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Autore: _Falsa Pista_    22/10/2017    3 recensioni
Merlin è un giovane ragazzo che gira il mondo in autostop, con un enorme zaino rosso, una tenda azzurra e la testa piena di sogni e avventure.
Cosa succede se, un giorno, mentre si apposta sul ciglio della strada col pollice alzato, passa una grande e nuovissima macchina bianca guidata da un giovane, biondo e ricco Arthur Pendragon?
Si fermerà o passerà oltre?
Una scelta semplice, ma con un sacco di conseguenze.
Storia già completata, pubblicazione (si spera) regolare.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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.Capitolo 6.

 
Quando sentì bussare alla porta Arthur balzò in piedi in maniera alquanto esagerata.
Decisamente doveva calmarsi, dopotutto era solo Merlin, il suo ragazzo, per la precisione la prima volta che veniva a casa sua con l’intenzione di... Arthur scosse la testa, doveva calmarsi. Intenzione di cosa, poi, magari Merlin voleva solamente guardare la televisione, magari gli mancava la corrente elettrica...
Dalla porta bussarono ancora e finalmente Arthur si decise a muoversi.
“Si può sapere perché bussi come un medievale, hanno inventato un dispositivo magico che si chiama campanello...Selvaggio che non sei altro...”
“Lo so che esiste il campanello, ma è così aggressivo che non mi piace. Senti come è più bello il rumore di uno che bussa” e rialzò il pugno per picchiettarlo alcune volte contro la porta.
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“Se vuoi puoi rimanere lì a importunare la porta per tutta la sera, nel caso avessi bisogno io sono dentro”
“Eh?” chiese confuso Merlin, poi si rese conto che probabilmente era il caso di entrare.
Vedere Merlin, con i suoi vecchi jeans scoloriti e un maglione blu scuro infeltrito muoversi un po’ impacciato nel proprio appartamento moderno fece ad Arthur uno strano effetto. Si accorse che, probabilmente, era la prima volta che vedeva Merlin all’interno di un ambiente chiuso che non fosse lo spogliatoio del campo sportivo. Era strano come quel ragazzo sembrasse estraneo, quasi alieno, alla tv al plasma, al tavolino di vetro con le riviste, al divano in pelle e al cassone ergonomico del condizionatore appeso alla parete. Per la prima volta fu colpito da quanto diverso fosse il mondo di Merlin rispetto al proprio, ma a colpirlo ancora di più fu la consapevolezza di quanto ormai fosse legato a quel ragazzo, alla sua aria curiosa e stupita, a quel suo modo di fare allo stesso tempo agile e goffo,  al sorriso ammaliante che aveva in volto mentre gli si avvicinava attraverso la sala.
Quel qualcosa di irrisolto dentro ad Arthur in qualche modo trovò la propria collocazione quando l’altro, senza dire una parola, gli si gettò tra le braccia e prese a baciarlo, lento e deciso, inesorabile.
Arthur ricambiò con altrettanta passione, spingendo il compagno contro il muro, i loro corpi che aderivano il più possibile l’uno con l’altro.
Le mani di Arthur si fecero strada sotto il maglione dell’altro, sulla pancia, lungo i fianchi, in alto verso il petto, e Merlin mugolava piano nel bacio quando queste si fermavano a stringere più forte in qualche punto. Infine Arthur afferrò l’orlo inferiore del maglione blu e lo sfilò, per poi fermarsi un attimo a contemplare il torso nudo dell’altro, magro, la pelle abbronzata, il disegno dei muscoli appena accennati e delle ossa sotto di essa.
Fu in quel momento che Merlin lo guardò negli occhi e ammiccò con un sorriso così incredibilmente non fraintendibile che Arthur sentì un brivido di eccitazione percorrergli la schiena.
Prese Merlin per un braccio e lo condusse nella propria camera, accese solo la abatjour e quando si girò fu l’altro a spingerlo a sedere sul letto.
Fu quasi incantato nel vedere Merlin salirgli a cavalcioni sulle gambe, con quel suo sorriso sghembo e la sua pelle scoperta.
Fu quasi terrorizzato, mentre portava le mani ai fianchi dell’altro, nel rendersi conto che non era mai stato a letto con un uomo prima di allora.
Ma Merlin sembrava avere preso in mano la situazione, e il suo sorriso e il suo sguardo avevano una nota maliziosa e provocante che non gli aveva mai visto prima di allora.
Le mani di Merlin era delicate e sicure e gli tolsero la maglietta.
Arthur sentì tutto il fiato uscirgli dai polmoni in un sibilo quando l’altro cominciò a baciargli il collo, a morderlo, quando scese sul petto muscoloso mentre le dita sfioravano lente ed estenuanti la pelle intorno all’ombelico.
Ma Arthur si era sentito tanto abbandonato sotto il tocco di qualcuno, mai si era sentito così leggero e inebriato.
Merlin lo spinse indietro, Arthur si sdraiò e fu lo spettacolo più bello e eccitante del mondo vedere Merlin slacciarsi i pantaloni e sfilarli, le gambe snelle e nude, vederlo spogliarsi del tutto.
Risalì sul letto, di nuovo a cavalcioni di Arthur, che nel frattempo si era spogliato a sua volta.
Si strinsero di nuovo in un bacio che sembrava mandare a fuoco le loro viscere, i loro cuori, la loro pelle a contatto.
Arthur ribaltò le posizione e Merlin, ora sotto di lui, allargò le gambe, cingendogliene una attorno alla vita.
Merlin gli afferrò la nuca con una mano, portandogli la testa vicino alle labbra.
“Quanto vuoi aspettare ancora prima di iniziare a fare sul serio” i suoi occhi luccicarono di desiderio “Sto cominciando ad avere una certa urgenza...”
A confermare le parole afferrò le prime due dita della mano di Arthur e se le infilò in bocca, passandoci intorno la lingua nel modo più allusivo possibile.
“Non ti facevo un tipo così audace, piccolo selvaggio”, ridacchiò Arthur, stordito più che mai da quello spettacolo elettrizzante.
Merlin sfilò per un attimo le dita dell’altro dalla bocca.
Sorrise in modo conturbante.
“Aspetta quando, al posto delle dita, ci sarà qualcos’altro ”
 
***
 
Il caldo di agosto era soffocante anche in quel paese di montagna e i due ragazzi, per cercare un po’ di sollievo, si erano stesi sotto l’ombra di un albero frondoso, al limitare del bosco.
Da quando conosceva Merlin, rifletteva Arthur guardando assorto le diverse tonalità di verde delle foglie sopra al proprio capo, era davvero molto più rilassato. Mai, fino a quell’anno avrebbe mai pensato di trovare piacevole passare un pomeriggio libero sdraiato sotto un albero, con il ronzio degli insetti che si spostavano da un fiore all’altro e il solletico delle formiche che impertinenti salivano sulle braccia e le gambe nude.
Si poteva dire che, incredibilmente, quando qualche mese prima aveva deciso di dare un passaggio a quello strampalato ragazzo, era stata la scelta più assurda e giusta della sua vita.
Si udì una serie di starnazzi rumorosi provenire da qualche parte intorno a loro, Merlin sembrò risvegliarsi di scatto dalla quiete in cui versava e si tirò in piedi a velocità allarmante, Arthur guardava la scena senza capire.
“Merlin, ma cos’è questo rumore?”
Ma Merlin non sembrava averlo ascoltato, scrutava il cielo come se dovesse comparire una navicella aliena da un secondo all’altro. Arthur stava cominciando a spazientirsi per tutta quella situazione confusa ma, prima che potesse trovare le parole per esprimere il proprio disappunto il rumore sgraziato crebbe di intensità e, in alto sopra di loro, comparve uno stormo di oche selvatiche.
“Eccole! Le oche! Da quanto non le vedevo!” Merlin sembrava in preda a una gioia incredibile, ancestrale, che lo portava a correre sul prato alzando le braccia come a salutare lo stormo di passaggio.
Arthur era sempre più confuso. Decisamente ci doveva essere qualcosa che gli sfuggiva in tutta quella situazione e, a meno che Merlin non fosse uno di quelli che vedevano buoni auspici nel volo degli uccelli, tutto quell’entusiasmo era fuori luogo.
Si alzò bruscamente, si avvicinò al moro e l’acchiappò per un braccio. “Merlin!” lo spinse di nuovo a sedere, “Calmati!” e completò il tutto con uno scappellotto sulla nuca.
“Ahia! Cattivo, ma che ti ho fatto?”
“Si può sapere cos’hai da strillare tanto?”
“Ma non hai visto? Sono passate le oche migratrici!”
Evidentemente, per Merlin, quell’informazione doveva servire a spiegare entusiasmo, grida,  movimenti sconclusionati e tutto il resto.
Peccato che così non fosse.
“E perché, di grazia, uno stormo di oche rappresenterebbe un evento così incredibilmente fantastico da mettersi a ballare in mezzo a un prato?”
Merlin lo guardò con un’aria strana, come se pensasse stesse scherzando; quando si accorse che era serio assunse un’espressione leggermente offesa per la mancanza di comprensione della’altro.
“Le oche che migrano” cominciò a spiegare “hanno in sé qualcosa di magico, di antico e affascinante, secondo me. Le oche hanno questa specie di bussola interna che permette loro di viaggiare attraverso i continenti senza perdere la rotta, percepiscono il tempo e le stagioni e sanno sempre quando è il momento di partire. Le oche che migrano sono animali che per sopravvivere hanno bisogno di spostarsi, non possono vivere da sedentarie, spostarsi e, in qualche modo viaggiare, è nella loro natura.
Merlin parlava e aveva un’aria sognante e libera e, mentre guardava il ragazzo che amava, Arthur sentì, per la prima volta da quando stavano insieme, una crepa di distacco insinuarsi tra di loro e, improvvisamente, si accorse di quanto sottile fosse il filo su cui stavano camminando.
 
***
 
Dopo quei mesi di spensieratezza, dolcezza e incanto, la realtà tornò a bussare alla porta dei due ragazzi.
L’estate stava cominciando a sfumare in un caldo autunno e, anche se non ne parlavano, entrambi sapevano che c’era una decisione più grande di loro ad attenderli. Cercavano di ignorare il problema, di non pensarci, di stringersi e baciarsi, di amarsi il più forte possibile ora, subito, quasi con dolore.
Ma la realtà non mutava, non si cancellava. Non cambiava.
Merlin sorrideva spesso, ma meno di frequente i suoi occhi brillavano e spesso si incantava a guardare il cielo, guardare il bosco, il volo degli uccelli o le prime foglie gialle sugli alberi. Guardava tutto ciò che c’era e cambiava intorno a lui, guardava tutto per non dover guardare dentro di sé, dove c’era quel bivio, dove c’era quella scelta che, davvero, non voleva dover prendere.
Non voleva che esistesse.
Certe volte, quando sedeva davanti alla tenda nell’aria fredda della sera, sentiva le lacrime scorrergli lungo il viso, sentiva quella scelta lacerargli l’anima da dentro, odiava la vita che lo costringeva a quel bivio, odiava se stesso che, pur avendo trovato la felicità in Arthur, non sapeva accontentarsi e tenersela stretta così com’era.
Pensò a Ulisse che partiva per mare, ma poi anche a Ulisse che tornava alla sua isola.
Pensò a quanto fossero salate le lacrime sulle sue guance, pensò a perché la vita mette il sale dentro le lacrime e le persone davanti a scelte con un potenziale distruttivo.
Un gufo lanciò il suo grido da lontano, ma, lo stesso, Merlin non riuscì a trovare la pace che cercava nell’abbraccio protettivo del bosco.
 
***
 
Le cose, rifletteva Arthur, possono precipitare anche quando si sceglie di ignorarle e, nonostante tutti i loro sforzi, nulla si era sistemato da solo.
Arthur, che grazie a Merlin aveva imparato quanto potesse essere dolce e consolatorio l’abbraccio della natura,si era messo in cammino per un sentiero nel bosco che doveva portare, se ricordava bene, a una vecchia casupola abbandonata.
Aveva bisogno di stare solo.
Pensava a Merlin, a quanti toni di luminosità aveva perso il suo sorriso, pensò lo stesso del proprio.
Pensò a quanto ingenui erano stati a pensare che tutto sarebbe potuto continuare nel tempo senza che la realtà venisse a bussare alle loro porte.
Invece la realtà era venuta e portava con sé la verità.
La verità era che loro erano diversi, incredibilmente diversi, diversi passati, stili di vita. Ma soprattutto diversi sogni, obiettivi, modi in cui affrontare la vita.
Tra pochi mesi sarebbe arrivato l’inverno, Merlin avrebbe dovuto lasciare la tenda e, allora, cosa sarebbe successo? Sarebbe partito o sarebbe restato?
Immaginare Merlin lontano, magari in un altro stato, era qualcosa che davvero faceva fatica a sopportare, però...
Se anche fosse rimasto, se fosse andato a vivere insieme ad Arthur, sarebbe comunque stato un uccello con le ali tarpate. Arthur pensò con affetto al sorriso libero e felice di Merlin, all’espressione indomita ed energica che aveva quando l’aveva conosciuto, l’espressione che l’aveva fatto innamorare di lui. Immaginare Merlin mettere a tacere quella parte di sé era totalmente insopportabile, soprattutto se la causa di tutto ciò era lui stesso.
Però... Però non aveva soluzioni.
Più volte aveva provato a immaginare se stesso a vivere come faceva Merlin e sapeva che non avrebbe mai potuto funzionare.
La stessa sensazione di estraneità che proveniva dalla vista di Merlin nel proprio appartamento, alle prese con televisore, computer, condizionatore e profumatore per ambienti sarebbe stata la sua a vivere in una tenda, senza bagno, cucinando su un fuoco e lavandosi nei torrenti.
Per quanto potevano sforzarsi di provare a vivere come l’altro, la verità era quel loro modo di vivere non sarebbe mai potuto appartenere all’altro.
Nonostante tutto il loro amore, il loro impegno, la loro volontà, sarebbe passato un po’ di tempo, ma poi  non sarebbero riusciti ad evitare che Merlin diventasse chiuso e insofferente e, nel caso contrario, Arthur nervoso e intollerante e allora si sarebbero lasciati, intolleranti l’uno all’altro.
Arthur sentì una fitta di puro dolore nel profondo del petto.
Forse...Forse, rispetto a quella prospettiva, preferiva sapere Merlin lontano, lontano e irraggiungibile ma, almeno, felice.

***
 
 
Angolo dell’autrice.
Ecco il penultimo capitolo di questa mia storiella senza pretese. Nonostante la prima parte spensierata nella seconda le cose cominciano a mettersi male...
E’ possibile per due anime così diverse riuscire a stare insieme? Secondo voi ce la faranno?
Lo scoprirete al prossimo capitolo!
In ogni caso ringrazio moltissimo tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono questa storia, ci vediamo al prossimo capitolo,
_Falsa Pista_
P.S: vuoi diventare un EROE anche tu rendendo speciale la giornata dell’autrice? Se sì recensisci, anche solo in poche righe, esprimendo quello che pensi: renderai fantastica la giornata di qualcuno (me)! :)
  
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