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Autore: Sospiri_amore    21/10/2017    0 recensioni
TERZO LIBRO DI UNA TRILOGIA
Elena se ne è andata via da New Heaven appena finite le scuole superiori, da ragazza ha lasciato gli USA per l'Europa. Tutte le persone a cui ha voluto bene l'hanno tradita, umiliata e usata.
Dopo quattordici anni, ormai adulta, Elena incontrerà di nuovo le persone che più ha amato e odiato nella sua vita, si confronterà con loro rivivendo ricordi dolorosi.
Torneranno James, Jo, Nik, Adrian, Lucas, Kate, Stephanie, Rebecca più altri personaggi che complicheranno e ingarbuglieranno la vita di Elena.
Come mai Elena è tornata in America?
Chi è il padre di suo figlio?
Elena riuscirà a staccarsi dal passato?
Chi si sposerà?
Riusciranno i vecchi amici a trovare l'armonia di un tempo?
Elena riuscirà ad amare ancora?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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OGGI:
Natale in famiglia (prima parte)




Sebastian è ricoperto dalla carta con cui ho impacchettato la sua bici nuova, i nastri li ha avvolti intorno alla vita come fossero una cintura, dice che non vuole buttare via nulla del regalo, nemmeno la carta ormai ridotta a brandelli. 

Il metallo verde e blu, le ruote nere, il manubrio con grosse maniglie, le marce e il campanello tintinnante sono la cosa più bella che il mio piccolo abbia mai visto. La bicicletta diventerà la sua astronave, il suo Robot spaziale, la sua moto che sfreccerà al parchetto tra bambini urlanti e i giochi della sua fantasia.

 

«È ora di andare a cambiarsi, tra un po' il nonno e Kate saranno qui. Non vorrai farti trovare in questo stato?», gli dico provando a sfilare un nastro dalla vita.

«Perché? Non sono bello?», mi chiede guardandosi la pancia mentre cerca di tenere sulle spalle un grosso pezzo di carta da pacchi.

«Sei stupendo, ma credo che le persone che arriveranno porteranno gli altri regali di Babbo Natale. Se hai le mani occupate con questi come farai ad aprirli?».

 

Seb ci pensa un attimo. Mi sembra di vedere i meccanismi girare vorticosi nella sua testolina.

 

«Ok. Mi cambio i vestiti, però i pacchi li apro solo io e la mia bicicletta non la tocca nessuno», dice convinto incrociando le braccia al petto e spargendo per il salotto decine di coriandoli di carta.

«Vai in camera furbacchione», gli dico mentre lo srotolo e gli sfilo tutte le cose che si è messo addosso.

Sebastian corre in camera mentre io, china a carponi, cerco di ripulire la stanza prima che arrivino gli ospiti.

 

È Natale, l'arrosto è nel forno, i regali per gli ospiti sono sotto l'albero e per la casa si respira un'aria di festa come poche volte l'ho sentita. La foto di mamma, sulla mensola vicino all'ingresso, l'ho abbellita con un piccolo albero di Natale in vetro. Lei ha sempre adorato questa festa, era elettrizzata all'idea di organizzare il pranzo e stare con i parenti e amici. Quest'anno vale lo stesso per me, sono euforica.

 

Mi infilo un morbido vestito in lana che arriva alle ginocchia, sistemo il collo che ricade abbondante sulle spalle. Un paio di scarpe basse e dei collant decorati rendono il mio abbigliamento completo. Sebastian mi porge una collana che ha fatto con la creta alla scuola materna. Gli avevo promesso che l'avrei indossata, così faccio. 

 

«Sei bellissima, mamma», mi dice il mio piccolo sbaciucchiandomi. «Non ti mettere il nero sugli occhi, mi piaci di più senza».

«Prometto che mi metto poco trucco. Ok? A mamma ne serve un pochino per sembrare più bella», gli dico pensando alle mie occhiaie che hanno bisogno urgente di un correttore.

Sebastian annuisce poi, come fa sempre, cambia discorso: «Posso andare in bicicletta per il corridoio?».

 

Il mio sguardo di fuoco gli fa capire che non è il caso di fare una cosa del genere.

 

«Solo un pochino? Piccolo piccolo?».

«Vai a sistemare in salotto i giochi che vuoi fare con Maggie e non ti azzardare a usare la bici in casa. Chiaro?». Non ammetto repliche, rischia di distruggere casa e di farsi molto male.

Sebastian se ne va sbuffando e borbottando qualcosa.

 

Anche se il mio viso è serio, dentro sto ridacchiando. Mi diverte molto vederlo crescere e provare a manipolarmi a suo vantaggio. La sua ingenuità e candore sono impagabili.

 

Il trillo del timer mi ricorda che devo verificare la cottura della carne.

 Corro in cucina, il profumo che esce esce dal forno è delizioso. Tutto procede bene, la tavola è apparecchiata, le lucine sull'albero sono accese e di sottofondo ci sono vari motivetti a tema natalizio che rallegrano l'atmosfera.

 

Ho appena il tempo di mettere un filo di trucco che il campanello di casa suona.

Papà, Tess, Maggie, Roger e Hanna sono arrivati con un carico extra di pacchetti e buon cibo da mangiare in compagnia. Sebastian corre loro incontro abbracciandoli il più stretto possibile, mentre Maggie si lancia sui pacchetti ben disposti sotto l'albero.

 

«Mamma, Babbo Natale è arrivato anche qui», urla la bimba senza smettere di saltare per la gioia.

«Stai calma tesoro. Adesso apriamo tutti i pacchetti». 

 

Tess appoggia gli antipasti in cucina mentre papà prende i cappotti di tutti per appoggiarli in camera mia sul lettone. Roger si mette a giocare con Sebastian invece Hanna è già pronta ad organizzare l'intero pranzo e, se potesse, la tavola imbandita. Le vecchie abitudini non cambiano mai.

 

«Ti informo che la pasta al forno ha solo bisogno di una scaldata è praticamente cotta. Vuoi che apra il vino per farlo respirare? Dove hai messo i calici? Non credi che dovresti spostare i piatti verso destra?». Hanna osserva tutto ciò che trova e dice la sua senza farsi troppi problemi come se di trovasse di fronte una ragazzina di sedici anni.

«Per me le cose vanno bene disposte in quel modo, ma se credi che...». 

Provo a dire, ma Hanna mi interrompe.

«Credo sarebbe meglio rivedere tutto. Ci penso io», dice prima di sparire in salotto a stravolgere il tavolo apparecchiato.

 

Tess ha l'aria stanca.

 

«Tutto bene? Mi sembri esausta», le chiedo mentre metto in ordine le borse di plastica e i vari contenitori con il cibo.

«Tra la casa e le lezioni supplementari di Maggie la vita è difficile. I miei genitori lavorano ancora e non hanno molto tempo libero. Durante le vacanze natalizie mi sfinisco più di quando vado a lavorare tutto il giorno».

«Ma hai visto dei miglioramenti nella piccola? Riesce a leggere meglio adesso?», le chiedo.

«La dislessia non è niente di invalidante, rende le cose un po' più difficili. Tutto qui. Maggie deve faticare molto a fare cose semplici come il leggere, ma vediamo quanto si applica e quanto vuole riuscire. Solo che diventa faticoso per tutti. Fortuna abbiamo l'Associazione S.U.N. che ci aiuta», dice Tess. «Il mese prossimo facciamo una raccolta fondi per aiutare i bimbi che hanno difficoltà sia fisiche che verbali. Se hai qualcosa da regalarci per l'asta di beneficenza ci faresti un grande favore».

«Certo. Troverò sicuramente qualche oggetto che possa andare bene. Sono felice di aiutare dei bimbi in difficoltà», le dico mentre l'abbraccio stretta.

«Non è il caso di Maggie, le lezioni di supporto non sono una spesa che non possiamo affrontare, ma il supporto psicologico e l'aiuto a noi genitori fa sempre comodo. Serve per non sentirci soli».

 

Maggie è una bimba fortunata. Tess e papà la seguono molto e la amano a dismisura, le piccole difficoltà che la vita gli ha riservato le supererà grazie all'aiuto della sua famiglia, me compresa, e con infinita pazienza.

 

«Mammaaaaa. Regaliiiii». Sebastian e Maggie urlano dal salotto.

Tess ed io scoppiamo a ridere.

 

Non facciamo neanche in tempo a raggiungere il resto della ciurma già pronta a scattare verso i pacchetti che il campanello di casa suona. Kate e Jane sono arrivate, con loro c'è anche il buon vecchio Mauro.

 

«L'abbiamo trovato sotto casa, credo sia lui l'ultimo ospite», dice Kate spingendo leggermente il vecchio dentro casa che con il cappello in mano e l'aria imbarazzata saluta tutti.

L'uomo mi bacia la mano poi appoggia una busta con i regali per terra mentre con un inchino elegantissimo saluta il resto della famiglia. Sebastian gli corre incontro abbracciandolo, lo stesso fa Maggie anche se non lo conosce per niente, ma sa benissimo che più ospiti ci sono e più è alta la possibilità di avere regali.

 

In meno di dieci minuti tutti chiacchierano, si gustano un buon bicchiere di vino, ridono e i bambini giocano con i regali ricevuti. Sebastian, con infilato il caschetto e i para ginocchia per la bici, fa rimbalzare una palla da basket mentre tiene sotto braccio una grande confezione di pennarelli. Maggie si infila mollette colorate tra i ricci ribelli mentre stringe un paio di bambole e un sacchetto gigante di caramelle. I vestiti, bellamente abbandonati in un angolo dai piccoli, aspettano solo di essere lavati e stirati prima di essere usati.

 

«Grazie per i regali», dico a papà abbracciandolo.

«Figurati. Sono piccolezze», dice mentre scompiglia i ricci di Sebastian «Tu come stai? Sei serena?».

«Sì. Più tardi ci colleghiamo con Miguel così lo conosci. È un bravo padre, anche se è lontano a lavorare tiene molto a Seb», gli dico mentre gli sistemo intorno al collo la sciarpa in lana che gli ho regalato.

«Per crescere un figlio serve l'aiuto di qualcuno, non sai mai cosa può capitare. Io ne sono la doppia prova: prima mi è mancata Margherita e adesso le difficoltà di Maggie. Se non avessi Tess credo che sarei impazzito».

«Non posso forzare i miei sentimenti. Miguel è il padre di Sebastian, tutto qui. So benissimo che Sebastian ha bisogno di stabilità, ma non posso forzare una famiglia. Credo debba arrivare naturalmente, non trovi? L'amore non si compra».

Papà mi bacia sulla fronte poi mi abbraccia stretta,

 

Quanto mi è mancato tutto questo.

Come ho fatto a passare così tanti anni senza questo calore e comprensione?

 

Kate porta in tavola gli antipasti aiutata da Hanna che dirige le manovre come se si trattasse di un gala aristocratico. Ogni singolo pezzo deve essere posizionato nell'esatto punto da lei stabilito. Jane ride mentre osserva quelle due discutere su ogni piccola cosa.

Mauro chiacchiera con Roger di architettura e dei bei palazzi di Boston. I racconti del vecchio rivangano i momenti in cui arrivò in città, di come molte cose siano cambiate e di come altre siano ormai una istituzione. Il porto, la città vecchia, i palazzi storici. Racconti di vita e aneddoti su una città che cambia senza cambiare mai.

 

Sono le tredici.

È ora di pranzare.

 

Stretti nel tavolo allungato del mio salotto ci accomodiamo per iniziare il pasto. 

Dieci persone affamate che riempiono i loro piatti con verdure ripiene, rustici, tartine stuzzichini e tutto quello che è possibile ingurgitare. Nessuno si fa problemi, c'è chi mangia voracemente, chi assaggia a piccoli bocconi, chi chiacchiera senza sosta, chi ascolta. 

Dieci persone di età diverse con storie da raccontare diverse. Dall'ultima canzoncina imparata alla scuola materna, all'ultimo progetto commissionato, ai pettegolezzi sui vicini, fino a battutine di dubbio gusto.

Dieci persone che non hanno un legame di sangue, ma che sono più uniti di molte famiglie e che si vogliono bene sinceramente.

 

Li osservo tutti: le rughe sui volti, le guance piene, i capelli più grigi o radi, i gesti famigliari, le espressioni facciali. Posso leggere dentro ognuno di loro, posso capire quello che provano perché non c'è menzogna, non c'è malizia dietro ai loro modi di fare. 

Non conosco tutti i presenti così bene, non tutti fanno parte della mia vita da sempre, ma è come se fossero parte della famiglia perché se c'è sintonia le anime si incastrano alla perfezione.

 

Tutti e dieci siamo un puzzle finito e completo.

 

La pasta al forno di Hanna è un successo, non ne rimane traccia. Sebastian e Maggie si contendono le crosticine appiccicate alla teglia dandosi piccole spallate per recuperare il gustoso tesoro. Il mio arrosto viene assaggiato appena, non perché non sia buono, ma come capita ogni volta, tutti abbiamo mangiato troppo e non c'è spazio per una briciola di cibo in più. 

 

Le pance di tutti sembrano mongolfiere.

 

I bimbi giocano per terra con i regali ricevuti in giornata, rotolando, urlando e discutendo giocosamente tra di loro. Papà versa un goccio di liquore all'anice in piccoli bicchieri di vetro agli uomini mentre Hanna, Tess e Jane sparecchiano.

Io me ne sto seduta tranquilla a fare beatamente nulla. Mi voglio godere ogni singolo secondo di questa giornata senza ansie, problemi o pensieri negativi.

 

Ma visto che secondo la regola universale che pare definire la mia vita: la pace non rimane mai tale a lungo, qualcosa disturba questo momento idilliaco.

 

Il campanello di casa squilla.

 

Malvolentieri vado ad aprire sapendo che sarà qualcuno di scocciante e fastidioso.

 

Apro.

 

Trattengo a stento le risate.

 

«Cara ragazza, che cos'è quella faccia? Fammi entrare, muoviti». Geltrude McArthur entra prepotente in casa, dietro di lei c'è Michael pieno di sacchetti che arranca.

 

Avevo ragione si tratta di una presenza scocciante e fastidiosa, ma impossibile da non amare.

Adesso sì che è Natale. Ho tutta la mia stramba famiglia al completo.

Non potrei desiderare di meglio.

 

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