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Autore: Yuki Delleran    10/10/2017    1 recensioni
Era andato da Keith in qualità di nuovo leader di Voltron, mettendo a nudo le sue insicurezze, e ne era uscito con un invito a non badarci.
Era frustrante e anche un po’ avvilente.
[Missing moment della 3x06. Klance estabilished relationship.]
Questa fanfic partecipa all'iniziativa “Artist Meets Artist” a cura di Fanwriter.it
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rating: giallo
Personaggi: Keith Kogane, Lance McClain
Pairings: Keith/Lance
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Missing moment dell'episodio 6 della S3. Klance estabilished relationship.
Beta:
Word count:
1177




« E, Lance...? Lascia la matematica a Pidge. »
Un sorriso, il sibilo della porta automatica che si chiudeva e si era trovato solo nel corridoio.
Lance rilasciò il respiro, rilassò le spalle e si avviò verso la sua stanza.
Solo quando si ritrovò disteso sul letto, nel silenzio e nella penombra, il tumulto che aveva provato iniziò a placarsi. Andare da Keith lo aveva messo in agitazione, poteva anche trattarsi del suo ragazzo, ma quello era un problema che andava al di là del loro rapporto personale. Era andato da Keith in qualità di nuovo leader di Voltron, mettendo a nudo le sue insicurezze, e ne era uscito con un invito a non badarci.
Mentre ci ripensava, il sorriso svanì lentamente dal suo volto. Il mignolo della sua mano sinistra, sollevata davanti al volto, era ancora lì come monito.
Keith non l’aveva rassicurato riguardo la sua effettiva utilità nel team, non gli aveva mostrato un ruolo che poteva essere solo suo, come in fondo aveva sperato. No, gli aveva solo detto di non preoccuparsi e lasciare che altri badassero al problema. Era frustrante e anche un po’ avvilente.
Lance era perfettamente consapevole di non essere una presenza indispensabile nella squadra, ed era pronto a farsi da parte qualora fosse stato necessario, ma questo lo portava a chiedersi che senso avesse avuto il suo ruolo fin dall'inizio, perché il Leone Blu avesse scelto lui quando aveva a disposizione elementi ben più validi.
Era una domanda senza risposta, ormai Blue non gli avrebbe più parlato.
Un leggero bussare alla porta lo distrasse da quei pensieri pessimistici e gli bastò sfiorare un pulsante perché si aprisse.
Nell'ingresso apparve la sagoma di Keith, identica a come l'aveva lasciata poco prima. Solo il suo sguardo era diverso, determinato ma più gentile.
Lance si alzò per andargli incontro, pronto a chiedere se fosse successo qualcosa, se ci fosse stato un attacco anche se gli allarmi non avevano suonato, ma Keith alzò subito una mano.
« Lasciami parlare, poi potrai dire quello che vuoi. »
Lance lo fissò per un attimo, stupito, ma annuì e si sedette sul letto in silenzio.
« Forse può sembrare che abbia preso alla leggera i tuoi dubbi o che ritenga che non siano importanti, ma non è così. So benissimo che non si tratta di qualcosa che può essere liquidato con una battuta e una scrollata di spalle, me ne sono reso conto nel momento stesso in cui sei uscito, e il motivo è che io mi sento allo stesso modo. Il Leone Nero mi ha scelto come suo pilota e posso comprendere la necessità della squadra di avere un leader, ma è qualcosa che non posso fare. »
Keith abbassò lo sguardo e Lance si chiese se quello non fosse l’ennesimo rifiuto delle responsabilità che gli erano cascate tra capo e collo, nient’altro che il bis di quanto accaduto in precedenza, ma il discorso non era concluso.
Keith si sedette accanto a lui e proseguì in tono leggermente più basso.
« Non posso farcela da solo. Sappiamo entrambi che non sono portato per comandare una squadra, l’abbiamo visto su Thayserix. Ho rischiato di ucciderci tutti. »
« Per colpa di Lotor! » protestò Lance.
« Per colpa mia e della mia testardaggine. Se non fosse stato per te, probabilmente non saremmo qui a parlarne.»
Keith cercò la sua mano, intrecciando le dita con le proprie.
« Quello che sto cercando di dire, è che ho bisogno di te, qui e là fuori. Non posso farcela da solo e non c’è nessun altro su cui possa fare tanto affidamento sotto il fuoco nemico. »
Lance accolse quella stretta, accennando un sorriso in risposta. Keith non era certo il tipo da discorsi melensi o da sdolcinatezze gratuite, quindi era certo che, se gli stava parlando in quel modo, era ciò che sentiva davvero. Stava però tralasciando qualcosa di troppo importante.
« E Shiro? É su di lui che dovresti fare affidamento, com'è sempre stato. »
Keith deviò appena lo sguardo di lato e accennò a lasciare la sua mano. Lance però non glielo lasciò fare, serrando la presa sulle dita. Se Keith diceva di avere bisogno di lui, allora non lo avrebbe lasciato andare.
« Ti mentirei se dicessi che ho un piano per sistemare tutto. La verità è che non ho la più pallida idea di quello che succederà da qui in poi, ma una cosa è certa: tu fai parte di questo team e se devo essere il leader, allora ti voglio al mio fianco. »
Non era il tono di chi stava facendo una richiesta: Keith si era abituato fin troppo facilmente a dare ordini, ma in questo caso Lance non aveva davvero nulla da obiettare. Men che meno quando sentì la sua mano libera posarsi sulla propria nuca e guidarlo in un bacio che si fece via via più coinvolgente.
Keith gli circondò il collo con le braccia e si lasciò cadere all'indietro sul materasso, trascinando Lance con sé.
« Non azzardarti a lasciarmi indietro. Non pensarci nemmeno. Capito? »
La sua voce gli giungeva in lievi sussurri, tra un bacio e l’altro, perdendo a poco a poco il tono di comando, fino a farlo somigliare a una richiesta di aiuto. Non l’avrebbe mai detto esplicitamente, ma Lance riconobbe, dietro quelle parole, tutti i timori che agitavano il suo animo. Vi scoprì le stesse paure che minavano i propri pensieri e capì finalmente che nessuno gli avrebbe dato le risposte che cercava. Nessuno le possedeva, potevano solamente andare avanti insieme, facendosi forza l’un l’altro e affrontando le prove che si sarebbero trovati davanti.
Quella notte Lance amò Keith con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Era andato in cerca di appoggio e consolazione e si era ritrovato tra le braccia un groviglio tremante di emozioni a stento tenute a bada, che si aggrappava a lui come un’ancora di salvezza. Lo faceva sentire desiderato e necessario.
Keith si lasciò amare, permettendo per la prima volta a sè stesso di mostrare le proprie debolezze e a Lance di scoprire quel lato che aveva così disperatamente bisogno di lui.
Quando si abbandonarono sulle lenzuola, esausti e ancora leggermente ansimanti, Keith si rannicchiò contro di lui, appoggiando la testa sul suo petto. Lance lo tenne stretto e gli posò un bacio leggero sui capelli.
Il silenzio si protrasse, interrotto solamente dai loro respiri, fino a quando fu Keith stesso a spezzarlo.
« Ti senti meglio? » chiese sommessamente, il tono velato dalla passata preoccupazione.
Lance sorrise appena, mentre gli allontanava una ciocca scura dagli occhi con un gesto delicato.
« Molto meglio, grazie per avermi permesso di capire. »
« Grazie per esserti confidato con me. »
La carezza si trasformò in un bacio sulla fronte, seguito da una risatina leggera.
« Non potevo sperare in un confidente migliore. Ottimo lavoro, team leader! »

***

« Ci servono più informazioni. »
« Hai ragione. Prendi il Leone Nero. Io resterò di supporto con Coran al castello. »
« Keith, sei sicuro? »
« Sono sicuro. »        

   
 
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