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Autore: Redferne    21/10/2017    9 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 39

 

 

 

 

 

UN NOME E’ PER SEMPRE. COME LA DIVISA (TERZA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pochi istanti più tardi, dalle scale si precipitò su Nick, con aria sbigottita. E giusto in tempo per ritrovarsi davanti i due che se la ghignavano a crepapelle.

“Qualcuno...qualcuno sa dirmi che...che cosa accidenti significa, QUESTO?!” Domandò, indicandosi la targhetta ricamata sulla parte sinistra della divisa.

“Semplice.” rispose Maggie, mettendosi una mano davanti alla bocca nel tentativo di soffocare la ridarella. “E’ il TUO NOME COMPLETO, no? Caro il mio Nicholas PIBERIUS Wilde.”

Niente. Non ce la fece. Scoppiò di nuovo a ridere peggio di un’invasata.

Nick sbuffò e girò la testa in direzione di Finnick, che nel frattempo fischiettava ostinandosi a fare lo gnorri.

“A quanto pare, qui qualcuno ha la pessima abitudine di non tenere mai la bocca chiusa...non é vero?!” Disse, guardandolo di traverso.

“Che, dici a me?!” Chiese di rimando quest’ultimo con fare noncurante, mentre ridacchiava anch’egli sotto ai baffi.

“Sai, Finn...certe volte non posso proprio fare a meno di chiedermelo. Ma tu, DA CHE PARTE STAI?!”

“Ma come, socio?” Rispose lui con fare quasi risentito. Finto, ovviamente. Perché, a giudicare dall’espressione era chiaro che si stava divertendo un mondo. “Dalla tua, OBVIOUSLY!! Tranne quando se tratta de darte contro. In tal caso...”

“Ah, si?” Replicò la volpe con tono sibillino. “Beh, guarda guarda da che pulpito...fossi in te non andrei tanto in giro a fare lo spavaldo, visto il nome che ti porti appresso...”

Il sorriso svanì di colpo dal muso del fennec.

“ONE MOMENT, AMIGO! Non...non oserai...”

“E perché? Adesso non mi verrai a dire che ti vergogni del tuo nome. Voglio dire…MARION é così carino...”

Maggie, a quella sconvolgente rivelazione, fece tanto d’occhi.

“Non...non ci credo!!” Esclamò, sbalordita. “Finn, ma tu...tu avresti...hai...hai un nome da FEMMINA?!”

“Beh?!” Tentò di giustificarsi lui, nonostante l’evidente imbarazzo. “Era...era anche il nome di battesimo di JOHN WAYNE…e adesso, non venitemi a dire che quel tizio non era un duro, POR LA MALONZA...”

“Ma questo é niente, te lo posso assicurare” aggiunse Nick, rincarando la dose. “Perché non ti ha ancora detto nulla sull’ALTRO nome. Il suo secondo...”

“NO!!” Lo interruppe il fennec, ormai sull’orlo della disperazione. “FERMA TUTTO, SOCIO!! Tutto, ma quello no, capito?! QUELLO NO!! Te scongiuro...”

“Ok, ok.” fece lui, vedendo i suoi cenni di supplica. “Certo che però occorre davvero una fervida fantasia, per non dire malata, per azzardarsi a chiamare il proprio cucciolo PROINSIAS...voglio dire, a chi potrebbe mai venire in mente...”

Il piccoletto deglutì, diventando improvvisamente pallido.

“P...PROINSIAS?!” Fece Maggie, sempre più allibita.

“E...e allora?!” insistette lui. “E’ un bel nome, di origini gaeliche, che significa...”

Si stava letteralmente arrampicando sugli specchi. E dovette accorgersene da solo, di quel patetico e andato a male tentativo di salvare la faccia. A giudicare dalle risatine dei suoi due colleghi d’ufficio.

E dal fatto che, come conseguenza, montò repentinamente in bestia passando dal pallido al paonazzo acceso in quattro secondi netti (record mai omologato, purtroppo per lui).

“Oh, insomma! Ma che cappero ne so, di che accidente significa quel cavolo di nome!!” Urlò. “L’unica cosa che posso dirvi e che i miei due vecchi, chiunque essi fossero, o chiunque fosse l’imbecille o la coppia di imbecilli che hanno avuto la dannata idea di affibbiarmelo in vece loro...beh, de seguro dovevano essere degli umoristi. E sapete qual’é la prima dote per un’umorista? ESSERE DI CATTIVO GUSTO, che la PELLAGRA y la PESTE BUBBONICA li colga ovunque se trovino!! E voi, invece de star aqui a sfottere, non dovevate mica andare a provare quel vostro dannatissimo fucile?! E allora si può sapere che cavolo state aspettando? LA BEFANA, FORSE?! Ve serve il permesso scritto?! Andate immediatamente fuori da LAS PELOTAS TODO Y DOS, cadauno y cadadue, prima che VE STRAPPI LA FACCIA A MORSI!! VI AMMAZZO A ENTRAMBI!! ANZI, PRIMA VI AMMAZZO A VOI DUE E POI MI AMMAZZO A ME DA SOLO, SUL SERIO!! IF YOU DON’T LEAVE ME ALONE, I’LL RIPP YOUR MUZZLES OFF, YOU BIG, NASTY, UGLY, NAUGHTY PAIR OF DIRTY MUDDAFACK...”

“Ok, sarà meglio seguire il consiglio” disse Nick rivolgendosi a Maggie, ed ignorando totalmente le urla e gli strepiti. “Mi sembra che il buon vecchio Finn sia ormai sul punto di ebollizione. Meglio uscire prima che esploda imbrattando tutte le pareti qui intorno. Hai idea di quanto ci metteremmo a pulire io e te, dopo?”

“Sono d’accordo” rispose lei. “A proposito...prima c’é stata una telefonata, a dire il vero. Mentre eri impegnato con la ronda ha chiamato Douglas Puoghbottom, dalla sua fattoria. Mi ha riferito che alcuni operai di Carrington sono entrati nottetempo nella sua proprietà a bordo di un pick – up, e gli hanno devastato due interi campi coltivati passandoci sopra.”

“Capisco. Sarà ora di iniziare a darci da fare anche in quel senso...richiamalo mentre siamo in macchina e digli che sono immensamente dispiaciuto per quanto gli é accaduto, e che gli posso assicurare che é l’ultima che gli faccio passare, a quel branco di balordi.”

“I...in macchina? Ma dov’é che dobbiamo andare?”

“A TESTARE IL TUO BEL GIOCATTOLO, no? L’hai forse dimenticato?”

“Certo che no. Ma possiamo farlo benissimo qui fuori, come quando ci addestriamo al tiro...”

“Naah. Conosco proprio un bel posticino che fa al caso nostro. E con un ottimo bersaglio, tra l’altro.”

“E...sarebbe?” Domandò Maggie, incuriosita.

“Se te lo dicessi ora non sarebbe più una sorpresa, non ti pare? Me lo hai detto tu stessa poco fa.” concluse Nick con un sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva dimenticato di spegnere l’impianto audio. Se ne accorse non appena lui e la sua vice rimisero piede fuori dalla stazione di polizia. E vennero investiti dalle note e dalla voce a tutto volume di un’altra canzone. Un’altra canzone ben nota alla volpe. Perché era un’altra di quelle scelte da Judy. Ma stavolta non era una delle sue preferite. ERA LA SUA PREFERITA, IN ASSOLUTO.

 

“I messed up tonight,

I lost another fight,

I still mess up but i’ll just start again...

I keep falling down,

I keep on hitting the ground,

I always get up now to see what’s next…

Birds just don’t fly, they fall down and get up,

Nobody learns without getting it won…”

 

“I won’t give up, no i won’t give in,

Till i reach the end, and then i’ll start again,

Though i’m on the lead,

I WANNA TRY EVERYTHING,

I wanna try even though i could fail...”

 

“I won’t give up, no i won’t give in,

Till i reach the end, and then i’ll start again,

No i won’t leave,

I WANNA TRY EVERYTHING,

I wanna try even though i could fail...”

 

 

E fu uno spettacolo davvero incredibile, quello che si parò di fronte a loro.

L’intero piazzale era letteralmente gremito. Adulti, bambini ed anziani di tutto quanto il circondario erano usciti dalle loro case e si erano riversati in mezzo alla strada, attirati da quella musica come ammaliati da un richiamo irresistibile. E adesso erano lì a parlare, ridere e scherzare, mentre i cuccioli si rincorrevano allegri e spensierati per ogni dove. Qualcuno tra loro, stava persino ballando e accennando qualche passo di danza! Anche se, a giudicare dalle movenze impacciate e fuori tempo, che nulla c’entravano con la musica sparata fuori dalle casse, era ben chiaro che non masticassero quel genere. Ma, diavolo...TRY EVERYTHING, GENTE!!

Maggie sgranò le sue palpebre, incredula.

Da quanto non le era più capitato di assistere ad un simile scena, in paese? Da tanto, da TROPPO TEMPO.

Da quando il suo ex – superiore Ricketts aveva imposto una sorta di tacito coprifuoco di comune accordo con la popolazione locale, per ragioni di sicurezza e di incolumità personale. Da quando la sera si era smesso di uscire e si rimaneva barricati in casa per timore di incappare in qualche scagnozzo di Carrington particolarmente ansioso di sfogarsi sul primo malcapitato a disposizione, relegati in una perenne clausura auto - inflitta a scopo di precauzione. Da quando avevano deciso di rinunciare a feste, sagre e ricevimenti per non dare a quella gentaglia l’occasione, l’appiglio per poter scatenare disordini e sfasciare ogni cosa senza alcun ritegno e rispetto.

Si mise le mani di fronte al muso. I suoi occhioni diventarono lucidi, mentre le sue labbra si arcuavano verso l’alto. Probabilmente non sapeva se mettersi a ridere o piangere. O entrambe le cose in contemporanea.

“Non...non ho mai visto niente del genere...io...io non riesco...non riesco ancora a crederci...” mormorava soltanto, come inebetita.

Nick, che nel frattempo aveva iniziato a dimenare gambe e braccia al ritmo della hit di Gazelle, decise che era giunto il momento di scuoterla dal suo estatico torpore. Le si avvicinò e le diede un improvviso colpo d’anca che la sbilanciò, facendola quasi finire per terra.

“Eehi!” Esclamò lei, presa alla sprovvista. “Ma...”

“Magia?! MAAAGIAAAA!!” Gridò lui, senza smettere di ballare. “E’ tutto vero, Maggie! Sta succedendo veramente! NON E’ UN SOGNO!!”

 

Già. E’ tutto vero. Pensò. Te l’ho sempre detto.

Tu fai miracoli, Carotina.

 

Diede una sbirciata attorno e scorse, poco distante da lì, nientemeno che Tobey. Il proprietario non ché unico gestore del SUNKEN HOPE SALOON. Lo sveglione che chiamava tutti quanti AMICO anche se era magari la prima volta che li vedeva in vita sua. Intelligente come un barattolo di pesche sciroppate ma un buon diavolo, in fondo.

Aveva improvvisato addirittura un punto di ristoro, costituito dalla sua station – wagon. La vecchia auto famigliare era con il didietro rivolto verso il piazzale e verso la gente, ed il baule era completamente spalancato verso l’alto. Al suo interno vi erano dei secchi di plastica ricolmi di decine di bottiglie di birra, che brillavano incastonate nel ghiaccio finemente tritato come gemme preziose color ambra avorio e rubino. Chiunque venisse colto da sete improvvisa poteva dirigersi liì e servirsi a volontà. O fino ad esaurimento scorte.

Ma c’era qualcun’altro o, meglio, qualcun’altra che aveva avuto un’idea simile, a qualche metro di distanza.

Laureen e la sua socia in affari Nancy avevano portato fuori una bancarella su cui avevano sistemato alcune succulente torte e crostate con la marmellata che di solito vendevano dentro al loro negozietto, tra cui quella ai mirtilli prodotta dalle parti di Bunnyburrow che lui aveva ben imparato a riconoscere ed apprezzare, da quando viveva lì. Le due, non appena lo videro, gli rivolsero un cenno di saluto, che Nick prontamente ricambiò.

“Ehi, grande idea quella che hai appena avuto, amic...ehm, cioé, volevo dire sceriffo.” gli disse lo stralunato cavallo, salutandolo a sua volta. “Era da un bel pezzo...anzi, da una vita che non ci si scatenava così, da queste parti. E lasciati dire che si moriva dalla voglia, amic...ehm, cioé, volevo dire sceriffo.”

Prese due birre da uno dei secchi e gliele mostrò.

“Ehm...vorrei offrirvele, amic...cioé, volevo dire sceriffo, ma non so se posso...mi hanno sempre detto che é contro il regolamento, amic...ehm, cioé, volevo dire sceriffo...”

“Tranquillo, Tobey.” lo rassicurò lui. “Una per me ed una per la mia vice. E belle ghiacciate, mi raccomando.”

“Oook. Pronti, amic...cioé, volevo dire sceriffo. Al volo!!”

Stappò il collo alle due bottiglie e le lanciò al suo indirizzo. Le afferrò entrambe. Poi allungò il braccio e, tenendola ben salda tra le dita, ne offrì una a Maggie.

“Nick!!” Lo rimproverò lei.

“Lo so, lo so.” puntualizzò la volpe. “Non si dovrebbe bere, in servizio. Ma...Non si potrebbe fare un’eccezione, almeno per stavolta?”

“Come se non ne avessimo già fatte fin troppe di eccezioni, da quando sei in carica...” replicò la daina. “Se proprio ci tieni a saperlo, il tuo operato é UN ECCEZIONE CONTINUA...”

“Oh, andiamo!!” la esortò. “E’ un occasione speciale. Guarda come sono felici, i nostri compaesani!”

“A me pare tanto la quiete prima della tempesta, se vuoi il mio parere.”

“Ci puoi giurare, mia cara. Pertanto, godiamocela finché dura.”

Fece tintinnare la sua bottiglia con quella di lei. Poi la portò alla bocca e bevve un sorso. Buona, frizzante e fresca.

Arrivò Laureen, che nel frattempo aveva sistemato un paio di torte sopra al cofano della macchina di Tobey ed aveva iniziato a tagliarle, distribuendole a tutti i presenti.

Nick la salutò di nuovo.

“Salve, bello” disse lei, avvicinandosi. “Devo ammettere che ti dona davvero, quell’uniforme. Anzi...trovo che tu sia un autentico SCHIANTO.”

“Davvero?” replicò Nick. Divertito e anche lievemente imbarazzato da quell’apprezzamento, visto che si passò una mano sulla nuca. “In realtà, io non c’entro nulla. Il merito é tutto quanto della divisa. E del suo irresistibile fascino.”

“Senza dubbio...ma levami solo una piccola curiosità.”

“Spara.”

“Che diavolo mi dovrebbe stare a significare, il nome PIBERIUS?”

“Meglio lasciar perdere.” commentò con tono seccato la volpe mentre rifilava un’occhiataccia alla vice, che rimase impassibile. Ma si stava facendo senz’altro delle grasse risate, dentro di lei. “E’...una lunga storia.”

Laureen preferì non approfondire.

“Allora” aggiunse poi, rivolgendosi a Tobey. “Ho come l’impressione che Martha si sia leggermente ARROTONDATA, in quest’ultimo periodo...”

“Eh, si...” rispose lui, con la consueta aria svagata ed assente. “Glielo dico in continuazione di mettersi un po' a dieta e di darsi una regolata, col mangiare. Ma lei si ostina a non darmi retta...non mi ascolta, proprio. Non c’é niente da fare.”

“Non intendevo dire quello...” puntualizzò lei. “Mi riferivo al fatto che ha messo su un bel PANCIONE, non trovi anche tu? Dico, non sarà che...”

“Che? Ah...no, no...stà pur tranquilla. Non c’é nessun pericolo. Voglio dire...ha avuto persino le...LE SUE...si, insomma...ci siamo capiti, no?”

“Ah, si? E quando, di grazia?”

“Oh, questo me lo ricordo benissimo...E’ STATO DUE MESI FA, sissignore. Me lo ricordo come se fosse ieri.”

A sentire quelle parole, a Nick andò di traverso il sorso di birra che stava per cacciare giù in gola. Lo risputò fuori, rischiando di inzupparsi i vestiti durante l’operazione, e mettendosi a tossire in modo convulso piegandosi leggermente sulla ginocchia.

“COUGH! COUGH! COFF, COFF!!”

“Facciamo così” propose Laureen, mentre faceva una smorfia e si sforzava di non scoppiare a ridere. “Il buon Samuel non si é fatto ancora vivo, stamane. Appena mi capita di vederlo, gli dico fare una capatina dalle vostre partì a dare un’occhiata, intesi?”

“O...ok. Se lo dici tu...” rispose il cavallo, poco convinto.

Anche Maggie trattenne un risolino. Ma si coprì con una mano e si voltò leggermente di lato quando notò che sua madre aveva posato su di lei uno sguardo benevolo e compiaciuto.

Laureen fece una smorfia triste. Sua figlia non voleva darle neanche un briciolo di soddisfazione. Ma...da quanto tempo non la vedeva così? Da quanto tempo non la vedeva RIDERE DI GUSTO?

Da tanto tempo, ormai. Da TROPPO tempo.

Era ancora poco. Ma ci si poteva accontentare, per ora. Una cosa alla volta.

Nick, che nel frattempo si era ripreso dall’ingozzamento, guardò la vice e la richiamò con un cenno, riprendendo a dimenarsi e a scuotersi.

“SHAKE IT UP!!” Gridò mentre, con la mano libera, faceva un gesto come a volersi calare un berretto od un cappello invisibili sulla fronte. Poi, dopo una rapida giravolta su sé stesso, iniziò a scivolare all’indietro sulle piante dei piedi, a passo di moonwalk. Il tutto sotto lo sguardo divertito e leggermente perplesso della daina. Anzi, delle due daine.

Dopo neanche un paio di metri sentì qualcosa pungolargli le scapole. Così, all’improvviso.

“Ma che...”

Si voltò di scatto e si ritrovò la punta della lama di un gigantesco coltello contro quella del suo naso.

Dall’altro capo dell’arma si trovava Finnick che la stringeva con entrambe le manine e senza sforzo apparente, tutto bello ghignante.

“Oh, sorry...scuusa, socio. Me ero scordato de farte vedere che cosa mi ha regalato de bello la nostra CERBIATTINA OCCHIDOLCI. Allora, che te ne pare, hm?” Chiese, tutto soddisfatto.

Il REGALO in questione era costituito da un serramanico per pachidermi, dalle dimensioni a dir poco spropositate. Pareva una tavola da Windsurf. Avrebbero potuto starci sopra entrambi a cavalcare le onde, se soltanto avesse potuto galleggiare.

“B – Beh, c – che d – dire...u – un bel p – pensierino, d – davvero...” disse lui, mentre concentrava entrambe le pupille sulla punta del coltello che aveva di fronte a sé.

“M – Maggie?” Aggiunse poi, con tono allarmato ed un leggero tremolio nella voce. “C – credo c – che sia giunto il momento di andare a fare quel test...e di corsa, anche. Guido io!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Peerò...bisogna ammettere che la divisa gli dona davvero, al nostro caro sceriffo...” disse Nancy, che intanto aveva raggiunto Laureen dopo aver agguantato a sua volta una bottiglia di birra gentilmente offerta da Tobey. Il quale era ancora intento a grattarsi la testa nel tentativo di capire per quale motivo il dottor Cooke dovesse far visita a sua moglie Martha così urgentemente.

“Già...” commentò la sua collega.

“E non solo quella...sai, stavo notando che ha proprio UNA GRAN BELLA E FOLTA CODA, per non parlare di quello che le sta attaccato dietro...”

“Nancy!!” La riprese lei.

“Oh, dai” ammiccò la genetta, con fare allusivo. “Non mi dire che non glielo guardi anche tu, ogni tanto...GLIELO MANGI CON GLI OCCHI, tutte le volte che viene in negozio a comperarsi un caffè...”

“Proprio come fai tu e tutte le altre tue comari giù in paese, del resto...a prescindere dal fatto che é un vero controsenso parlare di MANGIARE, visto che io sono UNA PREDA mentre lui é un PREDATORE...non ti sembra UN FILO INQUIETANTE, COME IMMAGINE? Comunque, non ci vedo nulla di male. GUARDARE é l’unico piacere che mi é rimasto, ormai. E poi, alla fin della fiera...UN BEL FONDOSCHIENA E’ UN BEL FONDOSCHIENA, indipendentemente da tutto. E direi che su questo non ci piove...”

“Sigh...se avessi vent’anni di meno...” sospirò Nancy, con aria trasognata.

“Ma non li hai.” buttò lì Laureen, riportandola bruscamente sul pianeta terra. E alla dura realtà. “E nemmeno io. Largo ai giovani!!”

“O meglio, ALLE GIOVANI...” disse poi sorridendo tra sé mentre osservava la volpe che si allontanava a passo spedito in compagnia di sua figlia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stavano procedendo a bordo della volante. Quella vecchia. Il SUV se n’era rimasto sul piazzale, insieme al suo impianto stereo alzato a palla.

“Bello spreco, però...” commentò Maggie, con una punta di amarezza. “Un simile bolide ridotto a fare da JUKE – BOX all’aria aperta...”

“Non te la prendere” rispose Nick. “Non l’hai visto? Si stavano divertendo talmente tanto che non ho avuto cuore di interrompere tutto quanto sul più bello e rimandarli a casa. Che se la spassino, almeno per un po'!!”

“Forse hai ragione...”

“E poi, dovrai ammettere che é stata senza dubbio una buona mossa.”

“Che vuoi dire?”

“Sai...se a qualcuno dovesse venire in mente un giorno o l’altro di indire delle regolari elezioni per la mia nomina, beh...diciamo che, dopo una simile trovata avrei il consenso popolare in pugno, e agli scrutini vincerei a mani basse. E’ quella che io chiamo UN’OTTIMA CAMPAGNA ELETTORALE, non lo trovi anche tu?”

“Puoi dirlo forte. Del resto basta davvero poco, da queste parti.”

“Piuttosto...come ti é venuto in mente di regalare un gingillo simile a Finnick?” Chiese lui. “Quei giocattoli TAGLIANO, lo sai?”

“Mi sembrava un’idea carina, tutto qui. In fin dei conti tutti ci siamo comperati qualcosa, non mi sembrava corretto lasciare solo lui a bocca asciutta. E da quel che ho capito, non é tipo da pistole o fucili. Predilige il corpo a corpo, quindi credo proprio di averci azzeccato, con quel regalo.”

“Sembrerebbe proprio di si. Anche se, per quel mi ricordo, Finn preferisce di gran lunga gli oggetti contundenti. Sai...mazze, spranghe...cose così. Però sembra che abbia gradito lo stesso.”

“Già...” ammise la vice. “E poi lo hai detto tu stesso, no? In guerra bisogna attrezzarsi al meglio.”

“Se l’ho detto? Si, proprio così. L’ho detto.”

“Però quel non mi hai ancora detto é perché hai deciso di combatterla.”

Lui la guardò incuriosito.

“Che intendi dire?”

“Mi riferivo al discorso che mi hai fatto tu stesso, prima di entrare al commissariato.” chiarì lei. “Quando sei arrivato qui eri praticamente di passaggio, con l’intenzione di fermarti solamente per un giorno o due, non di più. Non lo conoscevi nemmeno, questo posto. E non ne sapevi nulla. E alla fine hai deciso di rimanere qui e di diventare sceriffo al posto del vecchio Ricketts. Voglio dire...quella contro Carrington non era nemmeno la tua di guerra, se é per questo...”

“Sbaglio o non si dovrebbero fare domande personali ai forestieri, se la memoria non mi inganna?”

“Difatti non é una domanda. Ti sto solo mettendo al corrente delle mie riflessioni, Nick. Puoi benissimo evitare di rispondermi, se lo desideri.”

“Bah...non che ci voglia molto, a rispondere. Cosa vuoi che ti dica? Niente di speciale, a parte che...hai ragione tu, molto probabilmente.”

“Ma allora, PERCHE’?” Saltò su la daina. “Spiegamelo, ti prego. Avresti potuto benissimo proseguire ed andartene per la tua strada, tirando dritto. Oppure far finta di niente ed infischiartene, badando ai fatti tuoi come avrebbe fatto chiunque al posto tuo. Ed invece hai deciso di rischiare tutto per difendere della gente che neanche conosci. Io...io ti giuro che non capisco.”

“Vero.” ammise la volpe. “Avrei potuto fare come hai detto tu. Avrei potuto fare come chiunque. Ma io e te non siamo CHIUNQUE.”

“C – come?!”

“Vedi, Maggie...una volta IL MIGLIOR AGENTE DI POLIZIA DI TUTTA ZOOTROPOLIS mi ha detto che quel che crediamo di sapere sulla vita in generale sono TUTTE FROTTOLE. Veniamo al mondo convinti di poter plasmare la strada dl nostro destino a piacimento, ma le cose non stanno proprio così. Il percorso E’ GIA’ TRACCIATO, sin dall’inizio. SIN DALLA NOSTRA NASCITA. E a noi non resta che precorrerlo. E’ questa la sola opportunità che abbiamo, la sola che ci viene concessa. Dobbiamo ANDARE AVANTI SENZA VOLTARCI MAI, IMPEGNANDOCI A FONDO CON TUTTE LE NOSTRE FORZE, PER DIVENTARE CIO’ CHE SIAMO CHIAMATI A DOVER DIVENTARE. E poco importa se tutti quanti ci dicono che non ci riusciremo, che é impossibile, e che non potremo farcela in nessun caso.”

“Curioso...” intervenne lei. “...mi sembra di sentire il vecchio discorsetto che va tanto di moda dalle vostre parti...aspetta un momento, com’é che era? Fammici pensare...ah, si: OGNUNO PUO’ ESSERE CIO’ CHE VUOLE o giù di lì, dico bene? Anche se, in un certo senso, le tue parole lo contraddicono...se é davvero il destino a decidere, allora NESSUNO é veramente libero di poter fare ciò che più desidera...”

“Ti sbagli, invece” la corresse Nick. “In realtà é lo stesso, identico discorso. Si tratta solo solo di riuscire a scorgerlo da un punto di vista, come dire...più ampio. Tutti hanno dei sogni, dei desideri, delle aspirazioni...ma nessuno si sofferma mai a riflettere da dove tutto questo abbia origine. Siamo portati a pensare che arrivino da noi, dal nostro cuore...a volte é così. Ma non sempre. Certi sogni, soprattutto quelli più autentici, vengono da ALTROVE.”

“E...e da dove verrebbero, scusa?”

“Quell’agente di cui ti parlavo poco fa sosteneva che provenivano DALLA VITA STESSA. Diceva che era lei a piantarne i semi dentro di noi, e a darci la forza e la tenacia necessarie a farli germogliare. Sta a noi, E SOLTANTO A NOI, decidere di utilizzarle. Ed é questa L’UNICA LIBERTA’ CHE DAVVERO ABBIAMO. Mettere a frutto il potenziale che la vita ci ha donato. Niente di più.”

“Beh...é una filosofia interessante, non c’é alcun dubbio.”

“Guarda il NOSTRO mestiere, ad esempio...il mestiere di POLIZIOTTO” continuò lui. “Mi diceva che non siamo noi a sceglierlo, ma é lui a scegliere noi. E a quel punto non ci resta che diventarlo e fare del nostro meglio, contando sulle nostre sole forze. E tutto ciò significa compiere l’unica scelta davvero possibile, per chi fa il nostro lavoro.”

“E...e sarebbe?”

“Sto parlando di FARE LA COSA GIUSTA, Maggie. Ma soprattutto, sapere sempre QUAL’E’ LA COSA GIUSTA DA FARE. E’ questo, SOLO QUESTO, che distingue un poliziotto da chiunque altro. E non solo. E’ anche ciò che distingue I BUONI DAI CATTIVI. Perché tocca a noi...DOBBIAMO ESSERE NOI I BUONI, MI HAI CAPITO?! Ad ogni costo. Perché di cattivi, a questo mondo, ce ne sono fin troppi...”

La daina lo ascoltava, in silenzio.

“Passavo di qui per caso” proseguì la volpe. “Ho visto delle ingiustizie e non ho potuto proseguire come se niente fosse. E nemmeno nascondere la testa sotto alla sabbia. Perché QUELL’AGENTE, al posto mio, avrebbe fatto altrettanto.”

“Ne parli con autentica ammirazione” osservò lei, incuriosita. “Doveva significare MOLTO, per te...”

“Mi ha...mi ha insegnato praticamente TUTTO. Quello che so...quello che so fare, le mie capacità, le mie conoscenze...ogni cosa é merito suo. Ormai...ormai non ci vediamo più da...da parecchio tempo, ma...e come se fosse sempre qui vicino a me. OGNI ISTANTE. Come...come se una sua parte fosse rimasta al mio fianco, pronta a correre in mio aiuto ogni volta che ne ho bisogno, per consigliarmi e proteggermi. Le sue...le sue parole risuonano nella mia mente in continuazione, ogni sillaba. E...e ogni volta che le sento é come...é come se mi stesse parlando di persona. Ti giuro che all’inizio...all’inizio non le capivo. Pensavo fossero solo fandonie, stupidaggini senza senso, proprio come quelle a cui uno fa finta di credere giusto per ché é bello crederci, anche se in cuor suo sa benissimo che non é vero niente, tanto per intenderci. Ma ora...ora che sono rimasto...rimasto DA SOLO, sto cominciando pian piano a comprenderne il vero significato...”

Non appena ebbe finito di parlare divento scuro in viso, come se un’ombra funerea gli fosse passata davanti.

 

Già. E’ proprio vero, pensò. Ho dovuto arrivare a perderti per capire cosa volevi dirmi. Per capire quanto fossero importanti le tue parole.

E per capire quanto tu fossi importante per me, piccola.

Che stupido, che sono stato. UN VERO IDIOTA.

 

Maggie notò il suo repentino cambiamento e concluse che forse era il caso di sviare il discorso.

“Parlando d’altro…a quanto pare, avevo ragione io.” disse.

“Su che cosa?” Chiese lui, sorpreso.

“Sulla divisa. Sei UN VERO SCHIANTO, LO SAI?”

“Mfh. MI DICI SE LO SO? SI, LO SO. A proposito...non ti ho ancora ringraziata per il regalo. Sono davvero imperdonabile.” ammise, ridacchiando.

“Lascia perdere. Piuttosto...davvero non ti piace il tuo secondo nome, PIBERIUS?”

“ Neanche un po'. Mi sa di vecchio e di stantio. Sembra proprio il classico nome che ti danno in omaggio alla cara, vecchia buonanima del bisnonno. Quello che di solito rimbalza tra padri e figli ogni due generazioni, e che la famiglia si trascina avanti da decenni. Come il pù inutile degli orpelli. Come la classica, orribile cornicetta in peltro che tieni come soprammobile in salotto o sul camino e di cui non riesci mai a disfarti, solo perché non ti viene mai il coraggio o o spirito di inziativa di prenderla e di scaraventarla fuori dalla finestra, una buona volta. Ti fa schifo ma continui a tenertela, seppur controvoglia.”

 

Proprio come LAVERNE.

Con la differenza che però Laverne é molto più grazioso.

Non é vero, Carotina?

Anzi...JUDITH?

 

“Non é vero” rispose la vice. “Sarà forse un po' antico ed austero, ma se vuoi saperlo io lo trovo fascinoso ed elegante. Persino NOBILE, direi. Ti si addice molto. Penso che dovresti andarne fiero, invece di disprezzarlo.”

“Se lo dici tu...” buttò lì lui, facendo spallucce.

“E comunque...sempre meglio di MARION PROINSIAS...NON TROVI ANCHE TU?”

Scoppiarono a ridere entrambi, a sentir rinominare quei due nomi assurdi.

“Puoi dirlo forte” disse Nick, riprendendo fiato.

“Certo che ci vuole davvero una bella fantasia, e un gran bel coraggio” aggiunse Maggie. “Mi domando come...”

“Lo hai sentito, no? I suoi, chiunque fossero, dovevano essere due comici...anche se temo che, con un simile senso dell’umorismo, non abbiano fatto molta carriera...io, al SATURDAY NIGHT LIVE non li ho ancora visti...e tu?”

E giù di nuovo a ridere.

Poi, mentre si concedevano un ulteriore istante per riprendersi, si udì la voce di lei.

“May.”

“Come hai detto, scusa?” Chiese lui, stupito.

“MAY. E’ il mio secondo nome. All’anagrafe mi trovi come MAGDALENE MAY THOMPSON.”

Nick sorrise.

“Mmh...MAGGIE MAY, eh? Proprio come quella famosa canzone...”

“Ecco, lo sapevo. Boccaccia mia...adesso non cominciare, per favore...” lo ammonì la vice.

 

“WAKE UP MAGGIE I THINK I GOT SOMETHING TO SAY TO YOU...” iniziò a canticchiare la volpe.

“Niiick...”

 

“OOH MAGGIE I COULDN’T HAVE TRIED ANY MORE...YOU LURED ME AWAY FROM HOME JUST TO SAVE YOU FROM BEING ALONE...”

 

“Smettila.”

 

“OOH MAGGIE I WISH I’D NEVER SEEN YOUR FACE...YOU MADE A FIRST CLASS FOOL OUT OF ME...”

 

“Smettila, ho detto.”

 

“MAGGIE I WISH I’D NEVER SEEN YOUR FACE...I’LL GET ON BACK HOME ONE OF THESE DAYS...”

 

“FALLA FINITA!!” Esclamò lei ridacchiando, mentre gli tirava una gomitata sul fianco.

“EHI, EHI!!” Rispose lui, ridacchiando a sua volta. “Occhio che mi fai finire fuori strada, così!!”

“E tu piantala, allora!!”

La macchina sbandò leggermente, finendo sulla corsia opposta per qualche istante.

Stavolta, fortunatamente, l’intera strada era sgombra per miglia, fino all’orizzonte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!

E con quest’ultima parte, si conclude questo episodio.

L’ho trovato un po' anomalo, quasi con toni da SIT – COM, per non parlare dei continui riferimenti musicali.

Però mi ha permesso di dare vita alla scena in cui ho potuto finalmente inserire L’INNO DI ZOOTROPOLIS.

Immaginare Nick e Maggie che escono sulla piazza, ripresi di spalle, mentre vedono la gente che balla e si diverte, con la canzone di Gazelle sparata a palla…un intero paese che era come morto, paralizzato dalla paura e dal terrore, tornare in vita...meraviglioso.

Perché anche in Zootropolis, come nella stragrande maggioranza delle opere Disney, c’é una parte musicale. Ma é inserita con intelligenza.

Parlo del momento in cui la nostra coniglietta mette le cuffie, ed un istante dopo la città in cui ha sempre sognato di rivere le si rivela in tutto il suo splendore, mentre inizia la canzone...sembra una scena video – clip in stile film anni 80.

Fantastico.

Colonna sonora: Quando Nick prende in giro la vice sul suo secondo nome, mettetevi su la canzone stessa che sta canticchiando, ovvero la stupenda MAGGIE MAY di Rod Stewart.

Decisamente divertente la scena, ma leggendo bene il testo c’é poco da stare allegri, per la nostra CERBIATTA…

E quando escono dalla centrale e si ritrovano avanti alla festa di piazza...beh, c’é bisogno di dirlo?

Ma sì, diciamolo: TRY EVERYTHING di Shakira/Gazelle!!

Per la cronaca, la mia piccola l’ha scoperta e ne va matta!!

E poi, ditemi...come vi suona MARIA FRANCESCO FINNICK?!

Beh, se pensate che MARION sia un nome ridicolo per un maschio, andate a dirlo ad un certo tenente COBRETTI, detto COBRA...da quando lo usa lui, E’ FIGO. PUNTO.

Poi, una piccola comunicazione di servizio.

Alla fine non ho resistito e ho iniziato a fare un piccolo “refresh” delle mie prime pubblicazioni. Non preocuppatevi, non ho stravolto nulla. Le storie sono rimaste come erano. Ho solo messo lo spazio tra la punteggiatura (come negli episodi più recenti) e ho sistemato alcune piccole imperfezioni e ripetizioni.

Per ora, ho “aggiornato” le prime due storielle brevi, INDOVINA CHI VIENE (PURTROPPO) A CENA e ANCHE I CONIGLI PIANGONO, ed il primo capitolo di questa long, GUARDIANO.

E siamo giunti all’angolo dei ringraziamenti, ma prima una cosa.

Ragazzi, siamo arrivati ad oltre TRECENTO RECENSIONI (trecentonove, per essere precisi).

Io...non ho più parole per ringraziarvi. Mi state facendo vivere un sogno, davvero. Non pensavo di riuscire a tanto. Ancora non ci credo.

Siete unici, tutti quanti.

Ringrazio Plando, Sir Joseph Conrard (complimenti per la tua storia, davvero bella!), Littlecarrot, hera85 e claire_ari per le recensioni.

Ed EnZo89 per quelle sui capitoli precedenti.

Inoltre, un ringraziamento particolare ed un caloroso benvenuto alla new entry Devilangel476, che ho “conosciuto” tramite l’altra mia storia su Rocky Joe, IL MATCH INFINITO.

Che ho scoperto essere una grande appassionata di Final Fantasy come me. E su cui tra l’altro ha scritto delle storie veramente ottime, che vi consiglio caldamente!!

E infine un saluto a Ragazzo Bestia, ed un ringraziamento per avermi citato. Ho visto che hai concluso la tua long, ZOOTROPOLIS – A DARK TALE. E’ sempre triste, quando finisce una bella storia. Però é anche bello riuscire a portare a termine un impegno preso nei confronti dei lettori ma soprattutto di sé stessi. Te la recensirò quanto prima!

 

Una saluto a tutti e alla prossima!

 

See ya!!

 

 

Roberto

 

 

 

   
 
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