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Autore: Dragon gio    07/10/2017    0 recensioni
Una raccolta di One Shot, Flashfiction e Drabble sulla coppia TimKon. Spazierò in molti generi e universi, man mano che aggiorno aggiungerò i tag.
#Heroes ~ Personaggi: Tim Drake (Robin) – Conner Kent (Superboy)
Età: Tim 15 anni ~ Conner 16 anni
Universo: Teen Titans comics
Triplo aggiornamento oggi, in occasione del Natale! ♥ Auguri a tutti quanti!
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bat Family, Batman, Dick Grayson, Jason Todd, Tim Drake
Note: Lemon, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Clone Boy & Robin ♥

# Lost 
 
Tutto quello che desiderava, era di poter passare un po’ di tempo con Conner. Da settimane non aveva un weekend libero, ed ora che finalmente era riuscito a farsi convincere dal suo ragazzo a passare due giorni nella fattoria dei Kent, una stupida allergia al fieno lo teneva bloccato a letto.
                                                                                                                                                           
Iniziata come semplice fastidio al naso,  seguita da starnuti a catena, occhi gonfi e, per concludere in bellezza, leggere difficoltà respiratorie. Tim nemmeno sapeva come aveva fatto a convincere mamma Kent, che non fosse necessario recarsi al pronto soccorso di Smallville.
Conner lo aveva accompagnato in farmacia a comperare antistaminici e del cortisone, ma – su consiglio della dottoressa – l’effetto sarebbe stato migliore se non fosse uscito di casa nelle prossime ore. Il che mandava letteralmente all’aria tutti i piani che Conner si era prefissato, che prevedevano: cena fuori, cinema al drive in e passeggiata al chiaro di luna. Da concludersi possibilmente con nottata di sesso selvaggio nel bosco.
Invece eccolo lì, disteso sul letto di Kon, a starnutire ogni due secondi, l’unico sollievo dato da un panno umido posato sugli occhi. Davvero patetico.
 
Il cigolio della porta che veniva aperta lentamente, destò dalle proprie – deprimenti - elucubrazioni mentali Tim. I passi si avvicinarono a lui con cautela e poi un paio di dita sollevarono, senza permesso, la pezza dalla sua fronte. Due gemme azzurro cielo lo scrutavano curioso, sogghignando lievemente.
« Sei ancora vivo? »
« No. Sono morto, e sto infestando per caso camera tua. » Replicò sarcastico Tim, schiaffeggiando la mano di Conner e riportando il fresco impacco sugli occhi arrossati.
« UH, il mio Robin è proprio di cattivo umore! »
« Lo saresti anche tu se invece di divertirti in compagnia del tuo ragazzo, fossi bloccato in uno stupido letto, con una voce nasale ridicola e il naso gocciolante di schifezze. »
« Amico, i dettagli sul tuo naso potevi risparmiarteli, seriamente! »
Il giovane Drake sbuffò pesantemente, non nascondendo tutta la frustrazione per la situazione surreale. Normalmente era più bravo a gestire le proprie emozioni, ma non oggi.
« Questo è proprio da me, per una volta che vorrei facessimo qualcosa assieme, devo stare male! »
« Dai, non te la prendere. Lo so che non lo hai fatto apposta… »
« Non è questo il punto! » La voce di gli si incrinò dolorosamente, in parte a causa dell’allergia che lo aveva messo nelle condizioni di riuscire a respirare esclusivamente con la bocca, ma soprattutto perché era sinceramente alterato.
Conner parve comprenderlo, così smise di scherzare e la sua espressione divenne seria. Rimosse delicatamente il panno dal viso di Tim, infischiandosene dell’occhiataccia “alla Batman” che gli rivolse.
 
Rimase in silenzio per qualche istante studiandolo meticoloso, aumentando così il senso di disagio che provava nel mostrarsi in un simile stato pietoso. Tim fu il primo a distogliere lo sguardo, ma Conner portò una mano sotto il suo mento per catturare nuovamente la sua attenzione.
« Ehi, io sono felice anche solo di averti qui nella mia stanza. Il resto non conta. »
Quando Conner lo guardava così, qualcosa nello stomaco di Tim si smuoveva con violenza. Non gli piaceva usare il termine sentire mille farfalle nella pancia, ma non riusciva a descrivere con precisione cosa provasse. Quel sorriso semplice, solo per lui, aveva il potere di destabilizzare tutti i suoi neuroni ogni dannata volta.
Per questo il lato razionale di Tim odiava a morte Conner;  in sua presenza, la mente normalmente brillante, era ridotta ad una poltiglia informe di emozioni. Mentre l’altra parte di sé, quella che lo definiva come un essere umano fatto di carne e sangue, lo amava con tutto il cuore per fargli provare simili sensazioni solo attraverso un maledetto sguardo.
                              
« E che fine ha fatto il tuo “super mega programma” per questo weekend? »
« Subirà delle modifiche, ma niente di irreparabile! »
« Ti odio davvero tanto quando fai così… »
« Anche io. » Esclamò ridendo e sorridendo al contempo il ragazzo d’acciaio, non vi era nulla che avrebbe mai cambiato in Tim, lo amava anche per i suoi difetti. Avevano perso già così tanto tempo, anni preziosi in cui si erano trovati e poi persi, frenati da infantili paure e terribili battaglie che li avevano divisi.
 
Ma ora Conner era tornato, era lì, reale e tangibile e nessuno dei due ancora ci credeva realmente, anzi, Tim temeva di svegliarsi da questo stupendo sogno da un momento all’altro. L’unica cosa che desideravano realmente adesso, era di poter vivere e godere di quell’amore che si erano negati così a lungo. E, nonostante questo andasse contro ogni empirica certezza di Tim, lui e Conner stavano cercando di vivere spensieratamente la loro relazione giorno per giorno, senza preoccuparsi troppo per il futuro.
Cogliere ogni attimo – anche quello più frivolo - era divenuta la priorità per i due giovani amanti. Ecco perché questo weekend era così importante; ogni momento che riuscivano a trascorrere assieme era sacro.
Quindi, Tim sentiva ogni fottuto diritto di incazzarsi con il proprio corpo per aver scoperto l’allergia – al fieno poi, prodotto primario di qualsivoglia fattoria – di punto in bianco.
 
Sapeva che il suo malumore presto o tardi, avrebbe fatto impazzire anche Conner, ma sperava intimamente che il fidanzato riuscisse a sopportarlo.
« Senti, visto che non era previsto che cenassimo a casa, ho pensato di andare a prendere del cibo d’asporto! Di cosa hai voglia? »
Tim ci pensò su, soppesando minuziosamente la domanda. Non aveva molta fame, però al contempo, gli seccava deludere così l’entusiasmo di Conner. Vi era dunque un unisca scelta ragionevole.
« Pizza. Con tanto formaggio e acciughe. »
« Ok! Io prenderò la mia preferita: mega pizza con tutto dentro! »
La fronte di Tim si corrugò talmente tanto da far sorridere malignamente Conner, che gongolava internamente ogni volta che riusciva a fargli inarcare a quel modo assurdo le sue sopraciglia.
« Tu hai trascorso troppo tempo con Bart… se poi ti viene mal di stomaco, io non ti faccio i massaggi e di certo ti prendo a calci se inizi a scoreggiare nel cuore della notte! »
La bocca di Kon si spalancò in modo comico per via del linguaggio colorito utilizzato da Tim. Lui, d’altro canto, non pareva minimamente sconvolto.
« E tu hai passato troppo tempo in compagnia di Jason! Da quando sei così scurrile, signorino Timothy Drake Wayne? »
« Spiritoso. »
 
 
Non era decisamente così che si aspettava di trascorrere la serata, teoricamente a quest’ora sarebbero dovuti essere al ristorante – trattoria, ma secondo i canoni di Smallville quello era il locale più “in” di tutto il paese – a brindare ai loro primi sei mesi assieme come coppia. Invece, Tim era prigioniero nella camera di Conner, finestra sigillata e tende tirate, per evitare che filtrasse la minima traccia di polveri o polline che potessero peggiorare il suo precario stato di salute.
 
Proprio mentre stava meditando su quanto “schifo facesse la vita di Tim Drake”, ecco che Conner varcò la soglia della stanza. Fra le mani due pizze, e un sacchetto stracolmo di ciambelle, bibite disgustosamente gassate e il suo immancabile ghigno strafottente.  L’umore di Tim migliorò a tale vista, e pensò che forse potevano ancora salvare questo disastroso weekend.
« Bene, il cibo c’è, ora manca solo un film degno di questa serata! »
« Io voto per qualcosa di trash e demenziale. Ho bisogno di ridere. » Affermò laconico Tim sporgendosi sulle coperte del letto, attirato dal profumino della sua pizza. Lanciò uno sguardo perplesso a Conner, mentre posizionava tutto quel cibo – molto unto -  sulla vecchia trapunta ricamata finemente a mano.
« Kon… sicuro che Ma Kent ci permetta di mangiare in camera? »
« Tranquillo, le ho promesso che domani farò io tutti i lavori alla fattoria!»
« Hai corrotto mamma Kent? Wow, Conner sei ufficialmente passato al lato oscuro della forza. »
Dopo la battutina, Tim ricevette in piena faccia un cuscino, ma non bastò per soffocare la sua risatina malcelata.
« Di solito siete voi pipistrelli che corrompete gli altri! »
« Noi negoziamo, è diverso Kon. » Ribadì afferrando una generosa porzione di pizza dalla scatola. Quando mandò giù il primo boccone, si sorprese di quanto fosse buona.
Conner lo imitò, rivelando la sua pizza gigante condita con peperoni misti, funghi, bacon e qualcosa di altamente bizzarro come tocco finale.
« Kon, non dirmi che quella è ananas… »
« Puoi giurarci, bello! Questa è la pizza Hawaiana! »
La faccia di Tim valeva il più pazzesco dei mal di pancia, che sicuramente avrebbe avuto una volta ultimata quella pizza mostruosa.
« Ananas sulla pizza… una pizza già super condita, per giunta. » Ci furono esattamente tre secondi di imbarazzante silenzio, prima che Tim disse qualcosa che il ragazzo d’acciaio non si sarebbe mai aspettato.
« Dammene una fetta. »
« Sicuro? Non hai paura di farti venire il mal di stomaco? » Lo rimbeccò senza cerimonie Conner, dando un bel morso alla prima fetta. Deliziosa, le papille gustative erano in festa.
« Senti, sono strafatto di farmaci e ho la fame chimica. E poi, se proprio devo morire, voglio farlo ber bene. »
« Non ti azzardare a crepare, o tuo padre mi farà a pezzi con una spada di Kriptonite! »
Gli occhi di Tim rotearono verso l’alto, facendo una rapida conta mentale di tutte le armi che Bruce aveva costruito negli anni, a base del pericoloso meteorite verde fluorescente.
« Non ha un arma simile, tranquillo. » Affermò facendo spallucce, iniziando a ingurgitare la pizza del suo ragazzo.
« La forgerà apposta per uccidermi, fidati… »
Non era un segreto quanto Bruce Wayne – l’inquietante cavaliere oscuro di Gotham – fosse legato ai propri figli, di sangue e non. Morte e dannazione spettava a chiunque osasse fare loro del male, sia che si trattasse di ferite mortali o di una banale offesa verbale.
« Kon, se Bruce deciderà mai di farti qualcosa, quello sarà tagliarti il pene, credimi. »
Un pezzo di pizza gli andò letteralmente di traverso, con somma soddisfazione di Tim a quanto pare. Esatto, il suo fidanzato dall’aria adorabile trovava sempre nuovi modi per attentare alla sua salute mentale.
« EHI, non dirlo nemmeno per scherzo, Tim! E poi, basta parlare di lui, ho paura di evocarlo… »
Poteva affermare di temere ben poche cose – e persone – ma Batman, era sempre in cima alla sua lista. Tremò impercettibilmente, scuotendo appena le spalle, nel vano tentativo di scrollarsi di dosso come un senso di disagio.
« Come quella cosa di Bloody Mary? Umh, sì è possibile! »
« Tim, stai uccidendo tutta la mia libido, sappilo… »
 
Erano talmente impegnati a punzecchiarsi a vicenda, da non accorgersi di aver finito in tempi record la loro cena iper calorica. Non che a Tim facesse male mettere su peso, dato che era dimagrito ultimamente, come aveva constatato Conner l’ultima volta che avevano fatto l’amore. Anche se, era meglio non rivelare a persone come Alfred Pennyworth, le schifezze che erano finite nello stomaco del signorino Timothy quella sera.
 
 
Ultimato l’abbondante pasto, crollarono – pieni da scoppiare - uno accanto all’altro sul letto, incapaci di muoversi. Stavano immobili a fissare il soffitto, contemplando l’idea di bersi una tisana digestiva, anche se secondo Conner faceva tanto “vecchietti”.
« Film? » Chiese ad un certo punto il giovane Kriptoniano, rimettendosi a sedere. Il fidanzato semplicemente annuì, strisciando lentamente sotto le coperte.
« Niente doccia prima di dormire, mr germofofobico? Mi deludi! »
Se c’era qualcosa in cui adorava prenderlo per i fondelli, era proprio la pulizia; perfino con braccia o gambe rotte, faceva il diavolo a quattro per lavarsi accuratamente, altrimenti non avrebbe chiuso occhio.
« Taci, o inizio a ruttarti in faccia senza pietà… » Sbottò acido Tim, scomparendo fra le lenzuola, che si avvolse per bene attorno al proprio corpo per scaldarsi.
« La prossima volta che avrai una missione con Jason, dimmelo, che lo accoppo e vengo io con te! La sua vicinanza ti fa molto male, stai iniziando a parlare come uno scaricatore di porto! »
« Pensavo di piacerti quando sono volgare… » Ammiccò malizioso a Kon, leccandosi senza vergogna alcuna le labbra con fare lascivo.
« Preferisco che tu usi quella lingua per altre cose, non so se mi spiego. »
 
Si era spiegato egregiamente, ma Tim quella sera era in vena di “giochi e scherzi”, nella fattispecie, era desideroso di provocare.
« Kon, non giocare a fare il maschio alfa con me, non attacca. »
« Così mi ferisci! Fra noi due c’è un rapporto di totale parità, e lo sai, non negarlo! » Conner si portò una mano al petto,  imbronciandosi talmente tanto da provocare l’inevitabile risata da parte di Tim.
« Disse quello che mi supplicò con grande finezza di “buttarglielo in culo” con tutta la forza che possedevo!  »
« Oh, ancora con quella storia?! Ero sotto l’effetto del polline di Poison Ivy! Mi sono già scusato un infinità di volte per quella notte! »
« Aha, non importa. Eri carino in fondo… »
« Stupido… »
« Il tuo stupido, clone boy. »
Con un gesto naturale, entrambi si sporsero l’uno verso l’altro, scambiandosi un piccolo bacio a fior di labbra.
 
Soddisfatti, ripresero con il programma che si erano prefissati: film. Nonostante l’iniziale richiesta di Tim, alla fine optarono per fare una maratona del telefilm X-Files. Si divertirono un mondo a smontare le teorie sul complotto di Mulder, o ad analizzare il suo rapporto con Scully. Conner pensò di far infuriare Tim paragonandolo all’irreprensibile agente Dana Scully ma lui, al contrario, ne fu molto lusingato.
 
Visionarono tutta la prima stagione, attardandosi fino alle tre del mattino. Essendo abituato alla vita notturna del vigilante, Tim non aveva per nulla sonno, però si sentiva talmente rilassato dal provare ugualmente uno stato di sonnolenza molto accentuato. Stava tutto accoccolato fra le braccia di Kon, il capo posato sul suo petto, una mano di lui che gli passava fra i capelli, massaggiando a dovere il collo indolenzito.
« Mh… Kon… » Biascicò tutto un tratto, provocando un irrigidimento da parte dell’altro che temeva di averlo infastidito in qualche modo.
« Tim?! Tutto bene? »
« Freddo… » Borbottò stringendosi di più a lui, le palpebre calate, negandosi la visione del sorriso dolce che mostrò Conner. Usando la telecinesi tattile, fece scivolare fuori dal cassettone della biancheria un'altra trapunta, e la depositò sul letto ove Tim sonnecchiava. Da lui provenne unicamente un sospiro felice e rilassato, che tranquillizzò il clone Kriptoniano.
« Vuoi che spenga la tv? »
« Nah… voglio vedere ancora qualche puntata… »
« Va bene, tutto quello che desideri. » Bisbigliò Conner, sapeva bene che Tim sarebbe stato in grado di dormire ma di rimanere ugualmente “vigile”, per sentirsi l’episodio. Il mattino dopo gli avrebbe potuto raccontare per filo e per segno, cosa fosse accaduto nella puntata. Ok, era un tantino spaventoso, ma anche questo faceva parte del fascino di Tim Drake.
 
Pigiò il tasto play del telecomando  facendo partire l’ennesima puntata di X-Files, e mentre le immagini della sigla scorrevano sullo schermo, Kon ne approfittò per rubare un bacio appassionato al suo amato.
« Kon… »
Questa volta, gli occhi di Tim erano decisamente aperti e puntati in quelli vagamente acquosi di Conner.
« Sì? »
« Ti amo. »
« Anche io. »
 
Quello che era partito come il più catastrofico dei fine settimana, si era trasformato in uno dei migliori di sempre.
 
 
Il giorno dopo, Tim sentendosi molto meglio e, grazie anche ad un improvvisa pioggia, decise di uscire a fare due passi. A volte tornava utile avere per fidanzato un esperto di telecinesi, perché non ci fu bisogno di prendere l’ombrello, bastò la sua aura per riparare entrambi dall’acquazzone autunnale.
 
Smallville bagnata dalla pioggia, gli ricordò vagamente Gotham; uggiosa e dai colori monotematici. Però non bastò certo il paesaggio dai toni tristi a scoraggiare Tim. Volgendo lo sguardo alla propria sinistra poteva ammirare il profilo scolpito di Conner, dal cipiglio concentrato e serio, per non rompere la bolla di energia creata come riparo dall’acqua. Gli strinse più forte la mano, felice e grato per tutti gli sforzi compiuti fino a quell’istante per compiacerlo.
 
Desideroso di ricambiare la sua gentilezza – e l’infinita pazienza per il suo malumore – il pomeriggio stesso, complice l’uscita di Ma Kent per fare compere, si concesse ampiamente a Conner, come non accadeva da tempo. Fecero l’amore a lungo, cullati dal temporale che si abbatté con violenza sulla piccola città di provincia. Dopo un breve pisolino, e una doccia accurata, aiutarono mamma Kent a preparare la cena.
Martha insistette che non ce ne era bisogno, che potevano fare altro, ma ormai i due ragazzi si sentivano sazi l’uno dell’altro e furono ben lieti di dare una mano in cucina come distrazione.
 
Consumarono serenamente l’abbondante e squisita cenetta, e poi pensarono di rifugiarsi per un po’ sul divano facendo compagnia alla signora Kent, guardando assieme a lei un quiz televisivo.
Tim e Conner fecero a gara a chi riusciva a dare il maggior numero di risposte esatte; ovviamente, vinse alla grande il genio di casa, con somma indignazione del suo ragazzo che protestò vivacemente per l’eccessiva difficoltà di alcune domande.
Congedatosi da Ma Kent, si spostarono nuovamente nella stanza di Kon, e prima di mettersi a letto Tim insistette per cambiare lenzuola e coperte, dopo il movimentato pomeriggio di sesso.
Solo quando furono coricati, si concessero nuovamente qualche coccola e dei teneri baci. Si assopirono l’uno stretto all’altro in un abbraccio, con in sottofondo il canale MTV che trasmetteva un vecchio concerto dei Coldplay.
 
 
Il mattino successivo, la sveglia trillò verso le sei e mezza, destando dal torpore i due giovani, consci che presto sarebbero tornati alle loro vite di sempre.
Quando Conner atterrò a Gotham, con Tim stretto al suo fianco, si rese conto di non essere pronto per separarsi da lui. Gli si aggrappò disperatamente – sgualcendo un po’ il costoso completo di Armani che indossava - non volendolo lasciare andare mai più.
« Ehi… farò tardi. Ho una riunione importante con Bruce stamattina. » Spiegò atono, non riuscendo però a sciogliere l’abbraccio del suo ragazzo. Nemmeno lui voleva andarsene.
« Ancora cinque minuti. » Piagnucolò Conner, come un bimbo che non voleva saperne di tirarsi giù dal letto nonostante la mamma lo avesse chiamato già più volte.
Essendo fra i due lui quello più “controllato”, Tim accarezzò con dolcezza i capelli di Kon, separandosi lentamente dal calore confortante del suo petto. Le dita lunghe e affusolate, si muovevano con decisione sul collo del mezzo Kriptoniano.
« Possiamo vederci di nuovo stasera, se  ti va… » Non era solito fare certe proposte, insomma, Tim era più il tipo che dopo aver trascorso tanto tempo accanto alla stessa persona, necessitava dei suoi spazi vitali in solitudine. Ma di recente, pareva non fosse più così.
Non ricevendo una risposta da Conner, temette di aver sbagliato a domandargli di incontrarsi nuovamente così presto. Mise una lieve distanza fra loro, provando un intenso imbarazzo.
« Scusa, avrai sicuramente da fare… dimentica ciò che ho detto. » Odiava mostrarsi fragile e disorientato, il suo orgoglio glielo impediva. Conner era l’unico con cui si era spinto così tanto oltre, dal permettergli di scoprire i recessi più indifesi e oscuri della sua anima. Ma questo non significava che gli piacesse esporsi al punto dal poter essere distrutto emotivamente.
« Certo che lo voglio! » Esclamò improvvisamente l’altro,  tirando nuovamente Tim in un abbraccio stritola ossa, ridendo appena fra i suoi setosi capelli neri. Profumavano del suo shampoo.
« Voglio vederti stasera, e domani. E dopo domani ancora. Per sempre, Tim. »
 
Il cuore di Tim stava per implodere, non rammentava l’ultima volta che avesse provato una simile gioia capace di procurargli un – piacevole - dolore fisico e psichico nello stesso momento. Tremò impercettibilmente, schiudendo le palpebre umide, la voce rotta dall’emozione.
« Va bene… ti chiamo più tardi allora, così ci accordiamo. »
Rincuorato al pensiero di incontrarlo presto, riuscì a salutarlo, scoccando un ultimo bacio sulla guancia. Rimase ad osservarlo volare via, scomparendo fra le nubi grigi del cielo cupo di Gotham. Decise di concedersi ancora qualche secondo di pace, finché il cellulare non prese a squillare.
 
Il numero che chiamava era quello di Bruce, sicuramente voleva sapere se fosse già rincasato, così dal mandargli un auto per portarlo in ufficio. Sospirò prima di rispondere, pronto per immergersi in una nuova intensa giornata di lavoro. Alleviata esclusivamente dal pensiero di rivedere Conner esattamente fra dieci ore, sempre che lui non facesse tardi.
 
Perché ormai, entrambi si sentivano persi senza l’altro.
  
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