dello SHIELD e la casa superlussuosa di Stark, la scelta
non è stata difficile. Thor fa base fissa lì, Banner si è ricavato il suo
laboratorio, e via dicendo.
È stato facile, fin lì.
Poi, è accaduto
l’inevitabile. Che Tony Stark e Steve Rogers si avvicinassero fino a collidere. Che diventassero
complici, che si scambiassero battute, che dividessero pizza e patatine davanti
alla tv, ma anche che litigassero con una furia irragionevole, per piccole
cose, che si pungessero come bambini quando non era il momento. Nat si è distratta un attimo, e quei due si sono
trasformati in una coppia sposata. Solo che manca tutto ciò che c’è nel mezzo.
Ed è frustrante.
Tony posa una tazza di
caffè - una zolletta, un goccio di latte - accanto alla postazione di Steve e
accetta il piatto che Steve gli offre - doppio pane, uova ben cotte - senza
nemmeno aver bisogno di guardarlo. È uno scambio perfettamente sincronizzato,
il loro, visto che Tony odia che gli siano messe in mano le cose. “Cosa abbiamo
in programma, oggi, oh nostro impavido Capitano?”
Clint, accanto a lei, ha
la faccia immersa nella sua omelette strabordante di formaggio. “Ti prego non
dire team building” mormora, non abbastanza piano, visto che gli altri
si girano a fissarlo in sincrono.
Steve gli scocca
un’occhiataccia, ma non gli dà la soddisfazione di una risposta. “Dopo
colazione partirò per Washington, vogliono che partecipi a un saluto delle
truppe. Rientrerò prima che potrò, spero in tempo per assicurarmi che Tony
mangi qualcosa di decente oltre a questo - sto parlando con te, Stark - e organizzare le prossime ricognizioni. Fossi in
voi mi terrei in allenamento, nel frattempo. E per allenamento non intendo i
videogiochi”
Clint, in risposta, si
limita a sorseggiare il suo caffè, fingendo che l’ultima affermazione non sia
riferita a lui, mentre Tony posa il piatto mezzo finito nel lavello e recupera
una nuova e fumante tazza di caffè.
“Divertiti con i tuoi
novellini e salutami con tanto affetto il Generale Ross”
dice, recuperando il cellulare dalla tasca dei jeans. “E, oh, guarda, sarò
irreperibile per tutto il giorno. Stark Industries, azionisti, roba noiosa a cui devo partecipare”
È così palese che sia una bugia che Tony non si pone neanche il problema di
nascondere lo schermo del telefono.
Steve fa la faccia,
quella che usa sempre prima di partire con una ramanzina epocale. Quella che
suona più o meno come “L’America è molto delusa da te”. Natasha decide che è il
momento di smettere di pensare alla tonalità di verde del suo abito. “Io e
Clint lavoreremo sui nuovi protocolli SHIELD” dice con naturalezza. “Voi
divertitevi, se non ci troveremo per pranzo vorrà dire che saremo da qualche
parte a rischiare la vita”.
Tony li saluta con tanto
di mano alzata, raggiungendo la porta. Inciampa di un passo e ne fa uno
indietro, lasciando spazio a un Bucky ancora
assonnato e scarmigliato. “Buongiorno, bell’addormentato. Il tuo caffè extra
zuccherato è pronto e in caldo”.
Bucky ammicca, guardandolo andare via, e si volta verso il resto del gruppo.
“Avete litigato?” domanda a Steve, facendo ridere Clint, ancora affondato nella
sua tazza di caffè.
“Cosa? No, perchè tutti pensano sempre che quando Tony lascia una
stanza sia perché ha litigato con me?” ribatte Steve, seccato, mentre fa
scivolare il suo piatto di uova strapazzate con doppio prosciutto attraverso il
tavolo.
Bucky si accomoda con una scrollata di spalle. “Perché di solito è così? Tu sei
la causa per cui lui va e viene. In più di una situazione” commenta con
nonchalance, e se non fosse per la risata spruzzata di Clint - e il
ghigno di Natasha - Steve non penserebbe mai che c’è un doppio senso nelle
parole del suo migliore amico.
“Non dite sciocchezze”
li liquida, ficcandosi in bocca l’ultima forchettata di uova. “Piuttosto,
pensate a tenerlo d’occhio, o quel caffè sarà l’unica cosa che berrà per tutto
il giorno. Fate i bravi mentre sono via”
“Va bene, mamma”
rispondono gli altri tre all’unisono, senza neanche alzare gli occhi dalle
proprie attività. Steve non si dà pena di nascondere il suo sorrisetto, mentre
infila la porta. Lo aspetta una mattinata estenuante.
*
Come promesso, Tony non
è reperibile fino al pomeriggio inoltrato, anche se è chiaro a tutti che è
semplicemente chiuso nella sua officina a giocare con dei nuovi progetti. La
musica è sparata a tutto volume, ci sono ologrammi sparsi per tutta la stanza e
persino Bruce non è ben accetto, al momento. Steve non accenna a tornare.
Natasha è pronta a scommettere che sia stato incastrato in qualche pranzo di
lavoro con il Presidente degli Stati Uniti, o peggio, con Fury.
“Beh, Clint. A quanto
pare siamo solo noi” commenta con nonchalance.
“Io, te e il tuo amico Bucky” canticchia Clint, a testa in giù sul divano, mentre
fa fuori un gruppo di nemici lanciando una granata con una combinazione di
tasti rapidissima. Bucky, accanto a lui - seduto
decentemente - gli molla un calcio contro la spalla e spara al resto dei nemici.
“Coprimi, cretino” dice Bucky.
“Cosa credi stia facendo
da qui, fissandoti il culo?”
“Ho un gran bel culo”
“Al vostro matrimonio
penserò più tardi, okay? Per ora, voglio concentrarmi su quello di Tony e
Steve”
Clint mette in pausa il
gioco e si volta a fissarla, pensieroso. “Hey, ma
saresti la mia testimone o la sua, in quel caso? Perché non ho intenzione di
sposare un ladro di amiche, sia chiaro”
Bucky lo fissa ad occhi sgranati, poi li chiude e sospira. Rimette in play il
gioco e con deliberata lentezza, il suo personaggio si gira e spara a quello di
Clint dritto in faccia. L’espressione tradita di Clint è senza pari.
Nat si morde le labbra per
non ridere. “Bella mossa, Buck” riconosce. “Ora. Quei due”.
“Quei due dovrebbero
farla finita di girarsi attorno come due adolescenti. È uno spettacolo penoso”
commenta Bucky, facendo partire una nuova partita di
Call of Duty.
Clint si rigira sul suo
posto fino a posare la testa sulle gambe di Natasha e i piedi sullo schienale
dietro la testa di Bucky. “Sì, ce lo vedo Capitan Denial decidersi ad uscire dalla sua no homo zone e
chiedere a Tony di fare sul serio”
“Sarebbe già qualcosa se
facessero almeno un passetto. Steve è praticamente un grosso bastoncino di
zucchero filato rosa, e chi credi che sia più in denial,
lui o Stark?”
“È una bella gara”
Per qualche istante i
tre restano in silenzio, cullati dai suoni di proiettili ed esplosioni
provenienti dallo schermo tv.
“Dobbiamo pensarci noi,
vero?”
“Se non lo facciamo,
diventeremo vecchi. Tipicamente, queste cose passano attraverso una serie di
fasi prestabilite: prima la negazione totale, poi la realizzazione dei
sentimenti, il terrore di rovinare tutto, e la conseguente decisione di
lasciare le cose come sono. E solo alla fine, forse, il coraggio di fare un
passo avanti” mentre Natasha enumera con scientifica precisione, non stacca gli
occhi da loro due.
Clint se ne accorge, e
non gli piace per niente la sensazione. “Li facciamo saltare direttamente alla
fase finale? Prima finiranno a pomiciare prima smetteremo di dover partecipare
agli allenamenti di team building” dice, colpendo un cecchino nascosto tra i
palazzi. Il personaggio urla e cade, sparendo appena tocca il suolo.
“Lasciate Steve a me” dice
Bucky, seguendo Clint lungo le strade polverose del
gioco.
“Ci serve un piano,
soldato” mormora Natasha. “La questione è delicata, qui. So che conosci Steve
come le tue tasche, ma condivisione è la chiave, non è quello che dice sempre?”
Bucky sbuffa e spara una serie di colpi perfetti, facendo cadere i nemici come
mosche. “Steve si riempie di tante belle parole” dice. Natasha non accenna a
smettere di fissarlo, così lui mette in pausa il gioco - di nuovo - e sospira,
appoggiandosi all’indietro. I piedi scalzi di Clint strusciano contro la sua
nuca e lui fissa il soffitto, pensieroso.
“Gli farò ammettere che
ha una cotta per Stark. Una volta detto ad alta voce,
inizierà a fare quella cosa ridicola che fa lui quando gli piace qualcuno” Si
volta a guardare i due amici accoccolati sull’altro lato del divano con un
sorriso a mezza bocca. “Quel suo gonfiare il petto e non sapere dove mettere le
sue mani, presente? Lo faceva sempre con Peggy Carter” spiega. “Sarà talmente
palese che Stark non potrà fraintendere cosa sta
succedendo, e se è davvero intelligente, ne approfitterà”
Natasha solleva un
sopracciglio. “È la cosa giusta da fare? Clint? Ho paura che otterremo
l’effetto contrario e lo faremo scappare a gambe levate”
“Ha ragione. Dobbiamo
essere più sottili. Non c’è niente che faccia scappare Tony Stark
più veloce dei propri sentimenti. E Steve… non fatemi nemmeno cominciare”
“Beh, magari se
andassimo da loro a chiedere che cosa pensano l’uno dell’altro, si renderebbero
conto dei propri sentimenti, no?”
C’è un breve silenzio
assenso tra i tre, poi Clint sospira.
“Oh dio, mi sembra di
essere tornato al liceo” Rimette in play la partita e ricomincia a
sparare, seguito a ruota da Bucky. “Certo, se ci
fossi mai andato”.
*
Ci va Natasha a parlare
con Tony. Perché sì, perché Tony è un tipo sospettoso, Bucky
si è incaricato di Steve e Clint ha la delicatezza di un Pentapalme.
Sa esattamente come gestirlo. Si è spacciata per notaio della compagnia, può
benissimo spacciarsi per amica. Quindi si presenta nel laboratorio con una
tazza di caffè fumante e un piatto di tramezzini al tacchino. Tony l’accoglie
con un sopracciglio inarcato, ma accetta il dono.
“Natasha. Qual buon
vento porta i tuoi leggiadri piedi nella mia tana?”
Lei sorride, aggirandosi
con curiosità fra gli apparecchi e i prototipi di Tony. “Non illuderti, penso
sia più che altro la noia. A che stai lavorando?”
“Nuovi giocattoli per i
miei amichetti. Vuoi provarne qualcuno?” ghigna lui, indicando due bracciali
argentati aperti sul banco davanti a loro.
Nat tradisce un guizzo di
entusiasmo, mentre allunga le mani e li infila al polso. “Wow. Posso colpire
qualcosa? Dimmi di sì”
Tony ride e si sposta di
lato. “JARVIS?” ordina, e immediatamente compare un ologramma bersaglio a
cinque metri da loro. “Attenta al rinculo, lo sto ancora perfezionando”
“Grazie per la dritta”. Nat spara un paio di colpi. Il rinculo è forte, ma non
abbastanza da farle mancare il centro. “Wow. Sono fantastici. Hai progettato
armamenti nuovi per tutta la squadra, o è un onore riservato alla tua spia
preferita?”
“Dipende se gli altri
faranno gli offesi come l’ultima volta” ribatte Tony. Ancora non gli sono
andate giù le parole poco carine di Clint per le sue frecce intelligenti. O la
faccia offesa di Steve per gli stivali con i propulsori.
“Intendi quando Cap è
letteralmente saltato sopra ai tuoi stivali? Perchè
quella è stata memorabile”
“Dovrei saltare io sui
suoi piedi. Piccolo ingrato” borbotta Tony, chiudendo un paio di schede qua e
un paio là.
“Dai, lo sai com’è fatto
Steve. Gli piacciono le cose tradizionali. Qualche giorno fa parlavamo di
musica, sosteneva che i Beatles fossero un po’ troppo azzardati per i suoi
gusti”
“Oh dio, cosa mi tocca
sentire. Come minimo gli piacciono i Rolling Stones”
“Non so se li ha mai
approcciati” Nat gli offre sorrisino affettuoso.
“Siamo fortunati, eh? Ad averlo con noi. Il nostro Cap”
Tony non la guarda
nemmeno. “Mh, sì. Certo, se ti piace avere un bel
biondone con manie di controllo e un palo bello grande infilato tra le sue chiappette a stelle e strisce”
Nat scoppia a ridere.
“Pensi di poter stimare matematicamente il diametro del palo che Steve ha
infilato nel sedere?”
Tony ci pensa su sul
serio. “Credo di poter calcolare in modo abbastanza preciso anche la forza che
usa per trasformare quel palo in un diamante. Perché, chiaramente, qualunque
cosa passi da quelle due sfere di perfezione non può essere meno che perfetto”
“Ah, ma allora c’è
qualcosa che ti piace, di lui. Giochi per vincere, però. Il sedere di Rogers è patrimonio mondiale dell’umanità, credo” Natasha
si raddolcisce, ciondolando con i suoi bracciali. “A volte è un po’ irritante,
vero? Il modo in cui riesce sempre a fare la cosa giusta. Mi capita di
sentirmi, sai, a disagio con lui. L’elenco dei miei errori ricoprirebbe le
pareti di questo laboratorio, mentre lui credo che non abbia mai fatto niente
di più grave in vita sua che pestare il piede a qualcuno in metropolitana. E
poi scusarsi per ore”
Tony sbuffa. “Certo, se
quel qualcuno non sono io. Perché riesco perfettamente a sentire il “è colpa
tua” che mi muoverebbe contro se quello calpestato fossi io”. Si concentra nel
rimettere in ordine i file aperti e sparpagliati sui tre schermi accesi, quasi
non volesse incrociare gli occhi di Natasha. “A volte penso che lo faccia
apposta per farmi arrabbiare, ma hey, io sono un asso
nel far perdere le staffe ai anche santi”
“Sono sicura che non lo
fa apposta, Tony” risponde lei con leggerezza. “Però mi ucciderà se non ti
faccio mangiare qualcosa per pranzo” spinge il vassoio di tramezzini ancora
pieno verso di lui. “Sì, questa conversazione era tutta una scusa per farti
mangiare qualcosa” ammette divertita.
Tony fissa il vassoio
con sguardo vacuo e sospira. “È consapevole del fatto che un essere umano
normale non mangia tutta quella roba? A meno che non sia Clint”
“Oh, non li ha preparati
lui, li ho fatti io. Così faccio un giro solo, fra te, Clint e Bucky. Prenditene qualcuno e rimettiti al lavoro, genio.
Voglio i miei bracciali pronti per la nuova collezione autunno-inverno”
Tony ride e accetta di
prendere tre tramezzini. Ne impila due e dà un morso al terzo, infilandosi gli
occhialini da saldatore. “Ai vostri ordini, mia signora”.
*
Steve rientra che ormai
è pomeriggio fatto. Sudaticcio, e di cattivo umore. C’è una sola cosa al mondo
che odia più degli eventi ufficiali dell’esercito, e sono i pranzi ufficiali
dell’esercito. Seduto a un tavolo elegante, letteralmente assediato da posate e
bicchieri, si è sentito un animale in gabbia, e non ha mangiato quasi niente.
Con uno sbuffo, si butta sul divano della sala comune, allungando le mani verso
una ciotola di patatine mezza consumata.
“Ah conosco quella
faccia. Chi ha fatto arrabbiare il figlio prediletto d’America?” Bucky sposta poco delicatamente i piedi dell’amico giù dal
divano e si accomoda contro il bracciolo, studiando il suo broncio come se
fosse una questione scientifica.
Steve solleva le gambe
giusto il tempo per farlo sedere, e poi glieli ficca in grembo per ripicca. “Ross mi dà il voltastomaco. Ti giuro, Bucky,
pagherei un esercito di sosia solo per mandarli a questi maledetti spettacolini
danzanti al posto mio, perché ogni sorriso di circostanza mi costa fatica
fisica”
“E tu di spettacoli
danzanti te ne intendi, eh?” Bucky ghigna, ma poi
sospira e massaggia piano una delle caviglie sul suo grembo.
“Già” Steve si rilassa,
sgranocchia qualche patatina, e pian piano il suo viso si sgombra dalle
nuvolacce nere. “Dimmi che la vostra giornata è stata migliore della mia”
Bucky scrolla le spalle. “Clint è caduto dal tetto e si è rotto una spalla.
Natasha gli ha urlato contro. Bruce si è rintanato da qualche parte. E Stark è ancora in officina”
“Oh, cielo, e Clint sta
bene- Stark è ancora in laboratorio? Cristo
Santo, non ha il minimo senso della misura quell’uomo?”
Bucky ride e scuote la testa. “Credo non glielo abbiano installato. Ha mangiato,
comunque. Natasha se n’è occupata personalmente, quindi smettila di fare quella
faccia arrabbiata” sospira e lo occhieggia. “Ti fa davvero perdere le staffe,
eh?”
Steve fa roteare gli
occhi. “È un brav’uomo. Un amico, persino, ma dio, è così… irresponsabile,
incostante, egoista”
“Tutto suo padre?” Bucky ciondola con la testa. Non parlano molto spesso di
Howard, soprattutto quando in giro c’è Tony. Ma ogni tanto a entrambi piace
ricordare. Farlo in due, in qualche modo, è rassicurante.
Steve guarda qualcosa di
indefinito, davanti a lui. “Ci vedo parecchio di lui, in Tony, anche se Tony è
più… Non lo so, peggio, per tanti versi. Non riesco nemmeno a capire se tenga a
questa squadra, o se per lui sia tutto un gioco”
“Credo sia l’idea che
vuole dare. Non so, più lo conosco più mi sembra solo una maschera, il suo
menefreghismo. O davvero non capisco tutte le ore che passa a costruire roba
per tenerci al sicuro durante le missioni”
“Su questo hai ragione.
Ci ha salvati tante volte, anche se a giorni alterni lo strozzerei”
“Credo che quello sia a
causa della vostra incapacità di accettare ordini. Entrambi”
Steve allunga la mano
verso il telecomando. “Di sicuro non da lui” borbotta, facendo zapping finchè non trova un documentario.
Bucky lascia che la televisione riempia il silenzio, poi si volta a guardarlo.
“A volte penso che non ti piaccia e che cerchi di essere suo amico solo per
Howard, per riavere una parte di lui indietro”
Steve ruota la testa
verso di lui, e aggrotta le sopracciglia. “No. No, non credo. Sarebbe terribile
da parte mia, no? Voglio bene a Tony. Credi davvero che lo faccia per Howard?
Senza rendermene conto?”
Bucky scrolla le spalle. “Non lo so, davvero. A volte penso di farlo io stesso,
ma poi mi ricordo che Howard non mi stava poi così simpatico. Non eravamo
davvero amici, non come lo eravate voi. Eri tu il collante. Tony, invece, mi
piace. Lo trovo divertente. Tu no?”
Steve guarda il
soffitto. “Sì, lo è, divertente. Anche se a volte non capisco le sue battute.
Diciamo pure spesso”.
“Tu non hai mai capito
le battute” mormora Bucky con un mezzo sorriso
affettuoso. “Okay, levati, devo andare a controllare che l’idiota non si sia
rotto anche l’altra spalla, o Natasha finirà per urlare anche contro di me”
dichiara, alzandosi. “Hey, riposati, okay? Super
Soldato o meno, non hai una bella cera”
Steve gli batte una
palla sulla spalla buona. “Di’ a Clint da parte mia che questo non gli basterà
per saltare la sessione di team building di domani” dice solennemente.
*
Clint si è davvero rotto
una spalla. Anche se, tecnicamente, è stata colpa di Bucky.
L’idiota si è sporto troppo dal tetto ed è caduto giù, e Bucky
non ha potuto fare altro che afferrarlo al volo con il braccio meccanico. Ha
arrestato la caduta ed evitato che Clint fosse consegnato alla storia come il
primo Avenger morto in modo ridicolo, ma gli ha
causato una frattura multipla alla spalla. Quindi ora Clint è a riposo,
imbronciato ed annoiato.
“Steve dice che questo
non ti esonera dal team building di domani” esordisce Bucky,
entrando in camera sua senza complimenti.
“Steve può venire a
baciare il mio grosso culo bianco” è la risposta piccata di Clint. È
spaparanzato a stella sul letto, con una quantità esorbitante di cuscini dietro
la schiena e il braccio bloccato in una posizione ridicola da un tutore. “Dov’è
Natasha?”
“Arriverà a breve. È
andata a recuperarti degli antidolorifici degni di questo nome” spiega Bucky, sedendosi sul comodino accanto al letto. “Sei un
idiota, lo sai?”
Se possibile, il broncio
di Clint si aggrava ancora di più. “Sono scivolato, okay? Fammi causa”
“Dovrei farlo. Mi
prenderei tutta la tua collezione di Dog Cops e la
tua console”
“Stai cercando di farlo
piangere?” domanda Natasha, entrando senza preoccuparsi di bussare. Lancia un
sacchetto sul grembo di Clint e si accomoda ai piedi del letto.
“Allora?” Clint si
stiracchia - e se ne pente subito, visto che il braccio gli manda una
stilettata feroce. “Avete raccolto qualcosa di buono?
“Sì, che Stark pensa che Cap abbia un palo della luce infilato nel
sedere. Non credo che lo ritenga esattamente la sua anima gemella”.
“Steve pensa che Tony
sia un irresponsabile egoista”
I tre si guardano per un
lungo momento.
“Il problema è che
nessuno dei due si sbaglia”
“Non ci stanno per nulla
rendendo la cosa facile, eh?”
“No. Voglio dire, sono
nella posizione peggiore possibile. Sono nella posizione in cui si vogliono
bene, ma vedono più i difetti che i pregi dell’altro. E non vogliono andare
oltre”
“E allora che si fa?”
“Gli si mostra che
dovrebbero?”
“E come? Stiamo parlando
di Capitan Verginità e Buoni Sentimenti, e Mister Genio Miliardario Playboy
Filantropo. Avete presente quanto possono essere testoni quei due?”
Nat fa schioccare le dita,
zittendo all’istante gli altri due. “Ma certo” mormora. “Capitan Buoni
Sentimenti e Mister Filantropo. Ma certo, funzionerà per forza. È questa la
soluzione, è sempre stata lì sotto al nostro naso”
I due uomini si
guardano. Nessuno dei due osa ammettere di non aver capito niente. Non
farebbero bella figura. Probabilmente, Nat lo metterebbe
sul loro registro SHIELD.
“Se c’è una cosa che
accomuna quei due, è il loro amore per il mondo. Per il prossimo, per tutto
quanto. E quali altre occasioni ci sono per buttarli in una stessa stanza,
vestiti a festa e ubriachi di buoni sentimenti?”
“... Il prossimo galà di
beneficenza” sussurra Clint, cercando di risistemare i cuscini ormai
spiaccicati dietro la sua schiena.
“Dopodomani. Per le
vittime dei nubifragi sulla East Coast” aggiunge Bucky, spostandolo e occupandosi dei cuscini al posto suo
con un sospiro quasi esasperato - lo stesso che usa con Steve.
“Allora direi di
mandarli da soli e che si sblocchino, una buona volta” borbotta Clint,
appoggiandosi con un sospiro soddisfatto contro i cuscini adesso perfetti.
Natasha li fissa con un chè di annoiato. “Sì. Vediamo di far sbloccare anche loro”
commenta.
*
Steve non è felice di
non essere stato messo al corrente delle missioni, ma non batte ciglio.
“Partite? Ma non c’è l’evento di beneficenza?” borbotta alzando gli occhi dal
dossier in cui era immerso fino a un attimo prima.
“Hey,
prenditela con Fury” commenta Bucky
con una scrollata di spalle. “Doveva andarci Clint, ma conciato così non può
muoversi, quindi subentro io”
“Sono così
dispiaciuto” dice Clint, con la faccia di uno che è tutto tranne che
dispiaciuto.
“Be’, andremo io e Tony
al gala” decide Steve. “La presenza degli Avengers è
stata promessa mesi fa, non possiamo tirarci indietro”
“Non eri tu che odiavi
questo genere di cose?”
Steve giochicchia con i
bordi della cartellina di plastica. “Odio le parate militari. Le manifestazioni
politiche. Qui si tratta di aiutare gente innocente che ha perso tutto, è
diverso. Odio le cravatte in ogni caso, ma è un sacrificio che mi pesa meno ”.
Tony è dall’altra parte
della stanza che scuote il suo starkphone per
scorrere fra le immagini di archivio. Probabilmente non ha sentito una singola
parola, e nessuno si pone il problema di metterlo al corrente. Che lo scopra da
solo a giochi fatti.
“Bene, noi andiamo”
dichiara Natasha. Bucky la segue un istante dopo e
Clint li saluta con un cenno della mano sana.
“Portatemi un souvenir!”
gli urla dietro, senza ricevere risposta.
“Tu, Barton,
non credere di passarla liscia. Ti occuperai di riordinare i dossier dell’archivio.
Una mano ti sarà più che sufficiente” lo fulmina Steve.
“Aw,
dossier, no” si lamenta Clint, lasciando cadere la testa sul tavolo. Il tonfo
sordo riscuote Tony, in qualche modo. Si guarda attorno e, finalmente, sembra
rendersi conto di dov’è e con chi. “Che diavolo hai fatto alla spalla?” domanda
a Clint, fissando l’ingessatura come se non l’avesse mai vista prima.
“Gesù, Stark” Steve gli scocca un’occhiataccia esasperata. “Sul
serio? Clint si è quasi ammazzato due giorni fa, e tu te ne accorgi solo ora?
Devo immaginare che tu non abbia sentito nulla su stasera”
“Hey,
sono stato in officina tutto il tempo, come potevo saperlo?” Tony ammicca,
realizzando le parole dell’altro. “Stasera cosa?”
“L’evento di
beneficenza. Quello di cui ti sei sicuramente dimenticato”
Tony apre la bocca per
ribattere, ma la richiude subito e aggrotta la fronte, pensieroso.
“No” mente. “So
perfettamente di cosa stai parlando. Infatti mi sono tenuto libero”
“Questa è un’ottima
notizia, visto che dovremo andarci io e te” ribatte Steve, sarcastico.
“Okay. Ottimo. Non vedo
l’ora” dice Tony. Si guarda attorno, ed è chiaro come il sole che solo in
quell’istante ha notato che sono rimasti loro tre - come se sperasse in una
sorta d’aiuto da parte degli altri. “Ricordami qual è il motivo?” chiede, e
Clint scoppia a ridere, lamentandosi subito dopo per la fitta di dolore che lo
trapassa da parte a parte.
Steve alza gli occhi al
soffitto. “Ma come fai a essere ancora vivo? È la raccolta fondi per le vittime
degli uragani della scorsa estate. Ricordi? Gli orfani e le famiglie rimaste
senza casa”
Gli occhi di Tony si
spalancano di comprensione, finalmente. “Oh. Oh, certo. Ovvio. Okay, ci sarò”
si alza dal tavolo e recupera una tazza di caffè fumante, buttandone giù una
buona metà in un sorso prima di riempirla di nuovo fino all’orlo. “JARVIS,
segnalo nella mia agenda. E mettimi un promemoria ogni mezz’ora per le due ore
precedenti”
“Non occorrerà, JARVIS,
grazie. Sarò io il suo promemoria, e puoi giurare che verrò a sbattere i pugni
sui vetri del tuo laboratorio finchè non ti avrò
tirato fuori di lì. Sai che lo farò”
Tony lo fissa per un
lungo momento, imperturbabile, poi ripete: “Promemoria, JARVIS”
E senza aggiungere
altro, va via.
Clint cerca di
concentrarsi sul muso lungo di Rogers, ma decide che
non ne vale la pena. Meglio andare a rompersi la testa contro un muro.
*
Quel pomeriggio, Steve è
pronto per andare a trascinare Tony fuori dal laboratorio, quando JARVIS lo
avverte che Pepper è in arrivo al suo piano. Quindi
le va incontro all’ascensore e le sorride in saluto quando le porte si aprono
per farla passare.
“Steve” Lo saluta lei
con un sorriso e un bacio sulla guancia. È bellissima ed elegante come sempre,
con un sacco porta-abiti sospeso fra le braccia. “Come stai? Non ci vediamo da
un po’”
“Sto molto bene, Pepper. Ma non quanto te” le risponde lui, galante. “Sei
venuta a portare il vestito per stasera a Tony?”
“Veramente questo è per
te” dice lei, piazzandoglielo tra le mani senza tante cerimonie. “Quello per
Tony l’ho appeso in camera sua, visto che era sotto la doccia. Non credevo di
trovarlo già a buon punto con la preparazione. Ero certa di doverlo trascinare
fuori dall’officina e invece, guarda un po’, è già sbarbato, profumato e pronto
per infilarsi nel nuovo abito”
“Miracoli degli avvisi
preventivi di JARVIS” Steve ridacchia, rigirandosi il sacco scuro fra le mani.
“Quindi voi due, ora…?”
“Noi due...? Oh! Oh no!
Oh dio, no!” Pepper ride e scuote la testa. “Happy ha
ritirato i due abiti, e visto che dovevo far firmare delle carte a Tony per
alcuni brevetti, li ho portati io” Pepper ride ancora
e sospira. “Oh no, io e Tony... no”
“Okay, scusa non volevo
insinuare” Steve arrossisce un po’. È una frana a tentare di fare
conversazione, specialmente con una donna. “Forse sotto sotto speravo di poter
rifilare a te il compito di accompagnare Tony stasera. Odio gli smoking quasi
quanto i nazisti” cerca di stemperare.
“Oh Steve” Lei gli dà un
buffetto affettuoso. “Non ho alcuna intenzione di infilarmi in una cena di
gala. Ho già dato”
“Già. Lo immaginavo”
Steve le regala un sorrisino affettuoso, prima di dileguarsi in camera sua per
affrontare il suo nemico peggiore: la cravatta.
ANGOLETTO:
Koorime: Ciao. Siamo tornate e siamo più
agguerrite che mai. Stiamo buttando giù un quantitativo indecente di Stony, negli ultimi tempi, e ci siamo dette perché no?
Perché non tornare ad infestare le tranquille lande del fandom?
Quindi eccoci qui, pronte e ai posti di partenza. Siete con noi?
Stat: … mi
scappa la pipì, possiamo pubblicare che poi devo andare in bagno? Grazie. Steve
è una passivona mondiale. E’ tutto molto bello e
sgargiante. Devo davvero fare pipì.