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Autore: Thisastro    15/10/2017    0 recensioni
'Artù sorgerà di nuovo quando il mondo ne avrà più bisogno'
Sono queste la parole con le quali, ormai cinque anni fa, il maestoso drago Kilgharra ci ha lasciato col fiato sospeso, ma...
Cosa accadrebbe se il mondo avesse di nuovo bisogno di Artù e di tutti i personaggi di Camelot?
La storia è stata leggermente stravolta dall'introduzione di un nuovo personaggio femminile che saprà spiegare cosa è accaduto di diverso dalla storia che tutti noi conosciamo.
Il resto? Varrà la pena scoprirlo...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Più stagioni
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L’indomani Clarissa e Merlino furono catapultati giù dal letto da delle urla all’unisono e dal rumore imponente di scarponi sul terreno in corsa. Si affacciarono alla finestra nello stesso momento e si rivolsero uno sguardo stranito per poi guardare giù nel cortile cosa stesse accadendo.

Artù era in divisa, con la maglietta a maniche corte leggera di color verdone, pantaloni mimetici e scarponi. Petto in fuori, schiena dritta e mani dietro la schiena sull’attenti.

Dei ragazzi in tuta pompavano a terra ed il maggiore contava il numero di flessioni a voce alta, mentre altri, che avevano evidentemente fallito, correvano intorno al giardino colonnato a passo svelto cantando (urlando) l’inno nazionale inglese.

Andarono a fare colazione in cucina insieme a Freya e si vestirono pronti per un nuovo giorno.

Clarissa indossava dei grandi occhiali da vista e portava i suoi libri in mano con una penna nera incastrata tra le pagine. Con la mano destra reggeva saldo un bicchiere di plastica di caffè caldo, lo portò ad Artù che sorrise per il pensiero.

- Grazie! Effettivamente stamattina non ho avuto tempo di berlo.

Diede ai ragazzi cinque minuti di tregua e prese Clarissa dal braccio portandola vicino al suo zaino mimetico poggiato ad una colonna. Di fianco a quello zaino c’era un mazzo di rose rosse decorato con fiorellini bianchi ed una carta violacea.

- Ti piacciono? Sono per Ginevra. Non vedo l’ora di finire oggi all’ora di pranzo per portarglieli. Sono andato di prima mattina dal fioraio, sono freschi, appena raccolti.

Clarissa si intenerì e sfoggiò un largo sorriso.

- Sono certa che li adorerà, sono meravigliosi!

* L’aria profondamente tranquilla di Camelot in una giornata di primavera, viene interrotta da un rumore di zoccoli veloci.

Merlino, nelle stanze del suo signore, scruta dalla piccola finestra una donna a cavallo che si dirige verso l’entrata del castello a passo piuttosto svelto.

Temendo il peggio dopo gli eventi di Morgana, si lascia scivolare dalle mani tutto ciò che aveva e si catapulta veloce giù per le scale.

Arrivato davanti alla porta principale, le guardie hanno già adempito al loro dovere puntando le lance verso il cavallo e la giovane donna che sembrava intenzionata a tutto, tranne che a far del male.

Cercavano tutti di scrutare il suo viso ma era piegata in avanti reggendo a stento le briglie del cavallo, dolorante.

Un abito bianco con qualche macchia di terreno qua e là, per niente un buon segno.

Capelli di un biondo scuro lunghissimi, un po’ mossi.

La giovane riesce ad alzare il capo a fatica dopo diverse esortazioni da parte delle guardie ed il suo sguardo incontra subito Merlino, al quale si dilatano le pupille appena la vede e scorge le sue mani strette sullo stomaco, grondante di sangue.

- Merlino

tutto ciò che riesce a dire, seguito da un sorriso.

Chiude leggermente gli occhi e si lascia cadere dal lato destro del cavallo ma viene presa da una guardia che, sentendo da lei nominare il servo del Re, ha voluto darle fiducia.

Merlino si precipitò sul posto prendendola tra le braccia e correndo da Gaius.

- Gaius! Gaius

cominciò ad urlare dal corridoio fin quando il medico di corte non uscì dalle sue stanze e, vedendo la situazione, tenne la porta aperta per farlo passare, chiudendosela poi alle spalle.

- Merlino, ma è proprio lei?

- Si Gaius ti prego, dobbiamo aiutarla. Non posso pensare che le accada qualcosa di male, non posso...

Gaius cominciò a rovistare tra i suoi libroni polverosi scorrendo velocemente tra le pagine alla ricerca di una cura efficace.

Qualcuno bussò alla porta e Gaius continuò a cercare nascondendo il suo libro di magia sotto uno scaffale per precauzione.

Apparve Mordred dietro la porta che entrò con un largo sorriso come suo solito, che si spense appena vide la giovane ragazza.

- Ehi Merlino, scusami… non volevo disturbare. Il Re mi ha chiesto notizie di cosa fosse successo, non sembra star bene.

Si avvicinò e la squadrò

- Perché ho la sensazione di aver già visto questa ragazza...

Gaius abbassò la testa cercando di non pensare a ciò che Mordred aveva detto ma Merlino si accorse della sua reazione

- È la principessa Clarissa del regno di Tendryon, alleati di Camelot. Lavoravo come suo servo prima di venire qui a Camelot

Mordred rimase fermo a guardarla per qualche interminabile secondo, sentendo una forza strana dentro di sé, come se sapesse chi fosse quella ragazza, come se la conoscesse da sempre.

- Se vuoi posso aiutarti con la magia.

Gaius strabuzzò gli occhi incredulo di avergli sentito dire quella frase ad alta voce, sapendo che stesse ascoltando.

Mordred si girò verso di lui sorridendo

- Gaius... vi dispiace tenere questo segreto?

Gaius sorrise e annuì

- Tranquillo Mordred, ma non c’è molto che tu possa fare... anzi forse è meglio se ci lasci soli a discutere su una possibile cura

Mordred annuì e salutò Merlino con un sorriso, posando un’ultima volta lo sguardo sulla principessa per poi lasciare le stanze.

Merlino si alzò di scatto e andò verso Gaius che, prima che potesse parlare, lo anticipò.

- So già cosa vuoi dirmi… siediti, Merlino.

Gaius cominciò a pestare delle erbe e a mischiarle con dell’acqua mentre raccontava ciò che c’era da sapere.

- Non sono certo di ciò che dico, ma credo che loro due possano essere i due predestinati.

Merlino inarcò un sopracciglio

- Temo di non capire… cosa significa?

Gaius prese un sospiro ed aprì un librone ad una pagina. Andò sicuro, senza cercarla.

- Vedi Merlino, c’è una leggenda che dice che una ragazza come Clarissa, nasce ogni cinquecento anni... un’umana ed una sirena... con poteri magici. La leggenda continua recitando che questa creatura, per mantenere le sue forze e non essere schiacciata dal suo potere stesso, ha bisogno di condividere il peso con un prescelto.

Merlino guardò Clarissa incredulo.

- Non può essere Mordred, Gaius... lo sapete cos’ho visto, non voglio che sia così, ho paura che sia così... non posso permetterlo.

- Devi lasciare che le cose siano, Merlino. Possiamo prendere il lato positivo della faccenda e pensare che magari se i tuoi presentimenti sono esatti, Clarissa possa cambiare Mordred e tenerlo a bada.

Merlino si prese una pausa di riflessione di qualche minuto.

Rimase zitto, impassibile.

- Sarebbe più logico se fosse Artù, non credete?

Gaius scosse le spalle.

- Certo. Ma a quanto pare...

prese una grande tinozza di legno e la riempì d’acqua calda

- Prendi Clarissa e immergiamola qua dentro

sparse nella tinozza un infuso di erbe e mentre Merlino stava per immergervi Clarissa, Gaius bisbigliò un incantesimo mentre mescolava il preparato nell’acqua.

Vi immersero Clarissa che dopo qualche secondo emanò una luce accecante che dovettero coprirsi gli occhi con la manica della loro casacca.

Quando la luce scomparve, Merlino non fece a tempo ad aprire gli occhi che fu colpito da uno schizzo d’acqua in faccia.

Mentre si stropicciava e asciugava gli occhi incredulo, udì una risata; la più bella risata del mondo che gli era così mancata.

- Clarissa...

lei lo guardò e sorrise. I due si abbracciarono tenendosi ben saldi l’uno tra le braccia dell’altro

- Mi sei mancato così tanto... i giorni sono passati infinitamente lenti, perché sei andato via da me?

Lui non riusciva a risponderle, la guardava e basta. Aveva visto avvenire quella magia così tante volte in passato, ma non ci aveva mai fatto l’abitudine.

Il vestito di Clarissa era scomparso, c’era solo lei coperta nella parte superiore del tronco, e con una lunga coda verdina al posto delle gambe.

- Non ti abituerai mai nel vedermi così, vero?

Posò lo sguardo su Gaius che invece era rimasto impassibile, con un gran sorriso.

- Prima che possiate dire qualcosa, altezza; sapete bene che cose come queste non mi sono nuove. Tante volte ho visto vostra madre in queste vesti.

Clarissa annuì dispiaciuta.

- La mia mamma... prima che Morgana distruggesse tutto.

Merlino si riprese.

- Cosa? La Regina non c’è più?

Clarissa scosse la testa cancellando il sorriso leggero che aveva fino a poco prima.

- No Merlino, ma non vale la pena versare altre lacrime per qualcosa che non tornerà indietro. Un domani sarò regina, semmai riuscirò a ricostruire il mio regno... non voglio essere una debole. Stavolta Morgana ha vinto, ha vinto una battaglia ma non la guerra.

Lo guardò negli occhi.

- Te lo assicuro.

La porta imponente delle stanze del Re si aprì.

- Sire, mi avete mandato a chiamare?

Artù si girò con i suoi profondi occhi azzurri ma privi di emozione.

- Si Merlino. Come sta?

Merlino sorrise per l’apprensione di Artù nei suoi confronti. Era certo del loro legame indissolubile, ma averne la prova schiacciante fu un gran sollievo.

- Si è ripresa! È dispiaciuta del fatto che ancora non è riuscita a presentarsi di persona e a non mostrare la sua gratitudine, ma ben presto lo sarà.

Artù sorrise.

- Bene...

Vagò con lo sguardo attorno a sé fino a quando Merlino non pose la fatidica domanda.

- Qualcosa non va?
Artù lo guardò con occhi grandi e profondi.

- È tutta colpa mia. Un’altra vittima... le mie più sentite condoglianze a tutto il regno di Tendryon, del quale la maggior parte dei rifugiati sono proprio qui. Appena lei potrà, le farò tenere un discorso nella pubblica piazza per tutti i suoi cittadini. Morgana riversa il suo odio nei miei confronti, su chiunque incontri durante il suo cammino. Tutto questo mi fa sentire vuoto, inutile...

Merlino, nonostante la sofferta dichiarazione di Artù, non smise di sorridere.

Tutto sommato era positivo; sapeva che con Clarissa dalla loro parte potevano vincere questa guerra apparentemente impossibile, e che tutto sarebbe andato per il meglio.

Beh, era la sua speranza più grande.

È notte fonda su Camelot e Clarissa ha un’altra di quelle notti insonni dopo tutto il trambusto con Morgana.

Ricorda quando ha asfaltato il suo regno, di come nulla ha potuto la loro magia contro la cattiveria di quella donna.

Ricorda il giorno precedente, nel quale mentre era accampata nel bosco, un gruppo di briganti seguaci di Morgana abbiano tentato di abusare di lei e, dopo il suo rifiuto, accoltellata e abbandonata lì al suo destino.

Aveva una garza spessa che le fasciava tutto l’addome e una veste bianca, leggera, con un profumo adorabile.

La Regina stessa aveva dato qualcosa di suo a Merlino per Clarissa, sapendo bene lei stessa cosa si provasse ad essere soli e spaventati.

Con le poche forze che aveva si trascinò fuori dal letto avvolta in una coperta calda.

Voleva prendere un po’ d’aria ma la finestra non permetteva una giusta areazione.

Si ritrovò a passeggiare per il corridoio tenendosi stretta sulle spalle quella coperta che era stata poggiata sul letto nell’eventualità che potesse averne bisogno.

Camminava a fatica, ma aveva bisogno di guardare l’orizzonte, di rendersi conto che era dentro una fortezza, salda al sicuro come non lo era più da tempo.

Guardò lungo avanti a sé e vide, oltre le mura di Camelot, un paesaggio infinito.

All’improvviso le si bloccò il fiato in gola e trattenette il respiro, quando si sentì una cosa pungente e fredda sulla schiena.

- Mostra il tuo volto.

Si girò lentamente e quando il giovane druido la vide, posò la spada immediatamente abbassando lo sguardo e scuotendo la testa.

- Io... mi dispiace, io non volevo... mi deve scusare, principessa, io non...

la guardò negli occhi e lei sorrise.

- Non fa niente.

Rimase impietrito da quel sorriso sincero e si inginocchio con la testa chinata.

- Sir Mordred, cavaliere di Camelot. Per servirla...

alzò gli occhi e incontrò quelli di Clarissa, dolci e sorridenti che trasmettevano comprensione.

- Va bene così, non ce n’è bisogno, davvero.

- Cosa fate sveglia a quest’ora della notte in giro per il castello? Se posso chiedere.

Lei sorrise e guardò l’orizzonte.

- Avevo bisogno di sapere che sono al sicuro.

Quando posò nuovamente lo sguardo su di lui, i suoi occhi erano lucidi e nel sorridere le cadde una lacrima leggera, si asciugò con la coperta.

- Scusami, io non...

Mordred sorrise.

- Va bene, è giusto così.

Clarissa gli sorrise quando ad un certo punto sentì una fitta allo stomaco sulla sua ferita e perse i sensi per un secondo.

Mordred la prese al volo dalle braccia e riuscì ad impedirle di cadere a terra.

Clarissa aveva gli occhi socchiusi.

- Mi dispiace, mi dispiace così tanto; non preoccupatevi, ce la faccio.

Mordred la guardò sorridendo e la prese in braccio.

- Chissà perché ho proprio la netta impressione che voi non ce la facciate, vi riporto nelle vostre stanze.

Mordred camminò con Clarissa in braccio per tutto il corridoio fin quando non arrivarono nelle stanze in cui dormiva Clarissa e l’appoggiò delicatamente sotto le coperte.

Clarissa ebbe un sospiro, tenendosi l’addome con un’espressione sofferta in volto.

Mordred chiuse la porta a si avvicinò a lei. Clarissa lo guardò per quel poco che riusciva a tenere gli occhi aperti.

- Ecmento si die postium falenta.

Gli occhi del giovane druido diventarono gialli per un attimo per poi tornare al blu di sempre. Clarissa rimase impietrita dal suo gesto e non riuscì a dire nulla per lo stupore.

- Voi siete...

Mordred si fece spazio sul letto per sedersi e lei riuscì ad alzarsi sui gomiti. Si passò una mano sull’addome e il dolore era svanito.

- Vi prego di non dirlo a nessuno, nonostante il mio Re sia una persona buona e magnanima io non posso rinnegare ciò che sono... sono un druido, non voglio fare del male a nessuno, vi prego. Abbiate pietà.

Clarissa scosse la testa e sorrise.

- Mordred... nel mio regno la magia era ammessa, ho poteri magici anch’io... Uther non lo permetteva con i regni vicini ma noi abbiamo tenuto il nostro segreto per la pace comune e perché non volevamo fare del male a nessuno... chiunque nel mio regno aveva poteri magici perché ci era nato con essi, e non potevamo cacciarlo o farlo bruciare vivo per un ‘crimine’ che non ha commesso. Per un crimine che crimine non è. Un giorno Artù lo capirà.

Mordred sorrise all’idea di aver trovato una persona con cui parlarne, dato che Merlino non era molto disponibile al dialogo.

- Vi ringrazio... ma ora è meglio che riposiate, non sono uno mago eccezionale, potrebbe ricominciare a far male tra poco...

Clarissa sorrise.

- Grazie

Il sole sorge alto su Camelot e Clarissa apre il suo armadio per indossare uno dei vestiti della Regina.

Si sente più leggera, si sente protetta come non mai e si sente felice.

Mordred ha avuto un impatto positivo su di lei ma non perché le ha attenuato un dolore fisico; lui le ha attenuato un dolore interiore, un dolore che la stava lacerando da tempo.

Bussarono alla porta e Merlino fece capolino nelle sue stanze con un largo sorriso.

- Buongiorno, dormito bene?

Clarissa sorrise di ricambio.

- Ho dormito bene, grazie. E tu?

- Non c’è male. Pronta?

- Pronta.

- A tutti i cittadini di Tendryon che sono dovuti fuggire via dal nostro regno, dalla propria casa... e che hanno trovato asilo qui nel regno di Camelot. Il dolore dentro di noi di quella giornata maledetta in cui ci hanno strappato via dalle nostre case, dalle nostre famiglie e dalla nostra vita quotidiana, rimarrà sempre con noi; ma possiamo scegliere cosa farne di quel dolore: se continuare a covarlo dentro di noi e lasciare che ci consumi, o fare qualcosa per cambiare ciò che è successo. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo cambiare il futuro. Ringrazio pubblicamente Re Artù per avervi accolto tra queste mura e avervi trattato come cittadini di Camelot. Grazie

Ci fu un applauso generale tra la folla, tutti i sudditi di Tendryon urlarono in coro ‘lunga vita alla Regina’ e Clarissa fece un inchino per salutarli.

Si girò verso Artù e gli sorrise.

- Grazie mille per questa occasione, cercherò di racimolare il necessario per andare via il prima possibile, non preoccupatevi.

Artù incarò un sopracciglio sorpreso.

- Non siete costretta... potete rimanere qui quanto tempo desiderate, possiamo aiutarvi a ricreare il vostro regno anche di fianco a quello di Camelot. Siamo alleati, e so che Merlino ha un amore particolare nei vostri confronti quindi non c’è nessun problema, davvero.

Clarissa rimase a pensare a quella frase per tutta la giornata che sembrò interminabile, non capitava da tempo una grande occasione come quella; l’occasione di sentirsi al sicuro, l’occasione di ricominciare. *

   
 
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