Ella's
Pov
«
Mamma...? Mamma mi senti? Ti prego ascoltami. Non volevo... ti giuro,
non
volevo... potrai mai perdonarmi? Non te ne andare...
sistemerò tutto, ma resta
con me... Ti prego. »
Riesco
a vederla, è proprio di fronte a me e mi guarda con
un'espressione tra il
dispiaciuta e il rassegnata. Non capisco. Ha una grossa macchia di
sangue su i
suoi vestiti all'altezza dello sterno, precisamente sul cuore.
Un urlo straziante riecheggia nella silenziosa stanza nella quale mi
trovo. E'
la mia voce che rompe bruscamente la quiete come un vetro che si
frantuma in
mille pezzettini. Sono molto stordita e confusa, ma non ho tempo per
rendermene
conto perché percepisco l'immagine di mia madre pian piano
svanire così come è
apparsa, lasciandomi sola nell'oscurità.
Mi
sveglio di soprassalto, madida di sudore. La stanza gira parecchio ma
intuisco
di essere ancora sul divano. Ieri sera devo essermi addormentata
durante il
film, come sempre, e Audrey deve avermi coperta con il plaid. Il
respiro è
irregolare ed il cuore mi martella nel petto. Non è la prima
volta che mi
capita di sognare quella notte, di vedere mia madre immersa nel sangue
o altre
scene macabre di questo tipo. La cosa insolita, beh ormai sono mesi che
succede, sono i forti giramenti di testa che ho al mio risveglio. Le
tempie
pulsano e sento come se potessero esplodere da un momento all'altro.
Non
volendo andare da un medico, sono comunque costretta a fingere di stare
bene in
presenza di Audrey o mi trascinerebbe all'ospedale. Non ne ho alcuna
voglia e
poi non è così grave, no?
Non ho il tempo di rispondermi mentalmente che la bionda fa il suo
ingresso nel
salotto.
«
Alla buon'ora bella addormentata! Dormito bene sul divano? »
Mi domanda ironicamente
sedendosi sul tavolino in legno che separa il divano, appunto, dalla
televisione.
«
Sei davvero una simpaticona, Audrey. Potresti fare la comica se ti
dovesse
andare male la carriera di top model, sai? »
Con la voce ancora un po' impastata dal sonno, le rispondo altrettanto
ironicamente. Sa benissimo che il nostro divano ha una molla che salta
in
continuazione ed è molto scomoda, soprattutto se ci dormi
sopra tutta la notte.
«
Come sei scontrosa stamattina, ed io che stupidamente ti ho anche
preparato la
colazione! Pff, non mi meriti per nulla... Sono una coinquilina
perfetta. »
«
Certo, ammetti che hai cercato di uccidermi nel sonno dato che riesci
ad
incendiare qualsiasi cosa cucini. Tanto non ti liberi di me, cara
Audrey. » Le
faccio la linguaccia e decido di alzarmi, finalmente, da questo scomodo
divano
per darmi una rinfrescata.
Barcollo leggermente mentre cerco di mettermi in posizione eretta per
raggiungere il bagno, ma la voce della mia amica mi trattiene.
«
Ah Ella, sto uscendo! Ho un colloquio di lavoro e se tutto va bene,
farò il mio
primo servizio fotografico! Ahhhhh che emozione! » La vedo
balzare dal tavolino
tutta eccitata. Spero davvero che vada tutto alla perfezione e che
ottenga il
lavoro, se lo merita.
«
Wow! Fammi sapere come va il colloquio, eh! Non ti dimenticare.
»
«
Certo che no Ella! Sarai la prima persona a saperlo dopo di me,
ovviamente! Ora
vado. Buona giornata. » Detto ciò, mi saluta con
un bacio sulla guancia e
sparisce dal mio campo visivo lasciandomi sola soletta in casa. Decido
quindi
di riprendere ciò che avevo intenzione di fare prima, e
giungo finalmente in
bagno. Lo sguardo cade inevitabilmente sullo specchio posto in bella
vista
sopra il lavandino e non posso fare a meno di guardare il mio riflesso.
La
pelle è fin troppo pallida, gli occhi azzurri sono un po'
appannati, forse per
le fitte alla tempia, e i capelli castani arruffati sono davvero la
ciliegina
sulla torta. Un completo disastro. Sbuffo e mi sciacquo bene il viso,
almeno
cerco di ravvivarlo in qualche maniera. Non ottenendo
granché come risultato,
lascio perdere e mi avvio in cucina per gustare la magnifica colazione
preparata da Audrey. Devo dire che i pancake non le riescono proprio
male e non
li ha neanche carbonizzati, è un gran passo avanti.
Accompagno il tutto con del
caffè e un antidolorifico per l'emicrania.
Questa
mattina, per fortuna, non ho lezione quindi posso concedermi un po' di
relax o
almeno posso provarci. Non è proprio un bene per me restare
troppo tempo da
sola, la mente inizia a vagare e non è mai un buon segno. Ma
il mal di testa
offusca qualsiasi capacità di ragionamento,
perciò colgo l'occasione per
disegnare un po'. Afferro il mio album, abbandonato sulla scrivania
della mia
stanza, e riguardo gli schizzi. Non hanno un vero e proprio senso
logico ma
rispecchiano il mio umore. Confusione, paura, rimorso.
Non riesco a voltare definitivamente pagina con il passato ma posso
farlo con
questo foglio, posso dare vita ad un nuovo disegno.
Devon's
Pov
Solita
sveglia, solita ora e solita routine. Nessuno stimolo particolare mi
porta ad
alzarmi dal letto la mattina se non fosse per il mio lavoro. Amo
davvero ciò
che faccio, aiutare le persone a stare meglio. Fin da piccolo ho
scoperto
questa propensione nel prendermi cura del prossimo, interessandomi da
subito
alla medicina. Ero poco più di un ragazzo quando decisi che
sarei diventato un
buon medico e così è stato.
Dopo
essermi finalmente alzato dal letto, raccolgo mentalmente tutte le mie
forze e
mi dirigo verso la doccia, pronto a darmi una rinfrescata prima di
recarmi in
ospedale. Quest'oggi dovrei esaminare più di dieci
specializzandi e proprio non
ne ho voglia. Di solito mi fanno arrabbiare e sono costretto ad urlare
la
maggior parte del tempo. Non a caso sono famoso per essere
particolarmente
rigido, all'apparenza senza cuore, perciò nessuno studente
vorrebbe avermi come
tutor per il tirocinio.
Osservo
le goccioline d'acqua infrangersi sul vetro trasparente del box doccia
ripetendomi che anche oggi sarà una giornata come tutte le
altre e che giungerà
presto al termine. Uscendo, afferro un asciugamano con il quale avvolgo
il mio
corpo umido osservando poi il mio riflesso allo specchio. Il viso
è stanco, si
notano le occhiaie, anche se leggermente, gli occhi azzurro-grigi sono
privi di
luce ed i capelli corti e castani non hanno davvero un senso. Distolgo
velocemente lo sguardo dalla superficie riflettente e torno in camera
per
cambiarmi.
Sono in anticipo, come sempre, ma sfrutterò il tempo in
eccesso per controllare
le cartelle dei miei pazienti. Mi serve sempre un buon caffè
prima di iniziare
a lavorare ma quello dell'ospedale è davvero disgustoso
così mi fermo al bar
accanto al mio appartamento.
Seduto
ad uno dei tavolini del Mikey's bar con una buona tazza di
caffè nero fumante,
la mia testa non può far a meno di tornare a quella notte, a
quella tragedia.
Seppur sia stato seguito da una buona equipe di psicologi e psichiatri,
non
posso dimenticare il dolore, l'angoscia e la sofferenza ma ho capito
che non è
un male ricordare. Bisogna solo imparare a conviverci e non
è sempre facile
riuscirci. Avevo deciso di lasciare anche il mio amato lavoro
all'epoca, ma per
fortuna la mia scelta non fu permanente e in breve tornai in
carreggiata.
Attualmente sono primario e cardiochirurgo del Lennox Hill Hospital di
New
York, città nella quale mi sono trasferito di recente, ad un
anno esatto dalla
tragedia.
Non
metto neanche piede in ospedale che infermieri, colleghi e
specializzandi mi
assalgono. Cos'hanno tutti stamattina?
«
Dottor Reinfield! Il cuore per il trapianto è finalmente
arrivato. »
«
Perfetto, faccia preparare la sala operatoria il più presto
possibile. Ah
signora Mills chiami i miei specializzandi, oggi potranno assistere
all'operazione. »
Le rivolgo un sorriso di circostanza e mi rifugio nel mio studio per
controllare le analisi del paziente. E ancora una volta riesco ad
isolarmi nel
lavoro, dedicando le lunghe giornate e le notti insonni, a cuori che
non sono
il mio.
Angolo
autrice:
Eccomi
con un nuovo capitolo! Cercherò di aggiornare almeno due
volte a settimana, di
sabato e mercoledì, salvo imprevisti.
Cosa ne pensate per
adesso? Vi ho presentato i due protagonisti e la storia
inizia a prendere un po' di forma. Spero vi stia piacendo e che
continuiate a leggerla!
Kisses