Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: felinala    11/10/2017    15 recensioni
Dal testo:
"Sento i miei compagni di strumento terminare la propria preparazione tra il fruscio degli spartiti e il lieve sfregare delle sedie; faccio altrettanto, appoggiando tranquillamente i fogli nel leggio che mi sosta di fronte senza preoccuparmi di sistemarli meglio.
Li ho portati solo per scaramanzia, in realtà di loro non ho bisogno.
Non da quando sono diventato cieco…"
Terza classificata al contest "Power of music II edizione" indetto da elecorti sul forum efp
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks, Vegeta | Coppie: Pan/Trunks
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nome sul sito e forum: Felinala
Titolo: le stagioni dell'anima
Genere: malinconco sentimentale introspettivo
Personaggi: Pan Trunks Vegeta
prompt: emozione: gioia; strumento: viola
NA: passo di qui brevemente per segnalare che la musica suonata in questo testo da Trunks sono "le quattro stagioni" di Vivaldi;  consiglio di ascoltare almeno il primo minuto dei quattro pezzi ( https://www.youtube.com/watch?v=PvHrMYlZztA ) per meglio entrare nell'atmosfera; inoltre per chi è particolarmente curioso qui: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Le_quattro_stagioni trovate alcune interessanti informazioni su questi brani del buon Vivaldi incluso il titolo originale e la strofa in versi che ho inserito nella storia.... Bene, arrivederci in fondo per i ringraziamenti!^_^  




LE STAGIONI DELL’ANIMA
 





“… E benvenuti a tutti, cari spettatori! A breve inizierà il concerto di beneficienza! Tra pochi istanti, sul palco i nostri bravi musicisti che daranno vita ai quattro concerti  solisti di “il cimento  dell’armonia e dell’invenzione”!... ”
Un leggero brivido mi percorre la schiena nell’udire miss Bucurie presentarci col suo tono allegro: non è la prima volta che gli sguardi di molti mi fissano, ma è la prima volta che salgo su un palco per suonare.
“Nervoso, Trunks?” mi chiede Marron dandomi una leggera pacca sul braccio.
“Un po’…” mormoro leggermente in imbarazzo.
“Oh, andrà tutto bene, dopotutto ci siamo preparati al meglio; piuttosto, lo ricordi il percorso, vero? O…”
 Mi viene risparmiata la fatica di risponderle quando la nostra presentatrice ci annuncia; mi limito quindi a lanciarle un breve sorriso di rassicurazione mentre, dopo aver fatto un respiro profondo, mi avvio, spartiti sotto braccio e il mio strumento tra le mani, insieme alle altre cinque persone che suoneranno insieme a me.
Tra l’eco degli ultimi applausi e il leggero brusio degli spettatori, una voce registrata fuori campo recita i  primi versi che accompagnano da secoli la nostra musica:
 
 
Giunt' è la Primavera e festosetti
La Salutan gl' Augei con lieto canto,
E i fonti allo Spirar de' Zeffiretti
Con dolce mormorio Scorrono intanto:
Vengon' coprendo l'aer di nero amanto
E Lampi, e tuoni ad annuntiarla eletti
Indi tacendo questi, gl' Augelletti
Tornan di nuovo al lor canoro incanto
 
Sento i miei compagni di strumento terminare la propria preparazione tra il fruscio degli spartiti e il lieve sfregare delle sedie; faccio altrettanto, appoggiando tranquillamente i fogli nel leggio che mi sosta di fronte senza preoccuparmi di sistemarli meglio.
Li ho portati solo per scaramanzia, in realtà di loro non ho bisogno.
Non da quando sono diventato cieco…
 
Un altro profondo respiro ed è tempo di suonare: porto la mia preziosa viola nell’incavo tra la spalla e il collo, alzo l’archetto e le note dell’allegra Primavera in mi maggiore cominciano a fluire dentro di me, intorno a me, nell’armonia dei sei strumenti che la suonano.
È un motivo allegro, spensierato… esattamente come lo ero io fino ad alcuni anni fa mi ritrovo a ricordare con serenità.
La vita in fondo mi aveva sempre sorriso: cresciuto negli agi, una famiglia, forse particolare, ma a suo modo unita, potenzialità fisiche fuori dal comune e amici… Sì davvero la vita non poteva andare meglio e io prendevo a piene mani tutto ciò che aveva da offrirmi di bello il mondo, avventure incluse.
Si erano da poco concluse le più pericolose tra le suddette avventure: prima nello spazio alla caccia delle sfere dalla stella nera e la pericolosa lotta contro i draghi malvagi poi; la Terra era ormai in pace e Goku sparito verso mete ignote quando, per la prima volta, una calda mattina di giugno, al risveglio, ebbi un assaggio del buio totale.
Fu allora che la primavera finì.
 
All'inizio non dissi nulla ad anima viva: dopotutto poteva davvero essere una casualità o un breve scherzo della mia immaginazione, complice il mattino e un bicchiere d'alcol di troppo bevuto la sera prima.
Eppure, più scacciavo il pensiero, più una pesante cappa di ansiogeno terrore si faceva strada giorno dopo giorno nel mio animo, scandita da soffocanti, brevi, ma intense stilettate. Un sorrisino amaro mi  sfugge al ricordo, mentre constato la paradossale assurda somiglianza della metafora con l'inizio struggente dell'afosa Estate.
Ma la tempesta era dietro l'angolo e, come il pastore nell'immaginario dell'opera dovette cercare riparo dal nubifragio,  dovetti cercare un aiuto o quantomeno una spiegazione poiché, in un quieto pomeriggio di studio, mi accorsi che il buio stava lentamente tornando: le righe del libro di statistica erano ondulate, a tratti spezzate. Stavo perdendo la vista.
Fu una corsa inutile e logorante quella che mi portò di medico in medico nei seguenti mesi, ma la conclusione fu per tutti la stessa: una malattia rara, forse genetica, stava prendendo il sopravvento sulla mia macula ed era solo questione di tempo prima che la cecità fosse irreversibile e totale.
 
L'autunno dei miei anni giovanili non fu affatto allegro quanto la melodia che ora suono con passione, compiacendomi della coordinazione raggiunta da tutti noi e apprezzando Marron, bravissima nel suo ruolo da primo violino; il mio autunno era una melodia dolceamara, in cui panico e rassegnazione a tratti alterni ottenevano predominio: il volto delle persone care andava osservato e impresso nella memoria per gli anni a venire, i colori, fulgidi nella loro bellezza, facevano male all'anima.
Come ubriaco dormiente trascorsi quei mesi beandomi e struggendomi al contempo del mondo circostante... finché una mattina accadde: aprii gli occhi e fu solo il buio.
 
Per lunghi mesi vuoti avrei voluto lasciarmi andare, la morte era quasi preferibile a quell’esistenza: la mia autonomia, complice l’insicurezza che la mancanza del senso più importante aveva portato, si era drasticamente ridotta e il non potermi muovere liberamente come prima mi rendeva disperatamente irascibile con chiunque; al silenzio che calava in una stanza al mio passaggio, a mia madre, che scossa alternava momenti di tristezza alla ferrea determinazione nel trovare una cura che non c'è, replicavo con astiosa stizza così come scansavo le premure della mia snervante nonna  e della mia inquieta sorellina adolescente.
 
Pensavo davvero di aver toccato il fondo mentre trascorrevo le giornate passando dal letto al divano e rifiutando cibo ed ogni forma d’affetto.
 
Poi, un giorno, mentre lo sferzante vento dell’inverno era nel suo pieno fulgore, la persona più  improbabile visto il suo ignorarmi da quando ero piombato in quello stato, mi diede la prima scossa.
Era primo pomeriggio, me ne stavo sul divano ascoltando la televisione e cercando di comprendere ciò che accadeva in quello scadente telefilm, quando la voce di mio padre mi raggiunse con un ordine perentorio:
 
“Alzati e seguimi.”
 
  
Mi costrinse a seguirlo nella gravity room; lì, appena chiuso il portellone, cominciò ad attaccarmi.
Andò avanti per un tempo indefinito, prima che restassi a terra esausto: mi ero a malapena protetto con le braccia.
 
“Ti decidi a reagire?”
“E come? Pare l’informazione ti sia sfuggita anche se puoi constatarlo da te che a differenza tua non ci vedo!” glielo urlai contro frustrato, ma il fiato mi morì in gola quando mi afferrò sbattendomi contro la parete.
“Io vedo solo un essere che sta cercando di nascondersi, trascurando il fatto di avere altri quattro sensi perfettamente utilizzabili…” mi sibilò contro
“E pensare poi che, a differenza degli altri possiedi anche l’abilità di sentire le aure…”
 
Da allora, scosso dalle sue parole cercai di rialzarmi, capendo che così non potevo trascorrere il resto della mia sicuramente lunga esistenza.
 
Ma la seconda scossa arrivò da te mia cara Pan.
Mentre la pioggia cadeva piano sul terreno ghiacciato ed io,un poco più sereno riuscivo ad avere reazioni meno frustrate nei confronti di chiunque – sì, non mi perdonerò mai di aver trattato male anche e soprattutto te, che cercavi più di tutti di trattarmi come al solito; ho cercato di scacciarti, non credevo di meritarti ancora, ma tu mi capivi – tra le calde coperte e le coccole di una serata oziosa, mi proponesti di cominciare a suonare uno strumento.
 
“Suonare? Io? Lo sai che nemmeno quando ci vedevo avevo molto a che fare con la musica vero? E secondo te come farebbero a insegnarmi scusa?”
“Beh… potresti… stavo pensando che potresti contattare Marron… sai, insegna in maniera amatoriale a suonare il suo strumento, il violino e… beh, dall’incidente che le successe a scuola anni fa ci vede a tratti meno. Pensavo che avendo problemi simili potrebbe aiutarti ecco…”
   
 
Qualche giorno di riflessione e mi dissi che in fondo tentar non poteva poi nuocere molto; e così grazie a te iniziò questa piccola grande passione.
Forse non sarò mai un musicista di grande talento ma so che grazie anche a questa nuova passione, nonché all’affetto costante di tutti voi, la mia vita è tornata piano piano ad una parvenza di normalità.
Ho ripreso ad allenarmi con mio padre.
Ho ripreso ad andare in giro e ho ripreso una vita sociale accettabile seppur con qualche limite.
La mia preziosa viola, scelta per i toni più cupi ma altrettanto melodiosi del violino, accompagna le mie giornate.
E poi ci sei Tu, Pan. Tu e la famiglia che stiamo giorno dopo giorno costruendo.
Ora, dopo questo travagliato percorso, posso dire comunque di essere sereno.
Anzi di più.
Sono felice.
E mentre la Primavera ritorna nella mia vita e sul palco, tra gli applausi del pubblico, sorrido.
Lo so che l’hai capito, lo sento dalla tua aura che spicca in mezzo alle altre, più gioiosa e luminosa.
Hai capito che questa Primavera la sto suonando per te, e che la sto suonando con gioia; per te e... per il nostro piccolo pezzetto di futuro che presto nascerà: per te e per Hope.
 
FINE
 
 
NA
E…. nulla spero solo sia venuta carina, visto anche il mio blocco assurdo…
Mi scuso con la giudice per tutto…. Compreso il ritardo!!!!!
E la ringrazio: senza di te cara Elettra un idea del genere non mi sarebbe mai balzata in testa….
Dedico questo scritto a Mymanga per nessun motivo in particolare se non che è la prima seria con la sua otp: cara lo so lo volevi più allegro ma… ehm… la trama mi è venuta così….^^" (e credo che una vaga idea del perché tu ce l'abbia.....) ma spero ti piaccia lo stesso… (ha l'happy ending eh) e che non sia considerato un missile pure questo... ^_^" ^_-
Grazie a tutti i lettori e scusate per le assenze….
Alla prossima!
Nala
  
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: felinala