Guarda il cielo…
“Guarda il cielo, e sarò lì…”
Il sussurro
ti sfiora il volto come un anelito di vento, trasportato dal ricordo di una
voce calda, eppure così tante volte fredda.
La Luna si
riflette sulle onde, tonda come la tua pancia nascosta da una camicetta bianca,
troppo leggera per la brezza di questa notte.
Lontano,
solo il rumore dei clacson, una radio che trasmette una canzone d’amore di
vecchia data, gli schiamazzi di qualche ubriaco e l’abbaiare di un cane.
Troppo
leggeri per coprire il tu-tum dei
vostri due cuori. Il tuo, lento e rilassato. Il suo, più veloce e impaziente di
uscire alla vita. Sono i tuoi sensi affinati che te lo fanno sentire;
normalmente, una madre non ci riuscirebbe con il proprio udito.
Sai che
quando nascerà, farà male. Non fisicamente, ma anche spiritualmente. Perché
potrai osservare degli occhi, dei lineamenti che probabilmente apparterranno
ormai solo alla tua memoria.
Sai bene
che lui non tornerà. Non puoi fare a meno di sperarlo, ma lui non tornerà. È
stato già tanto che abbia scelto te
invece della tua cara amica.
Non te ne
sei mai stupita abbastanza. Non hai mai smesso di esserne felice.
Per questo
hai deciso che non avresti ucciso la creatura che porti in grembo, quando l’hai
scoperto. È l’unico collegamento che potrai avere con lui. Un ricordo
tangibile, un amore infinito.
Ha
distrutto un tuo sogno, o l’ha solo rimandato; ma ne ha creato un altro.
“Sarò tra le stelle più brillanti…
guarda il cielo, e sarò lì…”
Una goccia
ti cade sulla mano candida; no, non è pioggia. È una lacrima, sfuggita ai tuoi
occhi di cacao al ricordo di quelle parole, di quel calore, di quell’amore.
Nessuno ti
ha poi amata come ha fatto lui. Nessuno sarà più in grado di farlo.
La memoria
del suo corpo sopra il tuo è ancora vivido in te, ne sfoggi il segno tangibile.
Quante
volte ormai ti chiedono chi sia il padre? Ed è quasi impossibile rispondere.
Come spiegare?
Lo senti
che calcia, sorridi e accarezzi la pancia con una mano. Presto sarà tutto tuo.
Vorresti
poterglielo dire. Forse tornerebbe. Forse no. Non ha mai avuto l’aria di essere
tagliato a fare il padre.
Un brivido,
capisci che è meglio tornare in casa, al caldo. Ma il cielo ti ipnotizza,
perché sai che lui è là, da qualche
parte.
“Guarda il cielo, Minto… guarda il
cielo…e ricordati che ti amo…”
E mentre
altre lacrime sgorgavano dai suoi occhi, Minto Aizawa continuò a guardare il
cielo, chiedendosi se anche Kisshu Ikisatashi stava facendo lo stesso.
Fine
In realtà, non so cosa sia questa fic. So solo che è l’una
e venticinque della notte mentre scrivo queste note finali, ed ho iniziato la
fiction venti minuti fa. Che record.
È successo per caso. Ho riletto delle vecchie mie fanfic
su TMM, un fandom che praticamente quasi tutti
pensavano avessi abbandonato, poi ho aperto una nuova pagina Word ed ho
iniziato a scrivere. All’inizio, pensavo di scrivere una solita, vecchia
Ryo/Ichigo. Invece, all’ultimo ho deciso che sarebbe diventata una Minto/Kisshu.
Pairing insolito, ma lo ritrovate in molte mie fic ^^ (o almeno credo. Ve l’ho
detto, sono secoli che non guardo più MewMew xD)
Spero che vi sia piaciuta, anche se non ha né capo, né coda,
né un senso o un verso logico. Ma è tardi, che ci volete fare, ed ho appena
finito di guardare Camp Rock ^^
Dedicato in particolare alla mia speciale sorellona
Izayoi007, che credo sarà molto contenta e stupita di ciò (ma l’avvertirò con
un sms adesso ^^)
Confido nei vostri commenti, e chiudo prima che le note
diventino più lunghe della storia xD
Con affetto,
Hypnotic Poison