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Autore: kithiara    21/10/2017    1 recensioni
Che Dean lo voglia o no, il tempo continua a passare.
E sono già tre mesi dalla morte di Cass.
Per la precisione tre mesi, dieci giorni, quattro ore, venti minuti e trentacinque secondi.
Secondo più, secondo meno.
Ma no, se glielo chiedete, Dean non sta affatto tenendo il conto.
È semplicemente il momento in cui il suo cuore ha smesso di battere.
 
Ovviamente Destiel, ambientata alla fine della stagione 12.
 
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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It must have been love but it's over now,
it was all that I wanted, now I'm living without.
(It must have been love – Roxette)
 
 
 
As a tie knot
 
Che Dean lo voglia o no, il tempo continua a passare.
E sono già tre mesi dalla morte di Cass.
Per la precisione tre mesi, dieci giorni, quattro ore, venti minuti e trentacinque secondi.
Secondo più, secondo meno.
Ma no, se glielo chiedete, Dean non sta affatto tenendo il conto.
È semplicemente il momento in cui il suo cuore ha smesso di battere.
 
Cosa volete che sia, tutta questa storia del cuore è decisamente sopravvalutata.
Una persona può tranquillamente vivere senza. Lui può vivere senza.
Continuando a fare quello che sa fare meglio.
Per cui…tre mesi di caccia.
Tre mesi di botte e lividi che ingialliscono.
Tre mesi di costole rotte e ferite da ricucire.
Tre mesi di sbronze epocali ed emicranie da dopo sbronze…altrettanto epocali.
Tre mesi di corse sull’Impala a fari spenti nel cuore della notte, per vedere se questa volta gli riesce di farsi ammazzare sul serio.
Ovviamente no, ma poteva forse essere altrimenti? La sua proverbiale sfiga.
Può quasi vedere quel figlio di puttana di Chuck, ridersela mentre esce illeso dall’ultimo impatto contro un albero, inveendo contro il cielo e guardando sconsolato il cofano ammaccato. – Perdonami, piccola…-
 
Dicevamo, tre mesi.
Tre mesi di paternali e rimproveri da parte di Sam perché - sono preoccupato per te, Dean. -
Tre mesi di sfuriate, di me ne frego, di silenzi, di occhi pesti, di abbracci conciliatori, perché in fondo è pur sempre il suo fratellino Sammy e lui lo ama.
Anche se non può capirlo.
Anche se non riesce ad avere la sua stessa fiducia.
Perché Sam è convinto che ci sia ancora speranza.
Che da qualche parte la mamma sia ancora viva.
Certo. Come se non fosse finita in un altro cazzo di universo con il fottuto diavolo in persona!
 
- Jack ci può aiutare – gli dice sempre.
Come se quel moccioso, per metà umano e per metà chissà cosa, potesse davvero farlo.
Ma se non è nemmeno in grado di allacciarsi le scarpe!
Nonostante questo, Sam insiste per portarselo dietro, per addestrarlo alla caccia, per coinvolgerlo nei casi.
E Dean sbuffa, perché di voglia non ne ha mezza.
I Winchester lavorano da soli. Perché? Perché è così e basta. Perché così non devono preoccuparsi di nessun altro. Perché così non dovranno piangere la dipartita di nessun altro.
Non che di questo pivello gli possa fregare qualcosa. Lui non è niente per Dean.
 
- Mio padre è Castiel – aveva sostenuto il ragazzo.
Col cavolo! Non è che ti puoi scegliere i genitori così, come se ordinassi un hamburger dal menù della tavola calda!
La famiglia non finisce con il sangue.
Le parole di suo padre arrivano a smentirlo e ad infierire impietosamente su di lui.
Come se non bastasse lo sguardo perso del giovane, che si fissa su Dean, a mettere in dubbio le sue già vacillanti convinzioni.
Quegli occhi color del cielo, l’espressione smarrita…
No. È tutto sbagliato. Gli occhi di Cass erano blu, il blu più intenso del mare in tempesta e avevano una luce dentro, come di mille stelle.
Eppure. Eppure quando gli sta davanti come ora, il viso inclinato da un lato e quel ciuffo ribelle di capelli sulla testa - biondi Dean, non neri -  beh Dean fa veramente fatica a non pensare che forse un po’ di somiglianza con il suo angelo in trench ci sia.
E la cosa gli fa male, gli fa dannatamente male.
 
- Perché dobbiamo vestirci così? – gli aveva chiesto perplesso, indicando il competo scuro che gli pendeva largo attorno al corpo esile da ragazzino troppo cresciuto.
- Pensi che qualcuno ti prenderebbe sul serio se ti presentassi vestito come un hippie figlio dei fiori? –
Lo vede aggrottare le sopracciglia, perplesso e Dean quasi si strozza quando lo sente rispondere
- Non capisco cosa vuoi dire. –
Alza gli occhi al cielo esasperato e gli strappa la cravatta che tiene in mano, carezzando poi con delicatezza il lucido tessuto blu fra le mani callose.
Il ragazzo osserva con attenzione i suoi movimenti e Dean sente la cima delle orecchie farsi più calda. Probabilmente è pure arrossito e la cosa lo fa incazzare, ma non ci può fare nulla, i ricordi che ha legati a quella cravatta sono veramente troppi e troppo intensi.
 
- Inizio flashback -
Nella penombra della stanza gli occhi di Castiel sembrano ancora più scuri, le pupille dilatate per adattare la vista alla poca luce. Il suo sorriso invece è luminoso come il raggio di luna che entra dalle tende socchiuse della finestra di quel motel.
Dean ha aspettato per tutto il giorno quel momento, il momento in cui sarebbero stati nuovamente soli.
L’angelo si è già sbarazzato di quell’ingombrante trench e ora lo osserva con sguardo malizioso.
Non riesce ancora a farci l’abitudine a quello sguardo, così diverso dalle espressioni a volte severe, a volte buffe dell’angelo e ogni volta che lo guarda così, Dean si sente avvampare come una ragazzina.
E il suo cuore straripa di fottuta gioia, perché sa che quello sguardo è riservato a lui e a lui soltanto.
Mentre lo attira a sé tirandolo per la cravatta, quell’assurda cravatta portata sempre troppo aperta e troppo storta, Dean viene colpito da un pensiero buffo e paragona quell’inutile pezzo di stoffa al loro rapporto.
Legati l’uno all’altro come un nodo. Possono allontanarsi, a volte perdersi per un po’, ma saranno legati per sempre.
Così come le loro labbra e i loro corpi che si cercano, si trovano e nel buio della notte si amano.
- Fine flashback -
 
Quando la mente di Dean ritorna dal suo viaggio nel viale dei ricordi, gli occhi del ragazzo sono ancora fissi su di lui. In essi un velo di tristezza e tanta compassione. Dean odia suscitare compassione.
- Sam dice che quella era di mio... –
- Di Cass – lo interrompe infastidito – questa cravatta era di Cass. –
Un gelido silenzio cala nella stanza. Dean non ha intenzione di fare nulla per scioglierlo.
Coi pugni serrati e la mascella contratta, il giovane gli si pianta davanti in tutta la sua altezza.
Il suo corpo emana una strana energia, il suo aspetto è quasi minaccioso.
Se non fosse abituato a ben di peggio, Dean probabilmente si spaventerebbe.
- L’ho capito che non ti piaccio, Dean – la voce è bassa, ma decisa - ma non è colpa mia se sono quello che sono. –
No, forse no.
- E non ho ucciso io l’uomo che amavi. –
 
Se un solo sguardo potesse fulminare, il ragazzo sarebbe già cenere.
Mai. Mai nessuno si era sognato di pronunciare la parola amore riferita a lui e Cass. Nessuno. Nemmeno Sam.
Affetto, amicizia, legame, connessione, quelle erano le parole che chi li conosceva usava.
Quelle erano le parole che era concesso utilizzare.
Amore era un termine che potevano usare solo loro. Da sussurrare nel buio della notte, quando stai per scivolare appagato nel sonno, nell’abbraccio caldo dell’altro e l’incognita del futuro, per un attimo, sembra meno opprimente.
 
Quindi come si permette quel moccioso di violare il loro sentimento?
- Cosa vuoi saperne tu, di sentimenti? –
Ok, decisamente un colpo basso. Bravo Dean, sarai soddisfatto.
Il ragazzo abbassa gli occhi a terra, mortificato.
- Hai ragione, forse io potrò non saperne nulla… - i suoi occhi si fissano di nuovo in quelli di Dean, sono gli stessi occhi apparentemente, ma adesso brillano di una nuova luce, come se fossero colmi di una nuova consapevolezza – è stato Castiel…lui ha condiviso la sua conoscenza con me, quando ero ancora nel grembo di mia madre. Per questo io ora so. –
Dean rimane di stucco e deglutisce a vuoto.
- Fammi capire…cos’è che sapresti tu di preciso? –
Il giovane sorride e si illumina. Il cuore di Dean trema, perché quel sorriso sghembo lo ha visto spesso, ma su tutt’altre labbra.
- So che mio padre… - Dean fa per protestare, ma il ragazzo continua, fregandosene bellamente – l’unico uomo che io riconosco come tale, pur non avendolo mai conosciuto. Mio padre amava…amava questo pianeta, amava l’umanità con tutte le sue complessità, amava quelli che erano diventati i suoi amici, la sua famiglia, ma soprattutto lui…amava te. –
 
C’è solo una cosa che Dean odia di più che farsi compatire, ed è mostrare la propria fragilità davanti a qualcuno. Tuttavia non può impedire ad una lacrima di scendere silenziosa a solcargli il viso.
Osserva in silenzio prima il giovane, poi la cravatta che tiene ancora fra le mani.
Sbuffa un po’, si avvicina al ragazzo e senza fiatare inizia a sistemargliela attorno al collo, annodandola.
Quello lo guarda senza capire, l’espressione che si è fatta di nuovo perplessa.
Probabilmente sta iniziando a rendersi conto lui stesso di quanto siano assurdi e imprevedibili gli esseri umani.
- Ok, sapientone. Intanto vediamo di insegnarti a fare un nodo alla cravatta, poi magari in futuro potremo riparlare di sentimenti. –
 
Lo guarda sorridere. D’istinto sente il bisogno di ricambiare e facendolo si sente il cuore un po’ più leggero.
Chissà, se anche solo una piccola parte della grazia del suo angelo è veramente fluita dentro quel ragazzino, magari può venirne davvero fuori qualcosa di buono dopotutto.
Gli deve almeno il beneficio del dubbio. Cass vorrebbe che lui ci provasse. Per cui lo farà, ci proverà.
Si schiarisce la voce imbarazzato.
 - Chissà, magari uno di questi giorni potrei anche decidere di raccontarti qualcosa di Cass... –
- Lo faresti? – gli chiede stupito
- Perché no, di storie divertenti in fondo ce ne sono diverse. – commenta facendo spallucce - E lui si incazzerebbe a morte se lo sapesse. –
L’immagine contrariata dell’angelo gli strappa ancora una volta un sorriso e una stretta allo stomaco.
 
Davanti all’espressione compiaciuta del giovane Dean prende una decisione, se non può far rivivere Cass, allora manterrà in vita il suo ricordo.
Il ricordo dell’amore che c’è stato e che gli è stato strappato. Quell’amore che era tutto quello che aveva sempre desiderato e senza il quale ora dovrà abituarsi a vivere, ma che farà per sempre parte di lui.

 


 
  
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