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Autore: Andy Black    10/10/2017    0 recensioni
Un uomo senza scrupoli dona ad un altro uomo senza scrupoli l'opportunità di tornare nel suo tempo, dal quale era stato bandito, imprigionato ed incatenato in una cella d'un tempio di mille anni prima. Lionell Weaves tornerà nel presente carico d'odio, pronto per consumare la vendetta che bramava da tempo nei confronti della figlia, oracolo e cristallo di Arceus, secondo le sue fonti. Il suo obiettivo è sempre lo stesso: uccidere sua figlia Rachel e recuperare il cristallo di Arceus, da consegnare al malvagio Xavier Solomon. Tuttavia l'intera Unione Lega Pokémon avrà qualcosa in contrario e farà di tutto per fronteggiare la minaccia di un mondo senza un dio.
[Diversi personaggi][OldrivalShipping, CandleShipping, SpecialJewelShipping e tanto altro][Storia con linguaggio volgare e parti violente];
Buona lettura;
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Green, N, Nuovo personaggio, Silver, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Manga, Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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34. Castigo pt. 3
 
 
- Sinnoh, Nevepoli, Snowflake -
 
Alla vista di Gardenia, ma soprattutto quella di Marisio, Camilla si sollevò da quello stato d’allerta, anche se solo per un’istante.
Marisio era il Capopalestra di Violapoli e vederlo lì significava che la cavalleria da Johto era in procinto d’arrivare.
Poi poggiò lo sguardo di nuovo sulla ragazza di Evopoli, e ricordò che i loro cuori dividevano una capanna.
Quei due hanno passato la notte assieme, qui a Sinnoh…, aveva ragionato la Campionessa, mentre quelli si avvicinavano a lei e a Bianca. Guardò gli occhi di Marisio e li ricordava quando si spalancavano, dopo i baci passionali che si davano, diversi anni prima.
“Situazione?” domandò lui, serio in viso. Tra le mani era già pronta la sfera di Lucario.
“Quello è lo Snowflake, il Cristallo è al suo interno e i soldati che lo difendono sono quasi tutti morti” rispose prontamente Camilla, camminando rapidamente verso lo stabilimento. Marisio l’affiancò, lasciando indietro Bianca e Gardenia, che si strinsero dolcemente la mano.
Le due erano molto amiche e il cuore batteva con lo stesso panico nei loro petti.
“La delegazione di Johto?” chiese la bionda, facendo osservando il suo Glaceon correre in avanti.
“Sono appena partiti con un Quinjet. Non so quanto ci metteranno. Ho sentito Risetta e lo stato d’agitazione sull’aereo è particolarmente elevato. Molti non erano pronti…”.
“Hanno attaccato all’alba…” replicò Gardenia, anch’essa con una sfera in mano.
“Qual è il piano?” domandò ancora l’unico uomo. Camilla guardò Bianca per un attimo e lasciò a lei l’onere di rispondergli, con un breve cenno del capo.
“Dobbiamo superare le linee nemiche… dobbiamo difendere la cassaforte e gli ultimi superstiti”.
“Ci hanno attaccate!” replicò subito Bianca. “Questi Pokémon vogliono uccidere gli Allenatori! Sono assassini!”.
Gardenia sospirò. Il freddo, in quella radura innevata, stava raggiungendo delle temperature rigidissime ma la neve era sciolta dal sangue che colava a fiotti dai corpi incolpevoli dei soldati che difendevano il bunker.
Camilla accelerò e capì che non poteva utilizzare metodi morbidi: quelli erano carnefici.
“Garchomp!” urlò, allertando il suo Pokémon non appena arrivati alle spalle dell’orda. I primi avversari che avevano a portata di mano, che attaccavano con attacchi a distanza, erano principalmente dei Pokémon di tipo fuoco ed elettrici. Fu proprio la Campionessa a prendersi la briga di aprire una breccia.
“Marisio e Bianca, dovete oltrepassare il muro e dare manforte davanti!” aveva urlato la donna. Gardenia spalancò gli occhi. “E io?!”.
“Tu mi servi qui” sussurrò la bionda. La Capopalestra di Evopoli strinse la sfera di Torterra e premette il dispositivo di rilascio, guardando il grosso tartarugone apparirle davanti.
Quel clima non lo favoriva.
“Strategia?!” urlò poi la rossa, confusa.
“Ci devi proteggere, Gardenia! Questi avversari non fanno distinzione tra Pokémon e persone e saremmo sicuramente bersagli facili se impegnati a lottare”.
“Io sono la contraerea…” sorrise amaramente lei. “Bene!”.
Dragofuria!” ordinò poi la Campionessa al Garchomp, che vide avvicinarsi un esemplare di Electabuzz e un paio di Manectric, assieme a  un Heatmor e uno Chandelure.
“Sono troppi!” esclamò Gardenia, guardando il Pokémon della donna che aveva accanto attaccare senza fronzoli i due Manectric.
“Non andare nel panico!” aveva esclamato l’altra. “Penso a tutto io! Tu proteggici!”.
La Capopalestra annuì, col cuore che batteva forte. Aveva però vissuto sulla sua stessa pelle il costo dell’inesperienza, anni prima, assieme alle sue colleghe.
Pensò per un attimo a Platinum Berlitz, a come aveva aiutato a sconfiggere Plutinio quando tutto era perduto e al fatto che fosse stato proprio il suo Cherrim uno dei grandi aiuti che aveva ricevuto per compiere quell’impresa.
Vide Chandelure attaccare in direzione di Camilla con delle fiamme azzurre. Doveva intercettare quelle mosse ma ovviamente, contro dei Pokémon di tipo fuoco, Torterra non avrebbe avuto vita lunga. Doveva agire d’astuzia.
Riconobbe la mossa: era Fuocofatuo.
Gardenia aveva studiato tanto e sapeva come quella fosse una mossa impossibile da evitare. L’attacco era chiaramente rivolto a Camilla, calcolando la traiettoria. Avrebbe avuto effetti totalmente debilitanti, sulla Campionessa, ed essendo quella l’ariete di sfondamento della resistenza lei avrebbe dovuto fare di tutto per evitare che le succedesse qualcosa.
Tuttavia non era così eroica da mettersi di mezzo e lasciarsi colpire.
“Torterra, con le liane!” ordinò, puntando il dito contro il malcapitato Electabuzz, che a sua volta attaccò, inutilmente, il Pokémon Continente.
L’elettricità non aveva effetto su di lui.
Il Pokémon comprese il piano e intercettò l’offensiva di Chandelure proprio col corpo dell’avversario, che venne ricoperto dalle fiamme blu.
“Ottimo lavoro! Terremoto!” urlò poi Camilla, saltando con Gardenia su Torterra.
L’effetto fu forte, e creò una grossa spaccatura tra la neve.
 
“È arrivata la Campionessa” sorrise Malva, al centro dell’orda. I grossi occhialoni che la proteggevano dalla neve le aderivano sul volto e le schiacciavano i capelli, segnati da lunghe e sinuose onde rubine.
Lionell annuiva e rimaneva in silenzio, guardando la strenua resistenza degli avversari.
“Come la goccia sulla roccia. Lenta e inesorabile”.
Linda si staccò rapida e attraversò l’esercito in orizzontale, col volto preoccupato.
Li vedeva, quei due, correre sul lato sinistro.
“Fermateli!” urlò poi, puntando il dito contro di loro.
 
Marisio e Bianca sobbalzarono.
La donna soprattutto, preoccupata per la decina di avversari che si era staccata dal corpo principale.
“Non preoccuparti” la rassicurò l’altro, continuando a correre dritto. Stavano per raggiungere il lato esterno dello Snowflake ma sapevano che avrebbero dovuto trovare un modo per aggirare gli aggressori.
E non era semplice, se non altro perché erano in schiacciante inferiorità numerica.
“Come passiamo davanti a tutte queste persone? Dovremmo farlo anche in fretta…” osservò Bianca, un passo dietro a Marisio. Lui chiuse per un momento gli occhi e sorrise, riaprendoli subito dopo.
“L’aura?! Hai visto l’aura?!” aveva domandato quella, elettrizzata e contemporaneamente impaurita.
“Sì” annuì Marisio. “Ma non la loro”.
 
“State pronti sul lato destro!” aveva urlato Camilla, tramite il PokéKron.
Gli occhi di Gardenia scrutarono i boschi al lato della struttura, prima di spostarsi veloci sulla figura del suo uomo.
Era ancora vivo.
“Non devi avere paura per lui” disse Camilla, sospirando. “È uno degli Allenatori più capaci che conosco. Johto è una piazza perfetta per lui”.
L’altra si perse nel suo sguardo, per qualche secondo. Sapeva dei trascorsi di quei due e, anche se appartenevano al passato, la gelosia nei confronti di quella bellissima Allenatrice, assai più capace di lei, più alta, dai capelli più lunghi e dall’aria assai più professionale esplodeva come un fuoco d’artificio.
Tuttavia quel pensiero, quel veloce pensiero che serpeggiava fastidioso nella sua mente, esplose via come una bolla di sapone.
“Lo so” rispose alla Campionessa.
Si voltò poi a destra, guardando un grosso Bastiodon caricare la folla armata.
“Ferruccio” sorrise la Capopalestra di Ebanopoli, quasi rinfrancata.
 
“È questo il momento!” esclamò Marisio, tirando fuori la sfera di Lucario.
Bianca lo guardò preoccupata.
“Seguimi!” urlò ancora quello, lanciando la sfera davanti a lui. Lucario affondò le zampe nella neve.
La Capopalestra, che peraltro giocava in casa, sapeva che l’effetto sorpresa dato dall’attacco quasi suicida di Ferruccio avrebbe sbilanciato l’attacco congiunto dei nemici, lasciando manovra d’attacco.
Palmoforza!” urlò Marisio, mimando l’attacco del suo Pokémon. Quello si prese un secondo per raccogliere la concentrazione necessaria e colpì l’aria con una forte manata.
Fu bastevole per sbilanciare i nemici e creare un po’ di strada.
“Vai Bianca!”.
Froslass avvolse la sua Alllenatrice con la forza psichica e si concentrò. Molti di quegli sgherri presero a correrle contro, prima che Marisio le saltasse davanti e che Lucario attaccasse nuovamente con Palmoforza.
 
“Si stanno facendo strada…” sussurrò a se stessa Gardenia.
“Attenta agli attacchi!” aveva invece urlato Camilla, che puntò il dito contro gli avversari, dando al suo drago il via libera di utilizzare un forte attacco Lanciafiamme.
Gardenia si voltò, quasi distratta dai suoi impegni di scudo, e si rese conto che un grosso Rapidash stesse attraversando il prato alle loro spalle.
Qualcuno lo cavalcava, ma era lontano.
“Attenta!” urlò ancora Camilla. Gardenia ritornò concentrata su Torterra, che intanto indietreggiava sotto i forti colpi di un Machamp.
“Tor-Torterra!” sobbalzò. Sistemò la fascia nei capelli rossicci e sbuffò, cercando di scacciare l’ansia che le cresceva nel petto.
“Fai qualcosa!” ribatté la Campionessa.
“S-sì!”.
Ma si sentiva totalmente paralizzata. La paura di morire era tanta quanta quella di veder morto Marisio. Quelle persone non scherzavano.
Qualcosa sfrecciò sulle loro teste, emettendo poi un verso stridulo e fastidiosissimo.
“Ecco Pedro” sorrise la bionda, vedendo atterrare un Archeops sul tetto.
“Pedro…” ripeté lei, vuota.
Nelle orecchie c’era soltanto il battito del suo cuore, che martellava come una grancassa. Le tempie pulsavano, vedendo il suo uomo penetrare in quel muro umano ostile come una lama calda nel burro.
Aveva paura.
Camilla aveva ammazzato degli uomini e dei Pokémon, pochi secondi prima, e avrebbe continuato a farlo fino a quando quel dannato cristallo non fosse stato messo in salvo.
Le urla la innervosivano, anche se somigliavano più a un vociare nervoso che non riusciva a prendere le sembianze di parole fatte e formate.
Riconobbe che il panico stesse prendendo possesso della sua mente.
Torterra era rintanato nel suo guscio, mentre Machamp lo bersagliava di pugni.
“Gardenia!” aveva esclamato la Campionessa.
Gli occhi di quella di Evopoli si concentrarono poi su Marisio, che continuava, sempre a fatica, a farsi spazio tra la folla agguerrita.
Bianca era due passi dietro di lui, e camminava protetta dalla sua bolla.
“Fallo entrare!” aveva poi urlato, quasi disperata. Ma la Capopalestra di Nevepoli era troppo lontana per poterlo sentire.
“Devo andare lì!” aveva esclamato la donna, spaventata. Le lacrime scivolavano bollenti sulle guance congelate. Fece per muoversi, affondando i boots nella neve, quando la mano di Camilla le afferrò la spalla.
“Dove cazzo credi di andare?!” le aveva urlato in faccia. Gardenia si perse per un attimo nei suoi capelli, nei quali deboli fiocchi di neve erano rimasti incastrati. “Stiamo rischiando il culo, tutti assieme, qui! Smetti di pensare a Marisio e cerca di pensare a te stessa! Quel Torterra tra poco morirà se non farai qualcosa!”.
Era arrabbiata, la Campionessa.
Gardenia, però, non sembrava essere ritornata coi piedi per terra, continuando a guardare fisso la sempre più lenta avanzata del suo uomo, che sgomitava e lottava assieme a Lucario.
“Deve entrare! Bianca!” urlò ancora.
Camilla non ci vide più: la colpì con un violento ceffone al volto.
“Vattene, Gardenia! Qui non ci servi!”.
La Capopalestra di Evopoli rimase in silenzio, mentre il galoppo di quel Rapidash diventava sempre più evidente e distinguibile nella ressa.
La Campionessa non perse ulteriore tempo con quella, spintonandola e voltandosi; diede ordine a Garchomp di utilizzare Iperraggio sulla folla.
 
“Gardenia!” sentirono poi alle spalle.
La donna di Evopoli era in evidente stato confusionale, era riuscita a isolarsi anche in un contesto del genere. Se il panico non l’avesse catturata avrebbe visto Lady Berlitz scendere dal suo Rapidash e ordinargli di usare Rimbalzo contro Machamp.
Ma Gardenia non se ne accorse.
Solo quando la Dexholder le si avvicinò riacquistò la coscienza di cui necessitava per affrontare una situazione così importante.
Davanti agli occhi aveva la rampolla della famiglia più antica e ricca di Sinnoh: Platinum Berlitz, unica legittima detentrice del Pokédex della regione.
Era una ragazza estremamente dolce, con grandi occhi grigi e pelle diafana e delicata. I lunghi capelli neri erano lasciati interamente sciolti, se non per un paio di ciocche ai lati del capo, intrecciate e congiunte dietro la nuca.
Era stretta in un caldissimo soprabito rosa.
“Gardenia” la chiamò ancora quella, con gli occhi spalancati e le guance arrossate per il freddo.
“Lady Berlitz…”.
“Sono qui per dare una mano. Il Professor Rowan mi ha avvertito subito che le cose qui allo Snowflake fossero diventate difficili ma…” si voltò poi, impallidendo sul bianco. “… non mi aspettavo così tanto”.
“Sì… ho visto” rispose l’altra, alzandosi da terra e pulendosi dalla neve.
“Ero a Evopoli, dall’altro ieri… Volevo venire a trovarti in Palestra ma…”.
“Non è il momento!” urlò Camilla. “Almeno tu, Platinum, aiutami!”.
Gardenia sospirò. “Posso aiutare anche io…”.
“Prendi il lato di destra” disse la Campionessa, prima di continuare la strenua resistenza contro i suoi avversari.
La Capopalestra vide il grosso Bastiodon continuare a caricare. Era quasi arrivato davanti al cancello d’ingresso del bunker.
 
“Ci siamo quasi!” aveva urlato Marisio, vedendo a una cinquantina di metri la piccola forza militare che mano a mano cadeva contro i colpi dei mercenari.
“Resistete!” aveva urlato poi Bianca.
Pedro s'era affacciato dal bordo del tetto, col volto stropicciato dal sonno, violentato dal freddo e preoccupato, per tutta quella brutta situazione. Era stretto nel parka blu, coi capelli rossi inumiditi dalla neve. Quel mattino non si era rasato.
Non ne aveva avuto il tempo.
"Papà!" urlò lui, cercando dietro il grosso cranio corazzato di Bastiodon la figura rannicchiata di suo padre.
Era lì, a sfidare il freddo, con soltanto un sottile maglioncino di freddo.
Uomo d'altri tempi, lui. A quelle temperature era stranamente abituato.
Ferruccio si limitò ad alzare il capo, come a mostrare a suo figlio che stesse bene.
"Archeops!" urlò poi il Capopalestra di Mineropoli e quell'antico Pokémon, risvegliato dal rarissimo fossile che aveva trovato nella miniera dove lavorava, si alzò in volo.
Inutili colonne d'acqua e di fuoco s'alzarono per cercare di contrastare la controffensiva.
"Forza, Pedro!" aveva esclamato Marisio.
"Forzantica!".
Il Pokémon Paleouccello spalancò le ali e gridò, prima che i suoi occhi si ricoprissero d'una sinistrissima patina azzurra.
Il terreno davanti all'ingresso dello Snowflake, quindi, cominciò a tremare, e grossi blocchi di roccia si sollevarono, investendo i Pokémon ostili e i propri Allenatori.
"Froslass, ora! Usa Geloraggio prima che quelle pietre crollino!" ordinò Bianca, stupendo a propria volta Marisio.
Fu così che il Pokémon eseguì, e quella colonna ghiacciata andò a cristallizzare la roccia sollevata davanti ai militari, creando un muro.
 
"Hanno pochi secondi!" urlò Camilla.
"Dobbiamo avvicinarci" replicò invece Gardenia, guardandosi attorno. La Campionessa annuì e si guardò attorno. Doveva trovare un modo per aprire una breccia nella barriera umana.
"Come dobbiamo agire?" domandò velocemente Platinum, espirando candido fumo nell'aria insanguinata di quel mattino.
"Potrei rischiare... Potrei usare Dragometeora e vedere cosa succede ma è una mossa troppo difficile per...".
"L'ultima volta fu quasi controproducente..." sospirò Lady Berlitz, facendo segno di no con la testa.
"Io... Io potrei farlo".
Camilla si voltò verso di lei, incuriosita dalle sue parole.
"No, Gardenia... Sei troppo assente" ribatté la Campionessa, indietreggiando di qualche metro mentre il suo Garchomp continuava a combattere alacremente.
"Dovremmo almeno ascoltarla" s'inserì Platinum, cingendosi il polso con la mano libera.
La Campionessa rimase in silenzio, in uno di quei secondi così preziosi, in cui tutto sarebbe potuto cambiare.
 
"Frana!" aveva poi esclamato Pedro, con Archeops che prontamente aveva lasciato crollare quel muro di roccia ghiacciata sui mercenari ringhianti.
Certo, quella barriera avrebbe potuto proteggere in maniera più efficace il piccolo nugolo di soldati ancora vivi ma per quanto ancora sarebbe rimasto in piedi?
C'erano centinaia di Pokémon e persone feriti, davanti lo Snowflake e il modo migliore per proteggere il cristallo era quello di respingere i nemici.
Respingerli con tutte le forze.
Pedro saltò giù dall'edificio, atterrando elegantemente.
"Terremoto!" esclamò poi, col Pokémon fossile che fece tremare la terra.
Ferruccio saltò dal suo Pokémon, facendolo rientrare nella propria sfera e sistemandosi accanto a suo figlio.
Non ci volle molto prima che Marisio e Bianca li affiancassero.
 
Lionell rimase fermo, immobile, mentre la terra tremava.
Pareva quasi che fluttuasse a un metro dalla neve fredda in cui i piedi di tutti affondavano.
"Hanno raggiunto la porta!" esclamò Linda, respirando a bocca aperta.
"Lentamente abbatteremo quel muro... Siamo troppi per loro, e per quanto sono forti non avranno alcuna speranza".
Malva rimaneva in silenzio accanto a lui, aspettando con le braccia conserte.
"Tra poco il Cristallo della Luce sarà mio" sorrise a mezza bocca l'uomo, stretto nel suo lungo cappotto.
 
"Sei sicura?!" esclamò Camilla, avvicinandosi a Gardenia. Quella sbuffò, stanca.
"Sono la cazzo di Capopalestra di Evopoli! So quello che faccio!" s’alterò la rossa, urlando.
La Campionessa sorrise soddisfatta.
“Adoro quando tiri fuori questa verve”.
La guardò, Gardenia, cercando poi uno sguardo d’approvazione nella signorina che aveva accanto. Pulì poi il voltò dalla neve e sospirò, bassa sulle gambe.
“Torterra! Radicalbero!”.
Platinum spalancò gli occhi. Aveva letto di quella mossa soltanto in qualche libro e sapeva che fosse molto difficile da apprendere per i Pokémon, come da gestire per gli Allenatori comuni.
Quando infatti vide Torterra affondare ancor di più le zampe nella neve e ruggire ebbe la reale percezione dell’essenza di quell’Allenatrice: come ogni fiore rimaneva delicato.
Il forte vento poteva strapparle i petali e la pioggia riusciva a piegare il suo stelo.
La neve poteva bruciarlo interamente, lasciandone soltanto lo spettro esterno.
Lo scheletro morto.
Ma bastava poco, un flebile speranza che prendeva le sembianze d’un raggio di luce, fiducia liquida come acqua fresca ed ecco che spaccava l’asfalto per sfoggiare la sua corona profumata.
Il Pokémon Continente lasciò che un’autostrada di radici fuoriuscisse maleducata dalla neve, colpendo tutti gli avversari che incontrava, stritolandoli e uccidendoli schiacciati.
Gardenia guardava la scena concentrata, prima che Platinum la tirasse per il braccio e l’aiutasse a saltare in groppa al Rapidash.
Camilla fece strada, saltando su Garchomp e le due sul Pokémon Cavalfuoco che seguivano, nello sgomento e lo stupore dei cattivi.
Arrivarono davanti alla porta, Gardenia si gettò tra le braccia di Marisio e Camilla sorrise.
“Diamoci dentro”.
   
 
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