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Autore: mirianacantali__    19/10/2017    2 recensioni
"Perché noi siamo come la notte, così intensa, buia, paurosa. Ma quando è illuminata dalla luna... beh in quel caso è tutt'altra cosa. Siamo così sbagliati che i nostri difetti, insieme, si annullano. E non importa il blu dei miei capelli o quello biondo dei tuoi, non importa se le stelle questa sera non si vedono, perché adesso siamo noi ad illuminare questa notte tenebrosa."
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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"Paige, dai svegliati" dissi scuotendo la spalla della ragazza che, stesa sul letto accanto al mio e raggomitolata nelle sue coperte, non aveva la minima intenzione di alzarsi.

La sera precedente, quando rincasai dalla mia 'uscita notturna', la trovai sveglia ad aspettarmi. Io ero sempre stata brava a nascondere le mie emozioni, ma non quella volta; il trucco colato sulle mie guance e il mio viso affranto ne erano una prova. Piansi sulla sua spalla per un tempo che mi parve infinito; ma nessuna delle due aveva intenzione di parlare di ciò che mi era successo mentre ero fuori, soprattutto per due motivi. Il primo era che lei non mi avrebbe mai chiesto i dettagli e il secondo era che io non glieli avrei mai dati di mia spontanea volontà. 

Quella mattina, in particolare, avevamo molta fretta perché ci era stato stato comunicato che il direttore dell'orfanotrofio aveva qualcosa da dirci. E, a quanto pare, sembrava una cosa abbastanza seria. Inoltre non potevamo permetterci, nel modo più assoluto, di arrivare in ritardo. Più che altro, come sai,mi piace essere sempre puntuale. Tra le due però, quella a cui importava arrivare in orario alle lezioni ero solo io, perché lei, se avesse potuto, a scuola non ci sarebbe mai andata.

La mia amica in risposta, dopo aver borbottato qualche imprecazione incomprensibile, si girò sul fianco opposto dandomi le spalle. Io sbuffai com'ero solita fare in questi casi e mi diressi in bagno per finire di prepararmi e sistemare i capelli ormai abbastanza scoloriti in una coda alta, sperando che al mio ritorno in camera, qualche buona ragione avesse spinto Paige ad alzarsi da quel benedetto letto. Purtroppo non fu così ed io fui costretta a giocare la mia ultima carta che, sapevo, sarebbe stata quella vincente.

"Se non ti alzi immediatamente, saremo costrette a saltare la colazione e mi era giunta voce che proprio oggi in mensa ci saranno brioches alla crema e al cioccolato e cappuccino gratis"urlai, conoscendo la sua passione per il cibo e in particolare per i dolci. 

In meno di un secondo vidi la ragazza in questione balzare in piedi sul letto e non potei non ridere a quella visione. Mi si presentò davanti una Paige con i capelli arruffati, il pigiama spiegazzato e gli occhi sbarrati per l'assurdità che avevo appena detto. 

•••

Mezz'ora dopo stavamo per avviarci nella sala riunioni del nostro istituto.

"Sappi che questa me la pagherai cara Kayla." continuava a ripetermi da quando si era svegliata dal suo 'coma' mattutino, mentre io cercavo di ignorarla con scarsi risultati. "E non fingere di non sentirmi" piagnucolava ancora correndomi dietro. "Non puoi alimentare in questo modo le mie speranze, alla 7 di mattina soprattutto, per poi distruggerle come se niente fosse; vai al diavolo, non rivolgermi più la parola ". Improvvisamente mi bloccai sul posto e di conseguenza la ragazza che mi stava dietro andò a sbattere contro la mia schiena. "Ahi! Ma che problema hai Kayla?" esclamò massaggiandosi con la mano la parte lesa della fronte. Mi girai per osservarla; "non puoi essere seria"dissi. Quando però mi accorsi che non stava assolutamente scherzando, scoppiai a ridere in maniera esagerata.

Arrivati davanti l'entrata dell'aula, asciugai le ultime lacrime dovute alle risate che aumentarono quando notai il broncio adorabile posto sul suo volto e poi entrammo. Erano già tutti presenti e per questo fummo costrette ad occupare gli unici posti liberi in prima fila.

"Tutta colpa tua, se ti fossi alzata prima adesso avremmo avuto i posti migliori" le sussurrai senza essere arrabbiata sul serio. Non ottenni una vera risposta da parte sua, ma solo un'alzata di spalle. 

Era pieno inverno, gennaio se non ricordo male, e avevo notato che da qualche tempo all'interno dell'edificio faceva più freddo del solito, i riscaldamenti non funzionavano bene e nessuno si occupava della riparazione. 

Strinsi maggiormente la mia enorme sciarpa attorto al collo e mi ripromisi di indossare qualcosa di più pesante di un semplice leggings ed un maglioncino il giorno seguente, senza sapere che un giorno seguente lì dentro non ci sarebbe più stato.

"Non credi anche tu che in questi giorni ci sia un pò troppo freddo?" chiesi a Paige. "Si, hai ragione, ma non pensare che ti abbia perdonato così facilmente" mi rispose offesa. Io scossi e la testa divertita e stavo per ribattere quando la voce del direttore, interruppe la nostra conversazione. 

Il signor Spencer, che per tutti noi era sempre stato, oltre che un tutore, un esempio di vita e la figura più vicina che ci potesse essere ad un padre, iniziò il suo lungo monologo. "Buongiorno a tutti ragazzi, cercherò di essere il più breve e coinciso possibile. Come sapete questo istituto è molto vecchio; da generazioni la mia famiglia lo gestisce con gioia, perché è sempre un grande piacere aiutare il prossimo. Sono felice di avervi conosciuto e spero di esservi stato d'aiuto, di avervi ascoltato e capito. Siete la mia famiglia, ragazzi" la sua voce si incrinò e i suoi occhi divennero lucidi. 

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