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Autore: Vulpes Fennec    26/10/2017    1 recensioni
Ispirata dalle parole della vecchia canzone di Claudio Villa " La capinera" e la serie animata "Miraculous Ladybug & ChatNoir".
Tratto dal testo:
"... I monelli giocavano per strada, e tra di loro una bambina dalla chioma corvina cercava di riprendere un nastro cremisi, che faceva coppia con uno che le teneva metà dei capelli raccolti in un codino.
La bambina mi osservò sorridendomi, ..."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il mattino seguente, al mio risveglio, mi ritrovai ad un palmo di naso con il candido viso di Marinette ed ai miei occhi sembrava un angelo sceso in terra. 
Osservarla era sempre un sobbuglio di emozioni e rimproveri nella mia testa.
Baciai dolcemente le sue labbra che erano come boccioli di rosa.
Era un magnifico sogno ad occhi aperti, poco opportuno e magnifico, ma non avrei rovinato il nostro rapporto per questo ed anche se i miei sentimenti fossero divampati mi sarei trattenuto pur di non perderla per un momento di  avventatezza.
Mi alzai dal letto, onde evitare di inciampare nuovamente in fantasie simili.
Accorsi nel bagno degli ospiti così da ricompormi e darmi una sistemata.
-Mon amí, ci sei tu in bagno?- la voce squillante di Nino fu la miglior sveglia.
Aprii la porta del bagno accolto dalla "gradevole" vista del mio amico in un post sbronza di primo ordine. I capelli erano arruffati in una massa scompigliata, i pantaloni pendevano aperti di qualche bottone da un lato e dall'altro sorretti da una sola bretella, la camicia era sgualcita e abbottonata alla rinfusa, ma come stupirsi dopo la notte di follia che aveva passato con Alyà.
-Dormito bene? - chiesi ironico, appoggiandomi allo stipite.
-Chiudi la bocca, credo mi stia per esplodere il cervello.-
-Dopo tutto quello che ti sei scolato mi stupirei se non ti sentissi nulla- 
-Ti prego, sta zitto e fammi entrare in bagno che mi do una ripulita-
-L' antipatia fa parte del post sbornia? - non mi rispose nemmeno e mi sorvoló prendendo il mio posto.
Mi diressi verso la cucina e mi cimentai ai fornelli e dopo pochi minuti Nino mi raggiunse sistemandosi i capelli con le dita e  si accasció su una delle sedie accostate al tavolo in mogano. 
-Che odore nauseante, che diavolo stai facendo ribollire?- mi guardò schifato e io senza rispondergli tirai su con un mestolo il brodo maleodorante e lo versai in una tazza.
-Bevi!- gli ordinai porgendogli la tazza sul tavolo, proprio sotto il suo naso.
-Va te faire foutre! Quello schifo non lo bevo!- 
-Come ti pare, è una vecchia ricetta di famiglia per postumi di serate fuori di testa-
-Si, lo sento il vecchio della ricetta! - disse storcendo il naso.
Ne riempii altre due tazze ed una la posai sul tavolo -Dalla ad Alyà se sta male pure lei- 
-Sì signor Agreste! - 
Mi impietrii, sapeva che avevo un rapporto controverso con me stesso e il mio modo di comportarmi, dalla morte di mia madre mio padre era diventato gelido e io ero cresciuto da solo con lui per cinque anni e purtroppo la parte più glaciale di mio padre si era insinuata anche dentro me e mi odiavo per questo.
Mi ripresi in un brivido, presi la seconda tazza e la portai su nella camera di Marinette.
Lei era ancora lì come l'avevo lasciata, raggomitolata sotto le calde coperte invernali e il respiro leggero.
Non mi ero mai davvero soffermato su come era cresciuta in meno di un anno. Il suo fisico che inizialmente era magro e da bambina ora era rinvigorito e con un accenno di formose curve degne di una vera donna. 
Mi avvicinai e pensai per la seconda volta di baciarla e per la seconda volta mi sgridai mentalmente. Continuai a guardare quelle labbra per poi pensare alla guancia, un bacio casto, ma sempre troppo sfacciato. Una carezza lungo la guancia, perfetto per scosterle quella ciocca corvina che le scorreva lungo il volto.
Come un gatto si stiracchió lentamente prima di aprire gli occhi. 
-Buon giorno principessa- 
-Ma quale principessa? Credo che un cavallo mi abbia travolto -
-Una principessa rimane graziosa anche se travolta da un cavallo e tu non sei da meno. Ti ho preparato un vecchio rimedio per i postumi della scorsa notte, bevi tutto- 
Si sedette, stropicciandosi la faccia stanca, in maniera non proprio principesca, poi le porsi la tazza e senza nessuna opposizione bevve tutto d'un fiato.
-Non è buona, ma spero faccia bene. Ma quindi ieri sera la serata com'è finita? Io credo di essermi persa al terzo bicchiere- disse coprendosi ancora di più con le coperte notando di essere solo in biancheria.
-Nulla di che.. una veloce visita di mio padre, delle presentazioni barcollanti e tranquilla, se n'è andato subito prima che tu inizassi la tua corsa al bagno per rimettere tutta la cena e...-
-Mi hai aiutato tu a mettermi a letto?- 
-Da sola non ci saresti riuscita di sicuro-
Venimmo interrotti da Alya che entrò in stanza tutta pimpante.
-Buon giorno tortorine, passata bene la nottata accoccolati? -
-Alya, noi non...-Non finii la frase che Marinette divenne bordeaux e inizió ad agitarsi.
-...noi abbiamo?...cioè io e te...non ricordo...abbiamo dormito insieme! ?- mi guardò sgomentata e con il volto pieno di rossore.
-No! Cioè sì, ma non è successo nulla, tu ti sei addormentata e io sono rimasto a controllare che tu stessi bene. Nulla di inappropriato!- 
L'avevo messa a disagio, era tutta nascosta tra le coperte che cercava di non guardarmi negli occhi.
-Scendo giù, mentre voi vi preparate- ero contrito, avevo sbagliato con Marinette, l'avevo troppo a cuore e quel troppo mi avrebbe fatto male, d'altronde io per lei ero una figura autoritaria, nulla più.
Raccolsi il mio set da tabacco e uscii senza giacca incurante della neve.
A ogni boccata di fumo mi sembrava che i pensieri potessero essere condensati e cacciati via semplicemente espirando.
Ma a quanto pare non bastava fumare, i miei pensieri mi perseguitavano nella vita reale. Un'auto s'accostò davanti al vialetto e da essa ne scese un maggiordomo, inamidato da giacca a guanti senza la minima traccia di sentimento sul volto.
L'auto portava lo stemma Agreste e ciò voleva dire che il maggiordomo non portava notizie ben volute.
-Signorino Adrien, le porto un messaggio da suo padre.- li feci cenno di continuare -Signorino, lei, la signorina Marinette Moreau, Alyà Césaire e Nino Lahiffe site stati invitati alla festa che suo padre da ogni anno per festeggiare il capodanno. E mi ha pregato di aggiungere che sarà l'incontro perfetto per conoscere la signorina Moreau, se non altro questo tipo di feste sono talmente grandi e piene di gente da diventare intime e sono stato incaricato di portare io stesso la risposta a suo padre-
-Sempre paziente sulle scelte altrui- dissi ironico. Frustrato mi presi il setto nasale tra le dita, cercando di fare chiarezza tra i miei pensieri. 
-Digli che accetto. Può andare!- con le spalle al muro non potevo dare diversa risposta e senza aspettare che l'auto se ne fosse andata me ne tornai in casa. 
Nino era sdraiato sul divano a guardare il soffitto, il salotto era in disordine e la mia testa era lo stesso. 
Mi misi al piano e con la testa poggiata iniziai a suonare un motivetto di poche note che mia madre mi insegnò quando ero piccolo mettendo le sue mani sulle mie. 
-Adrien, non cambiare le note, seguimi. Un, deux, trois, quatre, cinq, six, sept, huit, neuf.- la voce dolce di mia madre, calda e confortevole mi risuonava in testa come una melodia.
-Adrien, tutto bene?...Adrien!- 
Mi risvegliai dai ricordi, Marinette era al mio fianco.
-Si si, tutto bene. - mi tirai su con la schiena 
-Mi sembravi un pó perso- 
-Tutto bene- le parole mi si fermarono in gola -spero di non averti messo troppo a disagio stamani-.
Il suo viso tornò a velarsi di cremisi -No no, affatto, solo...non me l'aspettavo, tutto qui- cercava di non incrociare il mio sguardo, mentiva. Mi sentii in colpa, era mia ospite e aveva diritto ai suoi spazi ed io ero stato troppo apprensivo. 
Mi schiarii la gola, così da cercare di sorvolare l'argomento.
-Siamo stati invitati a passare il capodanno da mio padre che come ogni anno da una sfarzosa festa con le persone più altolocate di Francia e dintorni-
Ci fu un attimo di silenzio, poi Ninò si alzò e ridendo mi diede una pacca sulla spalla.
-Buona fortuna- 
Gli diedi un occhiata di rimando -Guarda che sei stato invitato anche tu con Alyà- 
La risata gli si spense in gola e la casa piombò nel gelo.

Sfilammo sul lungo viale, ricco di luci e decorazioni, verso la sfavillante villa illuminata fino alla cantina.
Era una delle varie proprietà di mio padre, la più grande, situata poco fuori dalla città e dalla rovinata povera periferia come per farsi beffe della povertà altrui, anche se a vista di mio padre era uno sprono per la gente povera a mirare in alto e a conquistare la propria ricchezza come aveva fatto lui.
Marinette era seduta al mio fianco, presa a martoriare il suo fazzoletto contorcendolo da una parte all'altra. 
Le presi una mano - Tranquilla, andrai alla grande.- negli ultimi quattro giorni ci eravamo movimentati parecchio per la sua farsa e pregavano con tutte le forze che andasse bene.
Quando entrammo venimmo subito accolti da mio padre e qualche membro del personale, che ci tolse il soprabito. Marinette aveva messo il vestito che le avevo regalato a natale che le stava d'incanto, ma la cosa che mi stupiva davvero era il suo sguardo che era di un calore mozzafiato e quando ti guardava negli occhi emanava la promessa che non desiderava vedere nessun altro al mondo quanto te.
La festa era divisa tra: politici, imprenditori e grandi artisti che conversavano tra di loro fumando grandi sigari di marche pregiate accompagnati dalle loro mogli che spettegolavano sui mariti e i loro figli che pensavano solo a divertirsi ballando, ammiccando a dolci conquiste e crogiolandosi nei piaceri dell'alcol.
Io e Marinette decidemmo di iniziare la serata divertendoci, entrammo nella sala da ballo e attirammo parecchia attenzione. Sapevo di essere una preda ambita dalle fanciulle ma Marinette non era da meno con il suo dolce viso dai tratti orientali. 
Un fiore prezioso tra mille fiori di campo. 
Le mie lezioni di ballo erano servite, eravamo in perfetta sincronia sulle note di un allegro valzer, una piroetta di lei e il mio cuore fece un sobbalzo.
-Mi gira un pó la testa, andiamo a bere qualcosa-
Non facemmo in tempo ad arrivare al rinfresco che Chloè ci bloccó la strada, ovviamente seguita da Sabrina.
-Adrien, ma che piacere vederti qui!- disse prendendomi sottobraccio, incurante della presenza di Marinette 
-Già, infondo è solo casa di mio padre- 
-Su Sabrina vacci a prendere qualcosa di fresco da bere - era una dittatrice senza cuore, questo era poco ma sicuro.
-Scusami Chloè, ma ci stavamo già andando da soli io e Marinette- mi staccati piano da Chloè, non si sa mai, con gli animali rabbiosi bisogna fare parecchia cautela.
-Ah, Marinette, la tua amichetta. Si è già trovata una sistemazione? Sai, non è vista di buon occhio una ragazza come lei ospite da sola in casa con un ragazzo come te più grande, senza nemmeno un fidanzamento.-
-Come scusa?- chiesi allibito.
-Ma si, infondo tutti ormai ci spettegolano, un disonore per la fatica di tuo padre, "ospitare" una ragazza di dubbia provenienza e senza mai essere stata riconosciuta dal proprio padre. Poverina.- ormai avevo il sangue al cervello. 
-Adrien, non si tiene una ragazza da sola in casa, a meno che non ci sia una storia, ed è quello di cui tutti noi sospettiamo-.
Mi sentii osservato da tutti i presenti. Una presenza schiacciante. 
Ripresi lucidità a grandi respiri.
-Chloè, non è carino spettegolare alle spalle delle persone- divenne rossa di vergogna e rabbia -e per sfamare questi pettegolezzi ti posso confermare di persona che non c'è nulla tra me e Marinette, anche perché se ci fosse sai che sarei il tipo da chiedere subito la mano della persona amata.- mi girai per cercare Marinette ma lei a quanto pare era sparita tra la folla. Non potei andarla a cercare perché venni fermato da mio padre.
-Adrien, vedo che ti stai divertendo con Chloè e che la tua accompagnatrice vi ha lasciato finalmente soli.-
-Non direi che mi stavo divertendo.- Chloè alle mie spalle sbuffó, ma approfittó dell'occasione per riprendermi sotto braccio. Non avevo scampo ero un povero coniglio, paralizzato, puntato da due volpi fameliche. 
-Su Adrien,  non mi sembra carino. Se non ti dispiace Chloè ora vorrei parlare da solo con mio figlio.- Si lanciarono piccole occhiate d'intesa e la mia paura aumentò.
Seguii mio padre fino il suo ufficio.
Chiuse la porta, non avevo più vie di fuga, se non forse la bottiglia di wisky che sapevo stare nel mobile vicino la scrivania.
Con nonchalance lo tirai fuori dal mobile, insieme a due bicchieri, se non altro quella era anche casa mia. 
Ne riempii solo uno, il mio, non credevo che mio padre avesse voglia di bere, ma per educazione glielo proposi.
Mi sedetti su una magnifica poltrona da salotto e dissi -Quindi, cos'hai di così privato da dirmi? Sai, ho un accompagnatrice da cui tornare-  Dovevo essere stoico, se avessi mostrato anche un solo granello di  emozione mi avrebbe avuto in pugno, qualunque cosa mi volesse dire. 
-Già, la graziosa Marinette, davvero bellissima. -
-Se ci parlassi vedresti che è anche molto simpatica e intelligente -
-Dopo molto volentieri, devo ammettere che ne sono parecchio incuriosito. Comunque, tornando a noi, cosa ne pensi di Chloè Burgeois? - 
Inspirai, esasperato al solo pensiero di quella ragazza.-emm.. come dire, è una fanciulla carina, ma assai appiccicosa e ha una lingua avvelenata, ogni volta che deve aprire bocca lo fa per dire cattiverie velate. ... ma perché questa domanda?-
-Vedrai che crescendo al fianco della persona giusta diventerà più mansueta.-
-Povero santo quello che se la sposa- bevvi il un lungo sorso di whisky.
-Su, non esagerare. Sono certo che ci vorrà tanta pazienza con lei ma credo  che le cose andranno meglio dopo  all'annuncio del fidanzamento.-
-Beh, congratulazioni, chi è il fortunato tributo?-
Mio padre mi tolse la bottiglia con cui stavo di nuovo riempiendo il bicchiere. 
-Tu-
Ci fu un minuto di silenzio, avevo capito bene  o avevo bevuto troppo? Meglio bere ancora un pó,  ripresi la bottiglia e riempii fino all'orlo il bicchiere per poi bere tutto d'un fiato.
-Come hai detto scusa!? No, sai com'è, credo di aver capito male- piano piano la mia voce si era alzata e cercai subito di ricompormi.
-Lasciami spiegare, è un matrimonio di convenienza e sei fortunato che Chloè straveda per te. Con il vostro matrimonio Chloè sarà felice e tu, grazie a suo padre e alla sua posizione politica, avresti un occhio di riguardo nella società.-
-Ma papà,  non capisci? Le classi sociali stanno sparendo e già per la nostra ricchezza abbiamo un occhio di riguardo. E poi scusa, ma Chloè mi sembra troppo giovane per un matrimonio.-
-Sciocchezze! La differenza di età si sentirà di meno tra qualche anno e così voi avrete il tempo di conoscervi meglio-
-Mi ascolti!? Non ci serve a nulla questo matrimonio! Siamo ricchissimi e poi...- 
-Ormai è tutto deciso!-
-...Come scusa? Con quale permesso? Senza chiedermi nulla? -
-So io cos'è meglio per noi!- 
-Per te vorrai dire!- feci per uscire 
-Un ultima cosa, Marinette dovrà andarsene da casa tua appena annunciato il fidanzamento, non è vista bene una cosa simile.-
-Decido io cosa fare e Marinette non se ne andrà!- uscii dalla stanza e mi mescolati tra i festeggiamenti alla ricerca di una fuga.
Un groppo in gola, non dovevo piangere.
I miei piedi mi portarono in giardino, ogni passo era uno scricchiolio sulla neve. Mi fermaii ad osservare i piccoli fiocchi di neve cadere e sciogliersi al contatto del mio palmo, era tutto così rilassante. Le voci inquiete della festa erano ovattate e la calma della neve mi circondava
Mi sentii chiamare, era Marinette e aveva in mano i nostri cappotti. 
-Ti ho visto uscire e ho pensato che con questo freddo il cappotto potesse servirti.-
L'abbracciai, come se fosse l'unica cosa che potesse tenermi coi piedi saldi sulla terra.
Qualche minuto più tardi tornammo alla festa che passò velocemente, soprattutto dopo il ritardo di Ninò e Alyà. 
Mio padre si avvicinò a me e Marinette durante la festa ed ogni passo che faceva diventavo sempre più teso. Il nostro discorso nello studiolo mi rimbombava in testa, ma appena vidi un sorriso solcargli la faccia durante un leggero scambio di battute con Marinette pensai.. "Cambierà idea".

Eh sì gente! Dopo tanto tempo "atteso" sono tornata con un nuovo e succulente capitolo...credo che ormai vi siate rotti le palle di stare a leggere la FF di una che posta ogni morte di Papa.
Lo so, me lo dicono in molti, faccio schifo.
Grazie di aver letto un altro mio merdoso capitolo(anche se credo che nella vita non  potrei mai scrivere niente di meglio, il che è un disastro) e ringraziamo la nostra cara Gaia che dietro le quinte rilegge i miei scritti prima di pubblicarli, sennò sarebbero davvero illeggibili perchè sembrano scritti da un cercopiteco senza mani.
Credo di essermi smerdata abbastanza per oggi. 
Ciao.
   
 
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