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Autore: Hermlani    25/10/2017    1 recensioni
Partendo dal presupposto che Stephen Moffat e Mark Gatiss sono dei grandissimi malandrini, voglio provare a raccontare le scene che loro bellamente tagliano nella serie TV. Cercherò di ricostruire il rapporto di Sherlock e John seguendo gli avvenimenti della trama principale. Si tratta quindi di missing moments con un taglio fortemente Johnlock. Attenzione agli spoiler per chi non avesse visto tutte le stagioni...lettori avvisati mezzi salvati!
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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WARNING: nel capitolo è presente una scena piuttosto esplicita...come sempre siete liberi di leggerla o di saltarla ;)




Quella mattina si erano dati appuntamento a Baker Street per fare una specie di sopralluogo, una cernita delle cose che si erano salvate dall’esplosione. Le finestre senza vetri facevano entrare tutto il freddo di Londra nel salotto che ancora odorava di bruciato come in un ossimoro. Il pavimento era ricoperto dalle macerie nere, la carta da parati era diventata nera, i libri e la libreria erano neri…lo scenario era decisamente triste.

Nonostante il freddo Sherlock era già in maniche di camicia quando arrivò John. Sapeva che sarebbe rimasto sconvolto alla vista dell’appartamento e aveva bisogno di trovare qualcosa della loro passata vita insieme che si era salvato. A strappare un sorriso al dottore fu il ritrovamento del teschio di bisonte e delle sue cuffie vintage della Eagle, entrambi intatti.

Fu John, però, a trovare la custodia del violino. Sembrava non aver subito danni. La passò a Sherlock che ne esaminò il contenuto. Il violino era salvo.
-Sai, penso che mia sorella capisca la musica.- disse Sherlock rompendo quel triste silenzio.

-Come mai dici questo?- John era piuttosto stupito. Come poteva Eurus, che non aveva dimostrato alcuna comprensione per la natura dell’animo umano, capire la musica?

-Mi ha fatto suonare una cosa per lei durante il nostro colloquio- Sherlock stava continuando a contemplare il violino…preferiva non guardare in faccia John –Mi ha detto di suonare me stesso.-

-E tu l’hai fatto?- John era sempre più incuriosito.

-No, non ne ero ancora in grado…forse adesso potrei riuscirci. Le ho suonato una cosa che avevo scritto io, una melodia che avevo in testa dall’altra notte…sai quando…insomma, lei ha capito che avevo fatto sesso.-

-E quand’è che avresti composto questa melodia?-

-Quando abbiamo conosciuto Irene Adler. Non so perché ma nella mia testa le due cose sono collegate.-

-Il sesso e la Adler? Bè penso di capirti.- John si passò una mano sul volto e raggiunse il camino, dando le spalle a Sherlock.

-Sei geloso?-

-Io? No, figurati, sapere che colleghi il sesso a lei a non a me perché mi dovrebbe rendere geloso?- John era così inglese a volte nei toni e nei modi…
Sherlock gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro. John stette immobile aspettando delle scuse.

-È vero, collego lei al sesso. Ma il sesso è noioso senza amore.- le ultime parole le sussurrò sul collo del suo compagno –E io amo te, John Watson.-

L’altro rispose inclinando la testa per farsi baciare meglio il collo e allungò una mano verso i capelli scuri del detective che gli stava togliendo il giubbotto al di sotto del quale John portava una camicia. Rosa. Sherlock non resistette a sfilargliela dai pantaloni e ad accarezzare la calda pelle del suo uomo. Il dottore si voltò verso Sherlock e si fece baciare dalle carnose labbra del detective che fremevano ad ogni contatto.

Lui gli stava accarezzando il pacco da sopra i pantaloni per sentire sotto la sua mano l’eccitazione che provocava nel compagno. A quel tocco Sherlock non resistette. Prese in braccio John che gli si avvinghiò con le gambe dietro la schiena senza smettere di baciarlo. Era la prima volta che il Sherlock reagiva in quel modo quasi impetuoso ai suoi tocchi. Lo stava portando verso la camera da letto ma prese male le misure perché fece sbattere contro lo stipite della porta John a cui sfuggì un verso mezzo dolorante e mezzo eccitato.

Si era ritrovato tra lo stipite e Sherlock che gli premeva addosso con la sua erezione. Togliersi i pantaloni divenne un problema urgente. Riappoggiò i piedi a terra e si avventò verso il costoso capo d’abbigliamento che copriva le lunghe estremità del suo compagno. Sherlock gli sfilò la cintura e poi abbassò insieme pantaloni e boxer. Si chinò davanti a lui. John sospirò. Il detective prese in una mano l’erezione del suo compagno. Fece scivolare la carne del prepuzio avanti e indietro più volte prima di portarsela alla bocca. John ne rimase sconvolto. Sentiva la bocca calda e umida di Sherlock accoglierlo e succhiarlo e la sua lingua che leccava il glande. Aggrapparsi ai riccioli neri fu pura necessità per non cadere sulle ginocchia.

-Sherlock…- era l’unica cosa che riusciva a dire.

L’altro invece con una mano si era fatto spazio tra le cosce del biondo. Dopo avergli accarezzato i testicoli si insinuò più in profondità, nello spazio di pelle prima dell’ano. Premette, prima piano poi più forte e sempre più vicino all’entrata. John emetteva dei suoni indecenti. Sherlock non si fece pregare e entrò in lui con un dito.

-Fermo fermo.- John lo tirò su per il colletto della camicia.

-Ho fatto qualcosa che non va? Non ti piace? Non lo devo più fare?- chiese Sherlock preoccupato.

-Oh no. No no no. Io voglio che mi scopi Sherlock.-

Nel breve tragitto verso la camera da letto i pochi vestiti rimasti vennero tolti. Quella stanza era quasi intatta…tanto sembrava sempre che fosse appena scoppiata una bomba là dentro. John si coricò per primo, tirando sopra di sé Sherlock che aveva ripreso a baciarlo febbrilmente. Si staccò solo un attimo allungandosi per prendere il lubrificante e John si rigirò a pancia sotto offrendosi a lui senza pudore né vergogna.

A quella vista Sherlock lasciò perdere il lubrificante, si mise sopra il compagno e iniziò ad adornargli la schiena di baci lascivi che scesero sempre più in basso. Con le mani allargò le natiche di John rendendo accessibile alla sua bocca e alla sua lingua l’apertura. Sherlock usò la saliva come lubrificante naturale per insinuarsi nuovamente nel compagno con uno e poi due dita. John si spingeva verso di lui ancora cercando maggior contatto.

-Devi avere pazienza capitano, o ti farò male.-

Forse l’unico modo per velocizzare le cose era quello di far perdere un po’ il controllo anche a lui. John si rigirò e scese nel letto fino ad avere l’erezione di Sherlock davanti alla faccia. La prese in bocca, succhiandola e poi inumidendola con la propria saliva. Il bacino del moro prese a muoversi a ritmo con John. Fu dopo che emise alcuni gemiti indecenti che John si staccò. Sherlock lo tirò su nel letto in modo da averlo bene sotto poi si mise tra le sue gambe che gli si posarono sulla schiena. Lo baciò quando spinse entrando in lui. John si irrigidì un poco, Sherlock continuò a baciarlo. Gli baciò le lacrime che gli erano scese involontariamente e poi gli occhi, la fronte, le guance e poi ancora la bocca.

John, colpito per quella premura, tornò a rilassarsi permettendo a Sherlock di andare più  fondo. I primi colpi furono quelli più difficili da sopportare ma poi tutto cambiò. L’espressione sulla faccia di Sherlock era impagabile, bastava quella per procurargli l’erezione più dura che avesse mai avuto. Certo, anche i colpi alla prostata contavano. Il suono di un corpo contro l’altro, i gemiti, il sudore…era tutto perfetto.

-Ti amo John- disse Sherlock quasi all’apice –Ti amo, ti amo, ti amo.-

Vennero praticamente insieme, stremati.

Nel letto rimasero abbracciati in silenzio fino a quando i battiti non tornarono normali e la temperatura dei loro corpi scese.

-Pensi che dovremmo dirlo a tuo fratello?- chiese John di punto in bianco.

-Parli come se potessimo nasconderglielo.- rispose Sherlock seccato nascondendo la faccia nel cuscino.

-Ah già, la cosa delle deduzioni.- John non nascose la sua seccatura –Bè c’è una persona a cui dovremo proprio dirlo.-

-La signora Hudson lo ha sempre sospettato.-

-Non lei…mi riferisco a Molly. Molly Hooper.-

Sherlock divenne serio di colpo, forse anche un po’ triste.

-Non so come fare. Cosa è giusto dire, cosa no…mi aiuterai?-

-Penso che sarebbe meglio che tu glielo dicessi da solo…e il prima possibile.-

-Ok.- disse mettendo definitivamente la testa sotto un cuscino.

 
*

Molly era arrivata dieci minuti dopo che John aveva preso il suo taxi per tornare a casa. Le aveva mandato un messaggio di poche parole e lei si era fiondata lì come se non aspettasse che quello. Merda.

Si era vestita bene, aveva messo il rossetto e anche del profumo (aiutava a coprire l’odore dell’obitorio). Si era preparata per lui insomma. Merda, merda.

A Sherlock non piaceva l’idea di spezzarle il cuore. Molly delle volte gli pareva così fragile, quasi sul punto di spezzarsi…poi si ricordava quanto forte lo avesse colpito quando lo aveva preso a schiaffi e il senso di colpa gli si quietava un poco. In ogni caso era una sua carissima amica e si rendeva conto che l’avrebbe fatta soffrire. Un tempo non ci avrebbe fatto caso ma ora era tutto diverso.

-Sherlock…- il sorriso a trentadue denti che aveva in volto si dissolse quando vise il caos infernale che c’era nel soggiorno di casa Holmes –Cosa diavolo è successo?-

-Mi daresti una mano a cercare le cose che non sono esplose o bruciate?-

-Ti volevano uccidere?- chiese allarmata non dando retta a Sherlock –Hai bisogno di aiuto? Sei in pericolo?-

Sherlock le andò vicino e le prese le mani.

-È tutto passato, tutto a posto…ora non può più farci del male.-

-Chi?- la ragazza era diventata rossa per quell’improvvisa vicinanza con il detective che prese nuovamente le distanze allontanandosi di un passo da lei.

-Mia sorella.- Sherlock vide la sua espressione passare dallo spavento all’incomprensione così si affrettò a spiegarsi –Lei si chiama Eurus e io l’avevo completamente rimossa dai miei ricordi…lei è la persona più intelligente del mondo, credimi, ma non capisce le persone, non prova nessun sentimento.-

-Deve essere una cosa di famiglia.- disse Molly, tristemente ironica, iniziando a comprendere come poteva finire quel discorso.

-No Molly, io per mia immensa sfortuna, un cuore ce l’ho.- la ragazza rimase visibilmente colpita da quelle parole –Mi ha usato per delle specie di esperimenti, sono morte delle persone, pensavo avrebbe ucciso anche te.-

-Ha a che fare con quella telefonata, vero?- chieste tristemente.

-Mi aveva detto che c’erano delle bombe a casa tua e che se non fossi riuscito a farti dire quella frase lei le avrebbe fatte esplodere…- Sherlock sperò che quello fosse abbastanza per spiegare…

-Quindi era tutta una messa in scena? Suppongo di doverti pure ringraziare per avermi salvato la vita.- aveva aumentato il volume della voce, aveva iniziato a tremare. Sembrava davvero inferocita. Poi di colpo smise di tremare e si coprì il volto. Sherlock riuscì a vedere solo una lacrima cadere a terra.

-Molly io…mi dispiace.-

-No va bene, hai agito a fin di bene…sono io la stupida.- rispose, asciugandosi la faccia cercando di fare la fredda.

-No no, ma che stupida. Io ti voglio bene, sei mia amica…ma io insomma….ho già una relazione.-

Questo ridestò un po’ della rabbia ancora presente nel suo corpo.

-Chi cavolo è? Se è quella maniaca Sherlock, giuro che sei morto!- lo stava seriamente minacciando con un dito all’altezza della faccia…

-Ehm è John.- ammise, con le mani in alto.

-Oh.-

-Già.- abbozzò un sorriso.

Lei abbassò il dito minaccioso e riprese la solita espressione da ragazza dolce.

-Forse mi sta bene se è John.- disse alla fine.

Sherlock sorrise e la abbracciò.

-Bene, ora che è tutto chiarito mi daresti una mano con questo pasticcio?-

-Mi spiace Sherlock ma ho bisogno di un po’ di tempo…spero che tu capisca.-

Il detective sorrise premuroso.

-Capisco…ci si vede Molly Hooper.-

-Ciao Sherlock.- gli diede un bacio sulla guancia e si dileguò.

 
*

I giorni passarono in fretta e i lavori al 221B procedevano ancora più rapidi (l’impresa ingaggiata da Mycroft era davvero efficiente). La signora Hudson e Sherlock erano tornati a vivere a Baker Street in pianta stabile dopo la prima settimana di lavori…John invece faceva ancora avanti e indietro dal suo appartamento.

La posta si era accumulata da qualche giorno quando trovò il tempo per guardarla. Una lettera in particolare colpì la sua attenzione. C’era scritto “MISS YOU”.
Chiamò Sherlock con il cuore che batteva forte nel petto. Non ne voleva più sapere di Moriarty, i suoi colpi di scena erano quasi diventati un cliché. Cercò di non soffermarsi troppo a lungo con i suoi pensieri alla seconda possibilità, quella secondo cui quello era un altro messaggio di Mary. Non ci voleva pensare perché non avrebbe potuto nascondere a se stesso e a chiunque altro la delusione se non fosse stata lei.

Aspettò Sherlock pazientemente. Lo fece entrare in casa, nella casa che era stata sua e di Mary. L’imbarazzo era palpabile. Gli chiedersi di togliersi il cappotto ma non volle, gli chiese di sedersi e rimase in piedi. John mise il disco nel lettore DVD. Il cuore saltò un colpo quando vide Mary sullo schermo.

 
P.S.: I know you two. And if I’m gone I know what you could become. Because I know who you really are. A junkie who solves crimes to get high. And the doctor who never came home from the war. Will you listen to me? Who you really are, it doesn’t matter. It’s all about the legend, the stories, the adventures. There is a last refuge for the desperate, the unloved, the persecuted. There is a final court of appeal for everyone. When life get too strange, too impossible, too frightening, there is always one last hope. When all else fails, there are two men sitting, arguing in a scruffy flat, like they’ve always been there and they always will. The best and wises men I have ever known, my Baker Street boys, Sherlock Holmes and Dr Watson.




 
nota: scusate il ritardo, ieri proprio non ce l'ho fatta...per l'epilogo dovrete aspettare ancora un pochino...a venerdì ;)
   
 
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