Ringrazio
anche solo chi legge.
Inseguendo
un bambino
Uno
sfrigolare proveniva dalla cucina di
Villa Vongola.
Xanxus,
in corridoio lo udì insieme al
fischiettare di Squalo.
Aggrottò
la fronte e si diresse verso la
cucina a passo svelto.
<
Cosa diamine starà cucinando, per
fare questo rumore? > si chiese.
Squalo
girò la frittata con la spatola e
saltellò sul posto, chiudendo il gas.
Xanxus
sorrise appena, osservandolo
sulla soglia.
"Già
alle prese con il pranzo,
feccia?".
Squalo
arrossì e si voltò di scatto,
facendo ondeggiare i lunghi capelli argentei.
"Veramente
questa è la mia
colazione, boss.
Oggi
esco per delle commissioni"
ribatté.
Xanxus
aggrottò la fronte e sciolse le
braccia incrociate, guardandolo con gli occhi cremisi scintillanti.
"Dove
hai intenzione di andare,
spazzatura?" sibilò.
Squalo
gli diede nuovamente le spalle e
recuperò un piatto.
"No
cominciare a polemizzare, Boss
del cazzo. Non ne ho voglia" brontolò.
Xanxus
si sporse e gli si piazzò di
fronte.
"Non
c'è nulla da polemizzare,
infatti. Mi dirai dove vai".
Strinse
le labbra, prese un respiro
profondo.
"E
se hai fatto la colazione anche
per me". Aggiunse, con tono più dolce.
Squalo
mise la frittata sul piatto.
"È
un’omelette francese. Tu non la
mangi...". Iniziò a dire. Sgranò gli occhi e gli
puntò la spatola contro.
"Baka
di un boss. Tu l'hai già
mangiata la mia colazione stamani".
Xanxus
sogghignò, si sporse verso il
piatto e strappò un pezzo della omelette.
"Se
voglio mangiarla, non sarai tu
a vietarmelo" decretò.
Lo
guardò, piegò il capo di lato facendo
ondeggiare la coda di procione tra i capelli.
"Dimmi
dove vai, Squalo".
Squalo
si sporse in avanti e gli pulì il
viso sporco di crema di uovo con un tovagliolino.
"In
libreria. Non ci sono mai stato
e per una volta vorrei avere un libro mio e non da restituire in
biblioteca" rispose.
Xanxus
grugnì, si strofinò il volto e
annuì. Gli indicò con un cenno del capo il piatto.
"Allora
fa colazione e va pure.
Compra tutti i dannati libri che ti pare".
Squalo
si sporse in avanti e lo baciò.
"Agli
ordini" sussurrò.
***
Squalo
sospirò e posò il libro su
un'altra pila di libri. Sollevò una nuvola di polvere e
starnutì. Guardò il
bancone deserto e sospirò.
<
Qui manca solo un libro. Non fatico
a capire il perché.
Almeno
in biblioteca una vecchia
guardiana c'è, qui nemmeno quella. Però sarebbe
inutile rubare > pensò.
"Voooooi! Tutti i libri sono uguali" si
lamentò sbraitando.
Uscì
dal negozio e, a passo di carica,
superò la fontana.
<
Vediamo se hanno una libreria nella
parte nuova del paese > pensò.
Proseguì,
raggiunse dei negozi di
vestiti nuovi, superò un panificio e fischiò
vedendo un cinema.
"Qui
si ragiona. Facciamo bene a
venire sempre qui, anche se è più lontano"
mormorò.
Proseguì
lungo una stradina e un forte
odore di rose gli punse le narici. Assottigliò gli occhi,
voltandosi.
Un
vento primaverile gli scompigliò i
lunghi capelli argentei.
Avanzò
nella direzione di una casa in
marmo, dalle pareti un po' ingrigite. Sul rondone sopra la porta c'era
raffigurato un leone.
Estratte
dalla giacca gialla e nera un
cellulare, telefonando.
"Voiii, Taki. Oggi siete in gita, vero?"
chiese.
"Yo, sensei!" salutò Takeshi.
In
sottofondo si sentivano brusii
confusi.
"Sì,
siamo in giro! Il bambino ci
sta anche facendo fare una strana caccia al tesoro!".
Rise
divertito.
"Ti
serve qualcosa?".
Squalo
sospirò.
"Supporto"
mormorò. La porta
di massiccio legno ciliegio davanti a lui, si socchiuse cigolando.
Takeshi
ridacchiò piano.
"Sempre
disponibile! Che succede di
bello?" domandò.
Voci
confuse e rumori di passi e persone
che correvano si udivano in sottofondo.
"Stai
facendo anche tu una qualche
caccia al tesoro?".
Squalo
entrò e la porta si richiuse
pesantemente alle sue spalle, cercò di forzarla per aprirla.
"Più
un labirinto" ammise.
"Per
non perdersi nei labirinti,
bisogna svoltare sempre nella stessa direzione" spiegò il
ragazzo.
"Con
chi parli?" domandò una
voce femminile in sottofondo.
Squalo
sentì il suono di qualcosa di
ovattato.
"Con
Squalo", udì, in un
brusio, "è successo qualcosa?".
"Tsuna-kun
e Gokudera-kun sono
andati dall'altra parte" disse la ragazza.
Squalo
udì Takeshi sospirare e un
fruscio.
"Eccomi
qua, sensei. Dicevo. Se
prendi la destra, vai sempre a destra, così al ritorno
dovrai sempre andare a
sinistra e non ti perderai; se i muri restano fermi" spiegò.
"Va
bene" rispose Squalo. Fece
una smorfia e avanzò, si udirono dei sibili. Dei rumori
metallici si alzarono
dal cellulare.
"Taki?
Taki?!" chiamo. Chiuse
la chiamata e sospirò.
"È
caduta la linea" si
lamentò. Avanzò lungo un corridoio,
guardò a destra vedendo una finestra. Cercò
di aprirla, ma era bloccata.
Si
voltò verso destra, vedendo una
grande scala di marmo.
"Non
posso andare dove diceva
Taki". Guardò i lampadari che scendevano dal soffitto, erano
sfere di cristallo.
"Voih!
Basta. Torno fuori"
ringhiò. Si voltò e si allontanò verso
la porta.
Sentì
una stretta alla vita trattenerlo,
il bambino alzò gli occhi rossi liquidi.
"Non
te ne andare!" esclamò.
Squalo
si voltò lentamente, sgranando
gli occhi. Socchiuse le labbra, tenendo le braccia allargate e
s'irrigidì,
riconoscendo la figura di Xanxus.
Il
bambino mise il broncio, sporgendosi
sulle punte delle scarpe.
"Vieni
con me" implorò.
"V-va
bene" sussurrò Squalo.
Il
piccolo Xanxus gli sorrise, si scostò
da lui e si aggiustò la camicia stropicciata. Corse verso le
scale, ne salì un
paio e si voltò.
"Vieni
con me" lo invitò.
Squalo
gli corse dietro.
"Boss"
chiamò, seguendolo.
Il
piccolo Xanxus prese a correre lungo
le scale, fino alla cima, dove svoltò verso destra; sparendo
nei corridoi.
Squalo
accelerò, cercando di
raggiungerlo.
Il
bambino era fermo a pochi passi dalle
scale, un gatto bianco si strusciava sulle sue scarpe miagolando
ripetutamente.
Xanxus sollevò il gattino, si sporse verso Squalo e lo
guardò.
"Prendilo".
Squalo
osservò intorno a sé.
<
Ero convinto fossimo andati più
avanti. Sono di nuovo andato alla finestra in cima alla scala... che
è
conficcata nel muro con un arco e dei sedili di pietra. Non
è un dettaglio
tipico dei castelli? E poi perché tutta la casa è
piena di strani geroglifici
rossi > pensò. Si piegò in avanti, facendo
ondeggiare i lunghi capelli
grigi. Prese il micio, sentendo la sua peluria morbida al contatto e lo
cullò.
"Ciao
piccolo. Sai, non dovrei coccolarti,
non vorrei che 'il mio gatto' fosse geloso" sussurrò.
Il
micino gli si accoccolò contro il
petto, iniziando a fare le fusa, tremando leggermente. Il piccolo
Xanxus lo
guardava dal basso, dondolando sulla punta dei piedi.
Squalo
ritrasse la lama, per evitare che
potesse sfiorare il gattino.
"Devo
seguirti ancora?" chiese
al piccolo.
Il
bambino annuì, indicando il fondo del
piano, dove stava una porta.
"Vieni
con me" invitò.
Gli
diede le spalle e riprese a
camminare, fino a raggiungere la porta socchiusa.
Squalo
impallidì.
<
Siamo in fondo al corridoio adesso,
dove ero corso prima! Che diamine sta succedendo! >
sbraitò mentalmente.
"VOOOOIH!
Sta attento
moccioso!" gridò. Aprì la porta con un calcio ed
entrò, muovendo di scatto
la testa a destra e a sinistra.
Seduto
sul letto, stava un giovane uomo
dai lunghi capelli rossi, leggermente ricurvo in avanti con il capo,
che
sfiorava il soffitto. Il bambino raggiunse la mano dell'uomo, gli prese
il dito
indice e lo strinse.
"Lui
è mio padre, il legittimo Nono
Boss dei Vongola".
Squalo
si mise il gatto sulla spalla,
tenendolo con la mano sana e sfoderò la lama, puntandola
davanti a sé.
"Un
altro vecchiaccio?! Quanti
cazzo di Nono Vongola devono ancora uscire? Non ne bastava uno!"
ululò.
Il
giovane dai capelli rossi arcuò
ancora la schiena, guardando Squalo con due occhi blu persico.
"Luigi
Vongola è la mia perla, e
tutto ciò che desidero è vederlo diventare il Re
più forte di questa Famiglia
disastrata" disse.
"Tch! Boss è già il
più forte!" gridò Squalo, gonfiando il
petto.
Il
gattino sulla sua spalla emise una
serie di miagolii, strusciandosi contro il suo collo, affondando il
musetto nei
suoi capelli. Il bambino, seminascosto dietro la mano del giovane, fece
capolino con gli occhi cremisi dilatati.
"Lui
è il mio vero papà. Solo un
Vongola saprebbe cosa significa 'perla'" disse.
"Cos'è
una radice quadrata?"
chiese Squalo e ghignò.
Iniziò
ad avvertire un leggero ronzio
nelle orecchie.
L'omone
rabbrividì, incassando il capo
tra le spalle muscolose, sparendo tra le lunghe ciocche di capelli
rossi. Da
alcune di esse ricaddero delle perle grosse quanto il capo di Squalo,
che
rotolarono ai piedi del giovane tremante.
Squalo
saltò all'indietro, la porta si
era richiusa alle sue spalle. Fu colto da un capogiro, cadde in
ginocchio e
adagiò a terra il gattino, delicatamente.
<
L'aria si sta facendo irrespirabile
> pensò, iniziando ad ansimare.
"Solo
un Vongola teme la
matematica" biascicò.
Il
giovane uomo fece capolino dalla
coltre di capelli rossi, con gli occhi blu liquidi.
"Nessuno
più di me vuole 'la perla
nera' sul trono dei Vongola, perché è la perla
per cui ho dato la vita"
disse, roco.
Squalo
ricadde su un fianco e si
massaggiò la mano sana sugli occhi, vedeva sfocato.
"Boss
non ha bisogno dell'aiuto di
qualcuno che non c'era prima" ringhiò. Sollevò il
capo.
"VOOOI!
Quel boss del cazzo non ha
bisogno dell'aiuto di nessuno!" ruggì.
Il
piccolo Xanxus lo raggiunse, lo
guardò dall'alto con gli occhi cremisi.
"Ho
sempre desiderato un padre che
mi volesse. Non puoi accettarlo?" chiese, in un sussurro.
"Se
lo accettassi...
significherebbe...". Iniziò a dire Squalo, ma
crollò a terra incosciente,
i capelli argentei ricadevano scomposti sul pavimento di marmo grigio.
Un
tonfo risuonò nella stanza, il tetto
prese a crollare sui mobili e sul letto. Il giovane uomo dai capelli
rossi
afferrò il bambino nascondendolo dietro di sé, il
gattino si allontanò da
Squalo, emettendo dei miagolii spaventati, mentre Fiamme del Cielo
invadevano
la stanza, insieme ad un ruggito.
Tre
sfere metalliche sulla parete
iniziarono a liquefarsi, il metallo colò sul muro candido
fino alla lunga
finestra, l'infisso comprendeva dei grandi rettangoli di metallo con
delle
inferriate a ottagono.
Bester
atterrò al centro della stanza,
Xanxus e Takeshi saltarono giù dalla box arma. Takeshi corse
alla parete,
staccò una delle sfere di metallo e la passò da
una mano all'altra.
"Brucia,
brucia, brucia!" si
lamentò.
Xanxus
afferrò Squalo, lo caricò in
spalla e saltò su Bester.
"Muoviti,
Taki!" ringhiò.
Le
figure del bambino e del gatto
scomparvero, mentre due delle due sfere semi-squagliate smettevano di
emanare
una luce rossastra. La terza iniziò a lampeggiare di blu e
la figura dell'uomo
dai capelli rossi cambiò colori. La sua fluente capigliatura
divenne bionda.
Le
pareti iniziarono a bruciare, Bester
lanciò un ruggito facendo sobbalzare Takeshi. Il ragazzo
prese le altre due
sfere facendo sparire la figura del giovane uomo dai fluenti capelli
biondi e
saltò sopra Bester.
Xanxus
strinse Squalo, lanciò uno sguardo
alle sfere in mano allo Yamamoto e grugnì.
"Da
Lussuria, Bester!" ordinò.
****
Xanxus
ringhiava, seduto su un trono
posto di fronte al lettino dell'infermeria dove era steso Squalo.
"Questa
dannata feccia si è
lasciata fottere" borbottò.
Takeshi
ridacchiò, in piedi di fianco a
lui, con le mani incrociate dietro il capo.
"Su,
su. Per fortuna mi aveva
telefonato, così ho potuto avvisarti che si era perso in un
labirinto".
Xanxus
grugnì, lanciando un'occhiata a
Lussuria che armeggiava con le tre sfere metalliche.
"Se
ti avesse detto 'dove' si era
perso, non avrei dovuto girare tutta la parte vecchia e la parte nuova
del
paese solo per trovarlo nella mia vecchia casa".
"Tranquillo,
l'ho quasi liberato
dalle fiamme che lo attanagliavano. Peace
and Love" s'intromise Lussuria.
<
Fisicamente non sembra sia ferito o
gli abbiano fatto del male > pensò.
Xanxus
tornò a fissare Squalo sul
lettino, Takeshi si sporse osservando gli schermi.
"Cos'erano
quelle sfere?"
chiese.
Xanxus
sbuffò, incrociando le braccia.
"Mi
interessa di più sapere che
cazzo di fiamme hanno usato contro il 'mio' Squalo".
"Erano
proiezioni di persone
realmente esistenti, ma facendo riferimento ad aspetti di
età diverse... è il
gatto che mi lascia interdetto" spiegò Lussuria.
Xanxus
socchiuse gli occhi cremisi, che
scintillarono.
"E
le fiamme?" chiese di
nuovo.
Takeshi
strinse le labbra.
<
Sono quasi certo che Xanxus neanche
li abbia guardati, ma Squalo ha seguito un piccolo Xanxus e un gatto da
quello
che sembrava un gigante in crescita. Se però il gatto non
era una proiezione di
qualcuno ... forse rappresentava Bester? > si chiese.
Squalo
si alzò seduto di
scatto, con gli occhi sgranati.
"Voooiiiiiiii!" ululò a pieni
polmoni.
Xanxus
scattò in piedi e
Takeshi sgranò gli occhi, affiancandosi al capezzale del
Varia.
"Sensei!".
"Boss,
un'idiota
pensa che abbiate ancora bisogno di servire un padre padrone!"
sbraitò
Squalo.
Xanxus
inarcò un
sopracciglio, scoppiò a ridere sonoramente. Takeshi
sospirò sollevato, Xanxus
si piegò su Squalo e gli afferrò una ciocca di
capelli.
"Sono
io il Re"
sibilò.