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Autore: Vago    07/10/2017    3 recensioni
Questo mondo è impazzito ed io non posso farci nulla.
Non so cos'hanno visto in me, ma non sono in grado di salvare chi mi sta vicino, figurarsi le centinaia di persone che stanno rischiando la vita in questo momento.
Sono un allenatore, un normale allenatore, non uno di quegli eroi di cui si parla nelle storie sui Pokémon leggendari.
Ed ora, isolato dal mondo, posso contare solo sulla mia squadra e sulle mie capacità, nulla di più.
Sono nella merda fino al collo. No, peggio, sono completamente fottuto.
Non so perchè stia succedendo tutto questo, se c'entrino davvero i leggendari o sia qualcosa di diverso a generare tutto questo, ma, sicuramente, è tutto troppo più grande di me.
Hoenn, Sinnoh, due regioni in ginocchio, migliaia di persone sfollate a Johto dove, almeno per ora, pare che il caos non sia ancora arrivato.
Non ho idea di come potrò uscirne, soprattutto ora che sono solo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Il mento di una donna comparve per riempire quasi interamente lo schermo. Nei pochi punti in cui la pelle rosea non la faceva da padrone, riuscivo ad intravedere un cielo coperto solo a sprazzi da lievi nuvole grigie.
- Nail? Nail? Mi senti? –
Mi passai la mano destra sul volto, rassegnato a quella conversazione.
- Si, mamma. Ti sento. Potresti mettere il PokèNav all’altezza della faccia, così non vedo solo il tuo mento? –
Finalmente l’inquadratura si mosse, permettendomi di vedere il viso di mia madre.
Non mi sembrava essere in difficoltà.
- Come stai? Non hai preso troppa pioggia, vero? Non vorrei che ti prendessi un raffreddore. –
Se il mio problema fosse stato solo quello di prendere un raffreddore, mi sarei considerato fortunato.
Forse non è il caso che scopra che hanno provato ad uccidermi… due volte. E che la sto chiamando da un bunker dismesso in compagnia di due perfetti sconosciuti e due pokémon leggendari.
Prima o poi glielo dirò. Forse.
Sentii la porta alle mie spalle smuoversi, ma non ci feci caso.
Dover parlare con mia madre era il problema più grosso che potessi avere in quel momento.
- Sto bene, dai. Qui stiamo lavorando ancora per sistemare tutto, ma finiremo presto, tranquilla. –
- Non potevi rifiutare l’incarico? Preferivo saperti qui a Johto. O almeno potevi venire qui a lavorare con i quattro ragazzi che ci stanno aiutando. –
- Non potevo, mamma. Come state lì? La situazione è stabile? –
- Si, certo… però non smette di arrivare gente. L’altro giorno hanno cominciato a distribuirci le razioni. Non so come pensano che uno può viverci con quella roba in scatola che ci hanno lasciato. –
- Dai, mamma, la situazione non è proprio delle migliori. Facciamo tutti del nostro meglio, ma le regioni colpite sono veramente messe male. –
- Nail! Non sei ancora stato ingessato! Se aspetti ancora un po’ rischi di far calcificare male l’osso! –
Sbiancai nel sentire la voce di Mary pronunciare quelle parole. Pregai solamente che le interferenze della videochiamata avessero distorto a sufficienza le parole della ragazza dai capelli bruni.
Mi voltai di scatto verso la Custode, fulminandola con lo sguardo. La mia mente, intanto cercava disperatamente una scusa convincente nel caso mia madre avesse sentito bene quella frase.
- Nail? Nail, c’è qualcuno con te? Perché dovresti farti ingessare qualcosa? Ti sei fatto male? È successo qualcosa? –
Tornai a guardare il monitor, con un sorriso ad dir poco tirato.
- Ingessato? Per fortuna non devo farmi ingessare nulla. Lei è Mary, lavora con me qui a Hoenn. – mi scansai un poco, in modo da permettere alla videocamera di riprendere anche la ragazza alle mie spalle – Stiamo lavorando a Ciclamipoli e la pioggia ha riempito le strade, Mary è venuta solo a dirmi che un altro tombino si è intasato e, se non lo svuotiamo in fretta, il fango rischia di calcificarsi sopra e crearci così più lavoro. –
- Ah, ok. Ma sei sicuro di stare bene? –
- Si, mamma. Sto bene, te l’ho già detto. Ascolta, ti ho chiamata perché devo chiederti un favore. Ho bisogno che fai tornare da me Gardevoir con la sua sfera… Swellow è impegnato con alcuni lavori e il sistema di memoria non sembra voler funzionare. –
- Va bene. La farò arrivare da te domani mattina. Le dirò di teletrasportarsi a Ciclamipoli, così non devi spostarti troppo. –
Detesto quando mia madre inizia con i suoi viaggi mentali.
- In realtà mi servirebbe avercela prima… non potresti mandarla qui stasera? –
- In realtà l’ho prestata a una signora gentile di qui. Le è scappata una cucciolata di Skitty e mi ha chiesto se poteva usare i sensi di Gardevoir per ritrovarli tutti. –
Fantastico. Io sto combattendo contro la pioggia, i vulcani e gli allenatori assassini e lei impresta i miei pokémon alle vecchie gattare.
Mi grattai la nuca con la mano buona. Non me la sentivo di uscire da Ciclanova di notte per avventurarmi in una città praticamente disabitata.
E non mi sentivo nemmeno di chiedere a Gardevoir di teletrasportarsi alla cieca in un luogo che non ha mai visto. Potrebbe finire sotto qualche metro d’acqua, nel migliore dei casi, o all’interno di una parete.
- Va beh… Senti un po’, per domani troverò un passaggio. Appena la signora finisce con i suoi Skitty, e ti restituisce il mio pokémon, dì a Gardevoir di raggiungermi a Ceneride domani mattine verso le quattro e mezza. –
- Così presto? Ne sei sicuro? Ma cominciate a lavorare così presto? Non potreste svegliarvi un po’ più tardi? Non vi fa bene dormire poco. –
Maledizione, mamma! Smettila! Se ti dico una cosa, avrò anche le mie buone ragioni!
Cazzo, sono maggiorenne, saprò pure cosa sto facendo.
- Domani faremo un’eccezione. Dobbiamo fare squadra con dei ranger che iniziano a quell’ora. Mi raccomando, dille di raggiungermi verso le quattro e mezza. –
- Si caro. E vedi di non metterti nei guai. Ciao. –
- Ciao mamma. –
Chiusi la chiamata con un sospiro di sollievo.
- Devo metterti a posto quel braccio immediatamente. – Tornò a dirmi Mary, spostandosi a passo svelto verso il tavolo operatorio coperto dal telo impolverato che ci stava a fianco.
- Non potevi aspettare un attimo per parlare del gesso? –
- Non avevo visto che stavi ancora parlando con qualcuno. E poi, a che pro mentirle? Per quanto mi riguarda, non voglio lavorare con persone che non sono nella condizione migliore possibile. Ora vieni qui. –
Con un movimento rapido delle braccia, la ragazza dai capelli bruni sollevò il telo, riempiendo l’aria della polvere che questo aveva accumulato su di sé.
Mi diressi da lei con lo sguardo basso, poco convinto di quel che stavo facendo.
- Karden, Darkrai e Cresselia? Dove sono? –
- Cresselia è andata a riposare nella stanza che le avevano riservato. Gli altri due penso siano ancora nell’altro laboratorio, se non sono già scappati. –
- Non scapperanno. Dovresti riporre più fiducia in loro… o in chiunque altro. –
- Non mi serve fidarmi delle persone. Ora togliti quelle maglie, così posso valutare il da farsi. –

L’ultimo strato del gesso, finalmente, si indurì, lasciandomi libero di alzarmi dal freddo tavolo metallico.
Mary si spostò verso un armadietto minuto, tirandone fuori una fascia di tessuto bianco, che mi legò dietro al collo per creare un supporto su cui potessi appoggiare il braccio rotto.
- Non ci sarà nulla di commestibile, qui dentro, vero? –
- Ho paura che tutto quello che è stato lasciato nella dispensa sia andato a male, oramai. –
- Merda. – bofonchiai – Mi puoi mica, almeno, indicare un letto? Ultimamente non ho dormito molto. E domattina dobbiamo partire presto… alle tre, più o meno. Che ore sono adesso? Comunque, bisogna dirlo anche a Karden. –
Forse riconobbi negli occhi della ragazza che mi stava davanti una scintilla di compassione, ma subito svanì, facendomi credere di essermi sbagliato.
- Si, d’accordo. Sei sicuro di poterti fidare di quel tipo di prima? –
Mi ha spiato.
Però è strano che non conosca Rocco. Strano, ma a suo modo incoraggiante. Il fatto che non lo avesse mai visto mi dà un’idea di che tipo di vita ha avuto finora, dopotutto è un personaggio di una certa fama. Ma vuole anche dire che non poteva far parte dei ricercatori che hanno tirato su questo posto.
vieni con me. Ti faccio vedere dove sono i dormitori. –

Mi sdraiai sul letto impolverato, cercando di non pensare a quanti esseri viventi potevano vivere in quelle coperte.
Avevo provato a sbattere, certo, ma la lana sottile di cui erano composte sembrava essere avida dello sporco che era riuscita ad accumulare negli anni.
Chiusi gli occhi, esausto.
Dovevo fare ancora una cosa, prima di assopirmi.
Cercai di concentrarmi, concentrando tutte le poche energie che mi erano rimaste nel cervello.
Mary mi aveva portato nel dormitorio, specificando fin da subito quale degli ventiquattro letti a castello, posti uno sull’altro, sei sulla parete destra e sei su quella sinistra, fosse il suo e, impartendomi l’ordine assoluto di non aprire la porta opposta all’ingresso, dietro la quale doveva esserci Cresselia a riposare.
Non che mi importasse particolarmente di quel pokémon rosa, in quel momento.
Karden…
Feci uno sforzo per rimanere ancora sveglio.
Karden non si era mosso dal Laboratorio A, era rimasto seduto sulla sedia dietro ai monitor, spulciando informazioni dai file che dentro quei computer erano stati salvati.
Darkrai gli era rimasto accanto.
Quel pokémon avrà bisogno di dormire?
Sospirai, ma non sapevo bene per quale ragione.
Sarei dovuto stare attento a quei due. Probabilmente il minimo scompenso da parte di una delle due parti li avrebbe fatti esplodere.
Avrei dovuto fare qualcosa anche per loro…
Il sonno ebbe il sopravvento su di me, interrompendo il flusso di pensieri che mi stava affollando la mente.

Qualcuno mi scrollò vigorosamente, strappandomi troppo presto dal riposo.
Blaziken? Absol?
Schiusi gli occhi un poco, cercando di sopportare la luce accecante prodotta dai neon sul soffitto.
No. Non poteva essere un mio pokémon. Erano tutti nelle loro sfere.
Finalmente riuscii ad aprire completamente gli occhi.
Mary era a pochi metri da me, mi dava le spalle. E si stava allontanando.
Poteva avermi svegliato lei? Perché mai…
Merda.
Saranno già le tre.
Mi alzai a fatica, provocando uno sbuffo di polvere dalle coperte.
La mia mano sfiorò per caso una ragnatela, che subito cercai di allontanare da me con un gesto secco.
Sarebbe stata una lunga giornata.
Tra l’altro, mi resi conto, dovevamo ripulire completamente quel posto, prima di poterci ricoverare i feriti. E Mary, con loro, avrebbe avuto un bel daffare, essendo l’unica tra di noi con qualche capacità medica.
Guardai il braccio ingessato sorretto dalla benda, sospirando.
Dovevo riuscire a non essere un peso per nessuno. Se le cose si fossero messe male e non avessi avuto modo di scappare, sarei dovuto rimanere indietro per dar tempo agli altri di scappare.
Uscii dal dormitorio, accedendo al Laboratorio A.
Al banco di monitoraggio, con gli schermi ancora accesi davanti, Karden stava dormendo con la faccia premuta contro una tastiera. Darkrai, al suo fianco, era vigile, sorvegliando i movimenti della stanza.
Mi sentii a disagio sotto quello sguardo.
Quello era un fottuto pokémon leggendario, non era per niente l’ultimo degli Zigzagoon. Quanto avrò rischiato, attaccando Cresselia con la mia squadra?
Cercai di scacciare l’inquietudine, aggirando il pokémon dalla criniera candida per appoggiare la mano buona sulla spalla del suo Custode, cercando di svegliarlo.
Il suo protetto non si degnò di muoversi al mio passaggio, probabilmente non mi avrebbe attaccato, dopotutto avevano passato le ultime settimane cercando di proteggermi.
Quando Karden, finalmente, sollevò il volto dalla postazione di lavoro, mi spostai nel Laboratorio C, dove Mary, con Cresselia al seguito, stava catalogando gli oggetti riposti negli armadietti metallici che circondavano il tavolo operatorio.
- Mary… devo chiederti ancora una cosa. –
La ragazza dai capelli bruni si voltò di scatto, con un pacco di guanti in lattice stretto in mano.
Ripresi a parlare dopo un attimo di indecisione. – Il mio Swellow non è in grado di aiutarmi, ora come ora. Posso lasciare la sua sfera qui? C’è un posto sicuro dove metterla? –
- Hai già provato a rimetterlo in sesto con la postazione da Centro Pokémon? –
- Non servirebbe a granché, ora. Non ha subito danni di nessun tipo, è solo stremato dal viaggio. Gli bastano solo un paio di giorni di riposo assoluto. –
- Oh… va bene. C’è un cassetto blindato, sotto al bancone lì dietro. Puoi lasciarlo lì. Il codice è 4611. –
- Grazie. – le risposi, dirigendomi verso il bancone per lasciargli in custodia il mio compagno. Avere la sua sfera dietro lo avrebbe messo inutilmente in pericolo, mi dissi.

Ci ritrovammo poco dopo dall’ingresso, con le giacche addosso, pronti a partire.
Avere i due Custodi uno di fianco all’altro mi fece uno strano effetto.
Mary aveva addosso vestiti tecnici, dalle giunture rinforzate da degli spessori. Perfino la sua postura era militareggiante.
Karden, dal canto suo, sembrava essere un uomo scappato di casa. La sua giacca era vecchia, raffazzonata, di almeno due taglie più grandi. Il suo volto era scavato, caratteristica resa ancor più evidente dalla nera barba incolta che gli infestava le guance e il mento.
Ed io mi trovavo in mezzo a quei due fuochi pronti a divampare.
Cosa mai poteva andare storto?
- Sentite… io per l’andata avrò bisogno di un passaggio. Ci dirigeremo a Ceneride, lì recupereremo dei ragazzi che sono stati feriti e li riporteremo qui, per metterli al sicuro… - presi un momento per riflettere – Là incontrerò un uomo di cui mi fido, vi devo chiedere, però, di non mostrarvi a meno che non sia necessario. Qualcuno potrebbe aver ascoltato la nostra conversazione e non vorrei che, se si fosse presentato, vedesse i vostri pokémon. –
Mi stavano ascoltando.
Mi stavano davvero ascoltando.
Come mai lo stavano facendo?
Beh, questo mondo è anche la loro casa, suppongo che un minimo loro ci possano tenere.
I due pokémon leggendari si alzarono in volo, mantenendo tra di loro almeno quattro metri di distanza mentre si dirigevano verso il lontano cumulo di nubi scure che nascondeva alla nostra vista Ceneride.
Se ancora esisteva Ceneride.


Comunicazione di servizio:

C'è la possibilità che nelle prossime settimane a causa degli impegni che mi affollano la settimana non riuscirò a portare un nuovo capitolo alla settimana.
In ogni caso, se dovessi essere impossibilitato a pubblicare, vi avviserò con una settimana di anticipo.
Grazie a tutti per l'attenzione e per essere qui.
   
 
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