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Autore: roby347    12/10/2017    0 recensioni
È la storia di una ragazza semplice, della porta accanto, che non ha mai amato e che ha vissuto sempre nell'ombra, e di un ragazzo che ha vissuto sempre al massimo e che non ha più una giusta rotta da seguire. Perché amare è anche perdere se stessi e forse nessuno dei due si era mai trovato. È la storia di una semplice ragazza che vive ancora come se fosse una bambina, perché nessuno l'aveva mai fatta sentire donna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Il colloquio era alle tre del pomeriggio e Roberta sostava con la macchina della sorella sotto l'edificio prestabilito pensando a come agire.

Infine aveva deciso che l'idea di Valentina non era sbagliata. Come primo lavoro si poteva pure accettare. Ma seduta nell'auto non era più così decisa. E l'ostacolo che non riusciva proprio a sormontare era la timidezza. Avrebbe preferito rimanere nel suo bozzolo d'innocenza piuttosto che dover affrontare quel patibolo. Ma doveva affrontarlo, doveva perché a casa sua la crisi economica di cui tanto parlavano i giornali non era soltanto un argomento di discussione capace di riempire le ricche tavole delle grandi famiglie italiane. Arrivare alla fine del mese stava diventando sempre più complicato, e le volte che lei e sua madre si recavano al supermercato con i soldi contati sempre più frequenti. Oltre che fuggire da una realtà in cui non si sentiva più bene, voleva contribuire portando soldi a casa, non nascondendo inoltre il desiderio di conquistare una piccola indipendenza economica.

Finalmente trovò coraggio e decise di parcheggiare. Dopo un lungo respiro, iniziò a camminare sicura, abbastanza, di se stessa. Entrata nel palazzo dalle vetrate aperte fu accolta da un uomo anziano, basso e con i capelli bianchi.

"Posso esserle d'aiuto, bella signorina?"

"Sì. Stavo cercando l'ufficio del signor Ludovico Marvagli. Avevo prefissato un colloquio per quest'orario.". Le parole uscirono dalla bocca di Roberta tutto di un fiato. L'agitazione iniziava a crescerle in petto e a farle tremare le mani. Ogni situazione nuova la rendeva insicura, e riusciva a concentrare le sue forze solo nella quotidianità.

"Secondo piano, terza porta a sinistra." Il vecchietto sorrise e le indicò con un dito le ante dell'ascensore. "E' sicura di voler disputare questo incontro?" Lo strano guardiano continuava a sorridere, ma ora l'espressione sembrava spenta. Ingenuamente, non capendo il significato di ciò che le aveva chiesto, Roberta lasciò quella domanda senza una risposta e si avviò.

Appena spinto il pulsante, le porte dell'ascensore si spalancarono su di un vano elegante, circondato da specchi opachi e luce suffusa. L'intero elevatore profumava di un gradevole aroma di lavanda, che ebbe il potere di tranquillizzarla per pochi istanti, almeno fino a quando le porte dell'ascensore non si aprirono di nuovo e ben presto si ritrovò davanti alla soglia dell'ufficio indicatole dal portiere al piano terra. All'interno della stanza vi era un uomo che aveva già oltrepassato la cinquantina, stempiato e dal viso rubicondo. Non aveva ancora notato la presenza di Roberta, impegnato a leggere dei documenti sparsi sulla scrivania.

Roberta bussò con le nocche sulla porta. "Salve, è pe..permesso?" La voce le era uscita alquanto tremolante e dentro di sé cercò di imporsi calma e serenità. Immaginalo in una situazione strana, per esempio al bagno, erano queste le parole di Valentina che le ritornavano in mente. Sembrava un consiglio sciocco al momento, ma sembrò funzionare.

"Deve essere la signorina Salvati lei, non è vero?" L'uomo non aveva neanche sollevato lo sguardo nel pronunciare quelle parole. "La stavo aspettando impaziente. Mi presento, mi chiamo Ludovico Marvagli. Prego si accomodi." Mentre Roberta percorse il breve tragitto, che la separava dalle poltrone poste accanto alla scrivania, il signor Marvagli puntò il suo sguardo dritto verso di lei.

"Bene, bene. Come le ho già detto la stavo aspettando impaziente. Leggendo il suo curriculum sono rimasto veramente colpito."

Strano, pensò Roberta, non avendo intrapreso ancora alcuna esperienza lavorativa. "Devo essere sincera e dirle che mi trovo alquanto impacciata al momento. E' il mio primo colloquio di lavoro e non saprei proprio da dove cominciare." Sedendosi, l'ansia che l'aveva pervasa fino a quel momento sembrò affievolirsi leggermente.

"Non si preoccupi. Sono noto a tutti per la mia abilità nel mettere a proprio agio le persone. Vede, ho il pregio di essere sempre molto diretto e arrivare al punto della questione, mantenendo il rigore e l'educazione che ogni rapporto umano impone." Lo sguardo del signor Marvagli continuava a rimanere fisso e penetrante.

"Sono fortunata allora. Ci sono persone che parlano dei propri colloqui come delle esperienze da dimenticare."

"Mi complimento per il sorriso, come d'altronde per tutto il resto. Avevo visto la foto del suo curriculum ed ero ansioso di ehm, come dire, conoscerla.". Ludovico iniziò a scrutarla dall'alto verso il basso molto lentamente e, alzandosi dalla sua sedia, fece il giro della scrivania, ponendosi vicino a Roberta, i cui battiti cardiaci avevano iniziato ad aumentare in modo incontrollato. Le parole del signor Marvagli le sembravano alquanto spudorate e inappropriate per un uomo che si vantava di mettere a proprio agio le persone.

"Sarà questo un incontro un po' particolare, giacché per adesso voglio descriverle nei dettagli il lavoro e come io desidero che sia svolto." Ludovico si appoggiò alla scrivania, molto vicino alla ragazza, tanto da sfiorarle una gamba. "Sono un uomo che ha dedicato la propria vita al lavoro, sacrificando il concetto di famiglia, decidendo quindi di non farmene una. Per far funzionare la società, sono disposto a mettere in gioco tutto me stesso, trascorrendo molte notti in piedi a pensare e pensare." Prendendosi una pausa, Roberta distaccò momentaneamente gli occhi, un po' confusa.

"Mi piacciono molto le finte timide, ma adesso torna a guardarmi gentilmente."

Roberta sgranò gli occhi, sbalordita per il percorso che la conversazione stava prendendo. "Ma..."

"Ti prego fammi finire." Disse sbrigativo e in modo abbastanza maleducato. "Nel corso degli anni ho avuto diverse collaboratrici, tutte molto contente del proprio lavoro. Mi piace intraprendere un rapporto lavorativo affiatato, dove una stretta collaborazione prevale su tutto il resto."

Roberta non si trovava per nulla a proprio agio in quella conversazione e in quel preciso momento avrebbe voluto essere ovunque ma non in quell'edificio, non accanto a quell'uomo.

"Pago molto bene le mie assistenti, perché da loro pretendo che siano a disposizione in qualsiasi momento del giorno e della notte. Mi capisce?" Il signor Marvagli allungò una mano per accarezzarle una ciocca di capelli ma Roberta infastidita si allontanò prontamente.

"Inizio a non seguirla sinceramente." Il tono di voce era agitato e un pizzico preoccupato.

"Sarebbe troppo sfacciato da parte mia chiederle di alzarsi? Voglio essere molto chiaro con lei. Mi piace circondarmi di persone di bell'aspetto.".

"Mi scusi la franchezza, ma sono alquanto sicura di non essere interessata al lavoro." Uno sguardo accusatorio e contrariato apparve sul volto della ragazza, che decisa si alzò dalla sedia per poter andare via.

"Guardi che lei sta fraintendendo. Ritorni seduta, perché le assicuro che le sta per sfuggire una grande opportunità.".

"Può darsi." Roberta voltò le spalle al signor Marvagli e a tutto il suo mondo, sicura di non volerne far parte.

  
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