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Autore: Switch    19/10/2017    1 recensioni
LOZ Breath Of The Wild
I pensieri di un Link rabbioso alle prese con una delle innumerevoli lotte.
Perché risvegliarsi dopo cento anni col peso di un regno sulle spalle non deve essere facile.
Basato sulle mie esperienze di gioco, quindi una visione soggettiva.
-
Era solo un ragazzo. Pieno di dubbi e paure come chiunque altro.
Mortale.
Dall'alto della rupe, il vento soffiava più forte.
Eppure respirare non era mai facile. Lo spadone reale pesava enormemente sulle sue spalle, insieme alle richieste, insieme al suo destino.
Se solo tutti fossero riusciti a capire che era solo un ragazzo, non esclusivamente l'eroe di Hyrule.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era solo un ragazzo. Pieno di dubbi e paure come chiunque altro.
Mortale.

Dall'alto della rupe, il vento soffiava più forte.
Eppure respirare non era mai facile. Lo spadone reale pesava enormemente sulle sue spalle, insieme alle richieste, insieme al suo destino.
Se solo tutti fossero riusciti a capire che era solo un ragazzo, non esclusivamente l'eroe di Hyrule.

Scrocchiò appena il collo e poi spiccò il salto nel vuoto, godendosi quel fugace capitombolo nello stomaco prima di aprire la paravela e ingabbiare il vento secondo i suoi desideri, libero di librarsi a piacere, o almeno fino a quando le forze lo avessero sorretto.
Il boblin di guardia era girato di spalle, troppo facile.
Tirò fuori l'arco, fulmineo, e tutto sembrò rallentare mentre prendeva la mira, dritto contro la sua testaccia rossa: la freccia fendette l'aria senza sforzo e lo trapassò da parte a parte, sbalzato a terra senza poter esalare un suono, ben prima che potesse riprendere la paravela e frenare la caduta verso il vuoto.
E uno era andato.

Le spalle gli dolevano da morire, ma prima di atterrare doveva occuparsi dell'altra guardia, in una torretta poco distante. Stava guardando verso la postazione del suo compagno scomparso con sospetto crescente, doveva silenziarlo prima che fosse troppo tardi: di nuovo, l'arco apparve nelle sue mani con rapidità e con le poche energie rimaste scoccò una freccia elettrica, ormai a pochi metri dal suolo.
Atterrò in mezzo al campo nemico, nelle orecchie il lieve grugnito di dolore del boblin elettrizzato a morte.
C'erano ancora due lizalfos, un boblin blu, uno nero e uno argentato e infine un grosso grublin blu, alto almeno il doppio di lui.
Non che ci volesse molto ad essere più alti di lui, Link pensò con una smorfia amara.

Mise via la paravela e sfilò lo spadone a due mani, prendendo di sorpresa un lizalfos e un boblin, i più vicini: roteò l'arma con la torsione del busto e li colpì allo stomaco, di netto, la sorpresa nei loro occhi rimpiazzata in fretta dal dolore; approfittando del vantaggio, Link vibrò un altro colpo alle loro teste, in rapida successione, uccidendoli all'istante.
Il grido del grublin fece tremare la terra sotto i suoi piedi.
Era stato ovviamente scoperto.
Era solo un ragazzo, dopotutto, non era infallibile.

Li vide correre tutti verso le armi lasciate incautamente a terra, poco distante; l'arco era già nelle sue mani e una freccia esplosiva incoccata nella corda, un occhio già chiuso per prendere la mira: l'armamentario esplose in ogni direzione con scintille infuocate e schegge impazzite.
I mostri urlarono, contro il fuoco che si era sprigionato, contro lui.
Eppure non sembrarono pensare affatto alla fuga. Non ci pensavano mai, nemmeno quando potevano salvarsi.

Il boblin nero iniziò a lanciargli contro i sassi che riusciva a trovare lì intorno, mentre quello d'argento era armato con una spada da soldato, l'unica arma salvata alla detonazione insieme alla grande dragoclava del grublin, che ora aveva anche l'aggiunta di essere infuocata, alla sua pericolosità iniziale.
Link sospirò forte, una grande rabbia che gli ribolliva dentro.
Non era mai facile, niente era mai facile.

Cambiò l'arma con una spada da cavaliere, al braccio sinistro uno scudo lizal d'acciaio rubato ad un altro campo nemico, dopo un'altra lotta di cui non ricordava alcun dettaglio, se non la stessa rabbia che scemava solo dopo essere rimasto l'ultimo in piedi, circondato dai resti dei suoi avversari.
Era solo un ragazzo, dopotutto, non un santo.

Il suo primo obiettivo sarebbe stato il lizalfos, razza di pericolosi e infidi bastardi.
Si gettò a testa bassa contro quello rimasto, che saltava in tutte le direzioni rendendogli difficile centrarlo, mentre gli sparava contro getti d'acqua, sperò fortemente che fosse acqua, dalla sua bocca: parò con lo scudo e attese il momento di colpirlo.
Alle sue spalle sentiva i passi pesanti del grublin e i tocchi sordi dei sassi che evitava spostandosi a destra e a sinistra, in una corsa a zigzag.

Saltò e librò la spada sulla testa con un solo movimento fluido, calando la sua lama affilata sul corno nel mezzo della fronte: il rettile cadde al suolo con un verso stridulo, in un istante.
Il colpo di clava lo colpì in quel momento in mezzo alle scapole con una forza disumana e Link si diede dello stupido per non aver reagito prima, per non essersi portato fuori dalla traiettoria quando sapeva che dovesse essere solo qualche passo dietro di lui.
La pelle bruciava, per le fiamme e la contusione, e il respiro si fermò in gola, mentre ruzzolava al suolo, le imprecazioni strette tra i denti.
Era solo un ragazzo. Fatto di carne e sangue, sotto le sue pesanti eppure fragili armature.

Rantolò un attimo al suolo, quando finalmente si fermò contro un masso.
Ma i passi pesanti si riavvicinavano.
Si rimise in piedi a fatica, stringendo l'elsa della spada che non aveva lasciato andare, nemmeno nel dolore, e si voltò per valutare il grublin, che sventolava la clava nella sua direzione, la lingua penzoloni dal muso stupido.

Prese l'arco e una freccia esplosiva e tirò rapidamente la corda nonostante la fatica, mirando nel mezzo della sua faccia, più velocemente possibile: il grublin era ancora lontano, ma non così tanto perché fosse a distanza di sicurezza e l'esplosione colpì anche lui, sbalzandolo all'indietro.
Strinse i denti, il cuore pulsava forte contro le costole doloranti, e cercò di spronare il suo corpo a reagire; non poteva ancora mollare.
Era solo un ragazzo, un giorno sarebbe crollato senza forze per rialzarsi, lo sapeva, ma non era ancora arrivato quel momento.

L'odore acre del grublin avvolto dalle fiamme gli arrivò al naso, prima di alzarsi e vederlo al suolo, nel mezzo dell'incendio che consumava l'erba secca sotto i loro piedi.
Il boblin argentato si gettò su di lui, oscillando senza grazia o tecnica la corta spada nella mano, un piccolo scudo arrugginito per pararsi dai suoi colpi, mentre il boblin nero al suo fianco lo assisteva lanciando sassi, un passo appena dietro il suo compagno.

Link cambiò di nuovo arma, una portata maggiore era quello che gli serviva in quel momento, e le sue mani si strinsero su una forca lizalfos a doppia punta, affilata e micidiale; spazzare via lo scudo fu semplice e con un altro sventolio circolare anche la spada volò dalla presa dell'avversario, lasciandolo inerme alla sua mercé: poche stoccate in rapida successione e anche lui crollò al suolo.
Rimaneva solo il boblin nero.

Lo avrebbe lasciato andare. Se avesse cercato di scappare, e fosse dipeso da lui, lo avrebbe lasciato scappare, non gli avrebbe dato la caccia.
Era stufo di continuare a combattere, era stufo di uccidere.
Era solo un ragazzo, c'era altro dentro di lui oltre all'istinto di combattere.

Ma il boblin non diede segno di voler fuggire e Link un po' ne fu grato, perché eliminarli tutti era stata la richiesta specifica, e ormai non aveva senso tirarsi indietro e lasciare le cose a metà, solo per uno stupido moto di pena.
Lo finì con un paio di colpi secchi, senza esitazione né grazia, resistendo ai muscoli doloranti e alle fitte di dolore del corpo.
Dopo, rimase solo in mezzo alla distruzione e al caos che lui stesso aveva creato, tra le fiamme e l'odore di morte, e un silenzio spaventoso, resistendo a fatica all'impulso di vomitare.

Un altro hyruliano pretenzioso sarebbe stato soddisfatto del risultato, si sarebbe sperticato in lodi e gli avrebbe dato una ricompensa per il suo servizio, salvo poi chiedere qualcosa di più grosso quando fosse stato di nuovo nei paraggi.
Ma lui sarebbe rimasto comunque un assassino.
Uno sterminatore.
Ed era così stanco, incredibilmente stanco, per uno che aveva dormito per cento anni.

Raccolse con lentezza le armi che potevano servirgli e i tesori accumulati dai boblin, prima di sgombrare il campo, zoppicando verso la nuova richiesta, verso il compito successivo, le spalle sempre più tese e curve sotto responsabilità sempre maggiori, sempre più numerose, finché non avesse distrutto la Calamità Ganon o fosse perito provandoci.
Era solo un ragazzo, ma nessuno, in tutta Hyrule, sembrava rendersene conto.



Note:

Salve, sono Switch, nuova in questo fandom, ma vecchia autrice.

Amo i giochi di Zelda da tanto, ma non avevo mai pensato di scriverci sopra, almeno finché non ho giocato a Breath of the Wild e il mio cuore è imploso. Così tante cose da esplorare e immaginare.
Amo BOTW. Ho scritto qualche OS e ne avrei altre mille in mente.
Ovviamente, si basano sulla mia esperienza di gioco, come io mi approccio, come io penso mentre gioco.

Questa l'ho scritta col sottofondo di “Human” di Rag'n'bone.

Appena pubblicato andrò a combattere contro la Calamità Ganon, che Hylia vegli su di me!

Abbraccio!

  
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