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Autore: myqueasysmile    11/10/2017    0 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Arrivai a casa dopo un pomeriggio passato in compagnia di Stefano. Era sabato. Precisamente un sabato sera di fine Novembre.

Salutai mamma e papà, poi salii velocemente di sopra per cambiarmi e tornai di sotto a cenare.
Aiutai la mamma a mettere in tavola le ultime cose, dopodiché mi sedetti al mio posto.
E solo allora notai che sotto al mio piatto era nascosta una busta.

Aspettai che mamma e papà si sedessero, poi la tirai fuori e me la rigirai in mano.
«Cos'è?» chiesi, cercando di immaginare cosa potesse contenere. Era una semplice busta bianca, nessuna scritta all'esterno.

«Oh, aprila e vedrai!» rispose mamma guardandomi e sorridendo.
Aprii piano la busta ed estrassi il contenuto.
Era un biglietto.
Un biglietto aereo! Per Milano.

Lo guardai senza parole, poi alzai gli occhi e guardai i miei genitori, prima uno e poi l'altra.
«L'avete preso voi?» chiesi felice all'idea di riabbracciare finalmente mio fratello.
«Sì, insieme a Marco» rispose papà.
«Grazie!» dissi allora, rimettendo il biglietto al sicuro nella busta.
«Quindi dopo cena fila a farti la valigia» aggiunse mamma.
«Cosa? Domani?» chiesi stupita. Non avevo letto l'orario prima.
Lei annuì «Domani mattina».

Mangiai mentre l'eccitazione mi riempiva dalla testa ai piedi.
Non vedevo l'ora!

Finita la cena filai subito in camera e dopo aver recuperato una valigia cominciai a preparare le cose da portare via.
Poi decisi che avrei dovuto avvisare Gabriele, non potevo farlo per messaggio dicendogli "scusa sai, domani me ne vado". Mi avrebbe lanciato un avada kedavra appena fossi tornata...

Ci pensai un po'.
Era andato con i suoi amici a una festa in un bar del centro, dove mettevano anche musica.
Alla fine decisi che gli avrei fatto una sorpresa. In realtà mi aveva anche chiesto se volessi unirmi a loro, ma io avevo detto di no.
Ora però avevo voglia di dargli subito questa bella notizia!
Certo, sarei stata distante da lui, ma mio fratello mi mancava da morire. Volevo passare del tempo noi due da soli.

Mi cambiai, mettendomi un paio di jeans e una felpa, poi mi infilai le scarpe e recuperai la mia borsa.
Di sotto presi la giacca, indossandola, poi chiesi in prestito la macchina al papà.
Non sarei tornata tardi.
Dopotutto l'indomani avrei dovuto svegliarmi presto per prendere un aereo.

Parcheggiai e scesi dalla macchina, avviandomi verso l'entrata da dove giungeva già la musica ad un volume abbastanza forte.
Entrai e mi guardai intorno, cercando di individuare Gabriele e i suoi amici.
Quando finalmente li vidi, andai verso il loro tavolo.
«Ciao Elisa!» esclamò Daniel vedendomi.
«Ciao!» risposi, mentre lui mi faceva posto sulla panca.
Mi guardai intorno, c'erano anche Matteo e Tommaso. Ma di Gabriele nessuna traccia.
«Gabriele?» chiesi.
«Era qui, è sparito un attimo fa di là» rispose Tommaso indicandomi l'altra stanza oltre il bancone del bar.
«Torno subito» dissi alzandomi, poi mi avviai di là cercandolo tra la gente.

Lo individuai grazie ai suoi capelli e alla sua statura. Mi avvicinai, facendomi spazio tra ragazzi già mezzi ubriachi.

E vidi l'ultima cosa che avrei mai voluto vedere.

Rimasi incredula a guardare, mentre dentro di me sentivo crollare tutto.
Poi finalmente riuscii a staccare gli occhi da quella scena: il mio ragazzo che baciava un'altra. E non un'altra qualunque. Ma "quella" altra.
E capii tutto.
Quella volta al bar, quella maledetta foto, e stasera.
Mi sentii una stupida mentre mi facevo di nuovo spazio per tornare indietro, cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire.
Raggiunsi in fretta l'uscita e spalancai la porta, uscendo a prendere aria.

Mi fermai vicino al muro, cercando di convincermi che andava tutto bene.
Ma non andava tutto bene. Per niente.
Mi sentivo vuota.
«Stai bene?».
Mi voltai trovando un Daniel preoccupato ad un passo da me.
Scossi la testa.
«Cos'è successo?» chiese cautamente.
«Niente» risposi. Mi staccai dal muro e andai verso la macchina, mentre una lacrima riusciva a scappare al mio controllo. Seguita da altre.

Qualcosa si serrò intorno al mio polso, fermandomi.
«Ehi, perché stai scappando?» chiese facendomi voltare.
Vide il mio viso, e sicuramente anche le mie lacrime.
Strattonai il polso, cercando di liberarmi. Volevo andarmene da lì e dimenticare quello che avevo visto.

«Daniel» dissi, cercando di dare alla mia voce un tono normale. Ma quello che mi uscì non era proprio per niente un tono normale.
«Per favore, lasciami andare» aggiunsi abbassando la voce, stanca di tutto.
Ma lui non mi lasciò andare, anzi strinse le braccia intorno a me, abbracciandomi.
«Cosa ti ha fatto?» mormorò.
«Niente, non ditegli che sono stata qui» risposi. E appena mi lasciò corsi alla macchina e tornai a casa.

Non so come, riuscii a salutare i miei senza far loro sospettare nulla. Salii in camera e mi cambiai infilandomi il pigiama, poi spensi il telefono e lo lasciai sulla scrivania.
Infine ricontrollai la valigia, anche se per come mi sentivo avrei potuto benissimo buttarmi dalla finestra, e preparai le ultime cose.
Il tutto mentre lacrime silenziose continuavano a rigarmi le guance. Malgrado cercassi di non pensarci quell'immagine continuava a vorticarmi in testa.
Come aveva potuto farmi questo?

Io non riuscivo a spiegarmelo. Tra noi non era cambiato niente, e io non potevo credere che lui si incontrasse di nascosto con un'altra. Lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere, o sì?
Mi presi la testa tra le mani, poi mi infilai sotto le coperte e spensi la luce.
Volevo solo dimenticare tutto e svegliarmi scoprendo che tutto questo non era successo.

E riecco le lacrime.

Non sarei mai riuscita a dormire così.
Mi alzai, presi l'ipod e mi infilai le cuffie. E feci partire l'unica canzone che sapevo mi avrebbe fatto stare meglio, Happy Ending.
Impostai la ripetizione e tornai a sdraiarmi ascoltandola decine di volte, finché mi fui calmata un po'.
Spensi la musica e tolsi le cuffie, sistemandomi per dormire e finalmente sentii che sarei riuscita ad addormentarmi.

-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-

Appena mi svegliai spegnendo la sveglia mi tornò in mente tutto. Ma stavolta mi sforzai di pensare che presto avrei visto Marco e riuscii ad alzarmi.
Feci colazione, mi vestii e controllai di aver preso tutto quello che mi sarebbe servito.

Un paio d'ore dopo finalmente riabbracciai Marco.
Arrivammo a casa sua già immersi in una piacevole chiacchierata che mi fece dimenticare, almeno per un po', i miei problemi.
Mi fece sistemare nella stanza degli ospiti, piccola ma carina, dove ero stata anche l'anno prima quando ero venuta a trovarlo.
Sistemai le mie cose, poi finalmente mi decisi ad accendere il cellulare.
Dovevo chiamare a casa per dire che ero arrivata, che ero sana e salva, eccetera eccetera.
Ma finora era rimasto spento perché non volevo nemmeno vedere il nome di Gabriele, la verità era che non sapevo cosa avrei fatto e quel viaggio era la cosa migliore che potesse capitarmi in quella situazione.

In realtà dovevo ancora capire come mi sentivo. Ero ferita, ma anche arrabbiata. Il mio cuore era a pezzi, ma la mia mente cercava di sistemare tutto dandomi le mille opzioni possibili sulla scena che avevo visto. La maggior parte delle quali, però, implicava una relazione tra i due. E solo a pensare a una cosa del genere mi saliva una tristezza infinita.

Ignorai i messaggi e le chiamate perse di Gabriele e chiamai subito a casa.
Ma alla fine della telefonata mi arresi e li aprii.

"Buonanotte, Piccola Solitaria ❤"

Questo era il primo, me l'aveva sicuramente mandato la sera prima quando io già avevo spento tutto, e lui non sapeva niente.
Alla fine allora Daniel mi aveva ascoltata!

"Buongiorno, amore. Passiamo del tempo insieme oggi?".

Il secondo. Mandato quella mattina.
Lo fissai, poi mi sentii salire la rabbia.
Come poteva anche solo pensare di baciare un'altra e il giorno dopo stare con me come se niente fosse?

Alla fine aprii anche il terzo.

"Elisa, perché non mi rispondi?
Comunque se ci sei sto venendo a casa tua!"

Sorrisi amaramente. No, non c'ero.
E anche se avesse chiesto spiegazioni ai miei genitori, loro non ne sapevano niente.
Ma lui aveva sicuramente saputo della mia partenza. Questo spiegava il messaggio successivo.

"Non capisco cosa sia successo, perché te ne sei andata senza dirmi niente?
Ti prego, sto impazzendo per cercare di capire. Rispondimi, Piccola Solitaria. Ti amo."

Feci una smorfia e uscii dai messaggi, ma subito il cellulare iniziò a suonare.
Lo lasciai suonare per un po', ma alla fine, visto che non si arrendeva, risposi.

«Pronto?».
"Finalmente! Ciao piccola". Sentii il suo tono sollevato.
«Ciao» risposi con tono neutro.
"Perché finora non mi hai risposto? Stai bene?".
«Perché avevo spento il telefono e non volevo parlarti. E no, non sto bene» risposi sputando fuori la verità.
"Non volevi parlarmi" ripeté "Cosa è successo? Ieri andava tutto bene".
«Andava tutto bene sì, prima di vederti baciare un'altra» risposi mentre mi saliva un groppo in gola.
Lo sentii trattenere il fiato e poi imprecare.
«Per favore, lasciami in pace Gabriele» aggiunsi mentre tornavano a scendermi le lacrime. Sentire la sua voce era ancora più doloroso.
Chiusi la telefonata e lasciai il telefono sul comodino.

Mi asciugai le lacrime e uscii dalla stanza, andando a prendermi un bicchiere d'acqua.
«Allora? Contenta di essere qui?» chiese Marco, incrociandomi in cucina.
Annuii, ma lui mi guardò meglio.
«Ehi, cosa succede Eli?» chiese mentre la sua espressione da tranquilla diventava preoccupata.
«Niente, Marco. Lascia stare» risposi versandomi l'acqua.
Ma i suoi occhi erano ancora puntati su di me «C'entra Gabriele?».
Mi girai a guardarlo, poi riportai lo sguardo sul mio bicchiere e bevvi.

«Qualsiasi cosa sia vedrai che si sistemerà ok?» disse venendo ad abbracciarmi.
Mi aggrappai a lui, mai come in quel momento avevo bisogno di un suo abbraccio.
«Non ne sono sicura» mormorai in risposta.
«Io sì, non voglio dover uccidere il mio migliore amico».
«Tu non lo ucciderai» risposi stringendolo forte a me.
Volevo sentirmi al sicuro, e tra le sue braccia lo ero. Lui non mi avrebbe mai fatto del male.

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E rieccomi qui, con un nuovo capitolo! Ormai siamo quasi alla fine, mancano quattro capitoli soltanto e questa storia sarà completa. *le scende una lacrimuccia*

Approfitto di questo spazio per ringraziare voi tutti che leggete, chi ha recensito, chi ha inserito la storia tra le preferite o le seguite... Grazie davvero, per me significa molto!
  
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