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Autore: Oxis    11/10/2017    1 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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10. La magia del Lago

 

Ciaone :)

Dunque, dopo questo capitolo saprete un po’ di più su Kendra. E qualcosa si svilupperà.

Grazie paige95 per le tue parole, grazie grazie grazie mille come al solito :)

Spero che vi piaccia questo capitolo! In realtà non vedo l’ora di postare il prossimo, ma devo aspettare un’altra settimana.

Fate un giro sulla pagina ufficiale di Merlin Italia di cui sono l’editor: Merlin * •Italian Page•* . Troverete le mie grafiche e news sui personaggi della serie e sugli attori, per continuare a far vivere Merlin.

Ci si vede Mercoledì. Non mancate. Siateci. Per forza. 

 

Oxis

 

 

ARTHUR P.O.V.

Artù cadde in ginocchio e si buttò in avanti cercando di resistere al conato di vomito che l’aveva sorpreso. Le sue mani premettero la ferita all’addome insanguinata. Stava perdendo ancora sangue.

– Kendra! – urlò.

L’aveva lasciato indietro. Sperava almeno che riuscisse a seguire il Maledetto.

Si sollevò e si appoggiò a un albero. Gli girava la testa. Un moto di terrore per i suoi compagni lo colse alle viscere e istintivamente dovette resistere a un altro conato.

Prese in mano la spada e proseguì a passi lenti. Non sarebbe tornato indietro, di questo era sicuro.

Sentì un rumore dietro di sé e si voltò per affrontare un maledetto, ma non c’era nessuno. Il buio era troppo fitto, la luna rischiarava debolmente, lasciando enormi zone d’ombra.

Di nuovo un rumore. Questa volta, qualcuno correva verso di lui.

– Artù!

Una sagoma goffa e scoordinata lo raggiunse.

– Merlino! – esclamò, contento di vederlo suo malgrado – Che ci fai qui?

Merlino lo raggiunse ansimando. 

– Dov’è Kendra?

– Ci siamo persi di vista. Non dovevi restare al Castello?

Merlino guardava intorno a sé con agitazione febbrile.

– Torniamo. – disse.

– Neanche per sogno – replicò Artù e riprese a camminare lentamente, tenendosi la ferita con una mano, mentre con l’altra reggeva la spada.

Merlino rinunciò a tentare di ribattere. Nell’ombra pareva molto pensieroso.

Continuarono a camminare per diverso tempo.

Artù era convinto che prima o poi avrebbero trovato qualcosa perché il percorso era segnato: man mano che proseguivano, i segni che qualcuno era passato di lì erano sempre più palesi: erba schiacciata, rami spezzati.

Era una scommessa, ma non potevano fare altro, anche perché Kendra era ancora da qualche parte lì intorno.

Camminavano almeno da un’ora, quando avvistarono il limitare del bosco.

– Ma cosa… – mormorò Artù, accelerando il passo.

Pochi metri davanti a loro, gli alberi finivano. Non si ricordava di quel luogo, era sicuro che il bosco continuasse ancora, eppure era lì da vedere.

Scostarono i rami degli ultimi alberi e Artù sentì Merlino trasalire, mentre rivelarono un enorme spiana che scendeva verso il basso formando una conca.

– Quella cos’è? – chiese Merlino.

Artù gli fece cenno di tacere.

Al centro della spianata, a una cinquantina di metri da loro, si ergeva una torre, non troppo alta ma possente, di pianta esagonale.

 

 

KENDRA P.O.V.

Il colpo alla testa tramortì Kendra, che rimase immobile a terra, stringendo i denti dal dolore.

– Cosa ci fai nella mia proprietà, strega?

Kendra sussultò e alzò la testa.

Il buio le premeva ancora sugli occhi, era come essere cieca.

– Chi sei? – chiese con voce tremante, raggiungendo l’elsa della spada. Si alzò e fronteggiò il nulla, alzando la lama.

– Questa domanda tocca a me farla.

La voce di chi parlava era grave e maschile, molto roca, come se non l’avesse usata da anni.

Kendra spalancò gli occhi più che poté ma senza risultato. Quella era magia, l’aveva avvertita subito. E chiunque potesse scagliare il buio negli occhi di un  ignaro passante, non ispirava fiducia.

– Non vedrai niente, è inutile che ti sforzi.

– Chi sei? – ripeté Kendra.

La voce emise una risata bassa e sarcastica.

– Davvero non mi riconosci? Eppure eri tu che volevi venire da me, non molto tempo fa.

Kendra sentì il cuore fermarsi.

– No. Non può essere…

Il buio si dileguò rapido come era arrivato. La luce della luna inondò la piccola radura in cui si trovavano e illuminò la sagoma di un vecchio, basso e informe.

– Alysian.

La voce di Kendra si spezzò di colpo. Non l’aveva mai visto, ma non poteva sbagliarsi. Era lui. Il più grande mago di tutti i tempi, esattamente come l’aveva descritto suo padre e come Kendra si era sempre immaginata.

– Come sapevi che ti cercavo?

Il vecchio tornò nel cono d’ombra accanto a un albero che non era raggiunto dalla luce lunare.

– Lo sapevo, Dama del Lago.

Se Kendra era sbalordita fino a quel momento, era niente in confronto a quello che provò nell’essere chiamata così. 

Fu come risvegliare un ricordo terribile e ormai sepolto dentro il suo cuore, e riesumandolo, ogni frammento del suo passato si sollevò in aria e la avvolse in una morsa di dolore.

Quando tentò di parlare, la sua voce era un rantolo di rabbia e sofferenza.

– Non chiamarmi così.

Non chiese neanche come facesse a saperlo. Non le importava. Non sentiva quelle parole da anni.

Alzò gli occhi su Alysian e lo vide sorridere.

– Se non sbaglio, questo è il tuo nome.

– Il mio nome – urlò lei – è Kendra.

Aysian uscì dal cono d’ombra.

– Perché mi cercavi? – chiese.

Kendra rimise via la spada e si scostò i capelli dalla fronte. Aveva ancora il cuore impazzito.

– Perché devi togliermela.

Il mago aspettò che fosse lei a dirlo.

– Devi togliermi la magia.

Pronunciare quelle parole ebbe uno strano effetto su Kendra. Aspettava di dirle da quando suo fratello era stato ucciso quindici anni prima da un uomo che indossava la stessa pietra di Sir Covington.

– Perché non sei venuta da me prima? Ti sei affezionata alla magia del Lago?

Kendra estrasse di nuovo la spada e con un passo fulmineo si avvicinò al vecchio e gli puntò la lama al petto.

– Non scherzare con me, vecchio. Lo sai che io sono l’unica persona che può fronteggiarti e uscirne senza un graffio.

Alysian abbassò la punta della spada con due dita.

– Non c’è bisogno di minacce. Io e te siamo più simili di quanto credi.

– Devi togliermela – ripeté Kendra.

– Non hai risposto alla mia domanda.

Kendra si allontanò di un passo.

– Non sono venuta prima perché mio padre era convinto che potessi possedere la magia perché era solo questione di allenamento. Mi ha impedito di cercarti fino ad adesso. E tu questo lo sai. – sentì gli occhi riempirsi di lacrime – Ma io non posso possederla. Non ne sono capace.

Alysian sospirò. Nell’ombra, i tratti del suo viso parvero diabolici. Kendra aveva il corpo in fiamme, sconvolta dall’idea che il momento che aspettava da anni sembrava finalmente arrivato.

– L’hai posseduta fino ad oggi.

– Ma a quale prezzo? – urlò Kendra – Ho ucciso delle persone!

Cercò di fermare le lacrime che le scendevano sulle guance, senza risultato.

– E sono diventata un mostro, insensibile a ogni cosa. Questa magia mi rende insensibile.

– Toglierti i poteri non cambierà quello che è successo.

Kendra chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Sapeva che lui avrebbe detto così e che non sarebbe stato facile convincerlo.

– Un’altra bambina prenderà il mio posto, quando sarà pronta. La storia non si ripeterà.

– Non è ancora finito il tuo tempo, Kendra.

– Alysian – mormorò Kendra – sono qui per implorarti. Non voglio più fare del male a nessuno.

Il vecchio le si avvicinò e le prese il mento con una mano. I suoi occhi erano neri come il buio.

– Io non posso aiutarti. Solo se morirai per mano tua nell’acqua del Lago, esso ti restituirà una morte da essere umano e se chi è con te ti salverà, anche la tua vita tornerà ad essere quella di un essere umano. Ne uscirai libera dalla magia, ma non cancellerai i tuoi crimini. Le tue mani non saranno pulite dal sangue che hai versato. Questo devi ricordartelo.

Kendra registrò quelle parole assorbendole senza muovere un muscolo.

Era quella sua salvezza? La risposta che aspettava di avere da tutta la vita?

– Devo… devo avvicinarmi alla morte per potermi liberare da questa magia? – sussurrò.

Alysian annuì, poi la lasciò di colpo.

– Pensaci due volte.

E senza un’altra parola, il buio offuscò di nuovo la vista di Kendra.

– Aspetta! Devi dirmi cosa devo fare! – urlò sconvolta.

Mulinò la spada intorno a sé, ma non vedeva nulla.

Il terrore si impossessò di nuovo di lei e il dolore che provava accese la miccia della magia che tanto lei si sforzava di mantenere assopita.

Esplose di nuovo intorno a sé e questa volta la reazione istintiva si tramutò in uno scoppio di pianto incontrollabile.

Rimase immobile nell’erba senza riuscire a smettere di singhiozzare, mentre la sua disperazione diventava più densa del buio.

 

 

MERLIN P.O.V.

– Credete che sia qui che vengono portati i Maledetti? – chiese Merlino.

– Più che altro credo che sia qui che vengono loro.

Merlino scrutò la torre in cerca di qualcosa che gli spiegasse cosa stesse succedendo.

L’edificio era imponente e silenzioso, non si sentivano le urla dei Maledetti come si era immaginato.

– Forse non è qui. – ipotizzò.

Artù scosse la testa.

– I segni ci portano fino a qui. Quello che non capisco è: dove sono gli altri Cavalieri di Camelot?

– Saranno tornati indietro.

Merlino osservò di nuovo la torre. Ci sarebbe tornato da solo, senza nessun principe vulnerabile al fianco.

– Anche noi dovremmo tornare indietro. 

Artù si voltò verso di lui, ma prima che potesse parlare, Merlino lo anticipò.

– Non siete in grado di stare in piedi, Sire. Vi riporterò a Camelot.

Vide Artù sul punto di contraddirlo, ma poi annuì.

– Per una volta hai ragione. Andiamo.

Ripresero il cammino. La ferita di Artù aveva smesso di sanguinare e la luna stava lasciando il posto a un grigiore mattutino.

Era appena spuntato il sole, quando la sonnolenza di Merlino venne spazzata via da un rumore.

Qualcuno singhiozzava.

– Lo sentite?

Artù lo precedette, lui lo seguì.

Erano in mezzo una radura e un fagotto nero illuminato dai primi raggi dell’alba sussultava.

Artù estrasse la spada e si avvicinò. E in quel momento, Kendra si voltò verso di lui e lo guardò.

Aveva gli occhi rossi di pianto e le guance bagnate di lacrime. Sembrava che non dormisse da giorni.

Merlino si gettò su di lei per aiutarla a farla alzare, ma lei si avvinghiò alle sue braccia e ricominciò a piangere.

– Kendra.

All’improvviso, il bosco e Artù sparirono intorno a loro e Merlino smise di tentare di allontanare Kendra e la strinse a sé, affondando il viso nei suoi capelli.

   
 
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