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Autore: Yellow Daffodil    26/10/2017    7 recensioni
Lui, lei, loro.
Lui: guerriero per scelta, idiota per nascita. Un cuore dietro all'armatura? Magari, dato che la principessa lo sta aspettando da anni!
Lei: cioè io, sopracitata principessa, rinchiusa nel castello del disagio e sorvegliata dal drago del trauma. Aspetto che un guerriero valoroso sovverta la maledizione che mi ha fatto innamorare di un idiota. Ma mi sa che è un circolo vizioso, vero?
Loro: un branco di brutte persone, ex compagni di classe, ma ancor meglio di vita, tutti talmente incasinati che, se inizierete questa storia, di sicuro incasineranno anche voi.
Pensate che non sia possibile? Solo due capitoli, e poi ne riparliamo.
***
Dall'origine del male, "Io e te è grammaticalmente scorretto", giungiamo al termine dell'evoluzione darwiniana di questa allucinante storia. Dopo "Io e te non è completamente sbagliato", arriva il seguito, nonché gran finale della trilogia: "Io e te è semplicemente complicato"!
Nulla è meglio di un ossimoro per descrivere ciò che avrete letto e leggerete. Con affetto e sarcasmo,
Yellow Daffodil
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io e te'
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"Io e te" è semplicemente complicato 

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Tra donne

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¨Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.¨

F. De André, Bocca di rosa

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Quando scendo sono stremata: ho freddo, mal di testa e nessuna voglia di litigare con Magno e Gloria, anche se interiormente li sto odiando.

In realtà, odio tutti.

Ognuno dei miei compagni ha un ruolo ben studiato in questa trappola collettiva ed è per questo che sta funzionando benissimo. O meglio: è per questo che io soffro, mentre loro, tranquillissimi, proseguono senza scandalo il meraviglioso soggiorno a Villa Magna.

È davvero irritante, ve lo garantisco. Voi non sapete nemmeno più da che parte voltarvi per la frustrazione e loro invece, vi stanno attorno indifferenti, come se nulla fosse. Sapete che mi ricorda? Mi ricorda quand'ero all'asilo e pensavo che mia madre mi avesse abbandonato lì, tra quelle quattro coloratissime mura.

Piangevo, gridavo, invocavo la mia genitrice, ma le maestre non mi ascoltavano. Le guardavo e non mi capacitavo: come potevano non comprendere la gravità della situazione? Come facevano a rimanere così tranquille, quando mia madre, la mia mammina, mi aveva abbandonato?

Naturalmente, nel loro essere adulte e consapevoli, classificavano ogni dramma come 'capriccio' e io arrivai a rendermene conto solo dopo aver finito l'asilo. Ma la situazione oggi è la stessa: gli altri non hanno la minima idea di come mi senta e avevano previsto ogni mia singola reazione al tutto. Quindi la loro piattezza emotiva è uguale a quella delle mie maestre e io posso solo sperare che, anche in questo caso, il tempo mi aiuti ad uscirne.

Certo, ciò non mi frena dal desiderare di scoppiare in una scenata come l'altra sera, chiamarli 'merde' e arrogarmi il diritto di sbattere porte e urlare selvaggiamente. E giuro, lo farei davvero. Ma, ahimè, sto troppo male, e prima di tutto devo trovare Mattia.

Per cominciare, devo assolutamente chiedergli perdono per l'increscioso incidente di poco fa. Ovviamente sarà imbarazzante da morire, ma purtroppo Dio non mi ha premiato con la capacità di dimenticare le cazzate fatte da ubriaca e quindi sono consapevole di essere stata alquanto molesta. O mi scuso con lui, oppure sbatto la testa contro il muro sperando di provocarmi un trauma cranico con conseguente amnesia.

In secondo luogo, c'è un altro validissimo motivo per cui mi preme vedere urgentemente Mattia. Lui è l'unico a conoscenza di come sia andato il mio semi-tirocinio e, sebbene l'idea di parlargli mi generi un disagio inquantificabile, io ho bisogno di sapere.

Immagino che mi darà quest'informazione, in cambio della promessa che da oggi in poi gli starò a minimo un chilometro di distanza.

Federica ha detto che era incazzato... ovvio che fosse incazzato! Ho flash di me in versione spogliarellista assetata di sesso che si sbottona la camicetta e inizia uno strip leccandosi le labbra. Oltre ad odiarmi già da cinque anni, ora la sua opinione nei miei conforti sarà più bassa dello zero e, sicuramente, avrà ben da ridire sul fatto che io l'abbia stupra... ehm, baciato due volte.

Mi affaccio al salotto, dunque, con l'umore sotto le scarpe. Mi ritrovo sempre a dovermi giustificare per atti imbarazzanti e/o pericolosi; mi chiedo se la mia vita subirà mai un risvolto positivo o se rimarrò una specie di Pollon dei poveri fino alla morte.

"Zingaretti dove sta?" la mia domanda è rivolta un po' a tutti, ma nessuno mi dà peso. Perfetto.

I miei compagni sono radunati per la maggior parte nel salone di Villa Magna. Mettete di vedere casa vostra senza muri divisori e con i battiscopa placcati in oro; ecco, più o meno quello è il salone di Villa Magna. Alcuni si sono seduti in cerchio sul tappeto, con il mega televisore acceso più per aumentare la vivacità dell'ambiente che per vero interesse.

In mezzo a loro, infatti, i bambini stanno giocando: Rachele, con una coroncina di plastica in testa, finge di essere una qualche baby despota a capo dell'universo, mentre Filippo è il servo fidato che desidera di soffiarle il trono e Vitto la rappresentante del Terzo Stato, perennemente manipolata e presa per i fondelli dal governo.

Appoggiato con la schiena al divano c'è Diego, che li osserva e dà consigli a Filippo su come conquistare la fiducia della principessa per vie a cui un bambino innocente non penserebbe. Stravaccata sul divano, Eva immersa nel suo iPad, mentre la luce dello schermo fa sembrare i suoi occhi molto più chiari di come in realtà sono.

A proseguimento della circonferenza mi sorprendo di vedere Amerigo, che conversa fluentemente con Patrizia. Notate come Amerigo e conversare fluentemente risultino alquanto dissonanti nella stessa frase. Ma lasciate che aggiorni il vostro database, così potrete capire.

Da quello che so, il buon vecchio Ame ce l'ha fatta davvero a costruirsi una strada nel mondo del calcio. Per un po' ha partecipato a diversi provini, poi, tre anni fa, la buona parola di suo padre è finalmente giunta a qualche procuratore della Juventus.

Ora quindi vive a Torino ed è una specie di riserva della riserva della riserva, ma è un bravo portiere e finché è così giovane, c'è la speranza che salga sempre di più nelle grazie dell'allenatore. Magari prima o poi lo vediamo parare un rigore alla tv ed esultare alzando la maglietta sotto cui ha tatuato il nome di Patrizia.

Patrizia, dal canto suo, aveva cominciato gli studi con scienze dell'educazione, ma si è ritrovata a preferire un'altra facoltà, così adesso sta frequentando psicologia. La strada per lei non è stata molto facile, la sua situazione procede a rilento, ma tutto sommato si è appassionata ed è determinata a prendere la laurea. A diventare, in poche parole, la persona depressa che curerà la vostra depressione.

Ma è comunque bello vedere come tutti qui siano finalmente convinti del loro percorso... alla fine dei conti, l'unica pecorella smarrita sono io.

Ma a New York, ricordiamolo. Dove mi sta aspettando un affittuario incazzato e un appello di storia della cultura. E forse un ex a cui manco.

Sì, ci sto ancora sperando.

Ma più per orgoglio personale che per altro, eh.

Rispetto al rapporto tra Amerigo e Patrizia - a cui ci riferiremo in modo totalmente casuale come Marcantonio e Cleopatra - non si è più saputo nulla. Pare che la distanza e la vita universitaria abbiano mitigato qualsiasi strana cosa stesse nascendo - o fosse stata distrutta - tra di loro, ma è innegabile che entrambi siano maturati molto, e ora, il poter essere tranquillamente amici non è più impossibile.

Marcantonio ha perso un po' della sua distintiva timidezza, mentre Cleopatra ha trovato dei compromessi per se stessa. Ama ancora il nero e tutto ciò che è deprimente e tragico (sarà un'ottima psicologa), ma per lo meno ha imparato a concedersi qualche sorriso.

Non si capisce bene fino a che punto siano veramente solo amici, ma d'altronde... quando mai lo si capisce davvero, in queste situazioni?

Quindi, nulla. Li fisso in modo malizioso e loro smettono di parlare. Poi Ame unisce le dita e muove la mano su e giù, come a chiedere 'Ma che vuoi?'.

O più precisamente, analizzando il suo sguardo scocciato, 'Ma che cazzo vuoi, psicopatica?'.

Sorrido, probabilmente sembrando ancora più maniaca, e mi concentro sugli altri presenti. Marco sta controllando passivamente Rachele, mentre sono certa che il suo digitare al cellulare sia indice di una porno chat in corso con Giorgia. Ha pure la linguetta da depravato in mostra, stretta tra le labbra.

Ilenia, poco distante, annoia Shy con il copione dell'ultima opera che sta imparando.

Quindi è tempo che anche io annoi voi con la cronistoria di Ilenia, giusto? E andiamo.

La povera Ilenia aveva molti piani per il futuro, ma purtroppo non tutto è riuscito come avrebbe voluto. I genitori, ritenendo le sue scelte troppo superficiali, hanno deciso di tagliarle i fondi, quindi ha dovuto arrangiarsi da sola per gran parte di questi ultimi anni.

Il suo estro da artista le permette di racimolare qualcosa per pagarsi gli studi e la vita, ma ovviamente è difficile e ciò la rende ancora più instabile e tormentata. Ha dedicato la maggior parte del suo tempo libero a perfezionare le sue doti e ora il suo nuovo motto è 'Recitare per vivere, vivere per recitare'.

Della serie che attualmente è in fissa con la prossima opera che deve interpretare. Per poter firmare un contratto a tempo indeterminato con la compagnia, la sua dovrà essere una performance perfetta e, dunque, ognuno di noi prima o poi si ritroverà ad ascoltare un suo monologo, nel mezzo del quale si chiederà come e perché è finito per essere audience di Ilenia.

Oggi, appunto, è toccato a Shy.

Anche per lei i piani sono cambiati negli ultimi anni. Se i suoi studi erano improntati dapprima su criminologia, poi sono passati a scienze politiche. Forse apparentemente inadatto a una introversa come lei, vero?

Eppure, da quanto so, negli anni Shy si è riscoperta una paladina di sani valori. Dopo aver preso familiarità con tutto ciò che di cattivo sa fare l'uomo, Shy ha deciso di provare a far sentire la sua voce a riguardo, tanto che il suo sogno ora punta verso un titolo politico, così da avere la possibilità di cambiare concretamente qualcosa, di farsi ascoltare.

In questo, Mattia e lei sono simili, devo dire. Peccato che il microcefalo abbia scelto la via più fisica ed eroica piuttosto di utilizzare il cervello e la pazienza.

Quanto lo detesto.

"Zingaretti? Qualcuno l'ha visto?" chiedo di nuovo, avvicinandomi al cerchio, mentre Fil e Vitto iniziano una sessione di lotta libera.

Diego stavolta mi sente e mi lancia un'occhiata che non riesce a nascondere la curiosità: "Uscito."

"Con chi?" la domanda, da parte mia, suona tanto prevedibile quanto preoccupata.

Peccato che di solito si chieda prima dove e poi con chi.

"Con Pier." dice Diego, caricando una macchinina e sparandola a tutta velocità contro Filippo. "E Silvia, ovviamente." aggiunge sondando la mia reazione.

Se possibile, impallidisco ancora di più.

"Ah... be'... buon per loro. Non lo sapevo."

"Uh, qualcuno è ancora geloso!" Eva spunta alle spalle di Diego con il faccino accartocciato dalla malignità.

Il tutto è illuminato dalla luce biancastra del tablet e, vi garantisco, è ancora più spaventoso di vostra nonna con la teglia delle lasagne in mano.

Ma Eva mi irrita troppo, perciò le mostro il pugno per minacciarla: "Non è affatto saggio provocarmi mentre sono ancora nella fase due!"

Diego si ritrae: "Buone, micie."

"Scusa." ridacchia Eva. "Ma non resisto alla sua espressione quando pronuncio le seguenti parole." pausa teatrale. "Silvia Trepalme! ...visto? L'ha fatto ancora! Le si alza l'angolo del labbro!"

"In effetti è vero." concorda Diego.

"Smettetela." li minaccio, per nulla intimidatoria con la coperta di pile che mi sono avvolta attorno, a causa del malessere. Sembro un baco da seta decorato da pois arcobaleno. "Senti, Eva, è mai possibile che in cinque anni tu non ti sia trovata un ragazzo a cui rovinare la vita per non nutrirti della nostra?"

Nello stesso momento in cui Filippo schiaccia Vittoria sedendosi sulla sua pancia, Eva arrossisce e io - che sono l'unica testimone oculare della scena - esplodo in un boato.

"Tu hai un ragazzo??" strillo, mentre Diego allunga il piede e sposta Filippo da sopra Vittoria, facendolo rotolare per terra.

"Cazzo, Argenti, allora non hai ignorato solo me in tutti questi anni." commenta lui, apparentemente preso dai bambini.

Vorrei mostrargli un'espressione contrita, ma sono molto più attratta da Eva e lo scoop che, per la prima volta nella storia, riguarda lei e non altri.

Ma, come ci si potrebbe aspettare, una che fa gossip sul mondo intero è spaventata a morte dal dover parlare di se stessa, quindi cerca di cambiare argomento, blaterando a caso sul fatto che Francesco Natale prenderà la laurea magistrale a novembre.

"Ma chi se ne frega." commento.

"Ehi, grazie." se ne esce Francesco, che ovviamente doveva sedersi accanto a noi proprio in quest'istante.

"No, non era un commento su di te!" mi discolpo, agitando entrambe le mani. "Era perché... ma tu lo sapevi che Eva ha un ragazzo?"

"Bah, sì." butta lì il rosso, chiudendosi nelle spalle. "Ma devono essersi messi insieme da poco. No, Eva?"

Lei è seriamente in difficoltà e, dunque, fa la cosa più sbagliata al mondo: non nega e non conferma.

"È un amico."

"Oh dei!" strillo. "Ma come facevo a non saperlo?"

"Serve davvero una risposta?" mi provoca Diego.

"Nessuno avrebbe dovuto saperlo, dato che sono fatti miei." ci zittisce Eva. "È semplicemente uscito fuori all'ultima cena di classe, ma solo perché Vacca insisteva e qualcuno aveva l'obbligo morale di zittirla."

"Perché sento sempre questo disgustoso soprannome riempire l'aria? È Veronica, non Vacca." Vacca si unisce a noi, intervenendo nel discorso con lo stesso tono e la stessa simpatia con cui Hermione corregge la pronuncia di Leviosa.

Poi prende posto a lato di Francesco e ruba una nocciolina dalla sua ciotola. "Posso, Pel di carota?" chiede, dopo averla già ingerita.

"Quel soprannome lo meriti tutto." ringhia lui.

Vacca non gli dà troppa retta e si rivolge a me, riprendendo il succoso discorso che stavamo facendo su Eva: "Quella sera stavamo giocando ad obbligo o verità. Tutti stavano partecipando secondo le regole tranne Eva, che pretendeva come al solito di fare la burattinaia senza essere coinvolta. Volevamo a tutti i costi sapere del suo lavoro, dei VIP con cui ha a che fare, ma soprattutto della sua vita sentimentale di cui ha sempre sperato non ci interessassimo. Così l'abbiamo spinta a cantare."

"Cantarella ha cantato." scherza Francesco, e nessuno ride.

"Inizialmente ha opposto resistenza, sia nel fare gli obblighi che nel rispondere alle verità, ma poi l'abbiamo..."

"Ricattata." propone Eva.

"Convinta." corregge Vacca. "E le abbiamo cavato di bocca quel nome."

"Cazzo." dice Diego. Così, a caso.

"Luca." prosegue Vacca. "Il suo collega giornalista, nonché amico, nonché fidanzato."

"Non ho mai detto che fossimo fidanzati." rettifica Eva.

"Hai detto che era un tuo amico, arrossendo. Quindi siete fidanzati. Vero, Argenti?"

"Vero." confermo, secondo teorie puramente inventate ma che condivido. Insomma, dai. Negli anime, ogni volta che lei o lui arrossiscono nel parlare dell'altro, si amano da pazzi.

"E la cosa migliore..." prosegue Vacca, ispiratissima e intenta contemporaneamente a masticare un'altra nocciolina. "È che questo amico Luca fa il fotografo, dunque Gloria ha chiesto ad Eva di chiedergli di venire al matrimonio."

"Ah, quindi è lui il fotografo ufficiale delle nozze?" chiedo, sentendo già l'acquolina in bocca per ciò che questo comporterà. Eva ha detto che arriverà fra una settimana. Inizia il conto alla rovescia, amici.

Eva si alza di colpo in piedi, puntandoci contro il dito: "Tralasciando il fatto che le notizie le racconto molto meglio io, tutti questi restano comunque fatti miei, quindi non immischiatevi, ok?"

Eva se ne va verso le scale e io ribatto giustamente: "È quello che fai tu da una vita!"

Ma lei non mi ascolta e sparisce al piano di sopra. Lo fa con una fretta felina; quasi fosse più una fuga che un'uscita di scena.

"Wow." commento, cercando l'approvazione di Vacca.

Lei si stringe nelle spalle: "È sempre stata suscettibile all'argomento."

Alzo le sopracciglia e rimango in silenzio, sinceramente turbata per questa novità e per il comportamento di Eva.

Credo che prima di questo Luca lei non abbia avuto alcun tipo di attrazione o relazione. Ero addirittura arrivata a pensare che Eva avrebbe condiviso la sua vita con il gossip, un po' come le suore fanno con Dio. Ma il fatto che abbia trovato qualcuno che la fa arrossire deve aver sconvolto in primo luogo lei, ed è per questo che Vacca sostiene la delicatezza dell'argomento.

Inoltre non dimentichiamo che, per quanto il contrario si verifichi molto spesso, nessuno sa mai nulla di Eva, per cui giocare a ruoli scambiati dev'essere un vero shock.

In effetti lo è sul serio, ora che ci penso. Per lei, chiaramente, ma anche per me e credo per tutti noi. Non abbiamo mai visto una Eva così ricca di segreti. O, almeno, di segreti personali e non altrui.

Devo assolutamente sapere di più su questo Luca.

"Sarebbe stato figo se si fosse chiamato Adamo." osserva Francesco, con la sua tipica ironia che non fa ridere, ma che, perlomeno, mi fa tornare alla realtà.

Mi concentro su di lui, che a causa del gossip dei gossip avevo leggermente ignorato.

Francesco ha lo stesso viso pieno di sempre, le lentiggini che occupano i contorni degli occhi, del naso e della bocca e un nuovo paio di occhiali. Sono sempre grandi e squadrati, ma sono color guscio di tartaruga. Chissà se ce li ha da quando li ha cambiati per via del destro di Pierpaolo. Non ci ho mai fatto caso, sebbene quell'evento sia stato abbastanza determinante nell'evoluzione dei rapporti all'interno della classe.

"Nelli?" mi riscuote con un sorriso lentigginoso.

"Pensavo alla tua laurea." mento. "Manca davvero poco... complimenti."

"Lo so." dice passandosi un mano tra i capelli, lusingato. "È stata dura, ma sono molto soddisfatto."

In effetti, prendere una laurea in architettura è davvero impegnativo. So, dai racconti di Fede, quanto Francesco abbia sudato sui libri e sui progetti, facendo ore tarde ogni giorno e uscendo pochissimo, per raggiungere i propri obiettivi.

"Progetterai la tua stessa casa, sarà pazzesco."

"Sì, ma magari prima mi trovo la ragazza con cui condividerla." ribatte, ironizzando, ma io non posso non lasciare che, a questa battuta, lo sguardo mi cada su Alessandra.

"Che?" sbotta, accorgendosene. "La strega del male? Ma neanche morto! Nel, è stato secoli fa." si alza anche lui e mi dà una pacca sulla spalla. "Ripigliati un po', eh, ché ti sei persa un bel po' di cose tu."

Francesco lascia il cerchio per sparire in cucina e io incrocio gli unici occhi rimasti nei miei pressi, quelli di Diego.

"Un bel po' di cose, Marinella." rigira il dito nella piaga e poi anche lui si allontana, distruggendo definitivamente la forma del cerchio e lasciandomi sola in quello che è ora diventato un angolino in disparte.

Da un momento all'altro se ne sono andati tutti, nuovamente non curandosi di me. Chissà, forse per loro è diventata un'abitudine in questi anni, oppure è solo l'effetto "maestra dell'asilo" a cui accennavo prima.

Non a caso, mi sento davvero come quando ero bambina.

I veri adulti sono quelli che mi circondano e mi rimproverano. Per loro, io sono solo la piccola, infantile, capricciosa Nelli. Nulla di ciò che dico, provo o penso è così rilevante per loro.

Certo, fastidioso, ma non rilevante.

Se lo fosse, non starebbero prendendo tutta questa storia di Mattia e me così alla leggera. Se potessero davvero condividere i miei sentimenti, non sarebbero arrabbiati per il mio comportamento passato, ma comprensivi. Ma d'altra parte... quando mai veniamo realmente compresi dagli altri? Mai, eccetto in quelle rare volte in cui anche l'altro ha passato le stesse cose.

E nessuno qui si è mai auto-inflitto cinque anni di esilio e sofferenza solo perché teme che la persona che ama possa farsi del male, a causa della stupida carriera che si è scelto senza alcun parere altrui ed esattamente nel momento in cui stava per diventare la perfetta dolce metà, sperata ed agognata per altrettanti cinque anni.

Se qualcuno di voi l'ha provato, fatemi sapere. Vi prego.

Perché, nonostante sia circondata dalle persone a cui tengo di più, mi sento l'unica in grado di capirmi. E, sì, anche se è il trauma più stupido del mondo, con la reazione più sbagliata del mondo, e gli effetti sul prossimo peggiori al mondo, io un po' mi capisco.

È forse l'unico segnale che mi fa sperare di non essere pazza?

Non importa. Tanto, che io sia pazza o meno, il punto è sempre lo stesso. Chi non è stato me durante gli scorsi cinque anni, non potrà mai capire.

***

PRIMO BREAK

Ragazzi, in questo capito troverete meno disegni del solito ma più social! Perciò tuffiamoci subito a capofitto nel cellulare di Nelli con l'idea di Ellie e a seguire una amichevolissima conversazione tra Nelli ed Eva partorita dalla mia mente XD

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***

Il rumore della serratura che scatta mi fa salire verso la superficie del sonno, ma non sono ancora completamente sveglia quando la porta si apre, così mugolo qualcosa di indefinito rigirandomi su me stessa.

Ormai devo essere una specie di raviolo: con la coperta ben avvolta attorno alla mia figura e solo qualche ciuffo di capelli che spunta per ricordare al prossimo che dentro tutto quel tessuto c'è un umano. Non è che ci sia troppo freddo - dopotutto, siamo in aprile - ma sono quei momenti della vita in cui la copertina è tutto ciò di cui hai bisogno per sentirti protetto.

In più, i divani in pelle di villa Magna non sono così accoglienti e, dopo che tutti i miei compagni se ne sono andati, ho dovuto trovare qualcosa che ingannasse la freddezza della mobilia. Avrei potuto andarmene a letto anche io, ovviamente, ma adoro farmi del male e quindi ho deciso di rimanere in salotto da sola.

Speravo che di lì a poco sarebbe tornato Mattia, ma i minuti passavano senza che nessuno aprisse la porta, quindi mi sono ridotta a raviolo e ho lasciato che il nulla si impossessasse del mio cervello. Non volevo salire; consciamente perché aspettavo con ansia il colloquio con il microcefalo, inconsciamente, perché il fatto che fosse fuori con la Trepalle mi causava un mal di vivere intenso.

Quindi alla lunga mi sono addormentata - ancora la sbronza non aveva esaurito il suo effetto - ed ora eccomi qui; a muggire nel dormi-veglia, mentre con l'eleganza di un vitello mi nascondo dalla luce che qualcuno ha acceso.

"Ops, c'è qualcuno che dorme!"

E questa stupidissima considerazione, esclamata da una stupidissima vocina, con uno stupidissimo accento cantilenato mi fa desiderare di essere veramente un bovino per poter atterrare Silvia sotto il mio peso. Quanto è insopportabile.

"È Nelli." dice Pierpaolo. "Evidentemente è ancora in hangover. Ehi, Nel, sveglia sveglina!"

"Dai!" il richiamo a mezza voce di Mattia e poi il suono di una pacca non amichevole sulla testa di Pier.

"Ahia, vaffanculo." ringhia quest'ultimo.

Così decido che è il momento di raggiungere completamente la superficie del sonno e riemergere nel mondo dei vivi. Spunto dal mio involucro con la testa, apro mezzo occhio e con una forza immane che trovo solo dentro il mio cuore, mi metto seduta.

"Quanto casino, Scilla." mormoro, ritrovando la mia mano da qualche parte nella coperta e passandomela sul viso.

"Oh, allora non sei in coma etilico." mi prende in giro lui, avvicinandosi a me e dandomi un buffetto sulla testa. "Lieto di rivederti. Mi chiedevo se avresti dormito fino al matrimonio o se avrei potuto complimentarmi prima per la tua resistenza all'alcol."

Silvia ridacchia e a me sale il nazismo.

"Fottetevi tutti e tre." sbotto includendo gratuitamente anche Zingaretti, così, perché mi sembra giusto. "Sono stata malissimo e vi stavo aspettando. Anzi, ti stavo aspettando." rettifico, incontrando i miei occhi verdi preferiti, ma con molta rabbia.

"A quest'ora?"

"Perché? Che ora è?"

"Le tre."

"Che avete fatto fuori fino alle tre?" la mia domanda suona fin troppo sconvolta e, non so perché, ma la rivolgo specialmente a Silvia, controllandola da cima a fondo con lo sguardo. Per qualche strana ragione, ho il sospetto che lei possa trasformare qualsiasi attività collettiva e notturna in un'orgia.

Dio, ti prego, liberami dai pregiudizi.

"Parlato. Preso una birra." Pierpaolo fa spallucce. "A dire il vero ci è un po' sfuggita l'ora, in effetti. Silvietta, andiamo a letto?"

Silvietta, che porcheria.

L'interpellata annuisce vigorosamente e gli fa l'occhiolino: "Ti aspetto su. 'Notte, Nelli, 'notte, Matty!"

Matty... che mega porcheria.

"'Notte." il sorriso che Mattia le rivolge mi scombussola pesantemente lo stomaco e mi provoca dei flash che cerco immediatamente di scacciare.

Infatti, sto ancora facendo versi disumani con le palpebre strizzate, quando anche Pier ci saluta.

"Vado... e voi mi raccomando, state lontani dal vino. Ok, Nelli?" ride. "Buonanotte!"

Sale le scale a due gradini alla volta, incurante del terremoto che provoca con il suo passo leggiadro e noi, lasciati soli nella stanza enorme, rimaniamo ad ascoltare il rumore finché non si dissipa ai piani superiori, assieme a quello della risatina di Silvia.

Bene.

Ora inizia il momento collerico/imbarazzante/insensato/stupido. Un classico, se leggete questa storia dagli inizi.

"Se non hai voglia di parlare, fa lo stesso."

Ecco, come da copione, apre le danze una battuta vittimista/offesa da parte di Nelli, il cui senso è impossibile da comprendere, ma che scatena in Mattia la voglia di ribattere in maniera arguta/irritante.

"Tanto prima o poi mi costringerai comunque, quindi ok, parliamo."

Visto?

Mattia si siede sul bordo del tavolino - il quale è in vetro, quindi fossi in lui ci rifletterei un tantino meglio - e mi guarda incrociando le mani sulle ginocchia.

Siamo di fronte, a pochi centimetri di distanza. Io sono ancora in modalità baco da seta, seduta sul divano di pelle, lui, invece, pare abbastanza indifferente al fatto che nel salone ci siano circa altri venti morbidi posti su cui accomodarsi.

Mi schiarisco la voce, pensando a cose stupide per ingannare l'imbarazzo: "Innanzitutto, scusa.

Ero talmente ubriaca che non mi sentivo nemmeno padrona delle mie gambe. Ho esagerato; ho fatto cose... ehm... gesti che non avrei dovuto fare e che sicuramente sono stati irrispettosi nei tuoi confronti. Scusa. Se potessi tornare indietro, non berrei quel vino e risolverei la situazione in modo completamente diverso."

"Per esempio, come avevo suggerito io?"

La parte delle battutine sarcastiche durerà fino alla conclusione, vi avverto.

"Sì." rispondo, abbassando lo sguardo. "Sicuramente la tua idea era migliore. Però, ecco... mi chiedevo... se il mio piano avesse funzionato comunque. Cioè, insomma, se Benigni si è arrabbiato o se mi ha dato il posto. Non mi ricordo niente."

"Come non ti ricordi?" Mattia pare un po' sorpreso dalla rivelazione.

Io mi chiudo nelle spalle: "Mi è rimasto solo qualche flash."

"Ah."

E quindi rimane in silenzio, pensando cose che non riesco a dedurre e che mai dedurrò, come tutte le volte in cui il suo sguardo inizia a vagare e le sue sopracciglia si corrugano.

"Allora?" lo riscuoto, speranzosa.

"Allora ti assume."

"Sul serio??"

Per quanto ci sperassi, la notizia mi fa comunque spalancare gli occhi con incredulità. Andiamo, mi vuole dire che il piano disonesto e truffaldino che abbiamo ideato ha funzionato davvero? Che tutte le cazzate sparate nelle schede identificative erano giuste? Che Benigni non si è accorto della mia sbronza rasente il coma etilico e non gli ha dato fastidio che blaterassi di vini che fanno sesso??

O è pure lui un pagliaccio, oppure ho un culo grande come una casa.

"Sì. Ha detto che prepara le carte e che entro fine aprile, se sarai ancora dell'idea, potrai firmare il contratto per diventare dipendente segretaria dell'azienda."

"Oh mio Dio!" strillo, senza badare al fatto che siano tutti a letto. "È fantastico!"

"Credo di sì."

"Grazie, Mattia!"

La mia contentezza mi fa agire d'istinto: mi libero della coperta e allungo le mani per avvolgere le sue e stringerle in un impeto di gratitudine. Ma per quanto il mio gesto sia genuino e dettato dall'euforia, mi rendo conto piuttosto nell'immediato di quanto risulti inappropriato e imbarazzante.

Per me ma anche per lui, ovviamente, che si ritrae, irrigidendosi all'istante.

Quindi anche io caccio le mie mani di nuovo all'interno della coperta e mi blocco completamente, arrossendo e guardando ovunque per non incrociare i suoi occhi. Ecco, questa è la fase in cui Marinella fa qualcosa di estremamente stupido e getta la conversazione nel baratro della stranezza.

In genere, si colloca a metà dell'interazione, ma sono piuttosto convinta di aver decretato la fine dei giochi con questa mia ultima mossa. Mi stupisco di come, ogni volta, io sia brava a oltrepassare il recinto elettrico che ho personalmente costruito intorno alle zone che devo evitare. Sembra che ami farmi del male, o che, in generale, non sia capace di ascoltare i rimproveri da parte di me stessa.

"Magari chiamalo." dice Mattia, fingendo malamente che non sia successo nulla e tornando a riferirsi a Benigni.

"Certo." annuisco. "Be'... ci dovrò pensare, ovviamente. Ma appena decido quale dei miei due possibili futuri scegliere, gli darò un colpo di telefono."

"D'accordo."

Percepisco che Mattia sta per andarsene e mi sento di colpo non pronta per rimanere di nuovo sola. O meglio, non pronta perché lui vada via. È strano e altamente disturbante: non faccio altro che provare questa sensazione da quando l'ho rivisto per la prima volta.

"Ora vado, è tardi." fa per alzarsi e, ovviamente, subentra la fase in cui lascio trasparire tutto il mio disagio interiore.

"Mattia." lo fermo, costringendolo a rimanere seduto di fronte a me. "Posso farti solo una domanda?"

"Direi di no." risponde, confermandosi il solito microcefalo, ma, in realtà, rimanendo qui per darmi l'opportunità di parlare.

E io quindi parlo, sparando cose che rovinano la mia dignità, ma ormai un insieme di fattori mi permette tranquillamente di farlo. Innanzitutto, siamo alla fase conclusiva dell'interazione tra me e il microcefalo e, di solito, questo è il momento più degenerativo, dove ci urliamo contro perché tocchiamo argomenti delicati oppure, semplicemente, tocchiamo argomenti delicati. Secondariamente, ho già mandato all'aria la serietà della situazione con il mio quasi gesto d'affetto e, infine, come se le ragioni appena elencate non bastassero, c'è da considerare che stiamo entrambi pesantemente ignorando il fatto che solo qualche ora fa ci siamo baciati. Ok, non troppo consenzientemente, ma tant'è.

"Ehm..." introduco la mia domanda, guardando a tratti lui e a tratti il tappeto. "Ci esci ancora spesso con Silvia?"

Penso che tra tutte le alternative da lui valutate, questa fosse la meno aspettata.

"Ci facciamo domande personali, adesso?" ribatte, indecifrabile.

Io, quasi intimidita, alzo il dito indice. "Solo una."

Lui scuote la testa, ma poi risponde subito e in modo sincero: "No. Ci uscivo anni fa, ma poi ci siamo persi di vista. Era una vita che non la incontravo. Anzi, a dire il vero, ora che ci penso, questa è anche la prima volta che ci esco da quando sta insieme a Pierpaolo."

"Quindi vi sarete raccontati un bel po' di cose, stasera."

Accidenti a me e alla mancanza di un filtro tra la lingua e il cervello.

"Parecchie." risponde, non riuscendo a nascondere un sorriso divertito. "Silvia coinvolge sempre tutti in discorsi profondi e impegnativi."

Ed è per questa frase molto, molto codificata che anche a me spunta un sorriso, mentre, per un millesimo di secondo, i nostri sguardi diventano complici.

"Da quanto stanno insieme lei e Pier? Ma soprattutto, perché?" non resisto alla curiosità di chiedere.

"I motivi sono sempre molto intuibili, Argenti." risponde, senza essere troppo diretto, ma nemmeno troppo comprensibile. "Se non erro, da un paio di mesi."

"Wow. Un record."

Mi aspetto che Mattia rida alla battuta, invece la complicità di prima e già svanita. Ha assunto uno sguardo serio e mi guarda, a sua volta, con una certa aspettativa.

"Ora anche a me tocca fare una domanda."

E qui il mio povero stomaco si contorce e si richiude su se stesso come quegli occhiali componibili che si comprano da Tiger. Da un momento all'altro, mi ritrovo da uno stato di discreto relax alla paura più nera. Mi preparo alle peggiori alternative, a tutto ciò per cui non sono venuta qui, alla pretesa, anche giusta, da parte sua, di sentirsi raccontare il perché delle mie azioni.

Mattia mi chiederà perché l'ho ignorato, perché non ho mai risposto, perché sono scappata. Tutto il mio malessere degli ultimi cinque anni racchiuso in una sola domanda, a cui risponderò, come sempre, con una bugia a me stessa.

Quindi fisso quegli occhi verdi, con la gola completamente bloccata da un nodo, e attendo il momento peggiore della mia vita.

Mattia sostiene il mio sguardo e poi chiede in tono fermo: "Chi è Sayid?"

Ammetto che per un secondo vorrei sospirare di sollievo, ma il mio cervello è molto veloce a realizzare che comunque questa domanda è bastarda, e, mentre tutto ciò accade, spalanco gli occhi e mi stupisco di come diavolo Mattia sia arrivato a conoscere questo nome.

"Come?" faccio a mia volta, probabilmente assumendo una colorazione molto calda.

"Chi è -" pausa per permettermi di connettere i neuroni. "Sayid."

"Sayid?" prendo tempo, scrutando l'orizzonte, e soppesando quel nome come se mi avesse chiesto chi è Napoleone. "Sayid... ehm... ecco, be'. Chi è? Chi è Sayid?"

La mia idea di rilanciare la domanda risulta talmente patetica che decido di auto-infliggermi dolore, pizzicandomi una coscia di nascosto.

"Non lo so." ribatte Mattia, calmo. "Se lo sapessi, non te lo starei chiedendo."

"Be', nemmeno io lo so. Sarà... sarà qualche marocchino che ti ha venduto dei tappeti contraffatti. Che ne so."

Vedete? C'è sempre un momento in cui desiderate chiudere la schermata e andarvi a leggere Emily Bronte. C'è sempre quel passaggio in cui vi chiedete perché state perdendo tempo per queste puttanate, invece di farvi una cultura seria.

"Marinella, ormai capisco quando menti." mi ricorda Mattia. "Non credo che, se fosse veramente un venditore di tappeti, lo chiameresti nel sonno."

"Che cosa?" avvampo. "L'ho... l'ho chiamato nel sonno?"

"Oggi, quando eravamo in camera tua." conferma. "Dormivi, ma ogni tanto ti appiccicavi a me chiamandomi Sayid."

La sua non è una semplice spiegazione; suona molto come una considerazione intrisa di fastidio. E non si capisce se il fastidio derivi da me che mi appiccico a lui nel sonno oppure da me che chiamo lui Sayid nel sonno.

In ogni caso, tutto ciò mi dà un'incredibile vergogna.

"Ehm... scusa, io..." con la mano inizio a portare i capelli dietro l'orecchio, nervosa.

"Guarda che non ti devi scusare." interviene, stizzito. "Sei libera di sognare chi vuoi, volevo solo sapere a chi corrisponde quel nome."

È inopportuno che l'argomento mi sconvolga così tanto, ma forse è perché solitamente non penso mai a Sayid e nemmeno lo sogno. Anzi, in generale, io non chiamo nessuno mentre dormo o, almeno, non che me l'abbiano mai fatto notare.

Il fatto che sia accaduto proprio oggi e proprio mentre ero con Mattia, mi fa sentire a disagio. Mi sembra un enormissimo malinteso: se c'è una persona che da anni disturba il mio riposo, quello è proprio Mattia, e non Sayid. A causa del microcefalo faccio incubi in continuazione, mi sveglio di soprassalto e a volte nemmeno mi addormento.

Ma, logicamente, dovevo inconsciamente pensare a Sayid proprio nel momento meno adatto: non solo dando l'impressione che tra me e lui ci siano stati tutti questi momenti d'affetto (come vi dicevo, le nostre interazioni sono sempre state molto più fisiche che romantiche), ma anche facendo sapere al microcefalo della sua esistenza.

Ecco, questo è qualcosa di cui avrei volentieri fatto a meno: dargli la prova che dopo la nostra mancata relazione, nessuna delle relazioni che ho provato ad avere sia finita bene.

"È un ex." concludo, allora, sperando che la questione si risolva così.

"Di New York?"

"Sì... l'ho conosciuto a New York."

Mattia combatte la curiosità a fatica: "Vi siete lasciati da poco?"

"Sì e siamo anche stati insieme poco. Noi... " mi alzo in piedi, liberandomi della coperta e della scomodissima situazione. "Eravamo troppo diversi, ecco tutto."

"Ma a occhio ti manca."

Faccio un verso con la bocca, sia per sdrammatizzare tutto l'imbarazzo, sia per cercare di mantenere un certo distacco. Non è niente in confronto a quanto mi manca Mattia ed è per questo che mi sento così impedita ad affrontare il discorso.

Tra l'altro, notate come alle volte lo stesso contenuto venga proposto in forme completamente diverse, a seconda dell'interlocutore. Mi riferisco al mio dialogo di qualche giorno fa con Lorenzo, in cui non volevo nemmeno ammettere che tra me e Sayid fosse finita. La storia della pausa era fondamentale per salvare quel concetto di coppia che poteva essersi creato tra me e lui, ora, invece, a distanza di qualche giorno, è addirittura un ex.

"Mi manca, sì, un pochino..."

Lo sguardo di Mattia mi dice che sta per arrivare una meritata frecciatina.

"A te manchiamo proprio tutti, eh?"

Sono o non sono una cazzo di veggente?

"Mattia, se ti riferisci a oggi, in camera..."

"Nah, non serve che lo ripeti. Hai esagerato, non sei stata rispettosa, se potessi tornare indietro non ripeteresti gli stessi errori."

"Sì, ma..."

Anche Mattia si alza in piedi, tornando a sovrastarmi da bravo bullo, troppo alto e muscoloso per non usare a proprio vantaggio il fisico, in mancanza dell'intelligenza.

"Forse prima di dire certe cazzate, dovresti davvero valutare il loro peso." sibila, duro. "Usi l'espressione 'mancare' con molta facilità, ma non hai la minima idea di cosa significhi."

Incredibile... si è arrabbiato perché oggi gli ho detto che mi è mancato e non perché l'ho baciato ben due volte!

"Sì che lo so!" protesto, mentre lo osservo andarsene verso le scale.

"Oh, lo sapresti davvero bene... se solo fossi stata me, negli ultimi cinque anni." e detto ciò, si dirige velocemente verso le scale, con un'andatura che suggerisce che dovrei proprio evitare di seguirlo.

Ribatto inutilmente che è lui quello supponente, dato che incolpa senza sapere che cosa sia successo, ma non ricevo ascolto e ben presto mi ritrovo per l'ennesima volta da sola.

Ecco, per un attimo, solo per un attimo, mi manca davvero Sayid.

Se solo fosse qui ci chiuderemmo in camera e sfogherei tutta la mia frustrazione tra le lenzuola.

Anche se, ancor più tristemente, mi rendo conto conto che alla fine non sarei felice. Più spensierata, certo, ma non felice.

***

SECONDO BREAK

Un faccia a faccia non troppo produttivo, come al solito, ma c'è chi ci potrebbe vedere dei passi avanti. Voi ne vedete?

Disegno di Angelica <3 (alcuni dettagli non coincidono con il testo perché la sottoscritta si è dimenticata di fornirli alla disegnatrice ignara, per cui siete in diritto di preparare i forconi per me)

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E ora, anche per permettere al tempo di passare all'interno del racconto, fermiamoci qualche minuto. Siamo solo a metà, quindi: pipì, pupù, cibo e rispondere a Whatsapp. Fatto? Bene, adesso allora potete approcciarvi a questo di Whatsapp: Zuckerberg ha tirato fuori dal suo archivio, solo per voi, una perla molto molto rara. Ma non ditelo a nessuno, eh! Leggete e... meditate... meditate.


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***

Casa vuota.

Quale pace. Quale serenità.

Oddio, non è che sia proprio del tutto vuota, ma considerando che le persone più caotiche se ne sono andate, la loro assenza si nota in positivo.

Saranno le otto, ormai. I ragazzi sono partiti assieme a Magno per condurlo verso qualche pub; noi ci stiamo preparando per l'addio al nubilato di Gloria.

A dire il vero, non c'è troppo da preparare. Dato che sarà un pigiama party nessuna di noi deve perdere tempo a farsi bella, ma se guardavate Sleepover Club, capirete che un minimo di lavoro pregresso deve esserci.

Per quanto riguarda me, ho scelto un delizioso pigiamino lilla, ricco di fiocchetti antiestetici e orli delle maniche ondulati. Niente reggiseno, rigorosamente, e, giusto per tornare la tredicenne che amavo essere, mi sono legata i capelli in due trecce laterali.

Sento che giù stanno facendo le prove con il proiettore; la voce inconfondibile di Zac Efron echeggia fino al piano di sopra. Eravamo indecise tra Beastly e High School Musical, ma sebbene Alex Pettyfer faccia rizzare gli ormoni a tutte, abbiamo optato per l'ignoranza pura. Bei vecchi tempi, canzoncine che sappiamo meglio dell'Ave Maria e invidia per Gabriella. Sarà una serata fantastica.

Mi avvicino allo specchio scrutandomi e pensando che ne ho davvero, davvero bisogno. Dal mio ultimo faccia a faccia con Zingaretti, l'altro giorno, non ho fatto altro che cercare distrazioni. Ovviamente, con grande insuccesso.

Continuo ad arrovellarmi, a pensare a lui, a vivere un senso di colpa che mi impedisce di fare qualsiasi cosa... persino gioire per la mia quasi assunzione!

In più, mi sono seriamente resa conto di quanto sia grave questa situazione.

Perché?

Perché lui è qui.

Certo, è qui da svariati giorni, ormai, eppure sono riuscita a realizzarlo solo recentemente. Non importa quanto io abbia cercato di imbrigliare i miei sentimenti, di costringere il pensiero a rimanere su una certa traiettoria o di dimenticare tutto ciò che riguarda il passato.

Non è servito a nulla... non è mai servito e ora che ho incontrato nuovamente Mattia, ciò appare ancora più chiaro e inevitabile.

È come quando sai di avere un problema e fai di tutto per scacciare il pensiero finché esso non si aggrava. E allora realizzi che non ha avuto senso sforzarsi per ignorarlo o conviverci, quando avresti potuto impiegare le stesse energie per cercare una soluzione molto prima.

In ogni caso, mi sono tristemente resa conto di come il tempo e la distanza non abbiano affatto mitigato i miei sentimenti. Non è variato nulla rispetto a cinque anni fa, anzi, ora, complici anche i vari trascorsi, sento tutto più intensamente.

E questo vale sia in positivo che in negativo: vedere Mattia mi fa muovere le farfalle nello stomaco, sentire la sua voce mi fa accelerare il battito, essere vittima di un suo sorriso o del suo profumo è ancora quanto di più efficace esista per annullare l'attività cerebrale di una pensatrice come me. Ma, allo stesso modo, percepire il suo risentimento mi carica di sensi di colpa, sentire la sua rabbia mi fa accrescere il doppio di rabbia, rischiare la sua assenza, anche se solo per qualche minuto, mi toglie l'ossigeno.

Se pensavo di combattere questa maledizione piombatami addosso anni e anni or sono, mi sbagliavo di grosso. Penso che non vincerò mai a questo gioco, anche se mi auguro con tutto il cuore, un giorno o l'altro, di svegliarmi e trovare il modo definitivo di fuggire.

"Zia Nelli?" il richiamo di Rachele mi fa voltare verso il letto, dove lei è distesa a leggere un libro che le ho prestato (s'intitola Il sogno americano da Colombo a Obama, dovrei leggerlo per l'esame, ma spero che Rachele lo riassuma per me. Le ho detto che era una storia divertente).

In ogni caso, la sua attenzione non è sul libro, ma rivolta alla persona presente nella stanza, oltre a noi due. Difatti mi sta indicando Davide, che è entrato senza bussare e ha iniziato a rovistare nella mia valigia, senza nemmeno chiedere il permesso.

"Che fai?"

Naturalmente, assordato com'è da quelle cuffiette, nemmeno mi sente, così mi avvicino a lui e gliene tolgo una bruscamente.

"Ti ho chiesto che stai facendo."

"All'andata ti sei fregata le mie gomme da masticare. Me le riprendo." Davide sfila la mano dalla mia valigia e mi pianta il pacchetto di Vigorsol davanti alla faccia, agitandolo fastidiosamente.

"Oh mio Dio." sbuffo, allontanando malamente la sua mano. "Non riesco a credere che tu sia davvero così infantile."

"O invece sei tu ad essere troppo vecchia."

"Non sono vecchia, Davide. E piantala con queste stupide ripicche!"

Davide mi mostra molto tranquillamente il dito medio, poi usa la mano per infilare una chewing gum in bocca, mentre con l'altra si rimette la cuffietta. Buon Dio. Se avete mai avuto un fratello/sorella adolescenti, capirete la mia urgentissima voglia di prenderlo a vergate in pieno volto.

Specialmente ora che mastica la gomma come fosse una coscia di orso, a due centimetri dal mio viso, appositamente per darmi fastidio.

Qualcuno mi trattenga dal picchiarlo forte.

"Sparisci dalla mia camera." ringhio, sentendomi già prudere le mani.

Vedete, tutto questo astio deriva da un piccolo screzio, risalente a circa un'ora fa. Non avrei mai pensato che potesse rappresentare tutto questo dramma per Davide, ma a quanto pare non avevo fatto i conti con il suo unico neurone, nonché re senza sudditi della pubertà.

Me ne stavo comodamente in camera a intrecciarmi i capelli, quando con la coda dell'occhio ho avvistato un'ombra passare davanti alla mia porta aperta. Riconoscendolo, ho chiesto a mio fratello dove stesse andando e lui, in tutta scioltezza, mi ha risposto: "All'addio al celibato di Magno, con Marco e gli altri."

Così, aggiungerei, giusto perché non sono un minorenne che non può entrare nei pub e bere alcol.

Ma il peggio era nel vestiario da fighetto. Ossia, ciò che prevede il kit del sedicenne medio: jeans a vita bassissima strappati sulle ginocchia, mutanda di Calvin Klein in realtà presa su AliExpress, polo nera, bracciali di gomma indicatori di carattere festaiolo e, naturalmente, le Stan Smith guadagnate in tre anni con le pulizie in casa.

"E a chi avresti chiesto il permesso, di grazia?" è stata la mia lecita domanda.

"A me stesso medesimo. Sulla Bibbia dicono che non è un peccato, quindi puoi salutarmi a cuor leggero. A più tardi!"

"Non osare fare un altro passo, Davide Argenti."

E così, molto a ricalco del mio modello materno, ho raggiunto Davide e l'ho tirato per il colletto della maglia, dentro la mia stanza.

Mia madre, quando eravamo piccoli, ci lasciava molte libertà e tutto lo spazio che secondo lei il nostro sviluppo creativo/cognitivo richiedeva. Mia madre è un po' Satana e un po' hippie, forse per questo io sono diventata un tale casino.

Ma se io sono cresciuta come una specie di scarabocchio emotivo, Davide ha sviluppato la sua personalità tramite atti molto spesso ribelli e in preadolescenza direi addirittura anarchici. È sempre stato un tipo estroverso, ma di certo mia madre non avrebbe pensato che un'educazione meno rigida l'avrebbe trasformato in un criminale.

Ogni genitore compie degli errori, e sicuramente i miei se ne sono accorti fin troppo bene. Non smettono mai di darsi la colpa per come Davide sta crescendo in modo problematico, addirittura passando sopra alla sua stessa indole, dimenticandosi che non è solo a causa di com'è stato cresciuto, ma anche di com'è fatto, se alle volte diventa seriamente intrattabile.

Il problema è che lui ha fame di tutto: specialmente, come spesso accade, dei cibi proibiti.

Davide è curioso, dinamico, vivace. Non sopporta di essere comandato, ma soprattutto ingabbiato e costretto. Perciò ogni buona regola è per lui un qualcosa da dover rompere. Ovvio, no? Aggiungiamo pure che è in una fase infame della crescita e che, oltre ai suoi vari disagi psichici, ha anche gravi problemi a relazionarsi con i suoi coetanei.

Insomma, niente di più promettente per un possibile sequel thriller.

Per questo motivo, la nostra discussione ha raggiunto toni elevati fino al punto in cui ho dovuto ricattarlo. Gli ho detto che non sarebbe andato in giro per pub, oppure l'avrei raccontato a mamma e papà. Certo, ci sono cose più gravi di uscire con degli amici più grandi e fare qualche cazzata, ma io conosco Davide. Non puoi dargli una scintilla senza aspettarti che ne faccia subito un falò. Ve lo spiego meglio: Davide fa delle stronzate davvero, davvero pesanti, come farsi sospendere da scuola, farsi denunciare dalle ferrovie dello stato e farsi allontanare dai suoi amici. E solo perché ne ha assaggiato prima il sapore... solo perché non ha saputo contenersi, e ha voluto sempre di più, sempre meglio.

Si parla metaforicamente, ovvio, ma il concetto è semplice. Come per la sua bocciatura, perché un giorno ha sfidato per scherzo un professore e poi ha continuato con gli altri, diventando mano a mano più pesante, ottenendo le antipatie di chiunque, preside compreso.

Naturalmente non ha capito l'intento di protezione, buonsenso e responsabilità dietro il mio divieto per questa sera, e non ha fatto altro che accusarmi di essere vecchia, di non dargli fiducia e di essere esattamente come gli altri. Ma come posso non temere che l'uscita con i grandi lo spinga a voler fare il grande, nel modo sbagliato e prematuramente? Come posso sperare che questa volta rimanga nei confini? Non lo fa mai.

E io dovevo fare la psicanalista, non la linguista, diamine.

Quindi è passato alla fase tragedia e, come al solito, ha iniziato a sparare accuse contro, praticamente, l'intera umanità. Che non lo capisce, che lo tratta come un bambino, eccetera eccetera eccetera. Ha incolpato pure Rachele, la quale non aveva ancora aperto bocca.

Infine, al termine della scenata, se n'è andato furioso, accettando per forza la mia imposizione.

Ma, ovviamente, non è per nulla finita qui. Ora si prospettano giorni di: ripicche, dispetti, musi lunghi e frecciatine. Fino alla prossima ribellione. E il ciclo continua.

Infatti, quando Davide leva finalmente le tende, mi sento in super diritto di sospirare sonoramente. Non ho la più pallida idea di come i miei riescano a gestirlo senza uscire di testa, ma confido nel fatto che facciano ancora sesso sfrenato per sfogarsi, oppure prima o poi lo molleranno in un riformatorio.

Per fortuna, lo sento rinchiudersi nella propria stanza (naturalmente dopo aver violentemente sbattuto la porta) e decido di rimandare a più tardi il confronto faccia a faccia, in cui tento inutilmente di farlo ragionare.

"Perché non lo lasci andare?" mi domanda Rachele, puntandomi contro i suoi innocui occhi blu. Ovviamente è furba come il serpente del peccato originale, ma non ve lo farà mai capire.

"Perché è ancora piccolo."

"Gli hai detto che i ragazzi vanno solo a ubriacarsi e guardare culi. Ma anche lui è un ragazzo."

"Si ma è un ragazzo ancora in fase di costruzione, quindi non abbastanza grande per andare con loro. E comunque è sederi, non culi. Ho sbagliato."

"Quindi è veramente così? Papà sta andando a ubriacarsi e guardare culi?"

Maledizione.

"No, lui non beve e poi non ci sono sederi, ma solo donne vestite in modo provocante." mi fermo, rendendomi conto di aver completamente sbagliato l'organizzazione del discorso.

Rachele mi fissa, assolutamente poco raccomandabile con quei suoi ricci selvaggi e il libro di cultura americana sotto il mento.

"Senti." Satana, vorrei aggiungere. "Tuo papà è lì solamente per controllare. Non berrà e non guarderà donne, gli altri invece si divertiranno solo un po'. Davide è sotto la mia responsabilità e, in quanto tale, sta esattamente dove gli dico di stare."

"Capito."

"E tu non dire a nessuno che abbiamo avuto questa conversazione, è chiaro?"

"Se tu mi lasci giocare a nascondino per la villa, assieme a Fil e Vitto."

Indugio un secondo sul suo viso demoniaco. Il ricatto non è male ed è addirittura opportuno, dato che sia Cris che io ci chiedevamo come sbarazzarci dei minori a carico per poterci godere appieno la festa. Così avviso Cris: lei pare d'accordo e quindi diamo il permesso ai marmocchi di girovagare, a patto che non si ammazzino o rompano cose.

Pure Gloria sembra non avere troppi problemi a riguardo, anche se una sfumatura preoccupata le circonda le iridi solo per un attimo. Tuttavia, a tutti noi serve innegabilmente un momento di relax totale, quindi alla fine optiamo per l'hakuna matata generale.

Niente bambini, niente fidanzati, niente ex-cotte per cui ancora moriamo dentro. Sarà la serata migliore del secolo.

Quindi scendiamo allegramente al piano di sotto, dove entro poco ci raggiungono tutti e si può cominciare a guardare il film. E va bene, forse scegliere High School Musical non è stata la mossa più matura che potessimo fare, ma, ehi, almeno fino a metà è davvero divertente.

Dopodiché, la birra comincia a scaldare gli spiriti e il film passa in secondo piano. Inutile dire che io mi sono tenuta a debita distanza da qualsiasi bevanda facesse più di zero gradi d'alcol, ma lo stesso non è stato per gli altri presenti, che ora hanno definitivamente lasciato perdere Zac Efron e si sono messi a fare un gioco stupido.

Che 10^A è senza giochi stupidi?

Vacca se n'è andata ancor prima che stappassimo le bottiglie; si è lamentata che il film faceva schifo, che la serata era noiosa e che, fondamentalmente, non c'erano uomini per divertirsi. Be', eccetto Lori, ovviamente, ma Lori è pur sempre Lori.

Alla fine di tutto il suo travaglio emotivo, il nostro caro Castelli ha capito dove si orienta la sua bussola e cioè... sia ad Est che ad Ovest. Lorenzo è bisessuale - finalmente sembra esserne sicuro - anche se ciò non comporta che Vacca sia attratta da lui. Né tanto meno che lui sia ancora attratto da me.

Ah... quasi quasi rimpiango quei tempi. Ora sembra solo odiarmi... più o meno come tutto il resto del mondo.

Scusate. Momento vittimismo.

Ma tornando alle cose serie, il fatto che Vacca non ci sia, che io non beva, che Cris non possa bere e che Shy non voglia bere fa sì che in tavola ci sia un bel po' di roba da spartire. Pochi stomaci uguale tanta euforia e, se fino alle undici sono stati tutti bravi, da poco è subentrato il ma sì, finiamole, hakuna matata che li farà ubriacare come animali. Difatti, il suddetto gioco stupido è andato degenerando di minuto in minuto.

Dapprima, seguiva semplicemente le orme di un obbligo o verità, mentre adesso è diventato un dire, fare, baciare in versione non adatta ai minori di diciotto anni. Ringrazio il Cielo che Davide stia ancora facendo il nobile offeso e che quindi non sia voluto scendere a partecipare. Per quanto non ci siano dubbi sulla sua vasta conoscenza sessuale, ascoltare certe storie è davvero diseducativo.

Dio, avreste dovuto sentire che cosa ha appena raccontato Gloria.

"È stata la volta in cui sono andata più vicino al farmi odiare da questa famiglia. Se solo ci avessero scoperti..." ridacchia la sopracitata, con la voce alterata dall'alcol.

Ok, siete lettori fedeli, non vi meritate certi tagli, quindi ve la farò breve. La prima volta in cui Gloria ha provato il vestito della madre di Magno si è messa a piangere per la disperazione. Secondo lei - e secondo il mondo intero - era orrendo e il pensiero di doverlo indossare per forza l'aveva demoralizzata. Quindi Magno, da bravo maritino, ha cercato di tirarle su il morale. Si sono coccolati, e poi baciati, e poi... be', da cosa nasce cosa.

Quello che vi dirò è il risultato e non il come abbiano fatto a ottenerlo (quello è ciò che ritengo un cattivo insegnamento sia per Davide che per voi): i due piccioncini hanno macchiato il vestito.

Immagina, puoi.

Non avendo il coraggio di portarlo in lavanderia, hanno semplicemente aspettato che la macchia si asciugasse e ora il vestito è bianco. Come la maggior parte dei vestiti da sposa, solo che gli altri vestiti da sposa sono tinti chimicamente di bianco e non naturalmente. Non so se mi spiego.

"Gloria!" Cris si tiene il pancione e ride convulsamente. "Dai, io ne avrei approfittato per bruciare quel vestito e comprarne uno che non sembrasse uno scopino del cesso!"

Ilenia annuisce vigorosamente: "O più che altro, che non sembrasse un preservativo bianco perlato anni '50. Ti sta addosso come se avessero aspirato l'aria tra te e il tessuto. Un sottovuoto con le balze, praticamente."

"Avevi già reso l'idea a 'preservativo perlato'."

"Penso che il sarto quella volta volesse vendicarsi per non aver potuto seguire la sua vocazione da sollevatore di zolle." osserva Lori. "Avrei potuto disegnarlo io."

Gloria ride, ma piagnucola allo stesso tempo, rossa in viso: "Te l'avrei fatto fare volentieri, ma non posso. Mia suocera ci tiene troppo e nemmeno Magno vorrebbe darle un dispiacere."

"Quindi ti sposerai con addosso un preservativo sporco. In vari sensi." riassume Patrizia.

Tutti fanno una faccia schifata e Gloria arrossisce ancora di più: "Ti prego, ora tocca a te."

Le passa la benda e Patrizia se la lega attorno agli occhi. Quindi Gloria apre la mano davanti al suo volto e pronuncia: "Dire, fare, baciare, lettera o testamento?". Patrizia va a tentoni, finché non trova una delle cinque dita, il mignolo, che corrisponde a testamento.

È fortunata, dato che testamento è una delle scelte meno compromettenti di questo gioco. Ti obbliga semplicemente a ricevere una punizione, infatti Patrizia si ritrova con un bicchiere d'acqua vuotato in testa, ma tutto sommato non va oltre quel fastidio. Per carità, per lei è un vero dramma, dato che i duecento chili di matita le si sciolgono fino al mento, ma rispetto ad altri non può proprio lamentarsi.

Il dito anulare, quello che corrisponde a lettera, è l'altro pegno facile e tocca, subito dopo, a Federica. Qualcuno le disegna una lettera sulla schiena e lei la indovina, quindi si risparmia un pugno in mezzo alle scapole. Anche a me capita la stessa sorte, dopo aver stretto l'anulare di Fede, ma, al contrario di lei, non capisco la lettera e quindi mi percuote. Oh, quella ragazza ha così tanti conti in sospeso con la sottoscritta.

Finalmente tocca a me proseguire. Sottopongo al giochino il buon vecchio Lori e, proprio come desideravo, mi prende il pollice: dire. Dire è come la versione avanzata di obbligo o verità, dove obbligo e verità si fondono e tu sei obbligato a dire la verità. Adoro.

"Lori."

Il biondo è pure ubriaco. Adoro ancora di più.

"Dimmi la tua classifica dei ragazzi della classe, in termini di chi ti faresti di più."

Lorenzo, prevedibilmente, fa gli occhi da gufo e ride. Sa di essere stato incastrato.

"Be'... " fa un po' il vago, giusto per non sembrare troppo maniaco. "In cima alla classifica, direi Magno. Con tutto il rispetto, Glo."

Lei si chiude nelle spalle. Ve l'ho detto: non è consapevole di star sposando Dio.

"Poi, ehm..." Lorenzo si gratta il mento, sembrandomi terribilmente imbarazzato e carino. "Direi, Tommaso."

E qui ho sentito tutto ciò che volevo sapere. Lorenzo è ancora cotto. Direi innamorato pazzo. Molto bene: ho un sacco di materiale su cui lavorare per riassestare una vecchia coppia e possibilmente riconquistare l'affetto del mio migliore amico.

"E di Lionel che mi dici?" intervengo, ottenendo i lamenti di chi era interessato a sapere il terzo classificato. Devo scoprire fino a dove è salito il mercurio nel gelosometro di Lori; devo capire se procedere per vie più o meno dirette.

"Lionel non è della classe." mi fa notare lui, incrociando il mio sguardo con un certo sospetto.

"Be', ma così per sfizio. Cosa ne pensi? Te lo faresti?"

"No."

"Una volta non la pensavi proprio così."

"Nelli." la gomitata tra le costole da parte di Fede mi fa perdere l'uso del polmone sinistro, ma mi restituisce un po' di bontà d'animo. In effetti Lorenzo non sembra troppo geloso di Lionel... il che è strano, eppure la sua espressione non mente.

"Beh, comunque non importa." ritratto, rivolgendomi a Lorenzo e quasi scusandomi per l'insistenza. "E comunque sono d'accordo con te."

"Una volta non la pensavi così." ribatte argutamente lui, con mezzo sorriso, poi grazie al cielo cambia argomento. "Per quanto riguarda il resto della classifica, in seguito direi Pierpaolo, poi Francesco, Mattia, Amerigo e... Cris, perdonami, ma Diego è l'ultima persona sulla Terra con cui vorrei avere un rapporto."

Come Gloria poco fa, anche Cris si stringe nelle spalle. Lei è molto consapevole di stare con Diego The Vallinator Vallicroce ed è estremamente felice di ciò, nonostante sia praticamente come avere un terzo figlio. O, per meglio dire, un quinto figlio, dato che ne ha già due e sta aspettando una coppia di gemelli.

I Vallicroce invaderanno il pianeta.

La sfida di Lori termina con i vari pareri sulla sua classifica, dopodiché lui sceglie Ilenia per continuare il gioco. Lei stringe il dito indice, fare, e Lorenzo la obbliga a recitare la scena che le esce peggio dello spettacolo che sta preparando. Ilenia dice che è quella del bacio e così passiamo un quarto d'ora a guardarla limonare l'aria.

Mi scuso per la finezza, ma dopo infiniti minuti di preliminari tra Ilenia e un fantasma, si perde la pazienza. Ed è brava, eh, molto brava, solo che non è toccante come se l'avesse fatto sul palco e insieme a qualcuno.

"Vedete?" si lamenta Ilenia, sistemandosi i codini. "Nemmeno le vostre facce riescono a nascondere la noia! Guardate Nelli!"

Tutti si girano. Ma perché sono sempre così interpretabile?

"Macché noia! Ile, sei bravissima!"

Un Nobel, signori. Un Nobel per la falsità.

"No, non è vero. È da mesi che la provo! Da sola, con gli altri attori, addirittura con il regista, ma..." Ile è scioccata per la non riuscita della scena, noi perché si è passata l'intero staff. "Non so che cosa manchi. Non c'è spessore, non c'è la... la..." stringe l'aria, con fare appassionato. "La scintilla."

Per evitarci l'ennesimo monologo di Ilenia, facciamo proseguire il gioco, in poche parole ignorandola. Così tocca di nuovo a Gloria e scopriamo altri dettagli che la preoccupano circa il matrimonio, come il fatto che il pasticcere le abbia chiesto un sacco di soldi per la torta, che le fedi non siano ancora state sistemate e che l'orchestra abbia un concerto a Roma la sera prima e potrebbe arrivare in ritardo. Soluzione: la costringiamo a bere un'altra bottiglia e si canta insieme: We're all in this together, and it shows where we stand, hand in hand, make our dreams come truuuuuuue...

Gloria propone come turno successivo Eva e quella, fortunata come pochi, si salva con il testamento. Dunque la puniamo con alcuni pizzicotti sulle braccia, delusi in parte dal fatto di non aver potuto estorcerle informazioni, e poi lei si affretta a scegliere la sua vittima.

È Shy, e il fatto di essere la prescelta di Eva è solo una sciagura. Difatti, guarda caso, le capita il dito medio. Prima di lei, nessuno aveva beccato baciare e ora mi chiedo se il buonsenso agirà da freno, o se questo addio al nubilato prenderà pieghe ancora più preoccupanti.

Eva sogghigna e io già capisco che è la seconda.

"Oh, vediamo un po', cara Shymée. Devi baciare... devi baciare..."

L'occhio devastatore di Eva cade su Ilenia e allora si ode in lontananza il suono di una risata malefica durante un temporale: "Devi provare la scena del bacio con Ile."

Sapevo.

Ero sicura che gliel'avrebbe fatto fare.

Eva è un mostro. Dio solo sa quanto gliela faremo pagare quando arriverà quel suo Luca. Mi vendicherò di tutte le angherie subite dalla prima superiore a oggi. E sono tante. Sarà bello. Sarà come quando vedi crepare quella vecchietta acida che dà la mela avvelenata a Biancaneve.

Mi sto pregustando la soddisfazione.

Shy e Ilenia si scambiano uno sguardo fugace, prima di abbassare entrambe gli occhi e puntarli al suolo con disagio. Qualcuno allora tenta di sdrammatizzare e propone e di far baciare a Shy una colonna o la mano di qualcuno, ma Eva è irremovibile. Vuole che siano le due persone che ha scelto e vuole, soprattutto, cito, vedere la lingua.

Immagino che a questo punto una delle due si rifiuti con uno sclero pazzesco e propini a Eva una bella ramanzina, invece Ilenia pare piuttosto risoluta sul da farsi.

Si alza in piedi, si dirige nel punto in cui si trovano Shy ed Eva e si porta le mani ai fianchi: "Ok. Dunque. La scena è questa."

Afferra Shy per le spalle e conduce verso un lato del tavolino di vetro (sì, quello su cui era accomodato il microcefalo). La fa inginocchiare e le prende i polsi per far distendere e braccia sulla superficie.

"Tu sei Lancillotto, io Ginevra." spiega, sistemandosi pure lei nella stessa posizione, ma al lato opposto. "A causa della nostra relazione fedifraga, mio marito, Artù, è morto. Ora lo stiamo compiangendo sulla tomba, ma tutto sommato io ero stufa di farmi un megalomane e tu te ne sbatti perché io ho le tette in esposizione. Così, ci prendiamo le mani, guarda come..."

Ilenia distende le braccia sul tavolino e afferra le mani di Shy con le proprie (prima, mentre provava da sola, non capivo molto bene cosa stesse facendo... avevo ipotizzato che fosse una contadinella in piena muggitura di un bovino). Fa in modo che le loro dita si allaccino e poi si sporge verso di lei, facendo effettivamente risaltare il balcone.

È vero, indossa semplicemente un pigiamino, ma ci sono persone che risulterebbero provocanti anche con un sacco addosso e altre che per essere provocanti hanno bisogno dell'intercessione di un santo. Tossicchio internamente. Mi sto riferendo a me stessa e alla mia tragica mancanza di sex appeal.

"Ora, io mi sento attratta da te, perché tu mi stai guardando dritto negli occhi con crescente coinvolgimento." prosegue Ilenia. "Shy! Devi guardarmi!"

"Perdonami, Ile, ma io no so come... io non ho mai..." Shy sta guardando ovunque, imbarazzata, e le sue mani sembrano volersi ritrarre dalla stretta decisa di Ilenia.

"Non hai mai che cosa?" chiede la rossa, leggermente maliziosa.

"Recitato."

"Oh, è solo una scena, Shy." la rassicura lei con un sorriso. "Sul palco non hai nulla da temere. Ora, dicevo, guardami."

La mora mugola qualcosa, facendosi piccola tra le onde dei capelli, ma lentamente alza lo sguardo e incrocia quello di Ilenia.

"Per Dio, Shymée, devi guardarmi come se mi amassi!" la rimprovera. "Sei Lancillotto, non il pulcino Pio e io sono Ginevra! Hai appena mandato sotto terra il re più amato di Camelot per queste!" Ilenia lascia brevemente le mani di Shy per radunare il suo petto e metterlo ancora più in esposizione.

"Allah." mormora la mora, coprendosi il viso.

Ed è chiaro che non sia un paio di tette a scandalizzarla, ma credo che, come tutti, sia leggermente sopraffatta dall'esuberanza artistica di Ginevra, qui.

"Sentiti Lancillotto e fammi sentire la tua Ginevra!" tuona quest'ultima.

Poi afferra nuovamente le mani di Shy, stringendole ancora più forte e si sporge così tanto da sfiorarle il naso. Se fossi io, mi sarei già strozzata con la saliva, come minimo, infatti Shymée diventa paonazza ed esita immobile a due centimetri dalla faccia di Ilenia. Ma, alla fine, rizza la schiena e in un moto di coraggio riesce a sostenere il suo sguardo.

Oddio, ora si baciano sul serio.

E il momento è così intenso, così pregnante, che persino il tablet di Eva, alto allo zenit per poter riprendere la scena, si abbassa, lentamente. Gli occhi della mia compagna sono fissi sulle due attrici, desiderosi di sapere se lo faranno.

Gli occhi di tutti non si bagnano, nemmeno una volta, lasciando le palpebre ben spalancate, finché Shy e Ile non si baciano per davvero.

Non so se ci dovesse essere una pausa più lunga. Non so se Lancillotto avesse dovuto prendere l'iniziativa, o se invece spettasse a Ginevra. So solo che c'è stato un secondo in cui gli sguardi dei due personaggi sono vissuti attraverso quelli di Ile e Shy e poi entrambe, in perfetta sintonia, hanno inclinato la testa in avanti e hanno unito le loro labbra.

Increduli e intontiti dalla magia della scenetta, tutti noi spettatori non osiamo fare un fiato.

Il bacio di Shy e Ilenia rimane sospeso per un attimo sulle loro bocche, imbarazzato, ma poi si irradia attraverso i loro corpi, e lo si vede nel momento in cui le loro dita, ancora intrecciate, si chiudono con uno spasmo. Non si esaurisce per niente nell'attimo di tensione. Ancora una volta non so se sia nel copione, o se si tratti di improvvisazione, ma il tutto diventa ben presto appassionato e... lungo, molto lungo.

Ma non è quella lunghezza anonima che mi ha annoiato prima. Stavolta c'è davvero la scintilla.

Non è strano che siamo tutti molto stupiti, infatti. Osserviamo il bacio in assoluto silenzio, tanto che si sentono distintamente gli schiocchi delle labbra e il suono della saliva quando, come Eva aveva richiesto, le ragazze usano la lingua.

Non è affatto come vedere due uomini, o un uomo e una donna baciarsi. No, no. Oh, no, se non lo è. Come solo due ragazze sanno fare, è una delle espressioni d'affetto più dolci e passionali di sempre. E anche se è molto difficile distinguere la linea di separazione tra finzione e realtà, credo che tutti i presenti siano concordi sul fatto che questo è il più bel bacio del mondo. O, meglio... be', di Camelot, ecco.

Improvvisamente vorrei amare una donna.

E invece subito dopo mi rendo conto che mi è toccato un microcefalo. Vaffanculo.

Finalmente, le ragazze si distanziano l'una dall'altra e in un secondo i loro occhi tornano a rispecchiare le anime di Lancillotto e Ginevra. Poi, Shymée scioglie la stretta e nasconde le mani dietro i capelli, l'esigenza improvvisa di sistemarsi il colletto del pigiama.

Ilenia tossicchia: "Lancillotto, mio amato, mio salvatore."

Non so dove trovi la vocazione dopo un bacio così. Io avrei il cervello polverizzato.

"Artù non sarà morto invano: sarà un amore, già sepolto da tempo, che lascia il posto a un germoglio più verde e più sano. Quello della vita. Che esso ci dia il coraggio di accettarlo, tra la sofferenza, e di incontrarci di nuovo, prima di morire, a nostra volta, un giorno."

Bravo! esclamo con accento francese nella mia testa, mentre nella realtà le batto le mani.

Ma sono l'unica. Quindi la smetto immediatamente.

In realtà, negli sguardi degli altri c'è dell'altro oltre all'ammirazione. Qualcosa che questo bacio ha provocato a tutti. Emozione? Coinvolgimento? No, non basta.

Direi... direi eccitazione, ecco.

E non fraintendetemi, a me non piacciono in quel senso né Ile né Shy, ma è stato qualcosa di così trascendentale, di così etereo e perfetto che non posso non pensare una sola cosa.

Sesso.

Sesso sesso sesso sesso sesso.

Ve lo detto che mi si sarebbe polverizzato il cervello.

Quindi mi affretto a mettermi in piedi e fuggire dal cerchio imbarazzato di gente (molto probabilmente tutti stanno pensando la mia stessa cosa). Infatti, assieme a me si dileguano anche Cris, Patrizia e Shy, mentre Fede tenta malamente di sdrammatizzare con un aneddoto sui cavalli (la regina del fuori luogo). Io tossicchio camminando all'indietro: "Vado a dare una controllata ai bambini!"

In realtà, mi defilo al piano superiore, verso il bagno.

Mio Dio! 

O... Allah!

Mi chiudo all'interno del bagno per un po', mi bagno il viso e rifletto su quanto sia fisicamente in necessità di sfogare qualche buon vecchio istinto. Dopotutto, ho fatto sesso l'ultima volta... un mese fa.

Ok, ora ci sarà un malinteso.

No, non sono una che dopo un mese di inattività va in astinenza. Anzi, se è per questo, vi posso garantire che sono durata anche molto di più, ricaricandomi di tanto in tanto con Federica.

...oddio, no.

Un altro malinteso.

No, non è come pensate. Intendevo Federica, come Federica la mano...

Insomma, non Federica l'amica vera.

Sbuffo addosso al mio riflesso sullo specchio. Quanto casino c'è nella mia testa? Quanta confusione faccio?

Per distrarmi estraggo il telefono e mando un messaggio a Marco, magari sperando di dirigere la conversazione verso la fatidica domanda: come sta andando l'addio al celibato? Leggasi: quella sciacquetta della Trepalle si sta comportando bene? Leggasi: Mattia non è ancora stato abbordato da nessuna?

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(momenti social creati da Ellie)

Esco dal bagno, pensando che il mio risveglio ormonale da ninfomane non dipende da me, né da chissà quali periodi di calma. È colpa di Mattia, tanto per cambiare.

Mi è partito l'ovaio pazzo da quando l'ho rivisto e ora faccio gli strip in camera da letto e mi eccito per un bacio saffico. Ho bisogno di un bagno nell'acqua gelata, o di qualcuno che svolga la stessa funzione di Sayid. Al più presto, prima che salti addosso a quel microcefalo.

Oh mio Dio. Ho davvero appena pensato di saltare addosso a Mattia? Ma che mi prende?

Allah. Allah, aiutami tu.

Cerco di scacciare questo brutto pensiero con tutta la forza di volontà, mentre la mia concitazione accresce, quando al passare per il corridoio, sento degli strani rumori.

Mi sembrano... mi sembrano mugolii, gemiti.

Oddio. Sento le voci.

Oh mio Dio, sono diventata come Giovanna D'Arco mista a Diego Vallicroce.

No, ma aspettate un momento.

Non me lo sto immaginando. I mugolii ci sono davvero, qualcuno sta davvero facendo...

Mi fermo davanti alla camera da cui provengono i suoni e mi affaccio alla fessura della porta.

Quello che vedo, anzi, che intravedo solamente, per mia fortuna, mi fa trasalire, ma allo stesso tempo pensare che avrei dovuto aspettarmelo. Che era scritto nel destino di questa serata, che, mentre tutti ce ne stavamo al piano di sotto a bere e fare cazzate, tutto questo sarebbe ovviamente successo.

Era prevedibile, era ovvio.

Certo, estremamente sbagliato, ma davvero ovvio.

E mentre voi cercate di indovinare, io mi faccio il segno della croce.

Dio, o Allah, saranno molto, molto incazzati adesso.



***

Devo assolutamente spiegare, prima che qualcuno mi dia fuoco o istituisca l'Inquisizione 2.0 (sono una paracula, lo sapete)

Questo capitolo è un GIOCO, l'ho scritto senza la minima intenzione di offendere/criticare/mancare di rispetto alle religioni, alle varie divinità e ai concetti più puri che queste esprimono. Il sottofondo delle vicende è l'intreccio scherzoso di alcuni luoghi comuni che spesso vengono trattati nei dibatti e nei programmi tv che mio papà si guarda impedendo a me e mia sorella di seguire Bake Off. Ahah. No, scherzi a parte, spero che si sia capita la leggerezza di spirito con cui si è giocato con i concetti di sacro e profano per tutto il capitolo e specialmente nel finale, non chiaro, ma intuibile.

Non nego di aver anche riempito il capitolo di informazioni: a partire dalla prima parte, dove trovate un ritmato recap delle vite dei ragazzi della 10^A, passando poi per il faccia a faccia tra Nelli e Mattia e concludendo con Davide che sclera e le ragazze che... fanno cose. Ah, e non ci mettiamo in mezzo i momenti social! XD Se non erro, è il capitolo più lungo finora, anche se il prossimo lo batte. Insomma, vi avevo avvertito che Io e te 3 avrebbe avuto meno capitoli, ma più lunghi e intensi! Nel prossimo passiamo le 12 mila parole O.O

Vi lascio le solite domande, anche per fare un po' il punto della situazione.


1) Amerigo e Patrizia amici, Eva fidanzata e Francesco single. Nessuna di queste realtà mi convince.

2) Nella prima parte del dialogo tra Nelli e Mattia, c'è qualche parvenza del fatto che siano cresciuti? Oppure non notate alcuna differenza tra il "copione" delle vecchie discussioni e le nuove?

3) Vi aspettavate che Mattia facesse a Nelli proprio quella domanda? XD

4) Se siete fratelli, siete maggiori o minori? In ogni caso, chi capite di più fra Davide e Nelli?

5) Che ne pensate di Lorenzo? Secondo voi è ancora in qualche modo preso da Tommaso o si tratta dell'ennesima fantasia di Nelli?

6) Ilenia e Shymée - scatenate l'inferno.

7) Ma chi / che cosa avrà visto Nelli???

Lo sapremo nella prossima puntata!

La quale si può considerare davvero una chicca XD Un classico alla 'io e te'. Non dico altro.

Per quanto riguarda le tempistiche, dunque: il capitolo è già pronto perciò potrei tranquillamente postarlo online fra 10 giorni, ma 10 giorni significa verso il 5 novembre e proprio in quella settimana non sono in Italia XD Se tutto va bene, dal 2 al 6 progetto di fare un viaggio in Germania e Austria, quindi se non vi rompe troppo penserei di pubblicare attorno al 10. Che ne dite?

So che così tra il capitolo attuale e il prossimo avrò rallentato di un po' la pubblicazione, ma almeno nel frattempo potrò recuperare con i nuovi e organizzarmi decentemente :)

Detto questo, io non avrei più nulla da aggiungere. Ovviamente i soliti ringraziamenti a beta e grafiche, persone preziose <3, e a voi che non mancate mai di recensire e commentare. Un' info meno importante riguarda una cosa che forse avrete già visto se mi seguite sui social. In questo cap avrei dovuto parlarvi di una collaborazione che ho fatto con Firmoo, un'azienda di occhiali da vista, ma per quanto i miei propositi fossero buoni, ho dovuto rimandare. Ho a malapena finto i disegni e i momenti social in tempi decenti, figuriamoci se avrei avuto l'occasione di fare una recensione di qualsiasi tipo! Per non ritardare ancora di più la pubblicazione di questo cap, ho deciso che posticiperò Firmoo al prossimo e che per farmi perdonare anche da loro magari al più presto farò un video o una diretta per rendere giustizia agli occhiali fantastici che ho ricevuto e che ormai hanno sostituito i miei vecchi.

Voi comunque andateci a fare un salto sul loro sito, specialmente se siete talpe come me: Firmoo

Vi lascio con i miei contatti e... solo per questa volta, in via del tutto eccezionale, con uno spoiler dal prossimo capitolo!

***

"Perché è un circolo vizioso!" Mattia si è leggermente abbassato e i suoi occhi sono quasi alla mia altezza. Si sono ancorati ai miei e hanno preso il controllo della situazione. Devo ammettere che scrutandoli mi infondono una certa... disciplina. Ho appena avuto un brivido o sbaglio?

"Spezza quel circolo, Marinella." questa frase, a differenza delle altre, è pronunciata con una certa fermezza.

Signor sì, signore! verrebbe quasi da rispondere, ma poi mi rendo conto di essere una disagiata.

Non sapendo bene come reagire a questo consiglio barra ordine barra rimprovero, mi concedo qualche attimo di nulla. L'unica azione che compio è continuare a fissare gli occhi di Mattia da vicino, forse troppo vicino, e rievocare il ricordo di qualche giorno fa, quando l'ho baciato senza pudore. 


***


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