Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    13/10/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Draghi a Nord
 
Tutti i soldati della corona, tra cui Cappe Dorate, Guardie Reali e tutto l’esercito Lannister, furono convocati nel Campo di Baelor, ossia nell’enorme spazio lasciato vuoto in memoria della tragedia del Tempio di Baelor, dove risiedeva l’antica costruzione prima di venire rasa al suolo dall’altofuoco. Walter aveva fatto ripulire tutto e aveva consacrato quel luogo nell’eterno silenzio e rispetto. Era abbastanza grande per ospitare tutte le truppe, le quali, si ritrovarono dinnanzi ad un individuo che potevano ben riconoscere e alla famosa madre dei draghi, penetrata in città pochi giorni prima insieme ai suoi alleati. Il primo che prese la parola dinnanzi a tutti quegli sguardi diffidenti e curiosi, fu lo stesso Walter. – Alcuni giorni fa è arrivato un corvo ed ha portato questo – disse alzando la mano al cielo per mostrare il pezzo di carta e permettendo a tutte le file di soldati di passarselo tra loro per leggerne il contenuto. – Proviene dalla Cittadella. A quanto pare, i Grandi Maestri hanno lanciato un allarme a tutti e sette i regni. Come potete constatare, nel messaggio c’è scritto qualcosa di ben preciso: tutti gli uomini che sappiano utilizzare le armi, che si tratti scudieri, di cavalieri, di arcieri o solamente di chi lo pratica per passatempo, sono chiamati a combattere a Nord contro la minaccia degli estranei, i quali si stanno avvicinando sempre più alla Barriera. Siete tutti chiamati a lasciare da parte la casata o il lord che servite, per allearvi insieme contro il pericolo imminente della morte.
- Dov’è la regina Cersei? – chiese improvvisamente uno dei soldati.
- Già, che fine ha fatto la nostra regina?
- Perché ci state parlando voi??
- La vostra regina è morta – rispose Walter.
- Allora siete un assassino! Un usurpatore!! – esclamò il primo di tanti, sfoderando la spada, poco prima di ricordarsi che accanto a Walter e alla madre dei draghi vi fosse un drago dall’aspetto alquanto minaccioso che li osservava come se li volesse incenerire all’istante.
- Ritengo che sia dovere che loro sappiano qualcosa di alquanto fondamentale, Walter: state parlando al legittimo erede del trono di spade. Avete davanti il figlio del principe Rhaegar Targaryen. Non un usurpatore come la regina che servivate! – esclamò la ragazza lanciando a quegli uomini uno sguardo di fuoco.
- L’unica prova che abbiamo di quello che dite, sono i suoi occhi?? – chiese uno dei cavalieri con tono strafottente. – Inoltre, noi abbiamo già giurato fedeltà ad una regina.
- Ad una regina morta – commentò di nuovo Daenerys. – Se non avete intenzione di seguirci a Nord per combattere la Battaglia Finale, avrete modo di provare cosa significa non essere un Targaryen e prendere fuoco.
- No – disse prontamente Walter voltandosi verso di lei.
La ragazza lo guardò confusa. – Ma Walter, devono imparare che non ci facciamo trattare come farabutti, né che ci lasciamo mettere i piedi sopra. È l’unico modo …
- Non è l’unico modo. Te lo garantisco – disse lui poggiando la mano sopra la sua e accennandole un sorriso per rassicurarla. Poi si voltò di nuovo verso le truppe. – Non rischierò di certo di prendere fuoco di nuovo solo per dimostrarvi chi sono e per convincervi a scegliere me come nuovo “re” da seguire, ora che la vostra regina è morta. Tuttavia vi faccio presente che l’unica Lannister, e l’unica reale, rimasta al vostro comando era Cersei. Ora che è morta, non avete nessuno da proteggere e da cui dipendere. È vero, avete qualcuno da vendicare, ma nessuno che vi sta ordinando di farlo. Siete le truppe Lannister e della corona, giusto? Come potete agire e prendere qualsiasi decisione se non ci sono né Lannister, né reali che ve lo comandano? Lord Tyrion si è alleato alla madre dei draghi, la valorosa Daenerys; mentre ser Jaime è fuggito rinnegando la sua fede alla corona. Tutti gli altri sono morti: Tommen, Myrcella, Joffrey, Tywin … Dunque, ora, chi avete intenzione di servire? Volete rimanere anime errabonde e diventare mercenari o volete combattere per una giusta causa? Prima che arrivasse quel messaggio dalla Cittadella, mi chiedevo come vi avrei convinto ad allearvi a me e al Nord; ma ora ho un aiuto in più, una prova in più grazie a questo messaggio. Ciò che dicono i Maestri viene sempre seguito ed è sempre ritenuto vero, a prescindere da ciò che affermino coloro dai quali dipendete. Perciò, a prescindere da chi io sia, a prescindere dal fatto che potete credere o no che io sia il figlio del principe Rhaegar, c’è qualcosa di più importante. Ci sono dei fatti che dimostrano che il motivo per il quale voglio che vi alleiate a me, non è nulla da poco. Non si tratta di seguire un re legittimo o no, si tratta di sconfiggere la morte e di evitare che i sette regni divengano una deserta distesa di ghiaccio e che le vostre mogli e i vostri figli siano trasformati in degli essere privi di vita e di anima in breve tempo. Dunque, qual è la vostra decisione? Nessuno verrà incenerito se rifiuterete – affermò Walter osservandoli tutti e bucando i loro volti con il suo sguardo.
I cavalieri si guardarono tutti tra loro, si scambiarono sguardi intimoriti, alcuni dubbiosi, altri decisi. Dopo qualche minuto, uno di loro, scelto come portavoce di tutti, si avvicinò di qualche passo a Walter. – Combatteremo con il Nord.
- Bene. Le carrozze sono tutte pronte – poi si voltò verso Daenerys e le sorrise. – Mettiamoci in marcia.
 
NightFlame era sdraiato sulla neve insieme a Spettro. Jon, che passava di lì, li notò e sorrise avvicinandosi. Il ragazzo si accovacciò e accarezzò il pelo prima di uno, poi dell’altro. – Finalmente l’inverno è arrivato, ragazzi.
Jon continuò ad accarezzarli, fin quando NightFlame, improvvisamente, come risvegliato da un lungo sogno, scattò in piedi e cominciò a correre, allontanandosi da Grande Inverno. Jon lo guardò sconvolto e provò a richiamarlo. Non si è mai allontanato da Grande Inverno pur di aspettarlo … non sarà che …? pensò il ragazzo continuando a guardare il metalupo che si allontanava.
 
Walter stava camminando affianco a Daenerys. Oramai i loro piedi sprofondavano nella neve. Walter sorrise guardando le impronte che lasciavano e constatando che erano vicini, oramai. L’inverno è finalmente arrivato, Ned. Pensò nostalgico. Intanto, Daenerys, accanto a lui, si stringeva sempre più nella sua pelliccia fatta su misura, emettendo delle nuvolette di aria condensata ogni volta che respirava. – Sei certo che sia sicuro approdare direttamente a Grande Inverno, nella tua vecchia casa? Non vi erano i Bolton pochi mesi fa?
- Le notizie che ho ricevuto riguardo la battaglia tra Jon e Ramsey erano chiare. Mio cugino ha vinto la battaglia e si è ripreso casa nostra, proprio come speravo. Non potrei essere più fiero di lui. Perciò non temere: incontreremo solo nostri alleati a Grande Inverno.
- Bene.
Walter si voltò verso di lei con sguardo divertito. In quel momento, così bassa e infagottata, le sembrava quasi una bambina indifesa, invece che la splendida regina coraggiosa e sicura di sé come appariva di solito. Le appoggiò una mano sulla testa e le scompigliò i capelli.
- Cosa stai facendo?? – gli chiese lei sconvolta.
- No niente, ho l’impressione che non ti abituerai facilmente a questo clima.
- Tu non hai pellicce addosso. Sei vestito più pesante rispetto ad Approdo, certo, ma io non mi azzarderei mai ad andare in giro così.
- Io sono abituato a questo clima, zia. Nonostante sia più freddo di quanto ricordassi. D’altronde, l’inverno è arrivato.
- Ti ho già detto di non chiamarmi così. Sono un anno più giovane di te e quell’appellativo mi dà la sensazione di essere … vecchia. Ad ogni modo, noi donne soffriamo più il freddo. Abbiamo un corpo diverso da quello di voi uomini – la madre dei draghi non fece neanche in tempo a terminare la frase, che l’amica d’infanzia di suo nipote, si affacciò dalla finestra della carrozza, poco più avanti di loro, voltandosi verso Walter. La ragazza sorrise e, con un salto elegante e spericolato al tempo stesso, saltò fuori dalla finestrella, piombando con gli stivaletti nella neve fredda. Ella indossava solo un vestito, che per quanto di tessuto pesante, non era affatto paragonabile all’ammasso di pellicce che ricopriva Daenerys. A ciò, Walter guardò il suo sguardo sorpreso, e si lasciò andare ad una risata. – Cosa dicevi? Riguardo alla corporatura più sensibile al freddo di voi donne?
Kirsten si avvicinò a lui, leggiadra e sicura anche tra la neve. – Sei emozionato?? – gli chiese la ragazza raggiante. Si vedeva che era palesemente felice di tornare a casa dopo tutto quel tempo. Nonostante Grande Inverno non era il luogo in cui era cresciuta, era comunque sede di tanti ricordi. Il Nord era casa sua, come per Walter.
- Un bel po’ – le rispose lui accennandole un sorriso.
- Walt … Walt, cos’è quella cosa laggiù che si sta avvicinando? Sta ululando … con la nebbia non si vede bene, ma forse, azzarderei a dire che è NightFlame … - sussurrò Kirsten fissando quella presenza che si stava avvicinando a loro sempre più velocemente. I suoi occhi viola emettevano una luce che si poteva scorgere anche a metri di distanza.
Walter quasi si pietrificò non appena prese coscienza. Cominciò a correre per andare incontro all’altra metà della sua anima, abbandonata da tanto tempo. Il metalupo saltò letteralmente addosso al suo padrone. Oramai era grande quasi quanto un cavallo di piccole dimensioni, perciò riuscì ad atterrare Walter facendolo piombare sdraiato sulla neve mentre lo sovrastava e gli si strisciava addosso per dimostrargli il suo affetto.
- Sei qui … sei vivo … mi hai aspettato. Non puoi neanche immaginare quanto tu mi sia mancato, NightFlame … - gli disse Walter provando almeno a mettersi in ginocchio e abbracciando il suo metalupo, stringendolo più che potesse, affondando il viso, le mani, le braccia e il petto nel lungo e morbido pelo rossiccio. – Sei stato bravissimo, NightFlame. Ora sono a casa. Non ti lascerò più, te lo prometto – gli disse sorridendogli con gli occhi lucidi e prendendo il muso del suo metalupo tra le mani, avvicinandolo al suo e sfiorandolo con il naso, mentre lo fissava dritto negli occhi luminosi. Di nuovo viola contro viola.
Kirsten cedette alle lacrime osservando quella scena. Daenerys, Tyrion, Oberyn, Varys e altri  che conoscevano direttamente Walter, rimasero a fissarli, ammirando e rispettando quel legame immortale e quel momento di sacra riunione.
Il fatto che NightFlame l’avesse raggiunto, gli fece capire che fossero sempre più vicini a casa sua. Non appena tutte le truppe di tutte quelle casate diverse e di provenienze differenti, giunsero dinnanzi alle porte di Grande Inverno, i soldati posti di guardia spalancarono gli occhi. Walter si perse per un attimo ad osservare fiero e appagato la bandiera con il metalupo della casata Stark che si ergeva visibile e mossa dal vento dalle mura. Dopo di che, si fece avanti. – Dite al lord di Grande Inverno, Jon Stark, che Walter è dinnanzi alle porte.
- Per “Walter” intendete quello che pensiamo?? Walter Snow, il bastardo di Ned Stark?? – chiesero attoniti.
Walter sorrise ricordando tale appellativo. – Sì, proprio lui.
 
Non appena Walter si fece strada insieme al massimo di persone che riuscivano ad entrare a Grande Inverno, si ritrovò dinnanzi ad un Jon che gli stava riservando uno dei sorrisi più grandi che avesse mai rivolto a qualcuno. I due si abbracciarono calorosamente di nuovo, così come accadde con Sansa, la quale gli corse nuovamente incontro per stringerlo forte.
- Vi presento Daenerys Targaryen, la madre dei draghi. Ho portato giusto un po’ di alleati, quelli che sono riuscito a raccattare per combattere la Battaglia Finale. Il messaggio della Cittadella ha aiutato molto. Sono sicuro che ne arriveranno molti altri da tutti i sette regni. Tuttavia, non credo che entrino tutti qui … dobbiamo sistemarli e spargerli per tutto il Nord, creando più basi operative.
Jon e Sansa erano sconvolti mentre scorgevano tutte le truppe e le carrozze che erano rimaste fuori dalle mura per assenza di spazio. – Tu vieni rapito da Castello Nero e torni a Grande Inverno con l’esercito misto più grande che sia mai esistito, composto non solo da truppe di casate differenti, ma anche di guerrieri provenienti dal continente orientale, nonché con colei che sta per riconquistare il trono di spade, e mi parli di “giusto un po’ di alleati”?? Dovrai spiegarci tutto ciò che è accaduto ad Approdo del Re, fratello. Hai superato letteralmente te stesso. E la regina Cersei? – disse Jon.
A ciò Walter gli accennò un sorriso irrisorio. – Dovrò raccontarvi molte cose, ragazzi.
- Walt, ci sono delle persone che devi vedere. Non sei tornato solo tu in questi giorni … - gli disse improvvisamente Sansa, allargando ancor di più il suo sorriso. A quelle parole, Walter le rivolse uno sguardo interrogativo. Non riuscì subito a realizzare, fin quando non la vide. Sbucò esattamente da dove, da piccola, si nascondeva per scoccare le frecce al posto di Bran, quando era quest’ultimo ad allenarsi. Era cresciuta, era più alta, anche se rimasta sempre di statura bassa. Ma ciò che lo colpì fu il suo sguardo, i suoi occhi, il suo volto, la sua postura. Erano diversi. Sembrava esser divenuta la padrona del mondo a giudicare dagli occhi scuri e decisi, da quel portamento elegante e che rivelava un ardore che non aveva mai visto. La sua guerriera era tornata. E stavolta, lo era davvero. I due si avvicinarono lentamente, non riuscendo a corrersi incontro come quando erano bambini. La sorpresa era troppo grande e non erano più abituati a tutte quelle emozioni. Si presero il tempo di studiarsi a vicenda, di osservare tutti i cambiamenti dell’altro mentre erano sempre più vicini. Quando soltanto poco meno di un metro li divideva, scattarono entrambi avventandosi l’una sull’altro. Walter si abbassò per poterla stringere meglio a sé e Arya affondò il viso nella sua spalla e nei suoi capelli mentre con le braccia gli aveva circondato fermamente il collo.
- Sapevo che eri viva. Ne ero certo. Non ho mai avuto dubbi … - le sussurrò Walter ancora abbracciato a lei. La ragazza non rispose, continuando a godersi quel momento che tanto le stava scaldando il cuore. Quando sciolsero l’abbraccio Walter le appoggiò le mani ai lati del volto e le sorrise felice e radioso come non faceva da molto tempo. – Ho girato i sette regni per cercarti. Ed ora, eccoti qui.
- Ho mantenuto la promessa: sono diventata una vera guerriera. Ora potremo sfidarci, fratello mio. Perdonami per non essermi fatta trovare. Ho viaggiato a lungo per intraprendere la mia strada. Non mi pento di niente. Ma mi sei mancato terribilmente. Mi siete mancati tutti – disse Arya con voce malinconica ma felice.
- Ora siamo di nuovo insieme. Nessuno potrà dividerci – le disse abbracciandola di nuovo. Non voleva staccarsene più per paura di perderla ancora.
Quando i due si allontanarono definitivamente, Walter si rivolse a tutti e tre i suoi cugini. – Di Bran ci sono notizie? E Rickon? Lo avete liberato, non è vero? – chiese ricordandosi i due fratellini ai quali era più legato dopo Jon. A quella domanda, i ragazzi si guardarono tra loro e lasciarono nuovamente a Jon il compito di rivelare le cattive notizie. – Walt, Bran è tornato. Ma non sarà come te lo aspetti. Per quanto riguarda Rickon … beh, quando abbiamo vinto la battaglia contro i Bolton è stata una soddisfazione enorme. Tutti i lord del Nord prima alleati agli Stark, hanno deciso di aiutarci e allearsi a noi dopo che ti hanno rapito. Il tuo rapimento da parte di Cersei deve aver fatto scattare qualcosa in loro, un sentimento di fedeltà che oramai avevano sepolto. Ci era stato fatto del male, ci è stato tolto quasi tutto tramite delle ingiustizie. Hanno ritenuto giusto aiutarci a riprendere ciò che era nostro. Ora, prima di tutto, voglio rassicurarti dicendoti che quei mostri disumani sono morti quasi tutti. Sono stato io stesso ad uccidere Ramsey tramite decine e decine di colpi al volto, fin quando non ha esalato l’ultimo respiro. L’ho vendicato. Così come ho vendicato te.
- Cosa vuol dire che lo hai vendicato …?
- Walt … Rickon è morto durante la battaglia tramite un’astuta strategia di Ramsey. Fortunatamente la freccia ha trafitto subito il suo cuore mentre correva verso di me, dunque non ha sofferto.
Udendo quelle parole, Walter fu invaso da un insieme di emozioni tutte contemporaneamente. Da una parte la gioia di sapere che anche Bran, oltre ad Arya, stesse bene e fosse tornato, gli aveva riempito il cuore, ma, d’altra parte, la notizia della morte di Rickon lo stava svuotando di nuovo.
- Dov’è Bran … ? – fu capace solo di chiedere cominciando a fissare un punto nel vuoto di fronte a sé.
- È nel Parco degli Dei. Trascorre la maggior parte del tempo lì.
Senza dire nulla, Walter si diresse verso il Parco degli Dei. Aveva affrontato la morte di molte persone a lui care. Forse talmente tante, da essere divenuto impassibile ad un evento come la morte di qualcuno di caro, temette. Non era riuscito a piangere o a disperarsi. Semplicemente si sentiva svuotato. Di nuovo. E di più delle altre volte. Ora metabolizzava il dolore in maniera diversa, certo, ma pur sempre dolore lacerante rimaneva.
Walter trovò Bran seduto su una specie di sedia di legno con le rotelle, esattamente sotto l’Albero Diga. Un sorriso si allargò sul suo volto nonostante la notizia che aveva appena ricevuto. Era troppo tempo che non vedeva Bran. Quel ragazzino gli era mancato esattamente come l’aria. Mentre si dirigeva verso di lui, sempre seguito da NightFlame, Walter notò che non c’era Estate accanto a Bran.
- Bran … - gli sussurrò avvicinandosi e stringendo forte anche lui. Questo ricambiò con una stretta debole e con un sorriso strano, il quale rivelava una sforzo sovrumano di riuscire a crearlo. Forse, solo per lui Bran avrebbe potuto fare uno sforzo del genere. Walter notò che era cresciuto molto ma, in particolar modo, avvertì che era cambiato indissolubilmente. Il suo sguardo non era come quello di Arya, sicuro, intrepido e intimorente; ma neanche come quello di Theon, simile a quello di un animale tremante piuttosto che di un uomo. Lo sguardo di Bran era semplicemente raggelante. Proprio come il ghiaccio. E fu questo che spaventò di più Walter.
- Bran … che ti succede?
- Sono felice di vederti, Walt – disse con uno sguardo quasi impassibile.
- Anche io e non sai quanto. Ma sembra che ti sia successo qualcosa. Cos’è successo, Bran? Parlamene.
- Sono un metamorfo.
- Lo so. Poco dopo aver preso fuoco nella sala del trono, quando mi hanno rinchiuso di nuovo in quella stanza, mi hai raggiunto. Se non fosse stato per te, sarei morto lì, Bran. Credo di avere qualche potere del genere anche io dato che quando hanno ucciso Jon, ho percepito come se uccidessero anche me.
- Io non sono solo un metamorfo. Sono divenuto il Corvo a Tre Occhi. Vedo e sento tutto in qualsiasi momento, sarò dovunque e sono stato chiunque.
Udendo ciò, a Walter rivennero in mente le parole di Jojen quel giorno, poco dopo essere entrato in contatto con NightFlame.
- Questo non c’era nei racconti della Vecchia Nan. Ma forse c’era nei libri di leggende che leggevamo sempre io e Jon anni fa. Mi è familiare.
- Non puoi comprendere, Walter. Nessuno può comprendere.
- Allora spiegamelo. Sono tuo fratello. Mi hai sempre detto tutto.
- Non sono tuo fratello.
 A ciò, Walter capì. – Giusto, tu sai chi sono. È vero, non lo sono ma è come se lo fossi.
- Ciò che devi sapere, è che non sei un bastardo del principe ereditario. Sei il legittimo erede. Quello vero. Rhaegar ha annullato il suo matrimonio con Elia Martell prima che tu nascessi, e ha sposato tua madre, Lyanna.
Walter rimase per un attimo interdetto a quella notizia, ma solo per qualche secondo. – Dunque?
- Dovevi saperlo.
- Non mi importa di questo, Bran! Per gli dei, guardami! – esclamò ottenendo finalmente l’attenzione di suo cugino e quegli occhi indifferenti puntati addosso. - Perché? Perché sembra che tu non provi più niente?? Perché non sembri più umano?? Mi fa male, troppo male vederti così svuotato. Che fine ha fatto mio fratello?? Magari potrai ingannare gli altri, ma non me, lo sai! Ti tormenterò fin quando non troverò Bran, nascosto là dentro, da qualche parte! Tutti sono cambiati! Io sono cambiato, Arya è cambiata, Sansa e Jon sono cambiati. È normale, fa parte della vita. Siamo tutti diventati un po’ più indifferenti a causa del dolore che abbiamo subìto, ma siamo rimasti noi stessi! Non puoi perdere te stesso! Non lo permetterò!
A quelle parole, Bran sembrò avere un tremolio, un sintomo di coscienza propria che non aveva da tempo, e che solo Walter era stato in grado di risvegliargli con le sue parole e la sua impetuosità. Gli occhi del ragazzino si accesero per un momento quando gli rispose. – Tu non capisci! Sono tutti morti a causa mia! Tutti! Jojen, Hodor, Osha, Estate, persino maestro Luwin e ser Rodrick quando io avrei potuto evitarlo! Sono morti perché ero un bambino stolto che non capiva l’importanza del suo compito, e le persone intorno a me hanno fatto di tutto per proteggermi pur di farmi adempiere il mio destino! Un destino già scritto nella carta per me! Non sai cosa voglia dire avere un tale peso sulle spalle. Non lo sai. Inoltre, sai perché Hodor è divenuto Hodor?? Non c’entra nessun ritardo mentale, no! Wylis è divenuto Hodor da bambino a causa di un mio viaggio temporale andato a finire male! Ho rovinato l’intera vita di un uomo per un banale errore dato dalle mie emozioni umane! Per questo non posso più permettermi di provare delle emozioni, Walt. Quindi smettila di chiedermelo.
- Non puoi portare questo peso da solo. Nessuno può. Lasciati aiutare, Bran. Io posso farlo.
- No, non puoi. Bran non c’è più oramai. Esiste solo il Corvo a Tre Occhi. Dimenticati di tuo cugino.
- Quando? Quando hai perso la capacità di provare emozioni?
- Ho cominciato a farlo dopo aver provocato la morte di Hodor, in una caverna, circa un anno fa.
- Allora ho ragione. Non è vero che hai perso completamente te stesso. Sono trascorsi solo pochi mesi da quella notte. Quella in cui sei rimasto tutto il tempo con me, anche se non fisicamente, e in cui mi hai fatto rendere conto di essere ancora vivo.
- Tu cambierai la storia dell’umanità, Walter. Non potevo permettere che ti perdessi dopo quello che ti era stato fatto.
- Oh no, non ho percepito solo un banale tentativo di salvare le sorti dell’umanità quella notte. Quello che mi hai dato è stato un amore fraterno tanto grande da essere capace di risvegliarmi. L’ho sentito forte e chiaro.
- Mi dispiace – disse semplicemente il ragazzino, ritornando impassibile. A ciò, Walter restò ad osservarlo ancora qualche minuto, poi si decise a lasciarlo solo e ad andarsene dal Parco degli Dei.
 
Quando raggiunse nuovamente tutte le persone che aveva lasciato quando si era diretto verso il parco, notò che tutti stavano cominciando a conoscersi tra loro. Non riusciva ad essere felice e a pensare al futuro dopo quello che era accaduto. Aveva perso entrambi i suoi fratellini, d’altronde.
Il suo sguardo afflitto si fermò su qualcosa, o meglio qualcuno, che riuscì a rallegrarlo minimamente. A qualche metro da lui vi era Kirsten, con il viso cosparso di lacrime, la quale stava abbracciando Meera. Quando le due terminarono di abbracciarsi e di narrare ciò che era accaduto loro in quegli anni, si accorsero della sua presenza. Il volto di Meera si illuminò come sempre quando vedeva il suo amico e gli corse incontro abbracciando anche lui. - Ehi! Sei tornato anche tu!
- Sì, Meera. Sono felice che tu sia qui. Grazie per tutto quello che hai fatto per loro e per Bran in particolare. Te ne sarò eternamente grato, amica mia.
- So che non è più lo stesso, Walt. Io ho visto il suo cambiamento da vicino. È stato straziante tutto ciò che ci è accaduto, come lo è stato vederlo cambiare in tal modo. Gli sono stata sempre accanto in questi anni e lui … lui sembra quasi non ricordarsi di me a volte …
- Mi dispiace tanto per Jojen. E anche per tua madre.
- Già, ne abbiamo affrontate tante. Ma sono contenta che, nonostante tutto, siamo di nuovo insieme. Magari possiamo fare una battuta di caccia, solo noi due, come ai vecchi tempi – gli disse lei cercando di tirargli un po’ sù il morale e sforzandosi di sorridergli.
- Ne sarei davvero felice.
 
Walter andò nei sotterranei, camminando in quel luogo buio e triste, illuminato solo da alcune torce. Si soffermò a guardare la tomba di suo zio Ned, poi della sua vera madre Lyanna, prima di raggiungere il suo obiettivo. Non appena giunse dinnanzi alla sagoma in pietra del suo fratellino Rickon, si fermò e la guardò appoggiandogli una mano sopra.
- Ehi, granchietto – gli disse accennandogli un sorriso e facendo una pausa. – Sono tornato, alla fine. Anche se troppo tardi. Ti ho portato molta nuova gente da conoscere. Ora Grande Inverno è affollata, non come quando vivevamo tutti qui, insieme, come una famiglia, prima che accadesse tutto ciò che è accaduto. Avrei voluto rimanerti accanto e vederti crescere, proprio come mi ero previsto di fare. Ero convinto che sarei tornato in tempo, che avrei salvato Arya e Sansa e poi sarei tornato riunendo di nuovo tutta la nostra famiglia. Che bambino stupido che ero, vero? Me ne rendo conto solo adesso. Io sono sempre convinto di arrivare in tempo, ma non ci riesco mai. Forse, se fossi rimasto, le cose sarebbero andate diversamente e tu saresti ancora qui a sorridermi con il tuo sorriso sghembo e i tuoi capelli rossi e scompigliati. Forse se Cersei non mi avesse rapito nuovamente … sarei riuscito a salvarti almeno quella volta … perché … perché la cosa più grave … è che non ti ho neanche salutato. Non ti ho neanche svegliato per salutarti … - disse le ultime parole con voce rotta e ricacciando indietro le lacrime che prepotenti si stavano facendo strada nei suoi occhi, dopo tanto tempo. Pensava di non esserne più capace. Invece, evidentemente lo era ancora. Trascorsero alcuni minuti in cui rimase in silenzio, intento a guardare verso il basso. Poi alzò di nuovo gli occhi verso quel volto di pietra. – Ti ricordi quella volta in cui mi sei venuto a svegliare nel cuore della notte con il tuo sguardo vispo anche alle quattro del mattino, e mi hai condotto verso la stalla, dove avevi nascosto una civetta che avevi catturato? Era in fin di vita e mi avevi  chiesto di guarirla perché eri convinto che io riuscissi a farlo in qualche modo, perché io riuscivo a fare tutto, secondo te. Però ti sbagliavi. Io non riesco a fare tutto. Ora, per esempio, non so cosa fare. Perciò, ti prego, Rickon, dimmi cosa dovrei fare … - disse lasciandosi andare ai singhiozzi e cadendo in ginocchio. – Non so più chi sono … non so più chi dovrei essere e cosa dovrei fare … tutto quello che sapevo era una bugia e ora mi ritrovo a combattere una battaglia in cui dovrei essere la chiave per salvare le sorti del mondo … ma io non so cosa devo fare per riuscirci … aiutami, Rickon … ti prego …
 
Quando Walter rivelò alla sua famiglia chi fosse, ma soprattutto, quando rivelò a tutti di essere il legittimo erede a tutti gli effetti, non ebbero bisogno di maggiori conferme oltre alla preveggenza di Bran e ai documenti trovati alla Cittadella dal fedele amico di Jon, Samwell Tarly. Jon, Arya e Sansa rimasero basiti di scoprire le vere origini di colui che avevano sempre creduto loro fratello di sangue, ma il modo in cui lo vedevano non cambiò affatto. Erano ancora più fieri di lui. La stessa Daenerys non sembrò nutrire alcuna ostilità verso il vero erede del trono di spade, già sapendo che la questione si sarebbe decisa e risolta una volta terminata la Battaglia Finale. Inoltre, sarebbe stata felice se fosse stato lui a prendere il trono e a divenire re. Nonostante avesse trascorso poco tempo con lui, stava imparando a conoscerlo e ogni volta si sorprendeva sempre di più di che persona straordinaria fosse. Le stava involontariamente insegnando dei valori che lei sentiva di aver perduto, facendola prendere coscienza di poter aspirare a qualcosa di meglio piuttosto che ad un banale trono d’acciaio, solamente perché posseduto anni prima dalla sua famiglia. Aveva compiuto un viaggio che l’aveva resa quello che era e che l’aveva fatta crescere moltissimo, dandole modo di salvare la vita di migliaia di persone e di allargare i suoi orizzonti. Solo ciò bastava per renderla un’eroina apprezzata a stimata. Non aveva bisogno di altri meriti e riconoscimenti se non l’amore delle persone a lei care. Soprattutto ora che aveva ritrovato una famiglia grazie a Walter. I due erano molti diversi, ma proprio per questo riuscivano ad avere un’alchimia unica nello stesso modo in cui riuscivano a pizzicarsi sempre tra loro.
Nei primi giorni, tutti ebbero modo di abituarsi alla nuova strana situazione, come anche alla presenza di quelle tre affascinanti quanto spaventose creature che erano i draghi, tra le gelide terre del Nord.
Walter scoprì che Jaime era stato accolto a Nord nonostante i suoi precedenti, e aveva offerto il suo aiuto come alleato. Egli era in stretti rapporti con lady Brienne (nonostante il suo scudiero Podrick continuasse a restarle attaccato come una calamita), la quale, appena rivide Walter, non fece altro che scusarsi decine e decine di volte con lui come era solita fare ogni volta che cause di forza maggiore le impedivano di adempiere al suo dovere. Il fidato mercenario di ser Jaime, Bronn, il quale si ritrovò subito in sintonia con Walter in quanto a sarcasmo, aveva deciso di seguirlo. Quando Tyrion aveva rivisto il suo amato fratello, era stato come vedere dei pezzi di una famiglia sull’orlo di un precipizio, ricostruita. I leoni c’erano ancora. Mai si sarebbero estinti. Ed ora collaboravano con i lupi, con i draghi e con moltissime altre casate. Walter aveva avuto l’occasione di esercitarsi con la spada con Jaime e di appurare la sua abilità nel combattimento nonostante l’assenza della mano destra. Si aspettava che la loro conversazione una volta essersi presentati ufficialmente sarebbe stata “Sono ser Jaime Lannister, ho spinto vostro cugino giù da una torre rendendolo storpio, ma me ne pento” e “Sono Walter Targaryen, ho ucciso vostra sorella e amante pugnalandola a morte ma non me ne pento”. Invece, fortunatamente, non ci fu tutto l’imbarazzo che si aspettava. Ser  Jaime era un uomo nuovo, diverso, pentito dei suoi sbagli e che riconosceva di aver seguito ciecamente sua sorella per troppo tempo, accecato da qualcosa che somigliava all’amore.
Walter rincontrò nuovamente ser Davos, Lyanna Mormont e altri lord del Nord che aveva conosciuto durante i mesi che aveva trascorso alla Barriera. Rivide anche Gendry Waters, il ragazzo che aveva visto insieme alla Fratellanza Senza Vessilli quando era in viaggio per Approdo del Re. Scoprì che anche lui aveva un’articolata storia alle spalle. Anche i membri della Fratellanza, riuniti finalmente a Melisandre, erano a Grande Inverno e con loro, per qualche assurdo motivo, c’era anche Sandor Clegane, il Mastino e fratello della Montagna, erroneamente ritenuto morto da tutti. Poi ebbe l’occasione di conoscere anche Samwell Tarly insieme alla sua compagna bruta Gilly e al suo figlioccio Sam. Quel ragazzo goffo ma dalla mente brillante aveva anche il merito di aver spronato e convinto i Maestri della Cittadella ad inviare in tutti i sette regni l’allarme per l’arrivo degli estranei. Infine, giunse anche Jorah Mormont a Grande Inverno, riunendosi alla sua regina dopo tanto tempo, finalmente guarito dal terribile Morbo Grigio.
Il puzzle si stava ricomponendo ed ora, erano tutti nello stesso luogo, per la stessa causa, con gli stessi fini. Avvennero degli incontri ai quali mai si sarebbe immaginato di assistere, come mai avrebbe pensato di vedere Oberyn Martell indossare una pelliccia e soffrire così tanto il freddo, facendo i capricci come un bambino, o i Dothraki essere addirittura disposti a coprirsi e restare ore davanti ai focolari senza muoversi pur di non soffrire quel clima per loro estremo. Con i giorni, cominciarono a giungere anche le altre truppe delle casate mancanti, da tutti i sette regni, grazie al messaggio proveniente dalla Cittadella. Neanche tutto il Nord sarebbe bastato per contenere un tale affollamento. Walter, Jon e Daenerys si ritrovarono a dover spartire tutta la popolazione dei sette regni in precise basi posizionate per tutto il Nord. Ogni base sarebbe stata diretta e comandata da un esperto stratega e comandante.
Trascorse una settimana mentre accoglievano sempre più ospiti a Grande Inverno, assegnando loro delle postazioni provvisorie, decidendo chi avrebbe alloggiato in una determinata zona e quali fossero i comandanti da assegnare alle varie truppe miste nelle varie basi scelte. L’aiuto di Tyrion e di Varys fu fondamentale in tutto ciò. Vennero assistiti anche da Oberyn, da Davos, da Yara, da Olenna e da lord di altre casate. Gli unici svaghi, i quali rappresentavano una ventata di aria fresca paragonati a tutto il lavoro giornaliero che avevano da fare, erano i soliti allenamenti sotto il soppalco. Walter aveva sfidato innumerevoli avversari tra cui il Mastino, lady Brienne, ser Jaime, nuovamente Oberyn, Beric Dondarrion, Yara Greyjoy e molti altri. Così come altrettanti sfidanti si dilettavano nell’arte del combattimento tra loro. L’unica che non aveva ancora avuto l’onore di sfidare era la sua amata cugina Arya, la quale stava attendendo il momento giusto. Walter sarebbe stato disposto ad attendere con ansia il momento in cui lei gli avrebbe davvero mostrato di cosa fosse capace, anche se fossero trascorsi millenni. Tuttavia, il momento e il combattimento migliore, rimanevano sempre quelli contro Jon. Erano anni che le loro due lame non si scontravano di nuovo, anni in cui le loro tecniche di combattimento erano migliorate molto. Fu come ritornare a respirare per loro quando il ghiaccio di uno e il fuoco dell’altro si rincontrarono, uniti da un legame indelebile. Quello era il momento solo loro, l’unica risposta ai dilemmi che li circondavano. Lo avevano sempre fatto e lo avrebbero continuato a fare lì, in quel luogo, dove tutto era iniziato.
 
Dopo quella prima movimentata settimana, la quale era stata capace di togliere le energie addirittura ad uno come Walter, dato che lui era quello che si era dato più da fare essendo il più portato per il comando e le strategie, quest’ultimo venne richiamato all’alba, ancora più presto del solito, dalle guardie all’entrata. Immaginò che si trattasse delle truppe di un’altra casata giunta a Nord che chiedevano di entrare, come al solito, così, impiegando un bel po’ prima di trovare la forza di alzarsi dal letto, si alzò in piedi, si sistemò almeno un minimo per rendersi presentabile e si diresse all’esterno. Non appena uscì dalle sue stanze, incontrò una delle guardie. – Mio signore, ci sono due sconosciuti che chiedono di entrare.
- Sono solo in due?
- Solo in due – confermò la guardia. A quel punto, Walter capì che, stavolta, non doveva trattarsi di un lord giunto con il suo esercito. C’era sicuramente qualcosa di strano in ciò, perciò sarebbe stato meglio non fidarsi. In quel momento, Walter fu raggiunto da Jon. Essendo il lord di Grande Inverno ovviamente le guardie avevano richiamato anche lui. - Fratello, che succede? – gli chiese il ragazzo.
- Due sconosciuti chiedono di entrare.
C’erano solo loro due e le guardie all’esterno della costruzione. A quell’ora, Grande Inverno era completamente vuota, tanto da far quasi rimbombare le voci dei due cugini.
- Chi affermano di essere? – chiese Walter cercando di captare più informazioni sui forestieri.
- Una dei due è una donna e ha detto di essere la “regina di rose”. Mi ha chiesto di riferirvelo. Era sicura che avreste capito.
Non appena udì quella tre parole, Walter si pietrificò. 
   
 
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