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Autore: Alison92    06/10/2017    0 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Correva veloce, fra le strade pigramente illuminate e l'aria gelata di quella notte. Susan tremava e istintivamente si strinse ad Adair con più forza. La condusse in un locale dove non era mai andata, di cui non conosceva l'esistenza. Il luogo non emanava di certo l'atmosfera a cui era abituata, non con le luci soffuse e le false fiamme di luce viola e blu. Ogni tavolo di un nero lucido era riempito di bicchieri mezzi vuoti e candelabri gotici che emettevano luce di quell'insolito colore. Adair la guardò e le sorrise, come per dirle che quel luogo lo affascinava. L'atmosfera era cupa e l'odore dell'alcol si confondeva con un insolito profumo d'incenso. Tuttavia, quel luogo non era poi così malvagio. Susan continuò a fissare le persone sedute ai tavoli e al grande bancone in marmo nero striato di sfumature chiare. La musica, perfettamente in tema con il locale, era prepotente e rendeva le chiacchiere della gente semplici borbottii che era impossibile intercettare.

-Che te ne pare?

Le urlò Adair e lei fu tentata di voltarsi e lascialo lì solo. Oltre che non sapere la strada per tornare indietro, Susan stava solo giudicando troppo aspramente il luogo. Se non fosse stato per il volume della musica, avrebbe meglio apprezzato quello che appariva quasi come un covo di occultismo. Susan non rispose alla domanda di Adair, ma gli sorrise, mostrando un rado apprezzamento. "Almeno", pensò Susan "alla fine di questa serata potrei aver guadagnato un nuovo amico". Adair appese la giacca a un tetro manichino che simulava uno scheletro umano. Susan si tenne stretta la giacca in dispendiosa eco-pelle che aveva acquistato con Ashley. Si diressero verso il barman nella sua tenuta grigio-nera lucida, che serviva drink d'ogni tipo e colore. Susan si sedette accanto a una donna con indosso un vestito di trina nero aderente, che aveva appena serrato le unghie laccate su un bicchiere ricolmo di un liquido rossiccio. Distolse lo sguardo e incontrò gli occhi chiari di Adair.

-Non conoscevi questo posto?

-No, solitamente sono altri i posti in cui vado.

"Come le biblioteche o scuole di musica abbandonate" pensò e rivolse un sorriso ad Adair. Il ragazzo ordinò qualcosa da bere e chiese a Susan se voleva lo stesso. Per un attimo esitò, poi diede la sua approvazione ad Adair. Non aveva mai saputo reggere l'alcol e non lo aveva neanche mai apprezzato, ma non aveva intenzione di rivelarlo al ragazzo. Il barman servì loro un drink azzurrino in bicchieri di vetro rettangolari. Susan passò le dita sugli angoli appuntiti del bicchiere, indugiando a bere il cocktail azzurro.

-Mi dispiace se ho fatto degli errori oggi, ma non sono eccellente in queste cose.

-Non devi scusarti con me, ci sono passata anche io.

Lo rassicurò e avvicinò il bicchiere alle labbra. Il drink era peggiore di quanto credesse, un sapore intenso e brusco le scivolò lungo la gola e Susan posò il bicchiere dalla curiosa forma cercando di non dare a vedere il suo disgusto.

-La prima volta fa sempre quest'effetto.

Le disse Adair, prima di svuotare il suo bicchiere in pochi sorsi.

-Perdonami se non era di tuo gusto, la prossima volta sarai tu a scegliere.

Susan avrebbe voluto dirgli che non ci sarebbe stata una prossima volta, ma accennò un sorriso e si volse a osservare gli altri clienti del locale. La sua attenzione ricadde su una ragazza bionda, con uno stretto abito borgogna e un luminescente girocollo. Accanto a lei, un altro ragazzo con indosso una camicia a pois in tinta con l'abito della bionda stava degustando del vino dall'aria costosa. Susan lo riconobbe subito e si voltò di scatto, non volendo che il ragazzo la vedesse.

-Vecchie conoscenze?

Le chiese Adair accennando un malizioso sorriso.

-Più o meno.

Rispose con indifferenza, tornando a concentrarsi sul suo drink. Trangugiò un altro sorso del liquido azzurrastro e strinse la mascella per mostrare quanto lo trovasse disgustoso.

-Potrei scommettere che è un ex.

Susan annuì, non aveva necessità di mentire. Avrebbe preferito non affrontare l'argomento con Adair che per lei era poco più di un estraneo, ma il ragazzo le dava l'impressione che poteva consegnargli la sua fiducia.

-Hai bisogno di prenderti qualche rivincita? Ci sono passato anche io e so cosa si prova.

-Oh no, a me non importa più nulla di lui.

Adair non aggiunse altro, sentendo il tono sicuro di Susan. Tuttavia, l'idea di mostrare a Henry che poteva sostituirlo con facilità, l'allettava.

-E va bene.

Con i suoi pantaloni gessati di una taglia più piccoli, perché secondo Ashley le davano un maggior risalto sulle gambe, il maglione dai colori coordinati attentamente con il resto del completo e sprovvista di qualsiasi gioiello, fatta eccezione per la catenina in oro che aveva preso a portare, Susan era il contrario della ragazza con Henry. Adair abbandonò il suo posto al bancone e le prese con garbo il braccio e andarono in direzione dei due. Si accomodarono su un divanetto scuro, difronte a Henry e alla misteriosa ragazza bionda. Guardandola con maggiore attenzione, l'ennesima fiamma con i capelli decolorati di Henry, non era la stessa che l'aveva squadrata come una rivale al ristorante qualche sera prima. A quanto le apparve, per Henry non era complesso trovare una nuova ragazza con fulminea sveltezza. Adair le circondò le spalle con il braccio e le sorrise amabilmente, intavolando una conversazione sulle sue passioni. Susan rimase ad ascoltare la voce suadente di Adair, preferendo restare in silenzio. Scorse Henry rivolgere l'attenzione su di lei, accorgendosi a un tratto della presenza di Susan. Si alzò dal suo comodo divanetto sotto lo sguardo esterrefatto della ragazza nell'abito borgogna.

-Susan, non speravo di rivederti tanto presto.

Henry si accorse di Adair solo dopo aver pronunciato quella frase e i suoi occhi scuri scandagliarono i riccioli rossi del ragazzo stretto a Susan e le numerose lentiggini che gli frastagliavano le gote.

-Henry, ti presento Adair Caldwel. Adair, lui è Henry Davies, non ricordo se te ne ho parlato.

Il volto di Henry divenne rosso quanto i pallini sulla sua camicia in tinta con l'abito della ragazza bionda, che nel frattempo si era aggiunta a loro.

-No Susie, non mi ricordo che tu abbia accennato a lui.

Susan rabbrividì, sentendosi chiamare con il diminutivo che le aveva assegnato Felix.

-Lui è il mio ex.

Disse con tono naturale e disinvolto, prima di afferrare la mano destra di Adair. Henry sorrise nervosamente e si voltò verso la sua nuova fiamma ossigenata.

-Lei è Ivory, la mia ragazza.

Ivory allungò la mano anellata verso Susan che la strinse, sentendo le unghie rifatte della ragazza affondarle nel dorso della mano.

-Ivory Steel, molto piacere.

Gli occhi magnetici e grigiastri di Ivory si adattavano al suo importante cognome. Ivory doveva essere imparentata con Fiona Steel, una ricca imprenditrice della città. Era impossibile per Susan dire se i gioielli di Ivory fossero più o meno veri, ma non dubitò della presenza di un generoso conto in banca a suo nome. Come aveva fatto Henry, con la sua mediocrità e la sua incuranza nei confronti dei sentimenti, a convincere Ivory a definirsi sua "ragazza"?

-Io sono Adair, il ragazzo di Susan.

Henry, ancora ancorato all'idea che Susan non avrebbe mai potuto trovare qualcuno di diverso da lui, serrò la mascella quando Adair si presentò come suo compagno.

-Non sapevo che stessi uscendo con qualcuno, Susan.

-Io credevo che uscissi ancora con quella ragazza, quella dal delizioso profilo e con quell'abito ciclamino.

Ivory fissò subito lo sguardo su Henry, con gli occhi di metallo arroventati dalla gelosia.

-Non era il mio tipo.

Rispose con semplicità, allacciando le sue dita con quelle di Ivory.

-Sono felice per te Susan, meriti di essere felice.

"Merito di essere felice". Susan non ci credeva. Che cosa doveva fare qualcuno per meritare veramente la felicità? Che fosse solo un premio affidato ai migliori, ai più generosi e sofferenti? No di certo, non era un trofeo da esibire, la felicità per Susan era un cielo limpido, pronto a essere imbrattato con nuvole ricolme di pioggia. Susan aveva dovuto affrontare diverse tempeste, ma aveva compreso che aspettare il sole con speranza infinita era inutile, così aveva imparato a danzare sotto la pioggia, senza curarsi di buscarsi qualche raffreddore. Felix le aveva mostrato la bellezza di un temporale che lei aveva dimenticato dalla morte di suo padre. Susan non meritava di essere felice, le bastava essere sé stessa.

L'incontro con Ivory e Henry l'aveva stranamente messa di buonumore e non ebbe paura quando Adair partì con foga. Lui abitava a solo un isolato di distanza dalla casa di Susan, quindi non fu difficile per lui trovare la strada.

-Grazie per la serata Susie, spero che potremmo uscire altre volte insieme.

-Grazie a te!

La vendetta non era certamente qualcosa di cui Susan si curava, ma era stato divertente vedere Henry rosso in viso e la ragazza bionda incollerita. Susan salutò Adair con un abbraccio, poi entrò in casa, pronta a scrivere una lettera allo sconosciuto. 

  
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