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Autore: kuutamo    08/10/2017    1 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Walking in a graveyard


Il vecchio cimitero dei fondatori era esattamente come lo ricordava nel suo sogno, o nei suoi ricordi? Danaë non riusciva proprio a ricordare perché era stata lì, e soprattutto se c’era stata davvero.

Come promesso, Damon l’aveva accompagnata nel bosco e da lì avevano camminato un bel pò a piedi prima di raggiungere il posto. Era abbandonato da molti anni, ma ovviamente per lei era molto affascinante, come ogni cosa antica.

“Bonnie mi ha detto che anche la tua famiglia qui ha una cappella”

“Sì, la mia amata famigliola giace insieme appassionatamente in quella cripta laggiù infondo” indicò il punto, mettendoci un pò troppa enfasi.

“Fammi indovinare, eri un incompreso?” provò a dire ironicamente. Nonostante la voglia di lasciarsi andare, tendeva sempre a fermarsi un momento prima, a non esagerare, a non superare limiti che non la competevano.

Il vampiro si voltò, l’espressione statica non suggeriva nulla di buono. Tutto quello che disse fu:

“Già” scoccandole un’occhiata prima di voltarsi di nuovo.

“Senti, era per sdrammatizzare. Io non so davvero come stanno le cose. Tu, Stefan, non conosco la vostra storia e neanche ho premura di saperla se voi non volete aprirvi con me” disse tutto d’un fiato. Se c’era una cosa che non voleva che accadesse, era risultare invadente e appiccicosa.

“Perché ti interessa, ad ogni modo?” Damon era così, sempre sospettoso ed inquieto. Sembrava addirittura che dopo il risveglio di Danaë avesse fatto dei passi indietro.

“Tanto per cominciare voi sapete molto più di me che io di voi, stiamo lavorando insieme e credo che la fiducia reciproca sia importante” lui ascoltò soppesando il tutto.

“E?” Aggiunse lui.

“E poi vorrei capire perché sei sempre tanto arrabbiato”

Damon sbottò in una grassa, genuina risata che sembrò durare interi minuti. La ragazza stava iniziando a pensare di aver detto qualcosa di diverso rispetto a ciò che aveva pensato. Arrossì.

“Perché sono così arrabbiato? Ragazzina, ci vorrebbe una saga per raccontare tutto e comunque non sarebbe abbastanza esaustivo. Magari un’altra volta eh? Magari davanti a un bourbon, doppio. Per ora ti basti sapere che no, non ero affatto un incompreso. Mio padre si divertiva un mondo a picchiare me e Stefan quando eravamo dei piccoli fragili angioletti. Sono diventato un incompreso dal momento in cui non ho avuto la possibilità di ucciderlo” affermò serio voltandosi in un pericoloso sorriso verso Danaë. In quel momento aveva proprio l’aria di un maniaco fuori di testa.

“O-ok. Senz’altro vinci per chi sta messo peggio in materia <>” alzò le mani lei.

“Padre assente!” scommise il vampiro con un gesto della mano.

“Direi più inesistente, ma te la do per buona” era strano come ormai quella parola non le faceva più male come un tempo. Tutto il peso di quella enorme assenza si era lentamente dissolto negli anni. Ad un certo punto aveva capito di non avere bisogno di quella figura nella sua vita, semplicemente.

“Siamo arrivati” annunciò il vampiro.

“É lei - affermò Danaë - è identica al sogno” studiava l’antica costruzione. Poi si avvicinò alla fiancata, afferrò i rami delle rampicanti e si fece largo con le mani. La targa aveva una scritta in pietra verde che diceva ‘Moloc’. Era nel posto giusto.

“Bene, vediamo quanti topi ci sono qui dentro”

“Che schifo - disse con disgusto, poi mise il palmo della mano in direzione del cancello della cripta - Phasmatos tribum, melan veras, et vasa quisa, exu quisa” quest’ultimo si aprì, o meglio cadde rovinosamente sul terreno.

“Stai diventando brava eh? Che noia, così mi togli tutto il divertimento, l’avventura, il brivido dell’esplorazione”

“Pensavi davvero che una cripta di una congrega non avesse un sigillo a proteggerla?” era realmente stupita.

“Ok, sei intelligente e astuta, contenta?” glie la diede vinta lui spostando di lato l’ammasso di ferraglia.

“Sinceramente ho un pò paura di scoprire cosa c’è qui dentro”

“Buuuuuh” mimò il vampiro arcuando le dita della mani.

“Nel senso che non ho il migliore dei presentimenti.. Damon, e se i miei ricordi fossero stati compromessi, è possibile?” gli chiese.

“Certo è possibile, nel tuo caso molto probabile. Insomma, non ti ricordavi di questo posto, ma poi il tuo inconscio lo ha riportato indietro a te. È possibile che qualcuno te lo abbia tenuto nascosto di proposito”

“Fammi indovinare, come il mangia-cancella-scappa? Per quale motivo nascondermi un ricordo?- si chiese tra sé e sé mentre si guardava intorno - Lux” accese una piccola fiammella al centro della stanza. Ora era molto meglio.

“Perché diavolo Bon-bon non usa mai questo trucchetto? È molto più pratico che farmi portare in giro una torcia” si lamentò Damon.

“Guarda, sono tutte date molto vecchie: 1845, 1867, 1912..”

Ma chi era tutta quella gente? E perché mai non le aveva mai sentite nominare?

“Nessun nome ti è familiare?” le chiese lui.

“No.. Tranne questa Meredith, che porta lo stesso nome di mia nonna. Io non capisco.. Perché mai tutta la mia discendenza dovrebbe trovarsi in questa cripta tranne mia nonna?” sbottò innervosita.

Damon sembrò rifletterci su per qualche secondo, poi fece un giro tra i loculi per leggere i nomi.

“Fammi indovinare, tua nonna è l’unico membro della tua famiglia sepolto nel nuovo cimitero?”

“Come fai saperlo?” lo guardò stupita.

“E non ci sono state altre morti prima di quella di tua nonna Meredith, giusto?” domandò ancora.

“Non che io ricordi”

“Allora è chiaro come il sole, Naë - disse beandosi della sua intuizione - Le tue antenate sono qui perché sono streghe, una congrega rimane insieme, giusto? Ma che succede se la congrega non è unita?”

“Non ne ho idea, vieni al punto per favore?” s’infervori lei.

“A mio avviso tua nonna era destinata ad essere sepolta qui con le sue sorelle, vedi? C’è anche il loculo vuoto - indicò un buco nero in basso davanti ai suoi stivali - ma.. Prima di morire ti ha rivelato l’esistenza della magia e dei tuoi poteri, così facendo credo abbia fatto arrabbiare queste balde signorine”

“Perché mai non avrebbe dovuto dirmi dei miei poteri?”

“Beh, devo ammettere che sì, questo è strano. Ma il fatto che tua nonna non sia qui con le altre sono sicuro che abbia a che fare con te” disse indicandola con fare curioso. Le si avvicinò girandole intorno, osservandola come si fa con una bestia rara in gabbia.

Danaë lo guardava e di rimando si voltava quando perdeva il contatto visivo.

“Tu non sei una semplice strega, sei una banshee, una vila, chi più ne ha più ne metta. Riesci a fare cose mai viste prima, ad usare l’espressione senza morirne e per di più qualcuno vuole ucciderti perché vuole il tuo potere..”

“E te” aggiunse lei.

“Come?” chiese Damon perdendo il filo del suo discorso.

“La strega vuole anche te” precisò di nuovo la ragazza. Lui non vi badò.

“Secondo me la tua famigliola di streghette non voleva che tu scoprissi la tua vera natura, tua nonna gli è andata contro e puff.. il suo loculo è rimasto vuoto. Devo dire che però la vecchia Meredith ci ha guadagnato, il nuovo cimitero ha molti più comfort, illuminazione notturna. Ora che ci penso è molto difficile non essere scoperti..” divagò Damon.

“È una cosa orribile. Chi mai farebbe questo ad una persona che sta per morire, negarle di riposare dove le spetta?” disse con rabbia.

“È davvero questo che ti preoccupa realmente? Danaë tu sei pericolosa” le disse guardandola negli occhi, la prima volta dopo tanto tempo. Le strinse le braccia all’altezza delle spalle e aggiunse:

“Sai fare cose che non ho mai visto fare a nessuno, neanche Bonnie nei suoi momenti più creepy riesce ad essere tanto agghiacciante. Devi stare attenta”

Danaë era totalmente rapita da ciò che stava dicendo, ora se ne rendeva conto. Il fatto è che era successo tutto così velocemente che aveva dovuto abituarsi in fretta ad essere il fenomeno da baraccone, quella di cui non si sa nulla. Dopotutto, conosceva la magia da pochissimo tempo, e per accettarla aveva impiegato davvero molto. Aveva dovuto capire che quella era una parte di sé e accettarla. Ora aveva capito che tutto questo era una parte molto pericolosa della sua vita e avrebbe mentito a se stessa fingendo di non esserne spaventata.

“Non voglio essere un mostro” confessò lei.

Il vampiro inarcò le sopracciglia.

“Mi hai salvato la vita, ti assicuro che non sei affatto un mostro”

“Questi poteri che ho, l’espressione.. Tutti voi ne parlate come se fossero il male assoluto. Io non so se posso controllarli”

“Puoi farlo, ci sei già riuscita una volta” cercò di rassicurarla.

“Ti sbagli - Danaë abbassò lo sguardo - quando ho risucchiato quell’incantesimo fuori da te, non so quanto di me è riuscita a controllarlo effettivamente e quanto esso abbia controllato me a sua volta. Era come se già conoscesse come farsi strada dentro di me.. Ed io ho una paura fottuta dal momento che non so perché diavolo sono riuscita ad usare un tipo di magia che non conoscevo!”

“Beh, mia dolce Regan, ognuno di noi è almeno un pò malvagio. Non devi per forza sognare di squartare scoiattoli da bambina o essere me per essere cattiva. È l’ossimoro onnipresente, come lo Yin e lo Yang, il bene e il male sono complementari in ogni essere vivente. È una cosa in cui credo fermamente”

“Non posso che essere d’accordo con te, d’altra parte è evidente che io lo sia. Devo essere sincera: quando tu e Stefan eravate a terra in quel parcheggio, non riuscivo a pensare ad altro se non a quale fosse il modo migliore d’infliggere dolore ai sacerdoti e alla strega” confessò sconsolata.

Damon sorrise compiaciuto.

“Cos’è, volevi essere dei buoni? Il lato oscuro non è poi così male, te lo assicuro”

“Io sono dei buoni! Certo, non ho mai detto di essere una santa, ma l’espressione non mi piace. Spero di non doverla usare mai più..”

“Ti conviene ragazzina, anche perché la prossima volta ti chiuderò letteralmente nei sotterranei se proverai di nuovo ad usarla. Oppure in questa cripta” disse serio.

A quel punto lei gli si avvicinò con un sorriso sghembo e aria di sfida, quasi a schernirlo.

“Credi davvero di avere qualche possibilità contro di me? Se avessi saputo prima di cosa potevo essere capace, quella notte non ti avrei permesso quasi di uccidermi”

“Quella notte.. - ricordò il vampiro - quella notte tu volevi morire. Non mi hai mai detto perché”

“Cosa te lo fa pensare?” gli domandò Danaë.

“L’ho letto nei tuoi occhi, eri persa. Completamente” si stavano guardando intensamente, ognuno impegnato a non far cadere maschere, non lasciar trasparire emozioni di alcun tipo.

“Sono ancora persa. Questo non significa che avrei voluto morire”

“Sarà, ma non ti credo”

“Pensala come vuoi, Damon” concluse lei voltandosi.

 

Il vampiro continuò a guardare le sue spalle mentre si spostavano per la cripta lugubre e piena di ragnatele ovunque. Doveva ammettere che era un osso duro. Posò gli occhi sui suoi capelli, in particolare sulla ciocca che aveva perso tutto il pigmento del suo colore naturale diventando bianca. Più la guardava e più si rendeva conto di quanto lei fosse incredibile, una forza della natura. Potente, bellissima.

Sapeva anche però che poteva farsi molto, molto male. Se c’era una cosa che aveva imparato in tutti quegli anni, era che chi possedeva troppo potere era irrimediabilmente in pericolo.

 

“Prima non stavo scherzando - disse sommessamente Damon - dovrai stare attenta”

“Lo sarò” disse lei con gratitudine.

Si guardarono di nuovo. Erano in sintonia, il tipo di sintonia che lascia che siano gli sguardi a parlare, per cui imbarazzanti parole non sono necessarie.

“E poi ci sarai tu a proteggermi, non è vero?” lo provocò con tono ironico.

“Esatto” confermò lui stando al suo gioco.

 

Sapevano perfettamente di poter fare affidamento l’uno sull’altra. Non importava quando Danaë fosse più forte di Damon in realtà. Lui l’avrebbe protetta, anche se non ce n’era alcuna necessità, anche solo per farle dispetto. Lei lo avrebbe protetto perché così le comandava il suo cuore, che si faceva sempre più ingombrante sotto quelle costole.

E non c’era bisogno di alcun grazie per sancire quel tacito accordo, sapevano che potevano contare l’una sull’altro e questo bastava.

 

“Damon, guarda” Danaë lo distrasse dai suoi pensieri.

Gli stava indicando il loculo proprio vicino a quello vuoto, segno che sicuramente chiunque vi fosse seppellito probabilmente era morto prima della vecchia Meredith.

“Tamara Moloc, deceduta nel 1998”

“Moloc, questo è il tuo cognome?” chiese lui sentendo il curioso cognome.

“Sì, l’ho cambiato molto tempo fa, rinunciando a quello di mio padre. Viene dalla parola malachite, una pietra”

“Verde per caso?” chiese ancora più curioso Damon.

“Sì, è una pietra di trasformazione. Perché?” gli domandò.

“Curiosità. Se la memoria non m’inganna tua nonna era solita portare al collo una collana con una pietra verde” si sforzò.

“É esatto - confermò Danaë - Eri suo amico? Non mi sorprenderebbe che tu la conoscessi”

“Amico.. Diciamo che nel corso degli anni le ho chiesto due, forse tre favori. Sai, qui a Mystic Falls ce n’è sempre una nuova”

“Capisco. E le stavi simpatico?”

“Di solito alle streghe noi vampiri non piacciamo molto..” iniziò.

“Quindi tu piaci ancor meno dei normali vampiri.. Spero tu non le abbia mai fatto del male, per il tuo bene” lo guardò torva, avendo sentito raccontare in giro dei suoi metodi di negoziazione non troppo delicati.

“Parola di scout, ho sempre fatto il bravo vampiro” disse mettendosi una mano sulla fronte.

“Spero per te che questa sia la verità. Comunque, questa Tamara ha all’incirca l’età di mia madre, potrebbe essere mia zia” rifletté lei.

“Purtroppo su questo punto non posso esserti molto d’aiuto, ma sono sicuro che Stefan ricorderà la tua famiglia. La sua testa è come una specie di schedario, conosce almeno il nome di ogni individuo di questa città. Non dirlo in giro, ma tra i due è lui il vero maniaco”

Danaë rise divertita.

“Sto finalmente iniziando a capire chi dei due fratelli è il caos - sottolineò guardando il vampiro davanti a sé - e chi la pace”

“Yin e Yang, te l’ho detto. Ora torniamo a casa, chiediamo al mio fratellino di fare mente locale e con un pò di fortuna forse Bonnie potrebbe anche riuscire a sbloccare i tuoi ricordi”

“Lo spero” disse seguendolo fuori dalla cappella. La luce li investì prepotentemente riportandoli nella realtà. Fece un profondo respiro, lì dentro l’aria era rarefatta, si sentiva che nessuno vi entrava da molto tempo. Poi si voltò a guardarla di nuovo: per quanto fosse piccola, la cappella sembrava imponente, con le sue pietra larghe e ruvide a proteggerla.

“È strano non sapere da dove si viene, che posto occupiamo nel mondo. Una volta credevo di saperlo, ma ora?”

Il vampiro la guardò comprensivo. Lei gli dava le spalle, mentre stringendosi fra le sue stesse braccia diceva quel pensiero ad alta voce.

Anche se non riusciva a vedere il suo sguardo, gli sembrò di nuovo un’anima persa, proprio come la prima volta che l’aveva incontrata.

Damon tornò sui suoi passi sul sentiero di aghi di pino, si tolse la giacca di pelle e le si avvicinò posandogliela cautamente sulle spalle. Poi le sollevò i capelli da sotto il capo e glie li adagiò sulla schiena.

Danaë voltò il capo, i loro occhi erano molto vicini: da quella distanza non potevi mentire, potevi solo essere te stesso.

“So che probabilmente questa non sarà una cosa che farai con piacere, ma forse è arrivato il momento di rintracciare tua madre”

Gli occhi della ragazza s’indurirono.

“Lei non serve a niente qui. La nonna mi ha detto che ha rinunciato alla magia tanto tempo fa”

“Ammettendo che questa sia davvero la verità, tua madre è in ogni caso l’unica persona in grado di dirti di più su tutta questa storia. Potrebbe farti sentire meno persa, Danaë. Ma questo lo sai anche tu, non è vero?” le chiese retoricamente.

 

La ragazza strinse a sé il giubbotto.

Damon aveva ragione e questo la irritava tremendamente.

 

 
  
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