K.O.
Questo mio scritto è
pubblicato senza alcuno scopo di lucro.
Era una mattina qualunque all’SGC; le solite facce, la solita routine, nonostante
tutto il pianeta fosse all’oscuro del loro lavoro. Normalmente tutti si alzano
per affrontare i piccoli problemi sul posto di lavoro, dovuti ai litigi con i
colleghi, ai diverbi con il principale o altro, ma alla base si affrontavano minacce ben peggiori che un direttore infuriato
o un collega sopra le righe.
Il programma del giorno
per la squadra capitanata dal Colonnello Jack O’Neill era composto da una ricognizione su P5X-633, dove erano stanziate diverse
popolazioni tecnologicamente avanzate, e
O’Neill stava salendo le
scale per raggiungere la sala briefing, per le ultime decisioni prima di
attraversare lo Stargate; lì incontrò Daniel e Teal’c che erano
già seduti sulle loro poltrone, e nello stesso momento uscì dal suo ufficio il
Generale Hammond.
-Buongiorno Signori!
Sedetevi e iniziamo!- ordinò Hammond.
-Buongiorno Signore! Manca Carter…sarà rimasta bloccata nel traffico!- lo informò
Jack sedendosi.
-Carter non viene oggi! Ha
telefonato poco fa per informarmi che ha l’influenza e
non parteciperà a questa missione, però al suo posto le ho assegnato il
Maggiore Breston!- concluse Hammond.
-Carter ha
l’influenza? Non posso credere che salti una missione, sarà successo qualcosa di terribile!- disse alzandosi dalla
sedia.
-NO Jack…ha
solo l’influenza!- disse Daniel senza alzare gli occhi dai fogli che teneva in
mano.
-Carter
non è MAI malata!- continuò
Jack lanciando un’occhiataccia all’amico.
-È pur sempre un essere
umano Jack! Ora ti prego…siediti e iniziamo il briefing!- lo supplicò Daniel dopo aver perso la pazienza.
-Il Dr. Jackson ha ragione!- concordò Hammond.
Dopo quasi un’ora, la
squadra andò a prepararsi nello spogliatoio, dove trovarono il Maggiore Breston
già pronto per partire.
Una
volta attraversato lo Stargate,
il paesaggio che si trovarono davanti era piuttosto accogliente; prontamente
furono portati dal capo villaggio che accettò tutte le condizioni che il
Governo Americano aveva proposto per la riuscita di questa alleanza.
Non vi erano stati
imprevisti di alcun genere, così l’SG1 potè far ritorno
alla base prima del previsto.
Dopo aver fatto i soliti esami post-missione di routine, Jack si fermò
a parlare con Janet.
-Mi dica
Colonnello!- lo incitò Janet.
-Volevo sapere come sta
Carter…ho sentito che ha l’influenza!- chiese
preoccupato Jack.
-L’ho visitata
stamattina a casa sua e devo dire che ha una bella influenza! Le ho dato
qualche farmaco da prendere, ma per guarire completamente deve stare a riposo per un po’…perché?- chiese Janet incuriosita.
-Volevo passare a trovarla
e mi chiedevo se potevo esserle utile- spiegò Jack
semplicemente.
-Potrebbe controllare se
ha preso i medicinali. Mi farebbe un enorme favore!-
-D’accordo!-
Dopo aver lasciato la
base, Jack si diresse con il suo pick-up verso la casa
di Sam.
Erano circa le quattro del
pomeriggio quando bussò alla porta.
Sam si alzò dal divano
svogliatamente, mentre il campanello non smetteva i suonare.
-Arrivo…arrivo!! Ma chi diavolo…Colonnello!!-
esclamò con sorpresa, trovandoselo di fronte.
-Ciao Carter!- non l’aveva
mai vista così pallida, con il naso arrossato e con il pigiama alle quattro del
pomeriggio; sulle spalle aveva una coperta, e intorno al collo aveva una
sciarpa per proteggersi dal freddo.
-Cosa ci fa qui?- chiese
d’istinto.
-Sono
passato a vedere come stai!
Posso entrare?- chiese alzandosi sulle punte per osservare l’interno della casa
alle spalle di Sam.
-Certo…ma la casa non è molto in ordine!- spiegò lei tentando di mettere
a posto le cose qua e là.
-Non ti preoccupare, la
mia è anche peggio!- sorrise Jack togliendosi il cappotto
e poggiandolo su una sedia.
-L’ha mandata Hammond?-
chiese sistemandosi la coperta sulle spalle, e stringendosela un po’ intorno.
-No, veramente ero
preoccupato, così ho chiesto a Janet e mi ha detto di passare a controllare che
prendessi tutti i farmaci che ti ha dato!- rispose
guardandosi attorno.
Sam sapeva quanto Janet fosse severa in campo medico con i suoi pazienti, ma era per
questo che era la migliore. Si prendeva cura di persona di tutti i soldati
della base, con l’aiuto anche di un efficientissima equipe
medica al suo fianco.
-OH…allora può riferirle
che anche se sono disgustose, le sto prendendo tutte! Non c’è bisogno che resti
qui Signore, non voglio rovinarle il pomeriggio libero!- disse
Sam voltandosi per bere un bicchiere d’acqua.
-Ti dà fastidio la mia
compagnia Carter?- chiese seguendola in cucina e avvicinandosi a lei.
-Oh no Signore…è che sono
a pezzi e non credo che lei voglia passare il pomeriggio con un rottame!-
rispose lei distanziandosi un po’ da Jack, dato che si era
fatto pericolosamente vicino.
-Non ti preoccupare…sono qui per darti una mano!- disse sorridendole per
rassicurarla.
Sam si trovò a fissare i
suoi occhi, e a pensare quanto aveva desiderato quell’uomo, dal primo momento
in cui l’aveva visto. Lo amava, eppure c’era quel dannato regolamento a
dividerli sempre e comunque.
-Vuole qualcosa da bere?- fu l’unica cosa che le venne in mente da dire in quel
momento, distogliendo lo sguardo dal suo.
-Una birra grazie!-
rispose Jack notando l’agitazione di Sam.
-Dovrei
avercela…si accomodi pure in
soggiorno!- disse Sam raggiungendo il frigo, seppur barcollando.