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Autore: Altair13Sirio    20/10/2017    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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<< C’è ancora una cosa che mi lascia perplesso… >> Mormorò pensieroso Cyborg dopo che Robin ebbe lasciato Stella e gli altri vicino alla strada dove era comparso Megablock, il giorno precedente. Avevano percorso pochi chilometri prima che il suo amico seduto accanto a lui potesse aprire bocca e cominciare a parlare.
<< A che ti riferisci? >> Chiese Robin incuriosito, pensando di non aver tralasciato niente.
Cyborg teneva un dito sulle labbra e guardava davanti a sé senza concentrare lo sguardo su niente in particolare. Ruotò la testa di lato leggermente e rivolse uno sguardo enigmatico al suo amico. << Cosa intendi fare con Johnny il Rancido? >> Chiese inarcando un sopracciglio, quasi come se stesse aspettando di fare quella domanda da un sacco di tempo.
Robin sussultò quando sentì quella domanda e si limitò a guardare la strada, facendo attenzione a non distrarsi. Rimase in silenzio a lungo prima di rispondere chiaramente al suo amico, che attendeva con pazienza una risposta:<< Ho pensato che, al momento, fosse la cosa meno urgente da fare… Andare a cercare informazioni su di lui… >> Fece una pausa. Cyborg ne approfittò per correggerlo.
<< Vuoi dire “andare a cercarlo all’obitorio”. >>
Quelle parole furono talmente inaspettate che Robin frenò di colpo la T-Mobile, venendo spinto violentemente in avanti con la cintura di sicurezza a trattenerlo. Robin sapeva già cosa dovevano fare con Johnny il Rancido, ma non aveva mai detto chiaramente quelle parole: sì, sarebbero dovuti andare a cercare il suo corpo. Quello era l’unico modo per accertarsi che Johnny fosse veramente morto; quello era l’unico modo per capire chi stesse mentendo in quella città e chi invece fosse innocente. Robin non sapeva se la sua decisione di ritardare le loro ricerche fosse stata frutto del suo desiderio di non affrontare le proprie paure, di vedere il proprio operato che aveva portato alla morte di una persona – un criminale, ma sempre una persona con dei sentimenti e un motivo di vita…
Il clacson di un’automobile alle loro spalle fece destare Robin da quella trance in cui lo avevano indotto le parole di Cyborg, e anche il suo amico cercò di fargli notare la loro posizione. Dopo aver rimesso in moto la T-Mobile, che si era spenta di colpo, Robin fece alcuni segni all’automobile di dietro e riprese a muoversi lungo la strada.
Rimasero in silenzio a lungo, Cyborg in attesa di sentire la risposta di Robin, Robin alla ricerca di una risposta soddisfacente per Cyborg. In tutto quel tempo non passò altro nelle menti dei due se non l’immagine di Johnny disteso su una tavola metallica, coperto da un lenzuolo bianco, in procinto di sparire dentro una cassa. Era tutto molto macabro, ma incredibilmente reale: era ciò che avrebbero visto se Johnny il Rancido fosse stato veramente morto come gli era stato detto. Robin non aveva dubbi al riguardo, ma Cyborg sembrava non essere d’accordo con lui…
<< Sì. >> Fu la prima parola che disse Robin dopo il suo lungo silenzio. Cyborg aveva quasi abbandonato l’idea di ricevere una risposta e aveva distolto lo sguardo, voltandosi con aria annoiata verso il finestrino alla sua destra; tornò a guardare Robin con occhi spalancati quando udì la sua voce. << “Andare a cercarlo all’obitorio.” >> Ripeté quasi con tono di sfida, volendo dimostrare di non avere paura di quella frase.
Cyborg mosse le labbra quasi a formare una smorfia, ma non disse altro per non minare ulteriormente la decisione del suo amico.
Robin continuò a parlare:<< E te lo avevo già detto, mi pare… La nostra priorità adesso è cercare di scovare Mumbo e quelle persone scomparse! A Johnny ci penseremo una volta conclusa questa missione, ma puoi stare certo del fatto che ce ne occuperemo! >> E detto questo, Robin chiuse il discorso continuando a guidare avanti.
Ne aveva abbastanza di gente che lo guardava con delusione, persone che si aspettavano qualcosa di più da lui, nemici che lo raggiravano con le loro parole sconclusionate ed enigmi incomprensibili che sembravano fatti apposta per depistarlo; lui era tutto lì e non doveva dimostrare niente a nessuno! Non doveva far vedere agli altri le sue debolezze, come non era interessato nel vedere quelle degli altri: la sua missione era scovare i criminali e spedirli in prigione! Per quanto potesse essere indeciso, spaventato o preoccupato, non c’era bisogno di mostrarsi in quello stato agli altri.
Che supereroe sarebbe stato, altrimenti?
 
*
 
Il tunnel che si diramava al di sotto della strada dove Megablock aveva affrontato i Titans era profondo e buio, si estendeva in due direzioni ben precise e a una prima occhiata la squadra di Corvina sembrò non sapere dove andare. Avevano incontrato una leggera resistenza da parte dei poliziotti che erano stati incaricati di sorvegliare il buco finché questo non fosse stato riparato; i lavori non erano ancora iniziati visto che i Titans avevano insistito per ispezionarlo, ma data l’assenza del loro leader quelle guardie avevano mostrato una certa avversione nei confronti di Stella Rubia, Corvina e BB.
Alla fine entrare non era stato troppo problematico; se portata alle strette, Corvina non si sarebbe preoccupata di usare la forza con quegli uomini per poter entrare nel tunnel, ma alla fine la sua abilità con le parole era bastata. << Vediamo di darci da fare! >> Aveva detto una volta scesi tutti e tre nel tunnel.
Le automobili erano state rimosse tramite l’utilizzo di una escavatrice, ma alcuni pezzi di carrozzeria e i vetri infranti erano rimasti in fondo alla voragine aperta da Megablock: nessuna traccia delle persone scomparse, però. Sembrava che i rapitori si fossero preoccupati di non lasciare indizi, temendo forse delle future indagini da parte dei Titans…
<< Come faremo a capire da che parte andare? >> Chiese Stella sconfortata, rendendosi conto di non aver mai discusso sulla direzione che avrebbero dovuto prendere una volta arrivati lì. Sembrava che il tunnel seguisse la strada sotto cui si estendeva, ma nessuno sapeva da dove fosse arrivato Megablock quel giorno. A questa domanda venne in suo aiuto Beast Boy.
<< Nessun problema! >> Disse alzando un pollice con ottimismo. Subito si tramutò in un grosso cane rugoso verde e dalle orecchie penzolanti che cominciò ad annusare il terreno con avidità.
Mentre il neo segugio si dava da fare per trovare una traccia girando in tondo attorno alla zona dove erano atterrati, Corvina annuì mostrando un leggero sorriso. << Bella idea. >> Disse pensando che quella fosse la loro unica possibilità: affidarsi all’olfatto di BB, anche se non offrisse una completa percentuale di successo.
Girovagando per la zona, il segugio cominciò a indirizzare le sue ricerche olfattive in una direzione finendo per alzare la testa e lanciare un potente latrato, puntando il naso verso l’oscurità.
Stella Rubia lo raggiunse di corsa e si abbassò per sorridergli con trasporto, rivolgendogli parole affettuose e di incoraggiamento come una padrona al suo cucciolo. All’arrivo di Corvina i due si ricomposero e BB rimase sull’attenti, in attesa di ricevere qualche ordine.
La camminata silenziosa e autoritaria della maga incuteva timore persino ai suoi amici, che rimasero ad osservarla a lungo prima che questa abbassasse lo sguardo verso BB e gli rivolgesse un sorriso. Strofinandogli la testa con fare affettuoso, Corvina disse:<< Bravo cagnolino! >> E poi ordinò alla squadra di avanzare, chiedendo a Stella di fare luce con i suoi poteri.
 
*
 
La strada era cambiata drasticamente. Una volta arrivati ai margini della città era bastato poco perché la mano dell’uomo sparisse e la T-Mobile cominciasse a correre goffamente su una strada sterrata e immersa nella vegetazione, faticando leggermente nella salita sul dorso della montagna che accerchiava Jump City.
Gli alberi circondavano il sentiero mentre i colori tutto intorno a loro lasciavano presagire l’avanzamento del tempo e il cambio di stagione, con le foglie che cominciavano a ingiallire e il suolo che lentamente si ricopriva dei loro resti accartocciati.
Cyborg continuava a rimbalzare sul sedile ogni volta che una ruota incontrava una buca nella strada. Stava pregando perché gli ammortizzatori non ne risentissero e a un certo punto sentì il bisogno di esternare il suo disappunto:<< Robin, perché accidenti abbiamo preso questa stradina abbandonata se per raggiungere la centrale c’è una comoda e veloce strada statale, riasfaltata proprio di recente? >> Cercò di essere più gentile possibile, ma ogni volta che la sua adorata auto sussultava su quel terreno sconnesso, il suo cuore soffriva con lei.
Robin sembrò accorgersi a malapena della sua domanda e continuò a guidare guardando avanti. << Perché è molto probabile che i nostri nemici stiano tenendo d’occhio le strade principali per cercare di scovare qualsiasi cosa insolita nelle vicinanze. Non dimentichiamo che hanno ascoltato le nostre conversazioni fino a poco tempo fa, potrebbero sapere che stiamo cercando di stanarli! >> Rispose con calma e tono rilassato, mostrando di avere tutto sotto controllo e di non avere alcuna intenzione di lasciare qualche dettaglio fuori posto.
Cyborg sospirò. << Ma se lo sanno, a che serve tenere d’occhio le strade? Perché non se ne sono già andati? >>
Robin lo fulminò con lo sguardo, nonostante avesse la maschera addosso; il suo cipiglio terrorizzò Cyborg. << E infatti spero proprio che non sia così! >> Disse tornando a guardare di fronte a sé, cercando di evitare le buche più profonde con gli pneumatici della T-Mobile. Dopo pochi istanti alzò lo sguardo per scorgere una costruzione che faceva capolino tra gli alberi.
C’erano delle torri alte e sottili da cui usciva del fumo, poi grandi complessi ed enormi hangar dove probabilmente erano racchiuse e ben protette le turbine che procuravano l’energia alla città. C’era un ampio cortile davanti alla centrale e tutto attorno alla costruzione si trovava una grande cinta muraria a proteggere il complesso.
Una piccola guardiola faceva capolino davanti a un cancello chiuso con dietro una sbarra bianca e rossa. C’era un ometto assonnato che attendeva con calma la fine del suo turno: la centrale non riceveva molte visite, per questo il suo lavoro era poco emozionante e si poteva permettere di prestare poca attenzione ai dintorni.
La T-Mobile rientrò nella strada principale quasi derapando; le ruote ci misero qualche secondo a ritrovare la trazione sull’asfalto e il loro scricchiolio fece digrignare i denti a Cyborg. Si trattenne dal dire qualcosa a Robin e si tenne al sostegno sopra allo sportello, continuando a guardare dritto.
La guardia davanti al cancello sembrò avvistare all’improvviso la T-Mobile e i suoi due passeggeri, rimanendo sorpreso e allo stesso tempo incuriosito dal fatto che stesse ricevendo una visita. Quando l’auto si fermò davanti alla sbarra e Robin ebbe abbassato il finestrino per parlare con l’uomo, questo spalancò gli occhi dalla sorpresa, incredulo di vedere i famosi Titans fare visita alla centrale proprio durante il suo turno di guardia.
<< Siamo qui per un sopralluogo… >> Cominciò Robin guardando con occhi seri la guardia, che però lo interruppe subito e prese una ricetrasmittente.
<< Pronto, direttore? >> Chiamò annodandosi la lingua un paio di volte. << Ho qui i Titans a bordo di una strana automobile. Dicono… Dicono di voler entrare. >>
Robin rimase ad osservare con un sorrisetto l’ometto che ascoltava le parole dall’altro capo della ricetrasmittente, mentre Cyborg sussurrava infastidito:<< “Una strana automobile”? >> Alcuni istanti dopo, l’uomo sembrò cambiare atteggiamento nei confronti dei due e cominciò ad annuire sorridendo.
<< Prego, entrate pure! >> Disse attivando la sbarra davanti al cancello. << Il direttore vi riceverà subito. I miei complimenti… Siete dei grandi! >> Fece per stringere la mano a Cyborg prima che l’auto potesse ripartire e quella scena ebbe qualcosa di comico che lasciò entrambi i supereroi sorpresi. Non capitava raramente di incontrare dei fan, ma vedere uomini adulti e dall’aria composta che improvvisamente si trasformavano in ragazzini di fronte ai loro idoli era sempre una scena sorprendente…
Una volta entrati nel cortile, i Titans furono subito accolti da due uomini in divisa che aprirono un grande portone permettendo a un uomo dall’aria distinta, vestito con un completo scuro, di uscire all’aperto. I suoi capelli erano grigiastri e lucidi come la seta, mentre il mento e la mascella perfettamente rasati mostravano ogni piega della pelle con orgoglio e compostezza, quasi a ostentare tutta la sua esperienza.
<< Benvenuti, cari eroi della nostra città! >> Li accolse apertamente l’uomo, che aveva una voce leggermente nasale. Cyborg e Robin furono un po’ sorpresi da quel trattamento mentre scendevano dalla T-Mobile. << Io sono il direttore amministrativo della centrale: Alfred Nilson. Sono io che mando avanti la baracca qui, metto in riga gli operai e faccio in modo che la città non rimanga mai a corto di energia! A cosa dobbiamo la vostra visita? >> Si presentò con calma, accostandosi a Robin che aveva fatto il giro attorno alla macchina per avvicinarsi all’entrata.
<< Sospettiamo che nella vostra struttura si nascondano alcuni criminali a cui stiamo dando la caccia da un po’ di tempo. >> Andò dritto al sodo Robin, sperando in una cordiale collaborazione del direttore Nilson. << Abbiamo pensato di venire a fare un controllo il più velocemente possibile, per cercare di prendere in contropiede i fuggitivi… >>
Robin rivolse un’occhiata di complicità al direttore, che sembrò sorpreso dalla sua affermazione e impercettibilmente oltraggiato dalla notizia che dei criminali potessero nascondersi nella sua struttura. << Dei criminali nel mio regno? >> Chiese incredulo, rivolgendo degli sguardi contrariati a Robin. << Scusate la mia impudenza, ma credo che avrebbero avuto non poche difficoltà a nascondersi qui… >> Simulò una risata, quando era evidente che fosse infastidito da quelle accuse che, tuttavia, non lo attaccavano personalmente.
<< Secondo le informazioni che ci sono state pervenute, potrebbe esserci qualcuno nascosto nella centrale. O quantomeno, potrebbe esserci stato… >> Spiegò con calma Cyborg, assicurandosi di dare tute le informazioni necessarie perché il signor Nilson potesse comprendere pienamente la situazione. << Alla luce di ciò, signor Nilson, non ci negherà un controllo… Vero? >>
L’uomo sembrò messo un po’ alle strette quando Cyborg gli rivolse quella domanda. Il suo sguardo cambiò radicalmente mostrando i suoi occhi ridursi a minuscole fessure e squadrare entrambi i supereroi che, tuttavia, non reagirono in nessun modo a quella reazione del direttore della centrale; forse quell’uomo aveva qualcosa da nascondere, oppure era talmente legato al suo lavoro che lo infastidiva scoprire che ci fosse qualcosa fuori dal suo controllo nel suo “regno”, come lo aveva definito lui.
In ogni caso, Alfred Nilson non rifiutò le richieste dei due Titans e, anzi, offrì loro anche un aiuto. << Nessun problema, signori miei. >> Fece spostandosi come per fare strada. << Vi guiderò personalmente attraverso la mia centrale e le mie guardie vi aiuteranno a cercare anche nei posti più impensabili. >>
Robin e Cyborg si lanciarono occhiate di intesa. << Ne saremmo molto lieti. >> Disse il più basso dei due. << Apprezziamo l’aiuto. >>
Il signor Nilson lasciò andare una fragorosa risata, come se la sapesse lunga su quella situazione. << Credetemi, vi servirà davvero; sarete sorpresi da quanti segreti ci possono essere in una centrale come la nostra… >> E detto questo, cominciò a camminare verso l’entrata, con i due Titans al seguito e gli uomini che li avevano accolti a fare strada.
 
*
 
L’oscurità avvolgeva quel luogo come l’abbraccio caldo di una madre al proprio bambino. Corvina si sentiva in soggezione a camminare nel buio per così tanto a lungo, senza sapere dove sarebbe potuta finire. Si era affidata all’olfatto di BB e ai poteri di Stella per illuminare un po’ il loro cammino, ma la sensazione di oppressione che mandava quella – apparentemente – infinita camminata nel sottosuolo non si era di certo affievolita…
C’era un odore pungente che si infiltrava nelle narici e faceva storcere il naso alla donna incappucciata, mentre invece sembrava non dare alcun fastidio alla Tamaraniana che aveva assunto un passo decisamente spedito. L’umidità in quel tunnel era molto alta: la strada doveva essere vicina se non parallela al condotto fognario della città, il terreno era perennemente umido e sulle pareti era presente uno spesso strato di muschio.
Tuttavia, nonostante la scarsa cura di quel luogo, Corvina non pensava che quel tunnel fosse molto antico: diversi segni alle pareti lasciavano intendere che fosse una creazione artificiale e recente, magari un tunnel con lo scopo di fungere da via di fuga per la popolazione in caso di una calamità naturale? Era un’idea piuttosto inverosimile, Corvina lo sapeva bene, ma era anche vero che a qualcosa servisse quel tunnel sotterraneo…
A un tratto, il segugio verde che faceva da guida davanti al gruppo si fermò. BB alzò la testa con sguardo imbambolato e ruotò il collo più volte, prima di lasciar andare un latrato che rimbombò a fondo nel tunnel.
<< Che succede? >> Chiese Corvina, curiosa del fatto che si fosse fermato. Era impaziente di arrivare alla fine della strada per scoprire cosa c’era lì sotto. BB si voltò e lasciò andare qualche guaito con aria persa.
Stella Rubia alzò la mano che teneva tesa per fare luce nella grotta e scoprì così che di fronte a loro si parava un bivio. Gli occhi di Corvina ci misero qualche istante a mettere a fuoco il muro e le due arcate che dividevano la strada su cui avevano camminato i Titans fino a quel momento. L’oscurità adesso veniva spezzata da una colonna di mattoni che segnava la fine di quel lungo corridoio e costringeva i viaggiatori in quel sottosuolo misterioso a fare una scelta: destra o sinistra?
<< La strada finisce e si divide in due, ma anche se la traccia olfattiva continua in una direzione non so dove dovrei andare... >> Disse il mutaforma tornando al suo aspetto normale. Lanciò un'occhiata di delusione al tunnel oscuro dietro di sé.
Alzando lo sguardo, la maga notò dei simboli estranei capeggiare su ogni arcata: erano delle forme arzigogolate e astratte, che sembravano essere state aggiunte in seguito alla costruzione del tunnel.
<< E’ Tamaraniano… >> Commentò disorientata Stella, osservando con occhi spalancati i simboli che non appartenevano a quel mondo. Anche a Corvina avevano ricordato qualcosa, ma ci era arrivata un istante dopo di Stella: quei simboli erano parte dell’alfabeto tamaraniano, ma non li aveva mai visti assieme a quel modo, a formare quelle frasi.
A un tratto BB si mise ad agitare le braccia con aria di frustrazione. << D’accordo, è Tamaraniano, ma si può sapere che cosa dica esattamente? >> Tra tutti, lui era il più ignorante in materia. Quando Stella aveva tenuto le sue lezioni di lingua tamaraniana, BB era stato il primo a mollare, ritenendosi incapace di comprendere quella che per lui sembrava una lingua completamente diversa; se avesse avuto un po’ di cervello, si sarebbe reso conto che effettivamente si trattava di una lingua completamente diversa.
Corvina lesse con attenzione i glifi su ognuna delle due arcate e rielaborò quei simboli per poter determinare i loro possibili significati. << A sinistra c’è scritto “Uscita”… >> Mormorò pensierosa spostando rapidamente lo sguardo. << E sull’altro arco dice: “Tana del lupo”. >>
BB rivolse un’occhiata completamente sconcertata alla sua amica, mostrando di non averci capito niente comunque. Rivolse la stessa occhiata a Stella Rubia alle sue spalle, nella speranza di ricevere qualche spiegazione in più; ma lei non fece che aggiungere domande ai suoi pensieri.
<< Sì, però… >> Mormorò la donna aliena alzando un dito e puntandolo sulla scritta sopra il primo arco. << Se invertiamo le sillabe al centro e spostiamo quel simbolo di un paio di posti… Il significato della frase cambia. >>
Corvina osservò la scritta in alto e cercò di applicare il ragionamento di Stella Rubia a ciò che vedeva. Proprio mentre leggeva la nuova scritta, Stella Rubia la pronunciava ad alta voce:<< Così facendo, la scritta direbbe “Strada per il Paradiso”… >>
Per un attimo Corvina sentì un brivido, come se qualcosa l’avesse colpita profondamente nelle parole della sua amica. Doveva trattarsi di una sensazione passeggera e del tutto casuale, perché non capiva come la frase “strada per il paradiso” potesse farla reagire in qualsiasi modo…
BB alzò la voce, incuriosito. << E l’altra scritta? >> Lui era l’unico che ancora non l’aveva letto per via della sua ignoranza nella lingua aliena, ma a quel punto Corvina e Stella avevano già decifrato la seconda scritta.
<< Spostando gli ideogrammi “k’thal” e “riinji”, e mettendoli al posto di “h’kall”, il significato della seconda frase sarebbe… >> Stella sospirò prima di leggere ad alta voce il frutto della sua intuizione. << “Discesa verso l’Inferno”. >>
Il trio rimase in silenzio per alcuni secondi; mentre Beast Boy metteva insieme tutte le informazioni e le conclusioni di Stella Rubia, Corvina esaminava con cura i glifi posti sopra a ognuna delle arcate del tunnel, curiosa se si potesse nascondere qualcos’altro in quei simboli. << Un anagramma, eh? >> Commentò voltandosi verso Stella, che teneva il braccio alzato puntando in direzione della scritta appena tradotta.
La Tamaraniana rimase a fissarla con occhi spalancati. << Ana… Cosa? >>
Corvina sbatté le palpebre un paio di volte senza cambiare minimamente espressione. << Una parola che, cambiando l’ordine delle lettere, assume un nuovo significato. >> Spiegò con calma.
Prima che Stella Rubia potesse mostrare di aver inteso quella spiegazione, BB alzò la voce intromettendosi nel discorso. << Un momento! Se adesso la strada si divide, cosa dovremmo fare? Chiamiamo Robin? >>
Corvina osservò i due nuovi tunnel, mentre intanto nella sua mente si confrontavano le scelte che i Titans avevano a disposizione. << No. Probabilmente le scritte servono solo come indicazioni per tornare in superficie… Non so chi abbia potuto scrivere queste cose in Tamaraniano, ma se riusciamo ad appurare che dietro tutta questa storia c’è Maschera Nera, allora potremo concludere che, in qualche modo, questa persona conosca anche la lingua del tuo popolo. >> Alla fine si voltò verso Stella e le rivolse uno sguardo cupo, quasi preoccupata da quella situazione inaspettata.
BB inarcò un sopracciglio. << Quindi non chiamiamo Robin? >>
Corvina scosse la testa voltandosi verso di lui.
<< E dove andiamo? >>
Corvina sbuffò spazientita, chiedendosi quanto potesse essere stupido l’omino verde davanti a lei. << E’ chiaro che la scritta “uscita” non ci porterà da nessuna parte, quindi seguiremo la strada a destra! >>
BB alzò la mano con timidezza. << E se fosse un’indicazione ingannevole? Messa lì proprio perché noi la seguissimo? L'odore va proprio in quella direzione
… >>
Il suo ragionamento non era poi così campato per aria e i Titans avrebbero avuto più motivi per dubitare di quelle misteriose scritte, ma data la gravità della loro missione non c’era tempo per controllare entrambe le gallerie e se avessero preso la strada sbagliata avrebbero potuto lasciarsi sfuggire i criminali. Anche la testimonianza dell'olfatto di BB era un dato da non prendere sotto gamba, avrebbero potuto trovarsi in un vicolo cieco ignorando quella traccia.
Corvina esaminò in silenzio le due gallerie che si estendevano in due direzioni diverse nell’oscurità, sempre più angolate verso l’esterno. Chiuse gli occhi e provò a concentrarsi per scandagliare con la mente quei tunnel, in modo da poter capire dove andassero a finire, ma non riuscì a ottenere risposta: il buio era troppo fitto, i suoi sensi non riuscivano a cogliere cosa si trovasse in fondo a quei rettilinei: era come se si trovasse all'interno di una stanza completamente schermata e chiusa ermeticamente dall'esterno. Una cosa però poté notarla e fece sì che anche i suoi compagni ne venissero a conoscenza.
Allungando il braccio verso il primo tunnel, quello che diceva “Uscita”, Corvina avanzò fino a fermarsi poco più avanti della sua arcata e si abbassò piegando le ginocchia con molta calma, poggiando il palmo della mano sul pavimento di pietra. << Questa strada… >> Mormorò soprappensiero, mentre intanto i suoi poteri utilizzavano gran parte delle sue forze per effettuare quel calcolo che con il semplice tatto non sarebbe riuscita neanche a percepire. << E’ in salita. >>
Il silenzio che venne dopo la sua frase fu interrotto dalla domanda di Stella Rubia:<< Come? >>
Corvina aprì nuovamente gli occhi e si voltò leggermente per incontrare lo sguardo della sua amica. << E’ un’angolazione impercettibile che però a lungo andare porta a raggiungere la superficie. L’altro tunnel invece mantiene un’andatura regolare. >> Spiegò prima di rialzarsi e raggiungere gli altri due Titans. << Quindi è probabile che questa strada porti fuori da qui. >>
A questo punto Corvina rivolse un’occhiata seria a BB con cui volle dire di aver chiuso quella questione e lui annuì con molta deferenza prima di riprendere le sue sembianze canine e tornare ad annusare la strada per cercare una nuova pista da seguire. << Andiamo nella tana del lupo infernale, allora! >> Commentò con tono sarcastico prima di rimettersi a quattro zampe. In breve, il trio dei Titans fu di nuovo sulla strada alla ricerca della base di Maschera Nera o chiunque ci fosse dietro all’evasione di Megablock.
Continuarono a camminare, inoltrandosi sempre di più nelle profondità di quel misterioso tunnel sotterraneo, fino a rendersi conto di aver perso la percezione del tempo e di stare respirando un’aria stantia e pesante, ora molto meno salutare e poco gradita persino da Stella Rubia. Nonostante la fatica, Corvina ordinò di andare avanti alla sua squadra, pregando gli altri di resistere a quella situazione al limite della vivibilità.
 
*
 
Robin era intontito e destabilizzato dalle chiacchiere del signor Nilson, il direttore della centrale elettrica. Quell’uomo sembrava un calmo vecchietto abituato a stare seduto dietro una scrivania, ma aveva dimostrato di avere molto più fiato di lui e Cyborg, raccontando loro la storia di quella centrale e come fosse arrivato a dirigerla lui stesso: aveva lavorato da giovane nella vecchia fabbrica sorta precedentemente alla centrale e vi era rimasto come operaio fino alla chiusura della fabbrica; quando poi l’energia elettrica era diventata una realtà per tutti e Jump City era cresciuta a tal punto da necessitare un supplemento di energia, l’ambizioso Alfred Nilson era riuscito ad aggiudicarsi l’appalto per costruire sulle fondamenta della vecchia fabbrica una nuova centrale. Così aveva omaggiato il luogo che gli aveva dato lavoro per gran parte della sua vita e lo aveva fatto rivivere con un nuovo proposito.
<< Sapete, di tanto in tanto mi aggiungo ai miei operai per rivivere i vecchi tempi. >> Aveva detto sghignazzando, mentre passavano davanti a un grosso trasformatore di energia. << Anche se il lavoro in fabbrica era decisamente diverso da quello di oggi in centrale… >>
A Robin il signor Nilson stava simpatico, anche se inizialmente non aveva fatto una buona impressione. Gli era sembrato un uomo che aveva qualcosa da nascondere e mosso solo dai suoi interessi, ma a sentirlo parlare ci si rendeva conto quanto fosse attaccato al suo lavoro e amasse tutto ciò che aveva contribuito a creare.
<< E’ una bella cosa, da parte di un capo! >> Commentò Cyborg mentre finivano quella sorta di tour in cui gli eroi avevano setacciato ogni angolo della centrale, ogni piccolo anfratto dove avrebbe potuto nascondersi qualunque cosa, e non si erano risparmiati di far fermare il corteo ogni qualvolta che pensassero fosse necessario. Le guardie del signor Nilson avevano illustrato a Robin e Cyborg anche il sistema di sorveglianza della centrale, mostrando loro una mappa di tutte le telecamere del complesso e facendogli visitare la sala controllo, da cui poteva essere osservato tutto quello che accadeva nella centrale.
<< Potete scommetterci! >> Gli fece eco quello, annuendo col tono di chi era convinto di qualcosa. << Ah… Ma il nostro giro della centrale è finito a questo punto… >>
Una volta fermatosi nel corridoio che stavano attraversando, accanto a una piccola stanzetta con grandi finestre che sembrava essere una reception, il signor Nilson si voltò e unì le mani con lentezza rivolgendo il proprio sguardo rassegnato a Robin e Cyborg. << Vi abbiamo mostrato ogni locale della mia centrale. Spero che i vostri dubbi siano stati cancellati completamente! >>
Robin e Cyborg si rivolsero delle occhiate deluse. << In effetti… Non abbiamo trovato niente che potesse far pensare alla presenza di Mumbo o chiunque altro. >> Commentò Cyborg grattandosi una tempia. << E poi, con tutta questa confusione sarebbe stato difficile nascondersi anche per un mago dell’illusionismo come Mumbo! >>
Il signor Nilson sorrise. << Lo penso anch’io! >> Disse annuendo in modo compulsivo, come se fosse felice di aver convinto i suoi ospiti.
Robin non era affatto contento di aver perso la sua pista, sperava ancora che succedesse qualcosa che gli permettesse di scovare un indizio o una traccia di un criminale che si fosse rintanato nella centrale, così da poter continuare a seguire quella pista del luogo di incontro tra la squadra di Coso e Maschera Nera.
<< Possibile che Coso abbia mentito? >> Chiese Cyborg mentre il gruppo usciva dalla centrale attraverso il portone da cui erano entrati.
<< Mi sembra improbabile… >> Rispose Robin amareggiato. << E' più probabile che ci abbiano preceduti. Che avessero o meno le loro microspie, potrebbe anche essere che se ne siano semplicemente andati da tempo… In fondo, non sappiamo se Mumbo abbia veramente seguito gli accordi. >>
<< Sembra il tipo da tenersi la refurtiva tutta per sé… Ma Coso non aveva detto che non ne aveva il coraggio? >> Commentò interrogativo Cyborg, arrovellandosi per trovare un senso a quella storia.
Anche Robin ricordava le parole del ragazzo al penitenziario, che gli aveva confessato che Mumbo "non avesse il fegato" per un lavoro del genere. Annuì senza dire altro, pensando che avrebbero dovuto aspettarsi di fare un buco nell'acqua.
Il signor Nilson si affiancò a loro e rivolse dei sorrisi languidi ai due supereroi. << A sentirvi parlare, sembra che stiate sforzando un po' troppo quei cervelli! Volete che vi offra qualcosa per schiarirvi le idee? >>
Robin e Cyborg si voltarono all'unisono mentre il signor Nilson si parava con orgoglio di fronte all'entrata della centrale, il suo regno, e attendeva le loro risposte con un sorriso cordiale stampato sul volto.
<< Grazie, ma abbiamo molto lavoro da fare ancora. E' meglio se ci rimettiamo subito in marcia! >> Rispose Robin alzando una mano, cercando di essere più gentile possibile.
Il signor Nilson sembrò deluso dalla risposta di Robin, ma sembrò comprendere la sua posizione. << Giusto. >> Disse pensieroso. << Voi siete gli eroi della città, non c'è mai tempo da perdere! >> Posò una mano sulla spalla del giovane uomo mascherato, che di fronte a lui doveva sembrare ancora un bambino a confronto con la sua esperienza, e annuì con approvazione. << La vostra vita deve essere così eccitante! >> Gongolò prima di indietreggiare.
Robin sorrise. << Grazie per la sua disponibilità, signor Nilson! E' stato davvero gentile. >>
Il signor Nilson rise con gusto. << Pensavo che fossi nei guai, mi avete fatto preoccupare per un attimo, quando siete piombati qui all'improvviso! >>
Le labbra di Cyborg e Robin si piegarono in sorrisetti compiaciuti vedendo quanto fosse diventato raggiante quell'uomo che, inizialmente, gli era sembrato sospetto. Fecero per raggiungere la loro T-Mobile, quando Cyborg notò un capanno di piccole dimensioni che non ricordava di aver visitato, posto al lato del complesso della centrale e seminascosto dall'ombra.
<< Mi scusi… >> Disse chiamando il direttore della centrale e puntando un braccio contro quel capanno misterioso. << Lì non ci siamo andati? >>
Il signor Nilson reagì di scatto, con sorpresa. Ruotò un paio di volte il collo ad osservare il capanno e poi tornò a guardare i due Titans in procinto di salire sul loro mezzo speciale. << Oh, quasi me ne dimenticavo… E' un magazzino in cui teniamo gli attrezzi più ingombranti, i pezzi di ricambio e anche qualche sacco di immondizia. >>
<< Come mai non ce ne ha parlato? >> Chiese Robin tornando indietro.
<< Non pensavo che potesse essere rilevante, visto che lo spazio lì dentro è limitato e sarebbe veramente difficile per qualcuno nascondersi. >> La risposta del signor Nilson sembrò troppo facile, quasi come se sapesse già come reagire a una eventuale domanda di Robin riguardo quel capanno. Nonostante fosse molto curioso, Robin cercò di non assumere un tono scontroso.
<< Il capanno dispone di un sistema di telecamere come il resto dell'impianto? >> Chiese senza distogliere lo sguardo dal magazzino.
Il signor Nilson si voltò a guardare le sue guardie, che li avevano seguiti per tutta la durata del "giro turistico" e avevano illustrato loro il sistema di sicurezza della centrale elettrica. Uno di loro prese la parola:<< C'è una telecamera sola, puntata direttamente sulla porta del capanno. Anche se fosse entrato qualcuno e ci si fosse nascosto dentro, lo avremmo visto. >>
Nonostante la risposta rassicurante della guardia, Robin si voltò guardando Cyborg con occhi dubbiosi: un locale poco frequentato e dagli spazi assai ridotti, con una scarsa sorveglianza sia da parte dei computer che delle guardie, era sicuramente il posto migliore dove nascondersi per un mago illusionista, capace di tramutare sé stesso e gli altri in animali e oggetti che sarebbero passati inosservati. Voltandosi verso il signor Nilson un'altra volta, Robin chiese:<< Possiamo dare un'occhiata? >>
Il signor Nilson sembrò un po' sorpreso dal fatto che Robin non si fosse convinto della sicurezza di quel capanno nonostante la risposta della sua guardia, ma non ebbe alcun problema ad autorizzare loro un controllo. Cyborg lo vide rivolgere uno sguardo perplesso ai due uomini alle sue spalle, ma niente che potesse significare qualcosa di losco…
Robin si avviò verso il casolare nascosto nell'ombra con Cyborg alle sue spalle e il trio del signor Nilson e le guardie subito dietro di loro, curiosi di scoprire se i Titans si sarebbero finalmente convinti della sicurezza di quel luogo. Robin stesso stava cercando qualcosa che lo potesse convincere che lì non ci fosse niente; da una parte sperava che la centrale fosse stata ormai lasciata dai criminali, e dall'altra sperava di trovare qualcosa lì che gli potesse dare una conferma delle parole di Coso. Voleva andare avanti in quell'indagine, non poteva semplicemente lasciar perdere tutto quanto! Anche se avesse voluto fidarsi della parola del signor Nilson, nelle sue vesti di "eroe" non poteva semplicemente andarsene e ignorare quel dubbio che lo avrebbe corroso per sempre con la domanda "e se ci fosse stato qualcuno lì dentro?"
La porta del magazzino era in metallo leggermente rovinato dalle intemperie, il lucido era stato raschiato all'altezza della maniglia come se qualcosa vi avesse strofinato ripetutamente nel corso degli anni. L'aspetto del casolare era tutt'altro che abbandonato come era sembrato a Robin alla prima occhiata, ora notava che il legno delle pareti era stato rinforzato e anche trattato con qualche vernice protettiva che conferiva alle pareti del magazzino lo stesso colore del muro della centrale, dall’aria decisamente più solida.
La porta era pesante, scricchiolò intensamente per i primi centimetri, mentre intanto Robin faceva forza nell’aprirla. Dopo che questa si fu sbloccata, scivolò senza troppi problemi fino a spalancarsi, facendo entrare la luce e i due Titans nel piccolo locale.
C’erano diversi sacchi di plastica neri ammassati in un angolo della stanza, mentre alcuni pali di legno ai lati del casolare facevano da sostegno a due grosse mensole dove erano stivati grossi scatoloni e strani arnesi; a una parete stava appesa una bacheca dove erano presenti numerosi attrezzi come pinze, chiavi inglesi e tantissimi cacciaviti di tutte le dimensioni. Robin e Cyborg setacciavano la stanza con lo sguardo con grande solerzia, ora che le loro speranze di trovare qualcosa là dentro si erano fortificate.
Non c’era niente che sembrasse fuori posto, nel magazzino non c’era disordine ma la penombra e le scatole e i sacchi messi a coprire gli angoli della stanza lasciavano spazio a molti dubbi sulla sicurezza di quel luogo. Robin ignorò le parole del signor Nilson, che gli chiese se fossero soddisfatti, e avanzò lentamente con uno sguardo corrucciato dipinto in volto.
C’era una strana atmosfera in quella stanza, come se qualcuno stesse trattenendo il respiro e stesse facendo di tutto per non muoversi. C’era decisamente qualcosa di strano in quel luogo, e non era un caso che Robin lo avesse notato solo all’ultimo istante: sia che il signor Nilson lo avesse saltato di proposito o meno, quel capanno era così piccolo e nascosto dalla penombra che sarebbe stato difficile notarlo con la fretta che aveva lui al suo arrivo alla centrale, così anche per un criminale in fuga, in ansia di trovare un posto dove nascondersi. Però non era detto che Mumbo fosse fuggito: Maschera Nera aveva allestito quel posto per lui e il resto della squadra e probabilmente era già tutto pronto ad accoglierli, lì dentro o altrove nella struttura.
Ma lì dentro non c'era niente che potesse aiutare Robin e Cyborg. Non c'erano segni del passaggio umano in quel luogo, tutto era talmente confuso là dentro che l'unica impressione che poteva dare quel capanno era quella di quasi totale abbandono: Robin si era lasciato prendere dal suo desiderio di scovare il criminale e aveva visto complotti e bugie dove in realtà stava solo un vecchio e polveroso magazzino, pieno di attrezzi, pezzi di ricambio e spazzatura.
Sospirò abbassando lo sguardo, afflitto. << Niente di niente… >> Mormorò con un po' di delusione nella voce. Proprio quando aveva creduto di poter finalmente trovare un indizio che gli permettesse di fare diversi passi in avanti in quella storia, ecco che si ritrovavano nuovamente di fronte a un vicolo cieco.
<< Niente? >> Gli fece eco Cyborg non convinto.
Era strano che adesso fosse lui a dubitare in quella situazione: c'era qualcosa che non quadrava, tutto era troppo perfetto e i pezzi si incastravano perfettamente, come se quella a cui avevano assistito quella mattina fosse stata una recita studiata a tavolino per loro due. Cyborg diede un colpetto alla spalla di Robin e gli chiese di poter prendere in prestito uno dei suoi congegni elettromagnetici.
<< Che vuoi fare? >> Chiese Robin estraendo il congegno dalla sua cintura.
Cyborg accolse con un sorriso il piccolo apparecchio che gli diede il suo amico e disse semplicemente:<< Voglio provare una cosa… >>
Nel silenzio, nell'aria di mistero che quella sua affermazione lasciò, Cyborg strinse nella mano sinistra il congegno di Robin e avanzò nel capanno, chiedendo ad alta voce al signor Nilson e alle sue guardie di indietreggiare. Robin non capiva: Cyborg era testardo, ma non a tal punto da sbattere la testa contro a un muro di cemento; se continuava a sbattere la testa contro quel muro, doveva significare che in realtà non era poi così saldo…
Cyborg si fermò qualche secondo al centro della stanza, osservando il soffitto e le pareti scure. Non c'era segno della presenza umana in quel posto, ma loro sapevano che Mumbo era capace di assumere le sembianze di numerosi oggetti e animali, quindi poteva benissimo confondersi con l'ambiente come un camaleonte in una giungla e lasciare meno tracce possibili. Il congegno elettromagnetico di Robin reagiva alla presenza di esseri a base di carbonio e li immobilizzava con intense ma innocue scariche elettriche; se avesse rivelato la presenza di qualcosa che non c'era in quella stanza, avrebbe significato che qualcosa non era quello che sembrava.
Cyborg lasciò cadere il dispositivo al centro della stanza e fece alcuni passi indietro. Il piccolo disco metallico fece alcuni suoni, un led lampeggiò lentamente fino ad accelerare sempre di più e poi si attivò, liberando scariche elettriche che si dimenarono entro i limiti della stanza.
A un lato del magazzino, su una bacheca piena di attrezzi, qualcosa cominciò a sfrigolare e a dimenarsi: una chiave inglese scintillante prese a vibrare e a mutare forma. L'immagine dell'attrezzo sfarfallò mentre a momenti si sostituiva con un viso truccato e contratto in una smorfia. Un urlo sforzato venne poi fuori da quell'attrezzo prima che questo cadesse per terra e assumesse le sembianze di un uomo con indosso un frac avvolto da un lungo mantello rosso e un cilindro nero sulla testa, dal naso a punta e una mascherina sugli occhi.
Tra lo sconcerto dei civili che sbirciavano da dietro le spalle di Robin e lo sguardo compiaciuto del supereroe mascherato c'era il sorriso di vittoria del cyborg, che in quel momento si stava facendo mentalmente i complimenti da solo.
Mumbo il Magnifico atterrò sputacchiando e ringhiando, poggiando completamente i palmi a terra finché l'effetto del congegno di Robin non fu esaurito; era stata una scarica breve, una prova quasi disperata in quanto Cyborg non si sarebbe aspettato un risultato simile al cento percento.
<< Guarda, guarda… >> Mormorò divertito Cyborg prima di incrociare le braccia e guardare Mumbo dall'alto in basso. << Ci sei mancato, Mumbo. >> Disse.
Il mago non perse tempo: dalla sua manica destra scivolò fuori una bacchetta magica e Mumbo la agitò in direzione dei supereroi, facendo volare contro di loro tutti gli attrezzi appesi alla bacheca da cui era caduto anche lui.
Robin saltò indietro e spinse via il signor Nilson, che si era fatto un po' troppo avanti per assistere alla scena; aveva gli occhi spalancati, fissi, come se avesse visto un fantasma. << Non stia lì impalato: vada a chiamare le autorità! >> Esclamò Robin, prima di rialzarsi da terra e indicando al direttore della centrale elettrica la direzione dove avrebbe dovuto dirigersi; era anche un modo per toglierselo dai piedi e metterlo al sicuro. << Ci pensiamo noi qui! >>
Il signor Nilson si alzò da terra con l'aiuto delle sue guardie e guardò esterrefatto il supereroe mascherato. << D'accordo… >> Disse cercando di mantenere la calma. << Ma voi occupatevi di quel mascalzone che ha profanato il mio regno! >> E detto questo si voltò per correre dentro la centrale, scortato dai suoi uomini. Robin si voltò e raggiunse nuovamente il capanno, dove Cyborg era rimasto perfettamente immobile al centro della stanza, con un braccio a protezione del volto. Mumbo era ancora lì, in trappola come un topo, e si guardava intorno alla ricerca di una via di fuga.
<< Fine dei giochi, Mumbo! >> Esclamò Robin agitando il braccio ed estraendo la sua asta metallica, contando sul fatto che in un luogo così stretto uno scontro corpo a corpo sarebbe stato inevitabile.
   
 
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