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Autore: hart    22/10/2017    3 recensioni
Una visita inaspettata, troppo alcol e tutto cambia.
SwanQueen/DragonQueen
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Emma era sola in casa, seduta al tavolo nell'ampio e silenzioso salone. La mano destra circondava un
bicchiere in cui sciabordava un dito di liquido ambrato, il rum invecchiato di Killian. L'uomo che non
aveva saputo perdere. L'unico che avrebbe dovuto perdere, pensò mentre beveva ancora un altro
sorso. Ciò che aveva fatto a Regina era indicibile. Non avrebbe mai potuto perdonarlo. Eppure, Emma
non voleva ammettere il motivo per cui non poteva. Bevve ancora, gli occhi lucidi; che fosse per l'alcol o
per le lacrime, non aveva importanza. Fuori era ormai il crepuscolo, e la luce grigia del cielo rifletteva il
suo umore.
Una nube viola apparve nell'appartamento di Emma. Regina si mostrò a lei. Le sorrise guardandola.
«'Sera Swan...» le disse guardandola negli occhi.
Emma percepì Regina prima che apparisse, come se la sua presenza amplificasse la sensazione del potere della mora
sulla pelle. Due rughe incrinarono la fronte della Salvatrice. Alzò lo sguardo, incontrando quello straordinariamente
intenso del Sindaco. I suoi occhi, quasi neri in quel momento, come spesso accadeva, sembravano brillare come per un
segreto gioco di malizia, noto solo alla mora. Era da tempo che non vedeva quello sguardo. Le palpebre della bionda si
contrassero leggermente.
«Non credevo volessi rivedermi...» commentò con la voce arrochita dal rum.
«Ho cambiato idea...» rispose la mora togliendosi la giacca, sotto indossava solo un completino intimo nero,
autoreggenti e tacchi a spillo.
Le labbra di Emma si separarono. La bionda rimase a bocca aperta per qualche secondo, quindi si ricompose. Si alzò,
ma le sue mani rimasero a contatto con il tavolo. Guardò Regina negli occhi.
«Che stai facendo?» chiese, confusa. Le aveva detto che era stato un errore, no? Che se ne sarebbe pentita.
«Solo quello che avremmo dovuto fare quella sera...» disse la mora avvicinandosi a lei.
Lo sguardo della Salvatrice cadde inevitabilmente in basso, e si leccò le labbra mentre si sforzava di tornare a guardarla
negli occhi mentre sentiva un familiare calore accendersi dentro di lei.
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?» chiese a fatica.
«Nulla in particolare..» rispose l'altra accostandosi a lei, le prese la mano e la portò sul suo viso facendola poi scendere
lentamente lungo il collo fino ad arrivare al suo seno. Per quanto intensamente pensasse di farlo, Emma non riuscì ad opporsi. Fremette quando sfiorò la sua pelle bollente.
«Regina...» mormorò, la voce sempre più roca.
«Lo so che lo vuoi...» le sussurrò la donna accostando le sue labbra al suo orecchio.
La bionda chiuse gli occhi, rabbrividendo. Strinse le gambe mentre quel brivido diventava altro, che la costrinse ad
usare tutto il suo autocontrollo per restare ferma.
«Ma hai detto che ce ne saremmo pentite entrambe se avessimo..»
«Tutti dobbiamo pentirci di qualcosa... Una in più non fa differenza...» Regina la spinse delicatamente sul divano
Emma cadde sul divano seduta, ma guardò Regina con sospetto.
«Regina, che hai?» le chiese, guardandola negli occhi come se cercasse qualcosa.
Regina si mise a cavalcioni su di lei. «Sto benissimo.»
Il fiato le si mozzò in gola. Non resistette e lasciò vagare lo sguardo sul suo corpo, rimanendo in silenzio. Regina sorrise maliziosa, avvicinò il viso al suo, i nasi si toccavano, sentiva il fiato della bionda sulla labbra dischiuse.
«Cosa vorresti farmi?» le sussurrò. Emma strinse di nuovo le gambe, una scarica di eccitazione alla voce calda della mora. Chiuse gli occhi, cercando di ricordare come si faceva a respirare.
«Se stai giocando, non è divertente...» disse, incerta, faticando a comporre la frase.
«Ti sembra un gioco Miss Swan?» disse stringendosi di più a lei. «Lo vogliamo entrambe...» le morse leggermente il
collo.
Tutti i muscoli di Emma si contrassero a quel morso, e non riuscì a trattenere un lieve gemito. Si arrese, e passò le mani
lungo le sue cosce, risalendo fino ai fianchi dove scese verso il basso per circondare con le dita le natiche della mora. Regina sorrise maliziosa. Fece scorrere le mani fino ai fianchi di Emma, quindi le tolse la maglietta. Emma alzò le braccia per farsi togliere la maglia, quindi incontrò il suo sguardo. Le accarezzò il viso con la mano destra,
prolungando poi il contatto con la guancia di seta calda.
La mora mosse la mano e fece sparire i suoi jeans.
« Ecco, così va meglio.» disse un attimo prima di baciarla.
Emma interruppe il contatto, guardando le sue gambe nude, e le imbarazzanti mutande grigie di cotone, ben poco sexy,
che si era dimenticata di indossare. Arrossì, sia perchè Regina sicuramente le aveva notate, sia perché sapeva bene il
motivo per cui le indossava: nel caso Hook avesse voluto andare oltre, il suo intimo non l'avrebbe certo aiutato.
Le bastò un attimo di concentrazione per rimpiazzarle con un perizoma rosso.
Regina sorrise compiaciuta.
«Qualcuno sta diventando brava con la magia...» le disse spingendo il bacino verso di lei. Emma spostò lo sguardo dal suo inguine a quello della mora. Le accarezzò il basso ventre con la punta delle dita, spostandosi poi sull'interno coscia, senza risponderle. Regina portò una mano tra le sue gambe e iniziò a toccarla attraverso il perizoma. Gli addominali di Emma si contrassero di colpo, rendendosi visibili per qualche istante sotto la pelle chiara della bionda. Alzò lo sguardo sul suo viso, e raddrizzò la schiena per arrivare a baciarla mentre premeva delicatamente le dita contro il suo clitoride attraverso la stoffa nera. Regina le morse il labbro mentre spostava il poco tessuto per entrare prepotentemente dentro di lei con due dita. Emma boccheggiò, incapace persino di urlare all'intrusione violenta. Il dolore si fece sentire prepotentemente sulle sue pareti ancora vicine, anche se già umide. Eppure sentì l'eccitazione invaderla come mai prima d'ora a quell'imposizione. Guardò Regina negli occhi, le guance in fiamme.
Regina le leccò il contorno delle labbra mentre con le dita andava più a fondo in lei. Stavolta un misto tra un gemito ed un grido sfuggì alle labbra della bionda. Si aggrappò a Regina. La mora sorrise continuando a muovere le dita in lei, ed Emma inarcò la schiena contro lo schienale del divano, gemendo.
«Regina…»
La mora continuò a muovere le dita in lei sempre più velocemente. Emma sentì le gambe cominciare a tremare, senza controllo. Affondò le unghie nella schiena della donna. Regina inarcò la schiena e aprì le dita in lei continuando a muoverle. Emma ansimò, sentendo l'orgasmo ormai vicino.
«Regina...» ripetè.
Regina continuò muovendo anche il suo corpo su di lei. Emma la graffiò, aggrappandosi a lei mentre veniva, bagnandole ancora di più la mano.
La mora uscì lentamente da lei e si leccò le dita impregnate dei suoi umori. Emma appoggiò la testa allo schienale, ansimando. Dio, era stato così forte! Non aveva mai provato niente del genere. Regina la guardò.
« Sapevo che ti sarebbe piaciuto.» commentò in un sorriso.
Emma sorrise, quindi si sporse per baciarla. Regina le morse il labbro facendolo sanguinare
Emma gemette, ritraendosi, stupita dal dolore improvviso. Si portò la mano al labbro, e guardò le dita insanguinate,
spostando poi lo sguardo scioccato sulla mora.
«Hey, vacci piano...»
«Come se non ti fosse piaciuto.» replicò la mora spingendo la sua intimità contro la sua.
Emma succhiò il sangue dal labbro, leccandosi poi la piccola ferita.
Scrutò il suo viso.
«Non credevo che fossi così... insomma... da quando ti sei... divisa sei più...»
«Sono più cosa? Credi che sia una buona a nulla?» disse alzandosi di colpo da lei. «Quell'idiota sta rovinando la nostra
reputazione.»
«Cosa? No, non intendevo questo!» Emma aggrottò la fronte, estremamente confusa dalle sue parole.
«Chi? Ma di che stai parlando?» chiese poi, sporgendosi verso di lei.
Regina la fulminò con lo sguardo per poi sparire in una nuvola viola.
Emma rimase sul divano, annichilita dal suo comportamento. Ma che diavolo era successo?




 

Regina era sul divano, aveva da poco messo a letto Henry e si stava rilassando cercando di leggere un libro
Si alzò sentendo qualcuno bussare prepotentemente alla porta, sbuffò e andò ad aprire. Rimase sorpresa nel
vedere Emma.
«Sei impazzita? Ti sembra il modo di bussare a quest'ora? Nostro figlio dorme!» esclamò acida.
Emma esitò per un secondo, la bocca aperta, pronta alla risposta. Guardò Regina, registrando ciò che le aveva appena
detto. La rabbia bollì in lei.
«Io sono impazzita?» chiese in un sussurro forzato, pieno di rabbia. «Tu sei fuori di testa! Si può sapere che cazzo ti è
preso?»
«Non provare ad alzare la voce in casa mia. Non sono io quella che si presenta nel cuore della notte urlando
e disturbando le persone» replicò la mora arrabbiandosi ancora di più. «Come ti permetti di trattarmi cosi? Sei tu la pazza.»
Emma avanzò, puntandole l'indice contro il petto.
«Tu prima mi dici che non dovremmo, poi vieni in casa mia, mi scopi e te ne vai un secondo dopo come se ti avessi dato uno schiaffo e la pazza sarei io?» chiese sempre sussurrando, fuori di sé.
Regina strabuzzò gli occhi.
«Io cosa?! Ma che diavolo hai bevuto? Io non sono mai venuta a casa tua e tanto meno abbiamo fatto sesso... Tu stai
delirando.» le disse guardandola come se fosse pazza
Emma cambiò espressione. D'un tratto c'era delusione nei suoi occhi.
«Non hai nemmeno le palle di ammetterlo?»
«Che diavolo dovrei ammettere Swan? Sono rimasta a casa tutta la sera con Henry l'ho appena messo a letto.» rispose
la mora. «Hai le visioni...»
Emma rimase spiazzata. Fece un passo indietro, guardandola ancora negli occhi, i suoi che iniziavano a diventare un
po'troppo lucidi.
«Sai, non mi sono mai illusa di essere importante per te, ma credevo che almeno avessi smesso di volermi ferire.» disse
prima di voltarle le spalle.
«Io ferirti?» la mora le puntò il dito contro. « Vuoi parlare di ferite? Sei venuta qui mi hai tolto il mio lieto fine, mi hai quasi portato via mio figlio, mi hai tolto la mia seconda possibilità di essere felice, poi vieni in casa mia mi baci mi lasci nuda sul divano scappando come un cane con la coda tra le zampe perché non sai neanche tu quello che vuoi e chi vuoi e vieni a parlare a me di come ferire le persone?» le disse alzando la voce gli occhi umidi.
Emma si fermò, senza voltarsi. Sbatté le palpebre, liberando così una lacrima.
«Quindi è per questo che lo hai fatto?» chiese, voltando appena la testa. «Per vendicarti?» chiese in un sussurro, il
senso di colpa a soffocarla.
«Non so cosa credi che io abbia fatto ma sono rimasta tutta la sera a casa. Se non mi credi va' di sopra, sveglia nostro
figlio e chiedi a lui...» disse la mora, delusa. Emma sorrise amaramente.
«Quindi sono pazza, no?» chiese, voltandosi a guardarla, fregandosene delle lacrime che le scorrevano sul viso. Perché
nasconderle, dopotutto? «Mi sono inventata tutto?»
«Io non so cosa vuoi dire.» disse, calmandosi un po' nel vedere le sue lacrime. «Entra. Raccontami cos'è successo…» disse
nonostante la rabbia che ancora provava.
Emma esitò.
«Te l'ho detto cosa è successo, e mi sembra un follia dovertelo spiegare, visto quello che mi hai fatto...» disse,
arrossendo.
«Non ti ho fatto niente...» ripeté il sindaco, sull'orlo dell'esasperazione. «Io sono rimasta in questa casa tutta la sera.» ripetè per l'ennesima volta. « Non sono venuta a casa tua a fare... sesso.» disse arrossendo.
Emma arrossì ancora di più a quella parola, e perse di nuovo la pazienza.
«E allora perché io me lo ricordo?» sbottò.
«Non so, forse l'hai sognato...Non lo so. Quello che so è che non ero io. Me lo ricorderei se avessimo fatto sesso...»
rispose abbassando lo sguardo. Emma si lasciò sfuggire una risata amara ed incredula.
«O magari non vuoi ammetterlo...»
Regina le lanciò un'occhiataccia.
«Va' di sopra e chiedi a nostro figlio visto che non credi a me ti darà che l'ho messo a letto non più di quindici minuti fa.»
Emma incurvò appena le spalle.
«Regina, ma se... se non eri tu...» balbettò, confusa più che mai. Possibile che si fosse sognata tutto?
«Swan avevi bevuto? Hai preso qualcosa...» chiese preoccupata.
Emma la fulminò con lo sguardo.
«Non mi drogo, Regina!» esclamò, offesa. Però, sì, aveva bevuto. Era impossibile, tuttavia, che mezzo bicchiere di rum,
per quanto forte, le potesse fare quell'effetto.
«Allora ti sei addormentata e hai sognato... quello.» disse distogliendo lo sguardo da lei, imbarazzata
Emma spalancò gli occhi.
«Conosco la differenza tra un sogno e la realtà, Regina, e se fosse stato un sogno non mi farebbe ancora male!»
esclamò esasperata.
«Male? Che diavolo hai fatto?» chiese sempre più turbata
Emma scosse la testa e le voltò di nuovo le spalle.
«Lascia stare...»
«No non lo faccio, non puoi venire qui ogni volta che ne hai voglia e poi scappare non sono un tuo giocattolo!» sbottò
con rabbia la mora. Emma rise rabbiosamente. Si voltò di scatto e si accostò in pochi attimi a lei, aggressivamente.
«Sai, pensavo che disintegrando il cuore della Regina Cattiva se ne fosse andato per sempre questo tuo... lato, ma
evidentemente mi sbagliavo. Ti sei vendicata, va bene, ma non usare Henry come alibi. Sappiamo bene entrambe che ci
vuole poco ad inculcare un ricordo nella mente di qualcuno.»
Neanche un attimo dopo il suono di uno schiaffo risuonò nel silenzio. Regina aveva la mano ancora sollevata mentre
guardava Emma, la guancia rossa dove l'aveva colpita. Emma sentì il suono, prima del dolore, che arrivò lentamente, ronzante e bollente sulla guancia. La Salvatrice rimase a bocca aperta, stupefatta. Uno schiaffo. L'unica e ultima volta che Regina l'aveva colpita, le aveva tirato un pugno, e da allora aveva sempre e solo usato la magia. Per questo capì quanto fosse sincera. « Non userei mai la magia su Henry...Non rischierei di perderlo di nuovo...» le urlò in faccia. «Vattene da casa mia.» continuò Regina guardandola con gli occhi umidi.
«No, Regina, aspetta, non capisci? Mi... mi dispiace, credevo fossi tu, ma era lei!» esclamò, avvicinandosi di più alla
donna, gli occhi verdi spalancati.
«Lei chi?» chiese esasperata la donna, la mano già sulla porta pronta a sbattergliela in faccia
«La Regina Cattiva.» disse la bionda, continuando a guardarla con gli occhi spalancati.
«Tu sei pazza. È morta le ho schiacciato il cuore davanti a te.» replicò. Emma sospirò, continuando a fissarla.
«Regina, io non me lo sono inventato... E tu non sei stata, quindi...»
«Mi stai dicendo che hai fatto sesso con la Regina Cattiva? con me?» chiese spalancando la bocca.
Emma arretrò di un passo, arrossendo.
«Io... tu... lei è venuta da me praticamente nuda, Regina! E ha insistito, e...»
Regina la afferrò per la giacca e chiuse la porta. Di colpo Emma si ritrovò trascinata dentro casa da una forza fisica che non credeva potesse appartenere a Regina. Non cadde per un qualche miracolo dell'equilibrio e guardò la donna strabuzzando gli occhi, sorpresa dalla sua reazione più che mai.
«Tu sei stata con lei?» disse Regina quasi urlando «Come hai osato? Ha insistito? Ma davvero? Quanti anni hai cinque?» Regina le voltò le spalle e andò nel suo studio, si versò da bere. « Non ci credo... Hai fatto sesso con lei...» ripeté prima di mandare giù il bicchiere tutto di un colpo.
«Uhm... Non so tu, ma io a cinque anni non facevo sesso...» borbottò la Salvatrice.
«Ti sembra il momento di scherzare?» la fulminò la mora. «Tu sei stata.. con me praticamente! Non riesco neanche a pensarci.. Come diavolo hai fatto a non capire che non fossi io?»
Emma arrossì ancora di più e gesticolò con le mani mentre rispondeva.
«Sei tu, Regina! Solo che non... non eri lì, anche se eri lì! E... insomma, come diavolo facevo a capire che era lei?
Credevo anche io che fosse morta!» cercò di giustificarsi. «Mi è sembrato strano, ma... »
«Ti è sembrato strano?» le chiese rabbiosamente il sindaco sedendosi sul divano. «Ora tu ti siedi e mi dici esattamente cos'è successo.»
Emma spalancò gli occhi.
«Fai sul serio?»
«Ovviamente. Sei stata con me adesso devi dirmi tutto.»
Gli occhi della bionda si aprirono ancora di più.
«Perché non lo chiedi alla tua altra metà? Scommetto che sarà felice di illuminarti al riguardo...» sbottò, arrossendo fino
alla punta delle orecchie.
«Tu sei venuta qui a gridare contro di me...Quindi adesso se non vuoi che vada dai tuoi genitori a dire quello che è
successo sarà meglio che tu mi dica cosa diavolo hai fatto con lei.»
A quel punto la Salvatrice divenne bianca come un cadavere.
«Non lo faresti...»
«Vuoi scommettere? Io non ho niente da perdere...»
Emma esitò solo un altro istante, quindi prese a camminare su e giù per la stanza mentre parlava.
«Sei... lei è arrivata e si è tolta il cappotto, e sotto... aveva solo l'intimo...» cominciò, senza guardarla, soffocata
Dall'imbarazzo.
Regina strinse le mani sui braccioli del divano.
«Continua...»mormorò
«E... e poi mi ha spinto sul divano, mi si è messa sopra...» continuò. Realizzò che si stava eccitando al ricordo.
Regina si morse il labbro, accavallò le gambe. Emma continuò a tenere gli occhi lontani da lei.
«Mi ha tolto la maglietta, poi ha iniziato a...» Si interruppe, incapace di continuare. Regina era lì, avrebbe dovuto sapere
cosa era successo. Parlargliene era troppo imbarazzante, sapere che non lo voleva, che tutto quello che era successo le
provocava solo rabbia, mentre a lei, be'…
«Ti è piaciuto?» le chiese la mora, la voce incrinata, gli occhi umidi.
La Salvatrice alzò lo sguardo su di lei di colpo, stupita dal suo tono. Rimase a bocca aperta a vedere i suoi occhi
luccicare. Per di più, arrossì alla domanda.
«Rispondimi...» la incitò la donna cercando di mantenere la calma. Emma rimase in silenzio ancora per un istante.
«Sì.» sussurrò poi, il cuore a mille, spaventata.
«Ti sei tolta il capriccio, almeno...» si alzò dal divano. « Credo che dovresti andare.»
Dal dolore che provò, pensò seriamente che il suo cuore fosse sul punto di spezzarsi, e ciò la confuse oltre ogni modo.
Barcollò come se Regina l'avesse colpita, e, dilaniata, fece qualche passo all'indietro, verso la porta dello studio.
«Io non riesco a stare nella stessa stanza con te adesso... Non credevo che potessi fare una cosa del genere...Credevo
fossi diversa...» continuò la mora.
Emma sentì le prime lacrime cadere, e sussultò, perché non le aveva sentite nascere. Poi esplose la rabbia, improvvisa,
incontrollabile.
«Non mi sembra che a te dispiacesse, mentre mi scopavi.» sbottò, uscendo poi dalla stanza e dalla casa a grandi passi
pesanti.
Regina rimase immobile guardando il punto dove prima c'era Emma. Le lacrime iniziarono ad uscire senza che lei potesse controllarle.

   
 
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