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Autore: Caroline94    27/10/2017    0 recensioni
Non posso essere onesto.
Non ne ho il coraggio.
Non posso dirti che mi piaci, non ora.
Ma lo farò... un giorno.
🌺
Non posso essere onesta.
Non ne ho il coraggio.
Non posso dirti che mi piaci, non ora.
Ma lo farò... un giorno.
****
[Traduzione - ChromexKen - Introspettivo, Sentimentale]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chrome Dokuro, Ken Joshima
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note: questa storia è una pseudo-traduzione di I can't di SparklingConfetti28 con qualche lieve modifica agli eventi (la storia originale si colloca prima della Battaglia della Nebbia, io l'ho messa dopo l'Arco del Futuro), spero che vi piaccia lo stesso.

Lo dedico alla mia Onee-chan che mi ha fatto scoprire questa serie ed amare questi due, perché "La ChromexMukuro è troppo mainstream" (cit.)
Enjoy❤













Non posso essere onesto.
Non ne ho il coraggio.
Non posso dirti che mi piaci.



"Kaki-pii, ho fame! È rimasto qualcosa?"
"Ken, hai mangiato l'ultimo sacchetto di patatine mezz'ora fa."
"Geh, dobbiamo di nuovo andare a fare compere?"
"Dobbiamo? Andrai da solo questa volta: è pur sempre colpa tua."
"Eh?! Ma sei tu quello che ha i soldi!"
"Ecco, spendili bene."
"Mi stai ignorando, ora?"
"Io ti ignoro sempre."

Era un giorno come un altro a Kokuyo Land, anche se leggermente più caldo poiché era oramai arrivata l'estate. Ken uscì dall'edificio borbottando, decisamente infastidito; la strada asfaltata era bollente e i cocenti raggi del sole che si abbattevano sulla sua testa non aiutavano, spingendolo a camminare rasente i muri per usufruire dell'ombra.
Ma quando arrivò al negozio per poco non andò a sbattere contro una ragazza che stava uscendo.
Geh. Lei è qui.
Chrome restò stupita quando, alzato il capo, scorse Ken sulla soglia
"Ken. Perché sei qui?" chiese.
"Non sono affari tuoi. Spostati!" il ragazzo la spinse di lato, decisamente nervoso, e sparì all'interno.
Schifezze. Ecco quello di cui si nutrivano: patatine, caramelle, biscotti, cioccolata... per niente salutare, decisamente. Arrivato al banco frigo esitò: dopotutto faceva caldo, quindi perché no? Prese due ghiaccioli dal mucchio e li ficcò nel cestino, deciso a non pensarci troppo, e si diresse alla cassa.
Quando uscì vide che la ragazza era seduta sulla panchina accanto alla porta con la borsa nera sulle ginocchia, in attesa. Guardandola non poté fare a meno di pensare a quanto sembrasse fragile e preziosa sotto i raggi del sole, come un cristallo puro. Non si accorse che lei si era girata a guardarlo.
"Ken, stai bene? Sei rosso" notò, pacatamente.
"S-sta zitta!" sbottò lui, arrossendo ancora di più "È il caldo!" aggiunse, dando la colpa al sole di mezzogiorno che batteva su di loro. Sospirò e infilò la mano nella busta, estraendo un ghiacciolo alla menta e porgendoglielo, stando attendo a tenere lo sguardo fisso sulla strada.
Chrome fissò il gelato prima di alzare il viso su di lui, un punto interrogativo nell'iride viola.
"Perché?"
Spontaneo, leggero, sincero: perché le stava offrendo un gelato? Perché le aveva comprato un gelato? Ken non era il tipo che faceva quel genere di cose.
"Insomma, lo vuoi si o no?!" sbottò lui, impaziente. La ragazza lo fissò perplessa, ma lo accettò lo stesso.
Ken si sedette accanto a lei, estraendo il secondo ghiacciolo al lampone dalla busta e posandola accanto a sé. "Facciamo in fretta! Fa troppo caldo qui!" sbottò, facendo per scartarlo... ma si bloccò quando si accorse di quale gusto gli fosse toccato.
Chrome fissò dal suo ghiacciolo, di un rosso brillante, al proprio, verde chiaro.
"Uhm... vuoi fare cambio? Non mi piace la menta" disse, porgendoglielo. Ken sembrò esitare, infine acconsentì con un borbottio scambiando i due pacchetti; lo scartò e se lo infilò in bocca, voltandosi dall'altro lato per nascondere il rossore sulle gote.
"Grazie" mormorò d'un tratto lei.
Dannata mocciosa...
"Non l'ho fatto per te: lo volevo anche io!" rispose lui col gelato tra i denti, senza voltarsi, poggiando il mento sulla mano e il gomito sul ginocchio.
Chrome ridacchiò leggermente.
"Che c'è da ridere?"
"Mi piace."
"Cosa?"
"Il lampone."
"Tch, come se mi interessasse."
Se doveva dirla tutta, Ken sapeva esattamente cosa le piaceva altrimenti non avrebbe mai scelto quel gusto: era solo troppo orgoglioso per ammetterlo. Che poi nella fretta avesse preso quello sbagliato era un altro paio di maniche. Che Chrome gli piacesse era anche abbastanza palese.
Le era piaciuta fin dalla prima volta che l'aveva incontrata, certo, ma se n'era innamorato col passare del tempo, anche se non poteva ammetterlo.
Non poteva essere onesto con i suoi sentimenti.
Be', ovviamente voleva che Chrome lo ricambiasse, come era normale che fosse, ma non ci sperava: era ovvio che la ragazza fosse affezionata a Mukuro dal momento che le aveva salvato la vita. Ed anche il modo che aveva lui di trattarla non aiutava: semplicemente manteneva le distanze, per non farle intuire nulla del proprio stato d'animo e dei propri sentimenti. Sarebbe stato difficile se lei lo avesse capito: un conto era starle accanto come "amico"... un'altro con la conferma che lei non provasse nulla per lui.
Non lo avrebbe sopportato.
Kami, non potete darmi un segno? Se mi dichiaro sarò ricambiato? E perché parlo con voi quando io sono ateo?
Possibile che fosse così disperato da rivolgersi a qualcuno di cui, di norma, non auspicava l'esistenza? Finì il suo gelato ma tenne la stecca tra i denti, voltandosi verso di lei che ancora succhiava il proprio con lo sguardo perso sulla strada: troppo difficile da accettare, troppo complicato da dire.
Sparirai di nuovo?
Quel pensiero gli era uscito spontaneo al ricordo di come la ragazza fosse sparita spesso in quelle ultime due settimane, e il suo sguardo scivolò sull'Anello ora divenuto una grande pietra indaco con inciso lo stemma della Nebbia e il nome dei Vongola, diverso da come lo aveva visto solo il giorno prima, senza contare l'aggiunta di quel bizzarro anello a forma di testa di gufo.
Entrambi (Ken e Chikusa) sapevano che lei e il resto dei Vongola avevano combinato qualcosa di strano in quell'ultimo periodo, ma Chrome non ne aveva mai parlato e loro non avevano fatto domande. Ma anche se fosse stata in pericolo o nei guai non ne dava segno, era sempre la solita Chrome sebbene sembrasse leggermente diversa rispetto a prima: aveva un aura di potere e determinazione intorno a sé, di quel genere che ti lasciano solo le esperienze più vere e significative.
Qualunque cose avessero combinato le aveva fatto bene.
Sorrise leggermente, poi alzò lo sguardo sul suo viso e sospirò.


Non posso essere onesto.
Non ne ho il coraggio.
Non posso dirti che mi piaci, non ora.
Ma lo farò... un giorno.
   
 
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