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Autore: Clonnie    24/10/2017    4 recensioni
Speak my name and I'll appear
Right here
Hideaway

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Dean è in un'altra cittadina uguale a tutte quelle in cui John ha trascinato lui e Sam da quando sono piccoli. Non è facile attirarsi le simpatie degli altri diciassettenni quando si hanno vestiti troppo grandi e tasche troppo vuote e forse per questo finisce spintonato in un vicolo da un gruppetto di ragazzi del posto. È li che lo trova Cas, un altro ragazzo isolato da tutti per via delle voci sulla sua famiglia, silenzioso e strano, ma efficace nel salvare Dean con un paio di pugni...
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Teen!Destiel
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Jo, John Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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5 -  Dreaming Of You
 
Want you, yes I do
Bet you never knew it
Think you'd suit me fine
Want you all the time
And now I'm dreaming of you

("Dreaming Of You" Cigarettes After Sex)
 
Cas adocchiò l'orologio. Era il quinto pomeriggio in cui si sarebbero visti al fienile, lui e Dean, ma sua sorella non aveva nessuna intenzione di collaborare.  
«Avanti, Anna, ormai lo sai che la stronza sta solo aspettano un tuo passo falso per spedirti a sbavare su un letto con le cinghie,» disse Gabriel, un po' annoiato, spostando il leccalecca da una guancia all'altra. 
«Gabriel, non sei d'aiuto,» fece notare Castiel.  
Mezz'ora di ritardo rispetto al solito orario. Cas immaginò Dean in attesa, sul materasso, forse offeso dalla sua assenza. O forse non gli importava, forse era un sollievo. Cas aveva quasi finito 1984 e Dean aveva quasi finito il libro di suo padre. Il problema era che leggevano dieci minuti e passavano il resto del tempo a parlare. Non si facevano chissà quali confessioni - Dean parlava di Sam e della sua auto e della musica -, ma il tempo sembrava volare via quando erano lì, insieme, lontani dal mondo. 
Anna era stata strana, però, gli ultimi giorni. Sempre più assente, sempre meno in controllo delle sue paure. A pranzo aveva perfino nominato le voci davanti a Naomi, e Gabriel e Cas si erano guardati comprendendosi all'istante. 
Dopo i soliti lavori pomeridiani, era stato il momento perfetto per una riunione d'emergenza in una delle loro camere. 
«Sarai d'aiuto tu che non vedi l'ora di andartene dal tuo fidanzatino, Cassie,» lo prese in giro il fratello. 
Castiel arrossì. 
«Oh. Mio. Dio. le cose stanno davvero così.» 
«Gabriel,» sbottò Cas, posando la mano sulla spalla di Anna come a dire che c'erano cose più importanti di cui occuparsi. 
«Avete già... concluso l'affare?» continuò suo fratello.
«Concluso l'affare?» domandò Anna, vagamente stralunata. 
«Smettetela, tutti e due. Dean non... non è interessato. E neanche io, ovviamente. Neanche io. Siamo solo amici, tutto qui. E non cambiate argomento,» riuscì a dire Castiel, sempre più imbarazzato. 
«Ok, ok, d'accordo, ma dovremo fare un discorsetto, io e te. Su api e altre api e pungiglioni.» 
«Non erano api e fiori?» domandò Anna, abbozzando finalmente un sorriso. 
«Non nel caso di Cassie, Anna. Non nel caso di Cassie.» 
«Basta,» disse Cas, alzandosi in piedi dal letto della sorella, per ergersi in tutta la sua rabbia. «La mattina la controlli tu, la sera io. Se salta le pastiglie gliele sciogliamo nel cibo. Ricorda di controllare sotto la lingua,» comunicò a Gabriel, prima di correre fuori. 
Odiava essere così evidente, odiava che un giorno Dean se ne sarebbe accorto e si sarebbe allontanato. Odiava quella città, quella vita, quell'intera esistenza.  
Per questo corse e corse e corse, senza voltarsi indietro, fino a restare senza fiato.  
Quando arrivò al fienile, una macchina nera e lucida era parcheggiata lì davanti. Dentro, addormentato con le braccia conserte, c'era Dean. Cas recuperò il fiato, anche se il cuore non accennò a smettere di battere, e solo dopo bussò piano contro il vetro. 
  
Dean si svegliò di soprassalto, rischiando di sbattere la nuca contro la portiera. 
Cas lo guardava, quasi schiacciato contro il finestrino e un'espressione miserabile in viso. Doveva essere dispiaciuto per il ritardo. Dean lo aveva aspettato per un po', prima di addormentarsi, in effetti. 
«Ehi, Cas,» disse al primo filo d'aria, mentre abbassava il vetro lavorando sulla manovella. Sorrise, perché Cas non aveva nulla di cui scusarsi, Dean era sicuro che avesse tutti i buoni motivi del mondo per essere in ritardo, e poi mica avevano un obbligo di presentarsi ogni giorno. 
  
«È  la tua macchina,» si limitò a dire Cas, senza che fosse una domanda. 
Voleva solo dimenticare. Dimenticare la responsabilità che avevano verso Anna, dimenticare sua zia, dimenticare il modo leggero con cui Gabriel aveva esposto qualcosa che per Cas era importante e, in una certa misura, pauroso. 
Il sorriso di Dean stava già aiutando, anche se faceva quello strano effetto al suo stomaco, come la vertigine quando si cade. 
«È  molto bella,» mormorò, senza riuscire davvero a sorridere. 
Si allontanò appena, come a volerla studiare per bene, la mano a volare fra i capelli, scompigliandoli ancora di più. 
  
«Sì?» 
Il sorriso si accentuò, trasformandosi da rassicurante ad un vero tirare la pelle su fino agli zigomi. Chiunque apprezzava la sua bambina era sicuramente una bella persona, senza dubbio alcuno. 
«Sali, allora.»
Aveva portato l'Impala proprio per ascoltare quelle cassette insieme, d'altronde. John era svenuto sul divano fin da mezzogiorno, non ne avrebbe sentito la mancanza.  
  
Cas lo fece, girando attorno all'auto per sedersi sul sedile del passeggero. Dentro profumava di olio per motori e pelle e alcool. 
In mezzo a quegli odori, poi, c'era Dean. Nuovamente vicino, con un sorriso enorme in viso, gli occhi luccicanti di quella felicità semplice che colpiva Cas dritto allo sterno. Piano, tutto il resto - i problemi e la tristezza e la solitudine - diventò ininfluente, poco importante, scacciato via da quel momento. 
  
«Bene. Da dove...»
Si interruppe, rendendosi conto che le dannate cassette erano su, nel fienile. Avrebbe potuto prenderle mentre aspettava. Idiota. 
«O, uhm... possiamo ascoltare qualcosa della roba che ho qui, perché sono un imbecille e mi sono scordato che le tue cassette sono su, nella scatola.»
Si allungò per aprire lo scomparto davanti alle ginocchia di Cas, mostrando la sua scorta personale. Beh, quella di papà, stessa cosa. 
«Cosa ti va? Metallica? Zeppelin?»
Spinse lo sguardo verso l'alto, per incrociare quello di Cas. 
  
Cas annegò nelle iridi verdi di Dean. Gli sarebbe bastato spingersi leggermente in avanti, chinarsi sull'altro ragazzo, e posare le labbra screpolate su quelle piene di Dean.  
Si accorse che era passato qualche secondo e che il suo sguardo era scivolato verso il basso, sulla bocca di Dean, così spostò l'attenzione sul cruscotto. 
«Quello che preferisci, Dean,» rispose, cercando di riguadagnare controllo. 
Se Gabriel l'aveva capito, doveva essere più cauto. 
  
«Se fai scegliere a me, scelgo sempre gli Zeppelin...», borbottò. Non era sicuro che Cas fosse pronto per quel genere, però, quindi era meglio partire da qualcosa di più commerciale. 
«Conosci i Bon Jovi?» 
Sventolò il loro mix sotto al naso di Cas. L'aveva fatto con Sammy in un momento di noia, perché a entrambi piaceva cantarli a squarciagola quando erano soli. 
  
Cas afferrò il polso di Dean nella sua presa ferrea, per fermare tutto quell'agitarsi di cassetta e mano. 
«No,» ammise, prima di lasciare la presa, le dita a indugiare lievemente più del necessario. 
Si mise comodo sul sedile, in attesa che Dean infilasse la cassetta. 
  
Dean aggrottò le ciglia, stupito da quel contatto improvviso. 
Persino Cas aveva l'aria turbata, come se non sapesse nemmeno lui perché lo aveva fatto. 
«Okay, Bon Jovi sia.» 
Infilò il rettangolo dentro l'autoradio con una buona dose di forza - era tutto vecchio là dentro, e le cose avevano genericamente bisogno di una spinta. 
Si sistemò più comodo con la schiena e si mise ad osservare Cas, curioso. 
La prima canzone era “It's my life”, che per lui e Sammy era un tacito inno contro papà. O una cosa del genere.
  
Cas ascoltò quella canzone con attenzione, come se fosse una questione assolutamente seria, lo sguardo concentrato spinto oltre il vetro del parabrezza, l'espressione leggermente corrucciata come al solito. 
Quando finì, si voltò verso Dean e incontrò il suo sguardo attento, che lo sorprese un poco. 
«Umh... non capisco niente di musica. Sembra liberatorio, però, cantare qualcosa del genere,» constatò. 
  
Dean annuì, convinto. «Lo è. Però, ecco, se non fa per te...», si strinse nelle spalle. «Possiamo sempre provare qualcos'altro. Tipo, non so, andiamo su e prendiamo i Green Day. Magari sono più nelle tue corde?» 
Cominciò a giocherellare con il bordo del sedile, sotto al ginocchio. Perché era così importante che anche a Cas piacesse la sua musica? 
«Che poi non è nemmeno che li ascolti tanto i Bon Jovi, comunque.»
 
«Mi è piaciuta, questa,» rispose Cas, diretto e sincero, posando una mano sul ginocchio di Dean. 
Sembrava che quel giorno avesse bisogno di contatto, dopo il disastro che era stato il suo pomeriggio. Stava orbitando attorno a Dean e invadendo il suo spazio personale più di quanto fosse lecito. 
Così rimosse la mano. 
«Fammene sentire ancora qualcuna, però,» continuò, proprio mentre un altro pezzo iniziava. «Metodo scientifico,» buttò lì, abbozzando un sorriso e piegando la testa perché lo sguardo di Dean incontrasse il suo. 
  
Dean sorrise, compiaciuto. 
«Certo.» 
Si risistemò contro il sedile per ascoltare “Living on a Prayer”, la nuca contro la morbida pelle nera e la mano appoggiata sul ginocchio, perché gli aveva formicolato in modo strano e tenercela sopra sembrava aver fermato quella sensazione senza senso. 
  
Cas si lasciò assorbire dalla canzone, per poi mettersi a guardare Dean. Ogni tanto chiudeva gli occhi, altre volte mimava le parole della canzone e, altre ancora, picchiettava con le dita sopra i jeans, seguendo il ritmo. Ne ascoltarono una, due, tre, e i pareri di Cas si fecero sempre più convinti, fino a che non iniziò ad ondeggiare con la testa in modo un po' sgraziato, preso. 
Quando il lato della cassetta finì ne parlarono ancora un po', Dean entusiasta, evidentemente soddisfatto che Cas si fosse lasciato un po' andare, finché Cas non scivolò sul motivo del suo ritardo quasi per caso. 
«...e quindi dovremmo tornare a controllare Anna e temo che Naomi possa scoprire che la situazione è più grave di quello che crede e mandarla via. Poi Gabriel si è messo a fare l'idiota, insinuando che...» 
Cas spostò lo sguardo su Dean, per poi farlo scivolare sulle proprie mani ferme in grembo. 
«Forse dovremmo ascoltare un'altra cassetta?» provò a dire, titubante. 
  
«Certo, se vuoi. Oppure possiamo continuare a parlare e basta.» 
Non sapeva cosa avesse detto Gabriel, né se fosse quello il punto, era solo che Cas sembrava avesse avuto una brutta giornata, e non si era mai sbottonato così nei giorni precedenti. 
La vita sotto la zia malefica doveva fare davvero schifo, e Dean avrebbe potuto ascoltarlo tutto il giorno se fosse servito a farlo stare un po' meglio. Doveva essere stato parecchio solo, prima. Proprio come Dean. 
  
Cas restò rigido nella sua posizione, le spalle tese. 
«Non vorresti più essere mio amico, dopo. Non so se pensi che lo siamo, ora, ma mi odieresti. Ci sono abituato, a non piacere agli altri, ma non ho mai avuto un amico e...» 
Sentiva il cuore martellare nel petto, ma questa volta era pura paura. Le orecchie ronzavano e scottavano, sentiva pizzicare in modo strano i lati degli occhi e non aveva la più pallida idea del perché stesse parlando. Soprattutto quando avrebbe significato chiudere quei pomeriggi con Dean.  
Dean per cui aveva una cotta senza senso. 
Capì che era per quello che stava parlando, per chiuderla prima che facesse ancora più male. Avrebbe accettato le conseguenze dopo - la rabbia di Dean, le voci per strada, la ritrovata solitudine. 
  
Dean si sporse a pizzicargli la punta rossa di un orecchio. 
«Certo che siamo amici. E non sono “gli altri”, quindi non decidere da te che ti odierò, okay?» 
Sospirò, osservando quegli occhi blu così aperti e candidi e forti. «Senti, non è che io sia... voglio dire, indosso i vestiti di mio padre, ascolto la musica di mio padre, giro con la sua macchina. Bevo perché non ho mai avuto di meglio di fare, e non fumo solo perché non voglio dare un brutto esempio a Sammy, credo. Non è che tu stia parlando con mister popolarità e integrità, qui.» 
Cas aveva detto che il suo bere e il suo aspetto avrebbero attirato le ragazze, ma la verità era che a scuola nessuno gli si avvicinava, fosse per essere arrivato con il labbro spaccato, fosse perché puzzava di povero da chilometri, o perché con il passare dei giorni gli si era spenta la voglia di sorridere e rendersi accattivante agli altri. Non aveva molto da spartire con gli idioti iper-bigotti e ipocriti di quel posto. Cas, invece, beh, Cas era tutta un'altra cosa. 
  
«Ma tu sei... quello che fai per Sam, la forza con cui ti prendi le responsabilità che la vita ti butta addosso, Dean, non ce n'è altri come te. E sei bello e divertente,» disse Cas, deciso, come se tutte quelle cose lo stessero solo intristendo di più, lo sguardo fisso di fronte a sé, concentrato. 
«Io sono solo strambo e in più... Vorrei essere come gli altri, ma non lo sono, e devo accettarlo. Solo che se Naomi dovesse scoprirlo mi manderebbe in uno di quei posti dove cercando di farti piacere le ragazze a tutti i costi. Ci ho provato, davvero. Hannah era carina e gentile, prima che gli altri iniziassero a prenderla di mira per colpa mia, solo che...» 
La voce rauca di Cas si spezzò e restò in silenzio.  
Piano, come se muoversi troppo potesse far esplodere l'intera auto, spostò lo sguardo di iridi blu su Dean, per vedere che espressione stesse facendo. 
  
«Oh.»
E così Cas era... Cioè, certo che lo fosse. Mica se li era immaginati quegli sguardi, come a volte Cas lo guardasse come Dean guardava le crostate. Non ci aveva veramente ragionato sopra, ma in effetti era sempre stato là, lampante sotto i suoi occhi. 
Sei il suo unico amico, Dean.
Richiuse la bocca - l'aveva lasciata semiaperta solo per qualche istante, quindi non contava, no? - e sorrise il suo sorriso più rassicurante. Aspettò che Cas lo assimilasse, per poi tornare serio e scurirsi in volto. 
«Se Naomi prova a mandarti da qualunque parte, la prendiamo a calci. Ho delle pistole a casa, non scherzo.» 
  
Cas osservò con cura quel sorriso e lo trovò sincero, solo un po' sorpreso. Fu come se gli avessero tolto un peso dai polmoni e fosse nuovamente in grado di dilatare la gabbia toracica e incamerare aria. Tutto quello che desiderava - ok, quasi tutto - era che Dean fosse suo amico, che non lo odiasse. 
E sembrava che le cose stessero proprio così. 
«Grazie, Dean,» mormorò, deciso. «Ora ascolterei qualche altro gruppo, se vuoi.»
  
Dean sorrise per l'ennesima volta. E dire che di solito papà lo rimbrottava perché era sempre troppo serio. 
«Allora credo proprio che sia venuto il momento degli Zeppelin.» 
Infilò la cassetta e ascoltarono quella per il resto del tempo, finché Cas non ricominciò ad agitarsi sul sedile e Dean capì che fosse il momento di salutarsi. Prima di farlo, però, si assicurò di scambiare i numeri di telefono con Cas, perché non c'era assolutamente nessuna possibilità che lasciasse che la zia malefica lo portasse via senza farci nulla. 





 
Ehi, gente!
Come state?
Martedì, quindi... eccoci qui. Appena una delle due avrà tempo risponderà alle recensioni. GRAZIE mille a chi spende tempo a lasciarle e a chi legge i capitoli. *Abbraccio di gruppo*
Alla prossima settimana!!!
serClizia & DonnieTZ
   
 
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