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Autore: Martocchia    23/10/2017    1 recensioni
Ojos de Cielo è il racconto di un amore, di due ragazzi, ma anche la storia di una canzone e di quante sue simili essa possa contenere. Questo è il racconto di come la musica possa radicarsi così in profondità da diventare linguaggio e linfa vitale, legame di un amore fresco come le rose bagnate dalla rugiada.
I primi capitoli potrebbero lasciarvi un po' interdetti, ma vi invito a proseguire, ad andare oltre ciò che appare e ad immedesimarvi nei personaggi che ho creato, i quali non sono poi tanto lontani dalla realtà...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Quando riapro gli occhi, mi accorgo immediatamente di trovarmi in una stanza d’ospedale: il bianco mi circonda e il regolare suono delle apparecchiature è inconfondibile. Una debole luce penetra fra le veneziane e capisco che devono essere le prime ore del mattino. Mi guardo intorno confusa, finché non poso gli occhi sulla testa castana appoggiata al letto, di fianco al mio braccio. Alzo quest’ultimo e immergo le dita fra i morbidi capelli, accarezzandoli delicatamente e sorridendo intenerita dall’espressione da angioletto di Luca mentre dorme.

Tutto il mio corpo è debole, pesante e dolorante. In vena devo avere dell’antidolorifico, ma non è abbastanza. Mi sento come se mi avessero appena investito con una macchina e, beh, posso dirlo, perché so esattamente qual è la sensazione…

Sento la testa di Luca muoversi sotto la mia mano e, abbassando lo sguardo su di lui, vedo due pozzi blu, ancora velati dal sonno, fissarmi in silenzio.

-Scusa, non volevo svegliarti. – dico imbarazzata.

-No, hai fatto bene. – replica con la voce impastata e una smorfia di dolore, dovuta alle lunghe ore passate in una posizione scomoda.

-Che cosa è successo? – gli chiedo incerta. Non so se voglio davvero saperlo.

-Sono riusciti a salvarti dall’attacco di cuore, ma per il trapianto era troppo tardi, non saresti sopravvissuta… In realtà i medici pensavano che saresti piombata di nuovo nel coma, senza più uscirvi… - mi spiega in tono grave.

-Mi dispiace così tanto, Luca… - mormoro con le lacrime agli occhi – Non volevo che vedessi tutto questo. – aggiungo indicandomi.

-Per questo mi hai allontanato in quel modo? Sapevi che se mi avessi detto la verità, non avrei accettato di lasciarti da sola per nulla al mondo… -.

Annuisco.

-Ho capito troppo tardi che l’unica cosa di cui avevo bisogno era proprio averti accanto… - abbasso lo sguardo colpevole.

La mano di Luca si posa sulla mia guancia ed alzo gli occhi su di lui, che mi sta guardando, pieno di quell’amore così grande da farmi venire le vertigini.

-Mi sei mancata così tanto, Clara… Credevo di impazzire. – mi si avvicina ulteriormente e appoggia la sua fronte sulla mia, chiudendo gli occhi.

-Mi ha fatto così male allontanarti… Come se mi fossi amputata da sola un arto, senza anestesia. E dirti tutte quelle cose… Sono una persona orribile! Non merito il tuo affetto! – scoppio a piangere e cerco di spingerlo delicatamente via da me, senza grandi risultati. Infatti il ragazzo mi prende fra le sue braccia e mi tiene stretta a sé.

-No, non lo sei. Non dire queste cose. Tu hai solo pensato al mio bene. – cerca di calmarmi. – E poi, tu mi hai salvato la vita. Sono io l’unico che deve sentirsi in colpa! Io dovevo essere investito e se le cose fossero andate come dovevano andare forse la situazione ora sarebbe diversa… Forse avrei riportato dei danni minori. Tu hai un fisico così esile, mentre io… -.

Lo interrompo mettendogli un dito sulle labbra:

-No, non ti permetto di parlare in questo modo. Tutto ciò che ho fatto è stato per amore e non puoi sminuirlo in questo modo! – affermo risoluta.

-Ma tu ora stai morendo ed io sono qui, inerme, non posso fare assolutamente nulla per impedirlo! – alza la voce, mentre il suo viso incomincia a essere rigato da lacrime salate.

Cerco di asciugargliele con le mani, tentando di placare il mio stesso magone. Ora, più che mai, devo essere forte. Per lui.

-Luca, questo poco tempo che abbiamo insieme è già di per sé un dono. Io non mi sarei dovuta neanche svegliare dal coma, dopo l’incidente… -.

-Cosa vuoi dire? – mi chiede confuso.

Sospiro.

-Mentre ero in coma ho chiesto solo una cosa a Dio. Di darmi l’opportunità di vederti un’ultima volta, o anche solo di sentire la tua voce. Poi avrebbe potuto fare di me ciò avrebbe ritenuto giusto. Mi ha accontentata e mi ha fatto un regalo in più dandomi anche questo momento. Ieri sera io stavo davvero morendo. Non pensavo che stavolta mi sarei svegliata. -.

Lo sguardo di Luca si indurisce e la sua mascella si contrae in una smorfia rabbiosa.

-E ciò che Lui ritiene giusto è farti morire a soli diciotto anni?! Lui avrebbe potuto guarirti! Perché non l’ha fatto? – dice furiosamente.

-Perché non era questo il Suo progetto per me! Come hai detto tu, io non dovrei trovarmi in un letto d’ospedale! È stata solo una mia scelta. Io ero pronta a morire per salvarti, ne ero pienamente consapevole. L’ho scelto io, solamente io! Dio ha solo rispettato la mia decisione. Lui ci ha donato il libero arbitrio e come un Padre non può fare altro che accettare le nostre scelte… Per quanto sia difficile. Potrebbe benissimo mettersi a fare il burattinaio facendoci fare ciò che vuole, ma non lo fa, non sarebbe giusto. Può solo soffrire e guardare come le nostre scelte ci portano all’autodistruzione e la colpa è solo nostra… - alzo la voce più di quanto intendessi fare e Luca abbassa il capo mortificato.

-Ma tu avresti ancora così tanti anni da vivere… - singhiozza con la testa fra le mani.

La afferro con le mie e lo guardo negli occhi:

-Luca io ho vissuto. In questo ultimo anno sono stata davvero Felice, grazie a te, a Marco… Sono riuscita a realizzare il mio sogno più grande, quello di emozionare le persone attraverso la mia voce. Non ho rimpianti, se non quello di non aver avuto abbastanza tempo per stare con te, ma a quello si potrà rimediare più avanti. – gli sorrido, ma i suoi occhi sono attraversati da nuvole tempestose, vuoti e privi di espressione.

-No, ti prego, non fare così. Non posso vedere i miei Occhi di Cielo in questo stato. Non posso reggerlo! – lo imploro.

-Come li hai chiamati? – mi chiede stupito.

Ridacchio imbarazzata prima di rispondergli:

-Ti va se per spiegartelo ti canto una canzone? È in portoghese, ma cerca di seguirmi. -.

-Ma il tuo cuore? Non dovresti stare tranquilla? – mi chiede preoccupato.

Di risposta lo guardo severamente:

-Credimi, cantare non può fargli che bene. E poi vorresti negare un ultimo desiderio a una povera moribonda? – chiedo scherzosamente, anche se non sarebbe un argomento su cui scherzare troppo in realtà…

-Se la metti in questo modo, però… - borbotta rassegnato.

Sorrido, prendendogli una mano, e incomincio a cantare…

Si yo miro el fondo de tus ojos tiernos

Se me borra el mundo con todo su infierno

Se me borra el mundo y descubro el cielo

Cuando me zambullo en tus ojos tiernos

Ojos de cielo, Ojos de cielo

No me abandones en pleno vuelo

Ojos de cielo, Ojos de cielo

Toda mi vida por este sueño

Ojos de cielo, Ojos de cielo

Ojos de cielo, Ojos de cielo

Si yo me olvidara de lo verdadero

Si yo me alejara de lo más sincero

Tus ojos de cielo me lo recordaran

Si yo me alejara de lo verdadero

Ojos de cielo, Ojos de cielo

No me abandones en pleno vuelo

Ojos de cielo, Ojos de cielo

Toda mi vida por este sueño

Ojos de cielo, Ojos de cielo

Ojos de cielo, Ojos de cielo

Si el sol que me alumbra se apagara un día

Y una noche oscura ganara mi vida

Tus ojos de cielo me iluminarían

Tus ojos sinceros, mi camino y guía

Ojos de cielo, Ojos de cielo

No me abandones en pleno vuelo

Ojos de cielo, Ojos de cielo

Toda mi vida por este sueño

Ojos de cielo, Ojos de cielo

Ojos de cielo, Ojos de cielo

È da molto tempo che non la canto ed ora mi sento leggera come una piuma. Ho trovato i miei Ojos de Cielo, mi sono specchiata in essa, ci sono affogata dentro e adesso posso finalmente cantarlo. La mia voce si spande dolcemente per la stanza, limpida e senza incertezza, come mai lo è stata. Luca mi fissa per tutto il tempo, sorridendomi tristemente, ma per fortuna la scintilla di gioia, che era andata persa, è ritornata nei suoi occhi.

-Questa canzone è bellissima… E tu quando la canti sembri già un angelo… - una lacrima cade sul copriletto, formando un piccola, circolare, macchia scura, che va sempre più allargandosi, mano a mano che ne scendono altre.

-Come farò senza di te, senza la tua voce?! Non ce la posso fare Clara! – grida disperato.

-Invece sì che ce la farai, tesoro mio. – esclamo, raccogliendo con le mie labbra le sue lacrime. – Ti ho lasciato accanto persone che ti aiuteranno, ma dipende tutto da te. Se non vuoi farlo per te stesso, fallo almeno per me! Tu devi vivere, Luca. Vivere e non sopravvivere! Studia, ama, canta, suona e vivi per due, anche per me. Non osare pensare di mollare tutto! Non te lo permetterò! Se provi anche solo a pensare di abbandonare la musica ti fulmino dal Cielo e non scherzo! -.

Riesco a far spuntare un sorriso sulle sue labbra.

-Ho bisogno che tu mi faccia un grande favore… - incomincio esitante.

-Qualunque cosa per te. – mi risponde prontamente, dandomi un bacio sulla mano che sta stringendo.

-Canta questa canzone al mio funerale. Tranquillo, è già nelle disposizioni che ho dato per la celebrazione. – aggiungo, notando il suo sguardo impaurito. – E non sarai l’unico a cantare. Ho dato indicazioni precise e poi ho registrato io stessa una canzone, che non è esattamente da chiesa, ma che spiega tutto. L’ho già mandata al sacerdote che celebrerà il funerale… In questo modo rimarrò nei ricordi delle persone per ciò che amo fare e non per un corpo freddo in una bara. -.

Luca mi guarda stranito per un po’, senza parlare, prima di trovare il coraggio di mormorare poche parole:

-Sembri così serena… Non hai paura? -.

-Sono serena perché ho fatto tutto ciò che dovevo, eppure ho paura, tanta, ma se continui a tenermi la mano la sento di meno. – gli spiego con un sorriso.

-Tranquilla, non te la lascio. Per nessun motivo. – ricambia il mio sorriso.

-Ti amo così tanto, Luca, e continuerò ad amarti sempre e a vegliare su di te. Ti proteggerò finché anche tu non mi raggiungerai e allora potremo recuperare il tempo che non abbiamo avuto in questa vita. – dico con voce tremante dalla commozione.

-Ti amo anch’io e continuerò a farlo, non importa quante ragazze ci siano nel mondo, ma tu sarai sempre l’unica per il mio cuore… -.

Gli accarezzo una guancia e gli dò un ultimo, bellissimo, bacio dal sapore salato delle lacrime. Dopodiché abbandono la testa sul cuscino e chiudo gli occhi.

-Sono così stanca… - mormoro debolmente.

-Sì, riposa, amore mio. Andrà tutto bene. – sento la sua voce già lontana e una mano accarezzarmi i capelli.

Mi concentro sul battito del mio cuore, regolare, ma sempre più debole, lento… Finché non sento l’inconfondibile suono prolungato del macchinario, suono che va sempre più sfumando, fino a quando le mie orecchie non odono più alcun rumore. L’unica consapevolezza del mio corpo rimastami è la mia mano stretta a quella di Luca.


Angolo dell'Autrice


Siamo arrivati al capitolo finale... Lo so che mi odierete, ma onestamente non mi sembra poi così una fine terribile. Quando ho deciso di scrivere questo racconto ho saputo fin dall'inizio che sarebbe dovuto finire così, non so perché, ma non avrebbe potuto avere un'altra fine. La scena che mi è venuta in mente subito dopo è quella dell'epilogo, che pubblicherò al più presto!

Marta

P.S. Io ho pianto tantissimo scrivendo questo capitolo... A voi non è scesa neanche una lacrimuccia?

   
 
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