Ringrazio
anche solo chi legge.
Levi
si occupa del piccolo Xanxus di soli sette anni.
Il bambino è ancora a casa della madre e attende
l’arrivo del IX°.
Faded
Il
bambino sedeva sul letto, il capo incassato nel largo cappotto.
Dondolava le gambe nel vuoto, sporto in avanti verso Levi.
"Perché
mamma dice che è pericoloso uscire?" chiese.
Guardò
l'uomo a gattoni in terra di fronte a lui.
"Non
c'è mai nessuno per strada, l'ho visto".
"Le
minacce si nascondo" rispose Levi con tono docile.
Xanxus
scese dal letto e gli andò di fronte, guardandolo con il
broncio.
"Non
posso essere degno figlio del Nono, se mi nascondo da persone che
muoiono di fame" protestò.
Levi
abbassò lo sguardo, si tolse la giacca e gliela mise davanti
ai
piedini.
"Il
gregge è subdolo, piccolo boss" rispose.
Xanxus
si sedette sulla giacca, sporse il capo a guardare Levi, le labbra
sporte in un broncio e gli occhi cremisi socchiusi.
"Ma
sono sempre deboli. Non devo avere paura, o il Nono non mi
darà il
mio posto".
Levi
si sdraiò a faccia in giù, appoggiando la guancia
sul pavimento.
"Non
è la loro forza che bisogna temere, ma i loro biechi
sotterfugi.
È la loro stupidità la loro arma peggiore"
ribattè.
Il
bambino si alzò, girò attorno all'uomo e gli
salì sulla schiena.
Raggiunse le spalle, sporse il capo tenendosi con le manine al collo di
Levi.
"Ma
anche se fanno cose stupide, posso batterli".
"Possono
infangare il vostro nome" mormorò Levi, rimettendosi a
gattoni.
Xanxus
si resse con forza, gli poggiò il capo sulla spalla e sporse
le
labbra.
"Facendo
cosa?" chiese.
"Le
voci serpeggiano e il loro veleno lede la fede, corrode i
sogni" rispose Levi.
Xanxus
gli tirò i capelli dalle sfumature verdi.
"Così
non lo capisco, feccia!" protestò.
Levi
ingoiò un basso gemito.
"Le
cattive voci portano alla rivolta".
Xanxus
s'imbrinciò, strisciò in avanti sulla schiena di
Levi sporgendosi
per metà oltre la sua spalla, il viso di fianco a quello
dell'adulto.
"Parlano
male di me?".
"Quando
uscirete, lo faranno" esalò Levi con voce flebile.
Xanxus
gli portò la mano sulla guancia, dimenando le gambine per
restare in
equilibrio.
"Se
non affronto il 'veleno' della feccia, come farò da Boss ad
affrontare le cose peggiori?" chiese.
"Questa
resta la minaccia peggiore. Altro non devi temere con la tua
forza" disse Levi, alzando un po' la voce. Un rivolo di sudore gli
solcò
il viso.
Il
bambino si sporse con la mano verso il rivolo di sudore,
scivolò in
avanti e cadde in piedi davanti a Levi, con il capo incassato nel
cappotto e il
broncio.
"Se
sono forte, non devo temere niente. Oppure non sono davvero
forte".
Levi
lo prese delicatamente in braccio.
"La
forza non è solo bruta stupidità" lo corresse.
Sì sedette per
terra.
Xanxus
gli si accoccolò al petto, sollevò gli occhi
rossi verso di lui.
"Non
mi serve la forza bruta contro le loro bugie, infatti. Mi basta
non crederci".
"Vogliono
sobillare gli altri contro di te, non te" disse Levi.
Xanxus
mugugnò portandosi il dito alle labbra.
"Allora
devo dimostrare a tutti che è falso. Nascondersi
è comunque
inutile".
"Dovreste
svelarvi solo quando la vostra fama vi precederà e quello
è
il mio compito" gli fece presente Levi.
Xanxus
gli poggiò il capo sul petto, ve lo strofinò
scombinando i capelli
neri.
"Che
fama puoi inventarti, se non faccio mai niente?" protestò.
"La
mia fedeltà trascende le apparenze. Vedrete,
costruirò una larga
strada di nobili gesta che potrete attraversare in pompa magna" disse
Levi
con voce un po' rauca.
Xanxus
mugugnò, si scostò e negò. Lo
guardò fisso, il capo affondato nel
cappotto.
"Non
ho intenzione di vivere di bugie. Se vuoi costruirmi una fama, lo
farai sulle mie azioni" decretò.
"Io
posso solo indicarvi la mia via, starà a voi scegliere cosa
fare.
Ai vostri ordini, boss" rispose Levi con voce seria.
Xanxus
gli sorrise, gli poggiò un bacio sulla fronte e
indietreggiò.
"Ti
farò avere cose di cui parlare" promise.
Le
iridi cremisi gli scintillarono, guardò la porta della
stanza.
"E
per farlo, dovrò uscire di casa".