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Autore: Arrowxsun    15/10/2017    1 recensioni
[Missing moment - Captain America Civil War]
Il campanello dovette suonare parecchie volte prima che Tony Stark, intorpidito dai parecchi bicchieri scolati durante la notte, si degnasse di andare ad aprire.
[...]
Colui che si ritrovò davanti era l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere in quel momento.
“Chi non muore si rivede, giusto?”
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nick Fury, Tony Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Before you read

Questa è una mia storiella scritta su due piedi perchè ne sentivo veramente il bisogno. In realtà questa è la prima storia completa che scrivo da oltre un anno ugh. La storia in questione è un missing moment in Civil War, tra la battaglia finale e quando Steve Rogers manda la lettera a Tony. Ho scritto questa storia perchè sentivo che Tony aveva davvero bisogno di conforto dopo tutto ciò che è capitato e perchè ho sempre visto Nick Fury come una specie di figura paterna, non solo per lui ma per tutti gli Avengers. Enjoy.

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Il campanello dovette suonare parecchie volte prima che Tony Stark, intorpidito dai parecchi bicchieri scolati durante la notte, si degnasse di andare ad aprire.                                                                         

Si mosse lentamente verso la porta a vetri, dove un uomo con il viso coperto da un cappello a visiera lo stava aspettando, impaziente.

Non riconobbe immediatamente chi si trovasse dall’altro lato della porta, la sua mente era annebbiata dall’alcool. Ma anche se non fosse stato così, colui che si ritrovò davanti era l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere in quel momento.

“Chi non muore si rivede, giusto?” Tony sorrise, un sorriso privo di allegria.

Nick Fury alzò leggermente il cappello verde che gli copriva gran parte del viso e sbuffò.

“Vuoi farmi entrare o devo rimanere qui fuori tutto il giorno?”

“Vostra maestà” mentre si spostava per lasciarlo passare, Tony si esibì in un inchino teatrale.

Nick non commentò il gesto, ma gli bastò quello per capire che la situazione era peggio di quanto immaginava. Entrando prese subito nota delle diverse bottiglie di alcolici situate sul tavolino da lavoro del miliardario, erano tutte vuote.

“Vedo che hai dato una festa” fu tutto quello che il vecchio direttore dello S.H.I.E.L.D riuscì a dire.

“Una grandissima festa” Tony prese il bicchiere mezzo vuoto che si era riempito poco prima “Purtroppo non è potuto venire nessuno sai, ormai sono tutti fuggitivi”. Le ultime parole gli morirono in gola mentre si scolava il bicchiere alle prime luci dell’alba.

Per la prima volta nella sua vita Nick esitò. Cosa avrebbe mai potuto dire per far sentire meglio quel ragazzo?

“Tony—”

“Cosa ti porta qui?” chiese Stark senza mezzi termini. “Immagino che ci sia una valida ragione per risorgere dalla tomba e venire a parlare con me”.

Nick Fury sentì la propria gola seccarsi all’improvviso. Non aveva mai visto il ragazzo in quello stato, non da quando aveva scoperto la morte dei suoi genitori. Aveva la stessa espressione di quel giorno, gli occhi vitrei come se si fosse estraniato da ogni cosa, come se ormai nulla avesse importanza.

“Sono venuto perché tengo a te, lo sai”

Tony sembrò sorpreso da quell’affermazione e i suoi occhi riacquistarono la loro vivacità, solo per un secondo, poi tornarono  ad essere freddi e spenti.

“Non sapevo avessi un cuore” rispose, la voce impastata "Viene dato in omaggio dopo essere morti e risorti almeno una volta?"

“Tony” Nick gli appoggiò le mani sulle spalle, come aveva fatto quel giorno di tanto tempo fa. “Non devi sentirti in colpa”.

Tony Stark si scostò bruscamente, ridendo. “Questa si che è bella” disse amaramente. “Raccontala a Rhodes all’ospedale, con il rischio che non riesca più a camminare. Oppure alla metà degli Avengers che si trova in una prigione in mezzo all’oceano”.

“Tony—”

“TUTTO QUELLO CHE E’ SUCCESSO E’ COLPA MIA” urlò, scagliando una bottiglia di whiskey contro il muro. Era esausto. Ripensò alla vista di sua madre che veniva uccisa, a Rhodney su un letto di ospedale, alla metà dei suoi amici rinchiusa in gabbia ed a Steve che gettava lo scudo costruito da suo padre a terra.

Si inginocchiò al suolo, con le mani che non la smettevano di tremare e la voce rotta. “E’ tutta colpa mia. E’ tutta colpa mia. E’ tutta—”.

Nick Fury si abbassò accanto a lui e per un secondo vide il ragazzo che aveva appena saputo che i suoi genitori non c’erano più. Lo vide piccolo, tremante ma soprattutto indifeso e fece una cosa che avrebbe dovuto fare tempo addietro. Lo abbracciò. Lo strinse tra le braccia come meglio poteva, sentiva le mani tremanti di Tony che si aggrappavano convulsamente a lui, alla ricerca di sostegno. E lui lo strinse più forte a sè, come non aveva avuto il coraggio di fare quando era solo un ragazzo. Tony pianse contro la sua spalla e Nick lo lasciò fare. Restarono così, in mezzo ai vetri di una bottiglia di whiskey rotta per minuti interi e Tony pianse, pianse come non si ricordava di aver fatto da anni. Pianse per i suoi genitori, pianse per Pepper, pianse per gli Avengers, pianse per tutte le battaglie che aveva combattuto e per tutte le vittime che aveva provocato. Pianse per momenti che parvero interminabili e Nick Fury lo tenne sempre stretto a sé, senza lasciarlo andare mai.

“Loro sono la mia famiglia”  mormorò Tony fra i singhiozzi.

“Lo so” sospirò Nick. Fu tutto ciò che gli sembrò giusto dire in quel momento. Non aggiunse altro.

Ed anche quando ormai Tony aveva finito di piangere da un pezzo, non volle sciogliersi dall’abbraccio, sentendosi protetto come non si sentiva da tempo. Nick Fury decise che, dovunque si trovasse Rogers in quel momento, gli avrebbe sicuramente espresso il proprio disappunto per aver fatto sentire in quel modo il suo ragazzo.

   
 
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