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Autore: Koa__    04/10/2017    4 recensioni
Dal testo: Lui e Sherlock parlano molto, in realtà. Anche se alcuni argomenti sono tacitamente banditi, da quando si sono rivisti, ormai due settimane fa, non fanno che raccontarsi cose. Parlano dei casi. Di quelli divertenti, di quelli più pericolosi. Della storia finita male di Victor. Parlano del vecchio professore di anatomia di Cambridge e della sua alopecia, e quando lo fanno ridono di cuore.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV.
 
 




 
Amare od aver amato, basta: non chiedete nulla, dopo.
Non è possibile trovare altre perle nelle oscure pieghe della vita:
amare è esser completi.
[Les Misérables] 
 




Baciare Sherlock Holmes fa parte di quel genere di stranezze che Victor ha per tutta la vita relegato in un angolo del cervello. Resta difficile da credersi, anche se sta succedendo davvero. In passato, baciare Sherlock ha spesso riguardato delle fantasie e nient’altro. Sogni a occhi aperti e alcune volte molto più che un vago desiderio nato da un altrettanto vago ricordo. Victor ci ha pensato, lo ha fatto in segreto. Ogni tanto, nel corso degli anni, si è chiesto come sarebbe stato baciarlo di nuovo. E azzardare un qualcosa di più di un semplice sfregarsi di labbra. Come la volta in cui loro due... Adesso che lo bacia di nuovo, però, Victor si rende conto di quanto poco vicino sia stato a immaginare la perfezione della morbida bocca che ha l’onore di assaggiare. Perché baciare Sherlock è un’emozione speciale; mai provato prima nulla di simile. È come una scarica elettrica che gli percorre la schiena. Un pugno allo stomaco che fa svolazzare mille farfalle. Gli rende la testa leggera, i pensieri confusi. E vaghi. Accelera i sentimenti e agita il battere del cuore. Questo, pensa mentre si lascia premere contro ai vetri della finestra in un impeto di passione, è un bacio completamente diverso dalle sue fantasie. Il tocco timido e impacciato, quasi fanciullesco e senza un accenno di malizia che Victor immaginava, è drasticamente andato a quel paese. Questo è un bacio differente. Più adulto. Sembra addirittura disperato per la foga che entrambi ci mettono. È un ritrovarsi che ha un certo sapore erotico. Di voglie antiche e perdute nel tempo. La pressione delle labbra è vorace, entusiasmante. C’è così tanta lingua, che Victor si sente peggio di come si sentirebbe un adolescente inesperto alla prima, grandiosa, pomiciata. E quelle dita che s’infilano ovunque, che accarezzano il torace e stringono le natiche con decisione, sono una piacevole tortura. Victor trema per l’emozione, come se non fosse mai stato a letto con nessuno. Tanto che gli sembra di essere lui, il vergine e non Sherlock. Già, perché è proprio questa la verità. Gliel’ha detto lui. Qualche attimo fa. Lo ha sussurrato a sguardo basso e senza troppa convinzione nei modi. All’inizio pareva scherzasse. Non era così, ovviamente non lo era. Victor ha compreso subito l’importanza della frase accennata a mezza bocca. Un sospiro frammentato, gli occhi chinati a terra. Il torcersi delle dita fin troppo insistente. La punta del piede a battere forsennatamente sul pavimento. Un’ansia crescente e a fatica controllabile a montare dentro e che storpia quella maschera di perfezione già perfettamente incrinata. Un istante e Victor ha capito che, quella, sarebbe stata una scomoda confessione. Parole tenute dentro troppo a lungo. Una vergogna che non avrebbe dovuto nemmeno esistere, ma che c’era. Viva e sincera quanto quegli occhi di ragazzo incastrati in un viso di uomo. Sherlock non s’è sentito a proprio agio nel dirgli che è drasticamente inesperto e che non ha mai fatto sesso. Il suo temere un giudizio che, di certo, mai sarebbe arrivato è anche adesso dannatamente palese. Victor in parte lo comprende, perché sa bene che tra i compagni d’università non era un granché popolare. In effetti, questo c’entra poco con l’essere o non essere vergine. Ma ricorda con discreta precisione che, ai tempi, Sherlock aveva un solo amico. Che poi sarebbe Victor stesso. Oh, sì. Ricorda proprio tutto di Cambridge e del proprio compagno di stanza. Ricorda quanto stentasse a rivolgersi agli insegnanti e che quando lo faceva, era sempre per obblighi scolastici. Quasi gli viene da ridere se ripensa al fatto che Sherlock a malapena sapeva i nomi dei propri colleghi di corso. Li riconosceva per caratteristiche fisiche. E in effetti, Victor ha ancora in mente uno o due soprannomi. Per esempio, c’era quello biondo coi capelli unti che davano sentore di sporco. E poi il signor “non mi piacciono i fagioli”. Quello che aveva una tresca con la fidanzata dell’amico, chiamato semplicemente “tresca”. E c’erano anche (in ordine casuale): occhiali, bel maglione e braccio rotto. Sì, Victor ci ripensa nel bel mezzo di un bacio scambiato con incredibile passione, e quando lo fa ride di cuore. Sherlock lo nota, non capisce e storce il naso. Si ritrae appena. E lo fissa di sbieco. Sherlock... ripensa Victor addolcendo lo sguardo, oh, che meraviglioso enigma! Lui che era lontano anni luce dalla sola concezione d’avere una ragazza e che la cosa più vicina a un rapporto sentimentale, era quel non detto che aleggiava tra loro, era drasticamente distante dai rapporti sociali. Allora come adesso, almeno così gli è parso di capire. No, Victor non è mai stato cieco. Sapeva. E sa ora. Anche se non l’ha aiutato come avrebbe dovuto e in parte se ne sente in colpa, ha una precisa immagine di lui che tornava in stanza con espressione imbronciata, e solo perché il simpaticone di turno gli aveva fatto un qualche scherzo di cattivo gusto. O perché era stato chiamato “strambo” per l’ennesima volta. No, il suo vecchio amico detective non è mai stato un granché simpatico alla gente, e non stenta a credere che la sua chiusura nei confronti del mondo lo abbia portato a non aver mai avuto nessuno nel letto. Vorrebbe fargli delle domande. Saperne di più di questi vent’anni. Chiedergli se è vero che ha amato John Watson, chiedergli se ancora lo ama. Se aveva delle fantasie che lo riguardavano. Però tace, perché sa che sarebbe azzardare troppo. E poi, che diritti ha? Quale importanza nella vita di un vecchio amico lo potrebbe portare a impicciarsi di quella che è la sua vita? Solo perché si stanno baciando? Un tempo non avrebbe indugiato un attimo. Ma allora dividevano una stanza, la vita. Tutto quanto. Persino la cena. Oggi si conoscono così poco… E poi, Victor lo ha lasciato senza più farsi sentire. Quindi un po’ per vergogna e in altrettanta parte per colpa della sua dannata insicurezza, tace. Eppure la mente viaggia e ora come ora non fatica a convincersi dell’evidente paura che il suo vecchio amico ha di un rifiuto. Teme di esser considerato uno stramboide e, per sua stessa ammissione, a un certo momento ha iniziato persino a sentirsi un idiota. Un “perfetto cretino” come ha aggiunto poco dopo.

«Ah, Holmes… sei tutto tranne che idiota.»

Gli ha detto proprio così, Victor Trevor. E poi lo ha ripetuto, una, due volte mentre Sherlock tendeva un sorrisino appena accennato e forse arrossiva. Lo sa che non è servito a nulla, perché che un uomo dall’animo così tanto tormentato difficilmente si lascia convincere di un qualcosa. Ma almeno ha provato a non farlo sentire inadatto, il che è un buon passo avanti. Sherlock ha faticato a credere alla sincerità delle sue parole. Si aspettava altro, probabilmente perché ritiene strano se stesso. Dice che le persone non pensano sia normale che un uomo adulto non abbia mai fatto sesso con qualcuno. È convinto che anche Victor lo giudicherà, come tutti gli altri. Anche se Victor non è tutte le persone, ha precisato poco dopo, imbarazzato e dubbioso d’aver rovinato ogni cosa. Sherlock è sempre stato dannatamente complicato. Dice e si contraddice. Pensa tutto e il contrario di tutto. Tanto geniale è nel lavoro, quanto impacciato è nelle faccende sentimentali. C’è un lato di lui, forse quello sempre pronto a ricevere batoste, che si aspetta il peggio da chiunque. Anche da Victor che, invece, dice poco o nulla. Al contrario di quanto ci si aspetterebbe, sorride. Mentre Sherlock trema di non capire e si irrita. Probabilmente s’offende, imbronciandosi appena. Come un bambino capriccioso. Perché non sa davvero che cosa ci sia di divertente. E poi lui odia non capire!

«Sei adorabile» gli dice Victor in un non ben precisato momento, accarezzando distrattamente una guancia accaldata. Poi lo bacia delicatamente. Lì, da una qualche parte tra l’angolo della labbra e lo zigomo. Sherlock arrossisce dalla cima dei capelli e Victor pensa sia bellissimo. Non glielo confessa, perché subito viene distratto da altro. Sherlock, per la precisione, che ancora gli sta premuto addosso. Ancora sono schiacciati contro al vetro della finestra, ma pare non s’accorgano nemmeno del freddo dei vetri o del fatto che laggiù qualcuno li potrebbe anche vedere. Ancora sono uno tra le braccia dell’altro. E pare basti così. Infatti, quella che potrebbe essere una situazione potenzialmente problematica, non scatena in loro alcun imbarazzo. Sono sempre stati fisicamente a proprio agio uno con l’altro. Il tempo muterà anche i sentimenti, storpierà la vita riducendola ad altro, ma di certo non cambia cose come questa.
«Sono quindici anni che non faccio l’attivo» confessa Victor, spezzando di punto in bianco il silenzio. L’ammissione è altrettanto imbarazzante, almeno per lui lo è. E infatti abbassa lo sguardo mentre le guance gli si arrossiscono del colore dei capelli. «Lui» riprende facendo un cenno con la testa che finisce lontano e cade nel vuoto. Non c’è bisogno di specificare, Sherlock ha capito di chi si sta parlando. E non gli piace. Digrigna i denti ogni volta che sente nominare questo famigerato “lui”, che sembra non possedere neanche più il diritto ad avere un nome. Prima si chiamava Parigi, ma Victor ne ha declassato l’importanza. Parigi avrà tanti difetti, questo sì, ma non si merita certo d’esser accostata a quel bastardo. Ora, quindi, il suo ex è diventato un pronome qualsiasi. Fra qualche tempo verrà ridotto a “infame” e poi tornerà a esser un’ameba (povere amebe...)! Ma per adesso nessuno di loro ci pensa più. Al momento, Victor è troppo impegnato a gustarsi quella girandola emotiva che è Sherlock Holmes. Perché Sherlock detesta le volte in cui sente nominare Lui, e questo ormai è un dato di fatto. Sherlock non esprime mai parole violente contro qualcuno, nemmeno contro il signor Lui, ma formula frasi misurate e pacate. Victor però capisce lo stesso, intuisce l’istinto di protezione. La gelosia. L’impotenza che si fa strada tra i suoi pensieri e torna a dominarlo. Forse dovrebbero affrontare anche quella traccia di sentimento, che ben poco ha a che fare col passato, ma tutti e due preferiscono evitarlo. Almeno per ora.
«Lui non voleva che… insomma, non voleva che io avessi il controllo. Nel sesso. Non ho idea di quale ruolo abbia avuto con i suoi amanti, e nemmeno mi interessa. Però aveva idee tutte sue su dominanza e sottomissione, e altre idiozie del genere. In ogni caso, il fatto è che anche prima di… non è che io abbia mai avuto tutta questa esperienza. Quindi se vuoi proprio sentirti uno scemo, allora saremo idioti in due. Sempre che tu non voglia sentirti idiota da solo.»
«L’unicità è sopravvalutata» sussurra a mezza bocca, dipingendo da sé un meraviglioso, piccolo sorriso che va a colorare un’espressione altrimenti imbronciata.   

Sherlock non dice più nulla. Però ride. Leggero. Delicato. Mutamente ringrazia la gentilezza. Forse vorrebbe aggiungere un qualcosa d’altro. E magari Victor potrebbe rispondergli a tono. Scherzare ancora. Ma è esattamente a quel punto che entrambi intuiscono che, quella, è la fine della loro conversazione. E allora riprendono a baciarsi. Lenti. Si baciano una, due e più volte. Con l’intenzione di non smettere mai e fondersi in un tutt’uno. Intanto si toccano, ancora. In carezze leggere e delicate, innocenti in un primo momento. Ma che in un ansito dopo l’altro diventano più impazienti. Tremano e ridono, come due ragazzini. Anche se hanno ancora addosso cappotto e sciarpa e ingombranti maglioni. Sherlock ride quando Victor getta a terra il Belstaff con una certa fretta nei modi. Non gl’importa di quanto costa, non ora perlomeno. Dopo, però, ridono di nuovo. Quando la testa s’incastra nel collo nel pullover e Victor si ritrova a rischiare di perdere la punta del naso. Ridono quando i bottoni della camicia faticano a slacciarsi e poi saltano, finendo ovunque per la stanza. Ridono sempre, e intanto si baciano. Come due perfetti idioti innamorati.
«Stiamo per…» balbetta Sherlock, interrompendosi. «Stiamo per fare l’amore, vero?» gli domanda con un’innocenza che fa tenerezza. Arrossendo appena. Victor annuisce e intanto ridacchia, perché sarebbero già parzialmente svestiti e il loro essersi spinti quasi fino al letto dovrebbe chiarire in maniera definitiva che cosa stanno per fare. Ma Victor crede che la verginità di Sherlock sia anche e soprattutto un fatto mentale. E che c’entri relativamente con l’atto fisico in sé. È l’inesperienza a parlare. Come se il semplice lasciarsi andare con qualcuno scatenasse in lui dubbi amletici su un qualcosa che, complicato, non lo è affatto. Non c’è niente di più ovvio di ciò che stan facendo. E la maniera in cui si baciano, il tocco delicato da parte di entrambi. I sospiri. La foga delle lingue che si toccano. Quella mezza erezione che preme tra le gambe. A Vic pare d’esser tornato al liceo, infrattato nello sgabuzzino con Andreas o come accidenti si chiamava. Perciò sorride, perché una parte di lui è ancorata all’università e da lì non si schioda affatto. Una parte che, lì e ora, sta facendo l’amore col suo compagno di stanza. L’affascinante strambo Sherlock Holmes. Forse è sbagliato, eppure Victor sente che non lo è del tutto. E che le verità che albergano dentro di lui sono tante e complesse. Non c’è solo la malinconia e il rimpianto per il passato. C’è anche un qualcosa di attuale e presente. C’è Sherlock adesso che gli chiede di essere almeno un po’ felice. Per questo annuisce e lo bacia di nuovo.
«Non esiste cosa al mondo che io desideri di più che fare l’amore con te, Sherl.» Poi, sono soltanto carezze.
 
 

 
Continua
 
 

Io ho rinunciato a chiedermi di quanti capitoli sarà questa minilong, perché tanto ogni volta che lo stabilisco, il suddetto numero va a ramengo e quindi… ve la beccate finché dura.
Vorrei ringraziare chi sta seguendo la storia, e chi ha lasciato una recensione.
Ko
a
   
 
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