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Autore: annalisa93    14/10/2017    0 recensioni
Questa storia non è mia, ma di una mia amica, il suo profilo ufficiale lo trovate su wattpad : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
GENERE: sentimentale, thriller, mistero, psicologico, urbanfantasy.
Diciassette ragazzi.
Diciassette anime diverse, ognuna con il proprio passato, con le proprie fragilità e con le proprie aspettative per il futuro.
Diciassette cuori destinati ad incontrarsi e a scontrarsi.
Diciassette persone che si ritroveranno ad indagare su una serie di misteriose scomparse e sull'inquietante morte di una giovane liceale, avvenuta quarant'anni prima.
N.B: Questa storia è una light novel, ovvero un romanzo con illustrazioni in stile manga
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Ciao a tutti, eccomi di nuovo qui :) spero di riprendere il normale aggiornamento ogni sabato :) inoltre spero anche che la storia vi stia piacendo e vi ricordo che non è mia ma di una mia amica, trovate il link del suo profilo ufficiale su Wattpad in descrizione :) vi auguro come sempre buona lettura :) 

 

I feel the knife at my throat

And it cuts and it burns

Have you no mercy

You laugh as I twist and I turn

Crushing the air in my chest

Till there is no air to breathe

Pray there's a way to escape

But the joke is on me

Show me some hope

Show me some light

'Cause I got nothing left in my tonight

If I don't go

If I say no

Is it the end?

Somebody tell me

Have I just wasted a lifetime?

Show me some hope

God it's so cold

Throw me a lifeline

It's so cold

It's so cold

Throw me a lifeline

(Da Lifeline, Anastacia)

 

Si sentiva smarrito. Come aveva potuto dimenticarla? Dopo tutto quello che avevano passato insieme? Forse perché faceva parte di quel filo di ricordi che aveva sepolto sotto un pesante cumulo di dolore e rifiuto. La guardò ancora. Era bella, bella come lo era allora. Ma quegli occhi, che un tempo parlavano d'amore, brillanti e dolci, adesso erano scuri e gridavano rabbiosi e sofferenti. E il responsabile di quel cambiamento era lui, lui le aveva causato tanta rabbia e sofferenza.

«Aly, sei tu?» Le domandò, con un groppo in gola.

Lei distolse lo sguardo, ruotando la testa lateralmente.

Lui, senza aspettare una conferma, puntò gli occhi sulla mano stretta attorno al polso della ragazza. La fece scivolare giù, lungo tutto l'avambraccio, fino a fermarsi al livello del gomito, in modo da scoprirle la pelle. Adesso non aveva dubbi, era lei. Il marchio dei Guardiani era lì, dove si ricordava che fosse.

Lasciò la presa, sconvolto, indietreggiando di qualche passo. «Allora sei stata tu ad azionare il gioco.»

Lei non rispose, si limitò a tirarsi giù la manica della giacca e ad allontanarsi dal muro per dirigersi alla macchina, alle spalle di Josh. Nel momento in cui gli passò accanto, una fragranza di vaniglia, mista al profumo di pesca, lo avvolse, stringendolo in una morsa dolorosa. Fu allora che li percepì tutti, uno per uno: i ricordi che tanto faticosamente aveva lavato via dal suo cuore, i ricordi di un tempo passato che aveva disperatamente rifiutato. All'improvviso sentì l'agitazione e l'adrenalina della prima gara della stagione nel circuito sudafricano, l'aridità di Jerez nel deserto spagnolo, il calore e l'affetto del gran premio di casa, l'odore della pioggia sull'asfalto di Donington, il jet lag micidiale dei viaggi per le competizioni extraeuropee, la determinazione nel giocarsi il tutto per tutto nell'ultima gara a Valencia. Ognuno di quei ricordi era permeato dal nostalgico odore, dolce e stucchevole, creato dall'intrecciarsi dei profumi delle due donne della sua vita: sua sorella e la sua ragazza. Momoka e Alysia. A quel punto accadde ciò che aveva temuto di più. Le gambe cedettero, incapaci di sopportare il peso dei frammenti di una vita ormai andata. Cominciò a tremare, mentre gli occhi si riempivano di lacrime incontrollate, che sgorgarono come un fiume in piena, senza che lui potesse fare niente per impedirlo.

«Non ti sembra di aver esagerato?» Domandò con lo sguardo perso nel vuoto, la voce incrinata. «Come pensi che io possa resistere a tutto quello che il gioco comporta?»

Lei era in piedi dietro di lui e gli dava le spalle.

«Se pensi che io lo abbia attivato per vendicarmi di te, ti sbagli di grosso.» Affermò con tono sprezzante. «L'ho fatto perché dovevo farlo.» I suoi occhi si strinsero in due fessure. «Per te ho in mente ben altro.» Si allontanò di qualche passo.

«Hai davvero intenzione di lasciarmi affrontare tutto questo da solo?» La sua era quasi una supplica. L'aria cominciava a scarseggiare, risucchiata dal tormento.

«Perché non dovrei?» La voce piatta voleva simboleggiare una calma stoica. «Tu non hai avuto alcun riguardo nei miei confronti, perché io dovrei averne per te?»

«Maledizione, Alysia!» Urlò, allibito, prendendosi la testa fra le mani. «Come puoi paragonare la tua sofferenza con la mia?!» Il corpo era in preda agli spasmi della disperazione, la voce distorta dal pianto.

«Tu hai la vaga idea di quanto io sia stata male per colpa tua?» Insinuò lei, mantenendo un tono neutro.

«Posso immaginarlo, e mi dispiace. Ma non è la stessa cosa!» Ribadì, piegandosi su se stesso, in preda allo sconforto. «Lo vuoi capire?!»

Aumentò la stretta delle mani sulla testa, con talmente tanta forza da conficcare le unghie nella pelle, come se con quel gesto potesse estirpare il pensiero che gli attanagliava la mente. Ma era tutto inutile. «Momo è morta!» Gridò, con voce graffiata, espellendo tutto il dolore che gli divorava l'anima e il cuore, mentre copiose gocce salate gli bagnavano le labbra e scivolavano giù, cadendo a terra rumorosamente. «La mia adorata sorellina non c'è più!» L'alito vitale che per diciott'anni aveva alimentato la fiamma che ardeva nel suo animo, l'aveva abbandonato, lasciando dietro di sé solo un cumulo di ceneri morenti.

Fu in quel momento straziante che la rivide: il viso di Momo gli apparve sorridente, pieno di entusiasmo.

«Questa volta il gradino più alto del podio sarà mio, la Leonessa ti batterà, mio caro Domatore!»

Sorrise amareggiato, mentre il cuore continuava a sanguinare. Solo Dio sapeva cosa avrebbe dato pur di poter gareggiare ancora una volta con la sua Leonessa. Quante volte aveva desiderato abbracciarla, come faceva alla fine di ogni competizione, come faceva ogni sera prima di andare a dormire? Ma non poteva farlo. Perché lei non c'era più. Quante volte si era immaginato di vederla accanto a lui sul divano, mentre sgranocchiava pop corn, facendoli cadere quasi tutti per terra? Quante volte si era immaginato di sentire la sua voce infuriata, felice, triste? Ormai aveva perso il conto.

«Non tornerà mai più da me...» Si portò la mano al petto. Sentì un dolore lancinante, come se una spada affilata lo avesse trapassato da parte a parte. Boccheggiò, in cerca di aria. Faceva male, come ogni volta che la ricordava. Aveva bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi, qualcuno che potesse salvarlo da quel mare di nostalgia e tormento. Forse il fatto che Alysia fosse tornata era un segno, forse era lei il suo salvagente, solo lei poteva comprendere la sua sofferenza. Stette in silenzio, tentando di soffocare i singhiozzi, mentre una mutua richiesta di soccorso si librava  nell'aria, sfiorando il cuore di Alysia. Ma lei l'allontanò, scacciandola con il suo odio e con il suo rancore.

Con passi gelidi e insensibili salì in macchina e partì, lasciando Josh solo, avvolto nel buio della notte. Proseguì per alcuni metri, poi dovette fermarsi, costretta dal dolore che stava per sopraffarla. Non fece in tempo a spegnere il motore che scoppiò in un pianto disperato. Per la prima volta aveva realizzato che non l'avrebbe mai più rivista, non avrebbe mai potuto riabbracciarla, non avrebbe più potuto parlarle. Momoka, la sua migliore amica, la sua confidente, la sorella maggiore che non aveva mai avuto, se n'era andata per sempre, e a lei mancava terribilmente. Era appoggiata al volante, quando squillò il telefono: era Magnolia. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e tirò su col naso.

«Pronto?» Rispose con voce nasale.

«Sei riuscita a trovarlo?»

«Sì, è arrivato poco fa a casa dei Martini. Ho anche provveduto ad attivare il gioco.» La informò. «Tu, invece, li hai trovati gli altri?»

«Sì, sto seguendo i cinque che si sono intrattenuti al liceo. Gli altri devo ancora rintracciarli. Ma penso che non ci vorrà molto prima che giungano tutti qua.»

«Bene. Continua a tenerli d'occhio. Dobbiamo portare a termine la missione affidataci da nostra madre.»

«Certo. Tu fai lo stesso.» Magnolia riattaccò, scrutando attentamente il cancello del Vallisneri, mentre un sorriso diabolico rifletteva la luce tagliente della luna.

   
 
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