Libri > The Maze Runner
Segui la storia  |       
Autore: Inevitabilmente_Dea    17/10/2017    0 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La situazione si era finalmente calmata e dopo un paio di ore ero finalmente stata capace di sedermi su uno dei letti vuoti in infermeria.
L'unica persona rimasta in quella stanza era Gally. 
Le altre persone svenute per via delle granate elettriche o dei colpi alla testa si erano già svegliate ed erano state mandate ognuna nella propria abitazione.
Gally era l'ultimo rimasto e la cosa mi preoccupava.
Avevo controllato tutto in lui, dal battito cardiaco al respiro, e tutto era regolare. Dopo essermi torturata la mente per capire cosa avrebbe potuto impedirgli di svegliarsi, alla fine semplicemente rinunciai e mi dissi che ognuno aveva i propri tempi di guarigione.

Non sapevo esattamente quando le mie palpebre avevano iniziato ad essere pesanti, ma di certo l'idea di stendermi su uno dei letti accanto a quello di Gally non aveva migliorato la situazione. Il sonno era calato su di me come un masso e in poco tempo mi ero ritrovata a fluttuare in sogni pieni di orrore in cui Hailie ed Elizabeth dovevano scappare dai Dolenti. Avevo visto i loro volti contratti dalla paura e avevo percepito il loro panico sulla mia stessa pelle.

Poi lo scenario d'orrore si era fatto meno pesante e un angelo era comparso in lontananza, intento ad osservare la scena, impotente tanto quanto me. Non aveva ali e non era vestito di bianco, ma aveva un qualcosa di speciale, una specie di aura angelica che non appena l'avevo percepita mi ero sentita immediatamente più tranquilla.

Ero rimasta a fissare i suoi lineamenti per così tanto tempo che alla fine tutto intorno a me era sparito. Anche lui sembrò percepire la stessa cosa perchè il suo volto si girò verso di me ed i suoi occhi si illuminarono, curiosi e desiderosi. Non avevo visto le sue labbra muoversi, ma avevo comunque percepito la sua voce, come se fosse entrato nella mia testa e mi avesse parlato telepaticamente.

"Non è colpa tua." mi disse, facendomi rizzare i peli sulla nuca. Da subito percepii quanto la sua voce fosse familiare.

Tutto il mio corpo aveva vibrato nell'udire quelle parole, quasi come se anche la mia pelle avesse riconosciuto la sua voce, ma la mia mente ancora esitava e non sembrava voler collaborare. Era come avere una pallina nel cervello, un buco che mi impediva di elaborare il nome a cui quella voce apparteneva.

Poi nel sogno l'angelo aveva allungato un braccio in mia direzione e aveva teso la mano, facendomi subito percepire un tocco leggero sulla guancia, come una carezza, ma tre volte più delicata e dieci volte più rassicurante, con il potere che solo un bacio possedeva ed immediatamente, come un fulmine a ciel sereno, un nome si era formato nella mia mente.

Newt.

Al solo suono di quel nome i miei occhi si spalancarono, riportandomi alla realtà, ma il calore della sua carezza era ancora presente sulla mia guancia, anche se ero sicura di non stare ancora sognando.

Sbattei le palpebre delicatamente, la testa ancora immersa nel sogno, e distrattamente mi portai la mano sulla guancia, ansiosa di toccare quel tepore rassicurante ancora presente sulla mia pelle. Solo quando le mie dita si posarono su qualcosa di solido e concreto capii il motivo per cui quel tocco non era svanito: la mano di Newt era ancora posata sulla mia guancia.

Possibile che stessi ancora sognando?

All'idea di poter rivedere Newt il mio cuore perse un battito e sollevare lo sguardo fu un'azione del tutto naturale e spontanea, quasi come anche i miei occhi avessero bisogno di vederlo per ricevere sollievo. 
Quando notai una figura al mio fianco, però, il respiro mi si bloccò in gola e le mie guance si infiammarono. Dovetti contenermi per non saltare subito addosso al ragazzo e invece fermarmi  riflettere.

Un sorriso deluso si formò sulle mie labbra e tutta l'emozione provata si dissipò nell'aria quando mi resi conto che probabilmente tutto quello era solo uno dei tanti giochi a cui la mia mente ancora si divertiva a sottopormi. La mia testa mi aveva sempre ingannato, mischiando ricordi e desideri con la realtà e rendendomi incapace di distinguere ciò che era reale da ciò che era fantasia. I miei sensi erano annebbiati da questi continui giochetti ed io stessa ero stanca di essere presa in giro. Questa volta però ero un passo avanti, questa volta avevo realizzato ciò che mi stava succedendo, questa volta avevo ragionato, ignorando i miei impulsi e le mie sensazioni.

Newt è morto. Ripetei nella mia mente, uccidendo me stessa e tutta la speranza che si era accumulata nel mio cuore dopo quel tocco. Newt è morto.

Mossi delicatamente le dita sul dorso della mano ancora appoggiata alla mia guancia e chiusi gli occhi per gustarmi ancora qualche secondo di quella perfetta illusione, poi, quando mi sentii pronta per ricevere un pugno al petto, aprii gli occhi e misi a fuoco la figura accanto al mio letto.

Quasi come se la nebbia si fosse dissipata e i miei sensi avessero ripreso a funzionare, riuscii ad identificare il ragazzo accanto a me, comprendendo di aver ragione: non era Newt, ma Gally.

Quando i nostri sguardi si incrociarono, vidi il ragazzo arrossire e subito ritirare la sua mano, indietreggiando di un passo.

"M-Mi dispiace..." mormorò lui imbarazzato. "Non volevo svegliarti. Stavo solo... scostando una ciocca di capelli." mentì, causandomi un sorriso spontaneo.

Mi morsi il labbro e mi tirai a sedere sul letto, lottando con tutta me stessa per non scoppiare a piangere davanti a lui. Per quanto fossi fiera di me per aver saputo anticipare e bloccare il flusso di ricordi nella mia mente, ero anche distrutta e stanca di dover affrontare la realtà che stavo vivendo, una realtà in cui Newt non esisteva più e una realtà in cui la libertà era solo un valore privo di felicità per me senza di lui.

Ero stanca di soffrire per la sua perdita, stanca di sentirmi così triste e nostalgica dei tempi in cui, anche se privati della nostra vera vita, almeno eravamo assieme ed eravamo felici in quel poco che avevamo.

Da quando Newt non c'era più avevo fatto di tutto pur di tenere la mia mente occupata in altro, avevo escogitato di tutto pur di non rimanere da sola con i miei pensieri che, apparentemente, erano perfino più forti di me. La mia mente aveva addirittura escogitato un giochetto illusorio per farmi credere che Newt non se ne fosse andato veramente, pur di non affrontare veramente la sua perdita e il dolore che essa aveva causato.

Ero stanca di percepire un costante vuoto in ogni cosa su cui posavo lo sguardo ed il vuoto che percepivo in me stessa era straziante.

Da quando la notizia della sua morte mi aveva colpita come un proiettile avvelenato, la mia felicità sembrava essersi dissolta nelle mie stesse lacrime e anche se a volte mi capitava di essere allegra, subito rinchiudevo me stessa nello stato di depressione, sentendomi in colpa per essermi crogiolata nella mia temporanea gioia anche solo per un istante. I miei sorrisi si erano fatti radi e quei pochi che regalavo spesso erano forzati. Ogni parte del mio corpo doleva quando dovevo fingere allegria.

Sapevo di voler essere felice, eppure non riuscivo a raggiungere quello stato di calma e allegria senza pensare a quanto tutto fosse sbagliato senza di lui. 
Avevo cercato di mentire a me stessa, raccontandomi fandonie su quanto fossi diventata forte e capace di gestire le mie emozioni, ma la cosa non aveva funzionato e per quanto odiassi ammetterlo il mio obbiettivo più grande era quello di sopravvivere alla giornata. Non mi interessava nemmeno vivere. Sopravvivere era abbastanza per me.

Quando udii il suono delle dita di Gally schioccare davanti al mio volto sbattei le palpebre e mi riportai velocemente alla realtà. Non mi ero nemmeno accorta di aver iniziato a fissare le mie mani chiuse a pugno sulle mie gambe, ma il ragazzo doveva averlo notato.

"Stai bene?" domandò lui preoccupato, sedendosi accanto a me.

Lo fissai per qualche istante, cercando di decidere se sputare fuori la verità o tenermela per me finchè non fossi riuscita a soffocarla. Scegliendo la seconda opzione, con un sorriso sforzato risposi: "Dovrei essere io a chiedertelo. Sei rimasto svenuto per ore per colpa di una granata elettrica. Mi hai fatto preoccupare, non riuscivamo a svegliarti."

"Lo so, in realtà stavo solo fingendo di dormire per evitare la tua ramanzina arrabbiata e allo stesso tempo affettuosa su quanto la mia momentanea morte ti avesse fatta impazzire." scherzò lui divertito.

"Oh, sì. Se fossi morto veramente ti avrei resuscitato solo per ammazzarti di nuovo con le mie stesse mani." ribadii, tirandogli un pugno sulla spalla.

Il ragazzo rispose quasi immediatamente al mio gesto con una smorfia di dolore e un lamento di agonia. Non mi ci volle molto per collegare i fatti ed elaborarli nel mio cervello e quando lo feci mi portai immediatamente le mani sulla bocca, spalancando gli occhi stupita di essermi scordata la ferita presente sul bicipite del ragazzo.

"Scusami, scusami, scusami, scusami!" quasi gridai allarmata, porgendomi in avanti verso il suo braccio e sfiorandolo questa volta con una cura e una delicatezza senza confini.

"E' tutto okay, sapevo che fossi rimbambita, quindi dovevo aspettarmi una cosa del genere." ridacchiò lui, sul suo volto ancora qualche traccia di dolore.

"Ehi, vuoi un altro pugno, per caso?" domandai rifilandogli una falsa occhiataccia. Lui in tutta risposta agitò un palmo e rise.

Presi l'orlo della sua manica e iniziai ad arrotolarla su per il braccio per scoprire la ferita e controllarla, ma quando la sua maglia si bloccò al gomito perchè troppo stretta lasciai perdere e la srotolai in senso contrario.

"Questo è il momento in cui mi tolgo la maglia e tu resti estasiata dai miei muscoli, vero?" ridacchiò lui, rivolgendomi tuttavia uno sguardo vergognato.

"Non la metterei proprio in questo modo, panzone, ma sì, dovresti sfilarti la maglia così posso controllare." lo informai.

"Panzone? Oh, dopo questa offesa col cacchio che ti lascio ammirare i miei muscoli, Fagio."

"Come vuoi, posso sempre andare a chiedere a Violet se..."

"No. Cosa? No, stavo scherzando, dai." borbottò il ragazzo, improvvisamente terrorizzato, poi alla mia espressione turbata, decise di spiegarsi. "Apprezzo il lavoro che fa Violet, ma cacchio, quella ragazza non ha idea di cosa sia la delicatezza!"

Gli rivolsi un sorriso leggero e scossi la testa. "Deve solo prenderci la mano." la giustificai, facendo spallucce. "Togli la maglia."

"Ora me lo ordini pure, wow." rise lui. "Senti, sfacciata che non se altro, non è che mi aiuti a toglierla? Non riesco a sollevare bene il braccio senza farmi male."

"Ma certo, delicatino che non sei altro." mormorai afferrando i lembi della sua maglia per poi sollevarla senza tanti complimenti. Con un po' di fatica entrambi riuscimmo finalmente a sfilare la maglia dalla sua testa, rivelando così il suo braccio fasciato da cui traspariva però una macchia rossa.

"Credo sia il momento di..." distolsi lo sguardo dal suo braccio ferito per cercare il disinfettate nella stanza e per sbaglio il mio sguardo cadde sul suo addome. Arrossii immediatamente e le parole mi si bloccarono in gola. Gally non era mai stato un ragazzo troppo muscoloso, se non nelle braccia per via dei pesi che doveva trasportare ogni volta per via del suo lavoro da Costruttore, ma dall'ultima volta che lo avevo visto a petto nudo dovevo ammettere che aveva fatto un grande cambiamento. Ora i suoi pettorali erano ben delineati e sotto di essi emergevano leggermente anche gli addominali. Per quanto mi vergognassi di me stessa non riuscivo a distogliere lo sguardo. Non avevo mai negato il fatto che Gally fosse un bel ragazzo, ma la cosa non mi aveva mai smosso più di tanto come stava invece succedendo ora che potevo osservarlo da più vicino.

"Cosa?" domandò Gally, osservando la mia espressione imbarazzata e sorpresa allo stesso tempo. Il ragazzo abbassò lo sguardo preoccupato e quando capì il motivo del mio blocco si portò le mani sull'addome sperando che quel gesto passasse come distratto e non volontario.

Mi schiarii la gola e mi sollevai dal letto in cerca di nuove bende e di un po' di disinfettante. "Credo che sia ora di cambiare la fasciatura." continuai per poi tossire imbarazzata nella speranza che il rossore sulle mie guance sparisse completamente.

Cosa diamine mi era preso? Non solo mi ero messa in imbarazzo da sola, ma avevo messo in imbarazzo pure lui.

Cercando di non pensarci troppo afferrai l'occorrente e tornai a sedermi accanto a lui, questa volta ponendo tutta la mia attenzione sulla sua ferita. Avevo appena iniziato a srotolare le fasce vecchie e imbrattate di sangue quando il ragazzo parlò di nuovo. "Sbaglio o stavi fissando spudoratamente i miei addominali?" domandò lui con l'intento di stuzzicarmi e facendomi salire la voglia di ammazzarlo all'istante.

Mi morsi il labbro e lasciai cadere accanto a me le fasce sporche per poi afferrare il disinfettante. "No... Stavo solo pensando. A volte mi blocco a fissare un punto quando lo faccio." mentii, sperando di coprire un pochino la mia sfacciataggine.

"No, no." replicò lui con voce ferma che nascondeva un pizzico di divertimento. "Non mi freghi, piccola. Tu stavi fissando i miei addominali."

"Come preferisci." tagliai corto, facendo spallucce. 

"Quindi ammetti di averli fissati spudoratamente. E ti è pure piaciuto quello che hai visto." aggiunse il ragazzo, spingendosi troppo oltre per i miei gusti.

"Senti, ero solo sorpresa di questo tuo cambiamento. Tutto qui, quindi non montarti la testa... piccolo." lo scimmiottai. 

"Oh, sentila. Ora mi sbeffeggia pure." rise lui. "Da quando sono arrivato qui ho avuto molto lavoro da fare per costruire case e ho anche iniziato ad allenarmi singolarmente, quindi penso sia normale un miglioramento nel mio fisico."

Sollevai gli occhi e li rotolai al cielo, scuotendo poi la testa. Lasciai cadere quell'argomento ed iniziai a fasciare la ferita accuratamente. 

"Quindi..." riprese il ragazzo senza demordere. "Hai apprezzato il cambiamento?"

Senza rifilargli nemmeno una risposta, annodai i lembi della fasciatura e di proposito strinsi più del dovuto, causando nel ragazzo un sobbalzo e una smorfia di dolore. "Ehi! E questo per cos'era?" domandò stupito, portandosi una mano sul bendaggio e coprendosi la parte ferita.

"Questo cosa?" domandai ingenua, alzandomi in piedi e gettando via la fasciatura vecchia. 

Il ragazzo mi rifilò un'occhiata divertita e poi distolse lo sguardo ridacchiando. "A volte mi dimentico del genietto malefico che vive sotto quell'aspetto angelico."

"Mi sottovaluti, questo mi offende."

"Sottovalutarti? Oh, mai." rispose lui infilando solo la testa nella maglietta. "Non è che mi aiuteresti?" domandò poi indicando le maniche ancora afflosciate ai lati.

"Hai abbastanza muscoli per farcela da solo." ribattei con un sorriso, stuzzicandolo, per poi camminare verso l'uscita e all'ultimo momento voltarmi indietro. "Quando hai finito vieni in spiaggia."

Ignorando le sue lamentele mi voltai verso l'uscita e aprii la porta per poi attraversarla.

 

 

 

Ero stata una delle prime persone ad arrivare in spiaggia e avevo pazientemente atteso l'arrivo degli altri parlando un pochino con Minho e Stephen, gli unici ragazzi apparentemente puntuali tra tutti. Dopo poco era anche arrivato Gally, ma apparentemente ancora molto stanco, si era subito messo a sedere su uno dei mezzi tronchi a terra, escludendosi momentaneamente dalla nostra conversazione. Nonostante le lamentele di entrambi i ragazzi avevo insistito nel controllare come procedesse la loro situazione per essere certa che il loro corpo si stesse riprendendo nel modo adeguato dopo la lotta. La ferita alla tempia di Stephen era abbastanza superficiale, quindi senza infezioni avrebbe iniziato a mostrare i primi segni di guarigione già dal giorno successivo. Per quanto riguardava Minho, invece, oltre ad un grosso bernoccolo in testa, il suo corpo non aveva subito altri danneggiamenti.

Ben presto anche il resto del gruppo ci raggiunse e in qualche minuto l'intera spiaggia si popolò di persone. Alcune, ancora tremanti e piangenti, erano state praticamente trascinate dai propri amici; altre stavano parlando con qualcuno, ma il loro volto era serio e preoccupato; altri ancora cercavano conforto negli altri, scambiandosi abbracci e strette di mano.

Quando constatammo che nessuno mancasse all'appello, io ed i miei amici camminammo verso il centro della folla, attirando immediatamente l'attenzione di tutti i presenti, che smisero di parlare per darci totale ascolto.

Scambiai qualche occhiata con i miei compagni e poi, prendendo un bel respiro, diedi voce ai pensieri che non avevano fatto altro che affliggermi per tutta la giornata.

"Grazie per essere venuti." iniziai, stritolandomi le dita della mano. "Penso che tutti sappiate il motivo per cui questa sera vi abbiamo chiamati qui. La maggior parte di noi oggi ha perso un figlio o una figlia, magari un nipote o anche solo un conoscente. La W.I.C.K.E.D. si è presa una parte di questa comunità, una parte delle nostre vite e per quanto abbiamo provato, non siamo riusciti a fare nulla per evitarlo. Io ed i miei amici siamo stati privati delle nostre vite per anni, torturati da quei folli e presi in giro dai loro continui esperimenti. Sono sicura che tutti voi sappiate bene di cosa la W.I.C.K.E.D. sia capace: non si fermeranno finchè non troveranno una Cura e prima che questo accada saremo tutti morti. Hanno preso quei bambini per sottoporli ad esperimenti pianificati, esperimenti privi di umanità. Verranno trattati come topi da Laboratorio, come Cavie..." lanciai uno sguardo a Stephen, che annuì leggermente e mi diede il coraggio di continuare. "Ma questa volta possiamo fermare questa pazzia prima che accada. Io ed i miei amici stiamo lavorando su un progetto che ci permetterà di individuare la posizione attuale dei bambini e una volta tracciato il percorso partiremo per andarli a riprendere."

Un accesso mormorio si sparse tra la folla, fino a quando un uomo sollevò il braccio e a gran voce disse: "Verrò con voi!" 

Prima che potessi replicare i mormorii ripresero, ma questa volta più numerosi e accesi. Qualcuno iniziò a farsi avanti e piano piano metà folla aveva le braccia alzate in aria, urlando di voler partecipare alla spedizione. 

Gridando e agitando le braccia, piano piano iniziai a riconquistare l'attenzione delle persone che, turbate e confuse, iniziarono lentamente a calmarsi e a donarmi nuovamente ascolto.

"So come tutti voi vogliate contribuire per andare a salvare i bambini, ma purtroppo non sappiamo cosa ci aspetterà lì fuori. Dobbiamo cercare di attirare meno attenzione possibile, dobbiamo passare inosservati. Essere in molti potrebbe farci scoprire e potrebbe comportare un fallimento. Perciò io ed i miei amici..."

La folla scoppiò di nuovo in trambusto, chi brontolando chi urlando contro le mie parole, e questa volta fu Minho ad aiutarmi a ripristinare il silenzio. "Sentite," ripresi. "so che l'idea non vi piace, ma vi prego di comprendere. Io ed i miei amici abbiamo avuto a che fare con la W.I.C.K.E.D. per tutta la nostra vita. Potremmo anche sembrare dei ragazzini, ma vi assicuro che abbiamo affrontato bestie e problemi che nessuno di voi potrebbe mai immaginare. Ognuno di questi ragazzi qui presenti ha capacità strabilianti, non vi sto mentendo. La W.I.C.K.E.D. ci ha scelti per la nostra intelligenza, poi ci ha fatto sviluppare la capacità di sopravvivenza. Vi assicuro che se ci donate fiducia torneremo con ogni singolo bambino. Non permetteremo alla W.I.C.K.E.D. di torcere loro un capello. Ma tutto questo non avrà un senso se poi, una volta salvati i bambini, non avessimo un posto a cui tornare. Chi penserà al villaggio se tutti partissimo per salvarli? Abbiamo bisogno che qualcuno rimanga qua per prendersi cura delle persone e delle cose che ancora non ci sono state sottratte."

Feci una pausa e poi continuai. "Io ed i miei amici partiremo quando avremo le coordinate esatte, ci porteremo via qualche provvista e le armi necessarie per il viaggio. Vi prego di comprendere la nostra decisione e di darci fiducia." conclusi.

Questa volta fu il silenzio a spargersi tra la gente, fastidioso come non mai. Trattenni il fiato e indietreggiai insicura verso i miei compagni, sentendo Violet cercare la mia mano e stringerla.

Vi prego, non siate stupidi. Mormorai nella mia mente.  

Poi, senza preavviso, l'uomo che precedentemente aveva parlato facendo iniziare il trambusto fece un passo in avanti e parlò con voce chiara. "Non chi voi siate, ma se quello che mi dici è vero, allora ragazza hai tutto il mio appoggio. Andate ad impartire una lezione alla W.I.C.K.E.D. e riprendetevi ciò che non gli appartiene."

*Angolo scrittrice*

Hey pive! 

Lo so, è passato un altro mese, ma vi assicuro che è veramente difficile trovare ispirazione per scrivere, qui. Sono spesso triste e quando non sono triste o sono impegnata o non ho abbastanza ispirazione per buttare giù qualcosa di decente. Per questa ragione vi prego di perdonarmi se questo capitolo non è il massimo. Sto dando del mio meglio per continuare questa storia, ma non sempre riesco nel mio intento.

Sto anche lavorando sulle risposte alle vostre domande riguardanti l'America, quindi sentitevi libere di aggiungerne altre se volete.

Baci,

Elena ღ

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: Inevitabilmente_Dea