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Autore: Xeimona    27/10/2017    0 recensioni
"Mi sposta i capelli e mi sfiora il collo facendomi rabbrividire. La cerniera scende giù come acqua, ma lui non si allontana, indugia sulla schiena nuda. "
un amico che è come un fratello, una sorella che vuole di più
frammenti di pensieri.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Gli scatoloni sommergono l'appartamento facendolo sembrare ancora più piccolo. Trasferirsi in una grande città implica quasi sempre una diminuzione degli spazi vitali, ma ciò non vuol dire che io fossi preparata a lasciare la casa di quattro piani con il giardino in cui avevo vissuto fin da bambina e teletrasportarmi in 60 mq. Avevo rinunciato a tante cose; unico indivisibile compagno di viaggio era Lilo, la mia pecorella di pezza.
 
Dopo due settimane solo qualche scatola è rimasta da spacchettare, nascosta sotto letti e camuffata sottoforma di tavolino. Nella mia vecchia città ho lasciato i vestiti, il mio ragazzo a cui ho gentilmente detto che per me una relazione a distanza non poteva funzionare, i miei amici e la scuola di ballo. "Sei giovane, non ti ci vorrà molto a rifarti una vita." Per mio padre è tutto così facile, lui qui ha amici, un lavoro e mia madre si abitua subito alle nuove esigenze: "In ogni caso sono solo due ore di treno, puoi andare a trovarli quando vuoi." La fa così semplice lei. La scuola è quasi un incubo, arrivare a metà quarto anno in una classe nuova, in una città nuova è come buttare una trota nel mar morto, ci sono pochissime probabilità di sopravvivenza. L'unica cosa bella è l'aria, respirare in una città che c'è sempre stata: immaginare i fuochi che rischiaravano Roma la notte in cui Nerone con ghigno soddisfatto appiccò il primo incendio, o vedere il Colosseo crescere pezzo pezzo e sentire le urla strazianti degli schiavi dilaniati dai leoni.

 In questi giorni il luogo che ho visitato più volte è stato la stazione: mi piace vedere le persone che vi si muovono, gli abbracci al ritorno e le lacrime in partenza, le corse per non perdere treni che portano chissà dove. Adoro sedermi per le scale ed osservare i passanti, fantasticare sulle loro vite, su chi sono e ciò che faranno. Oggi è uno di quei giorni, dalla mia posizione guardo il tabellone delle partenze e in grande c'è scritto "TORINO", mi piacerebbe andarci, rintanarmi nel museo egizio e non uscire più. Mi distraggo quando il telefono squilla, mamma vuole che torni a casa. Alzandomi non vedo che tra gli arrivi compare il nome della mia città natia.

Mi piace camminare per Roma di sera, non prendo quasi mai la metro, è bello osservare come questa città non si spenga mai. Il lato negativo è che non si vedono bene le stelle.
Questa sera voglio uscire, ho preparato un vestito attillato per l'appuntamento con la mia nuova città. Mia madre è uscita, prima mi fa correre a casa e poi non si fa trovare. Non devo studiare, quindi mi vesto con calma, metto una collana nuova comprata a Campo dei fiori, una rosa di bronzo che richiama i dettagli del vestito, forse l'unica nota fuori posto sono i dottor Martens Rossi, ma non c'è nulla da fare, sui tacchi soffro di vertigini. Metto la giacca di pelle, il rossetto rosso fuoco per tamponare il non sapermi truccare gli occhi. Sto per uscire, già pregustando il sapore della vodka che mi scende giù per la gola, afferro la borsa e metto la mano sulla maniglia quando la porta si spalanca, facendomi quasi cadere all'indietro. Entra mio fratello ed il mio cuore si gonfia, non lo vedevo da mesi; resisto alla tentazione di abbracciarlo perché so che lo irriterebbe solamente. "Stavi uscendo?"
 La voce proviene dalle sue spalle, la conosco fin troppo bene: "Non rimani con noi? Siamo venuti per te." Alzo gli occhi al cielo, tutto volevo meno che incontrare lui. Poggio la borsa per terra e guardo con rammarico il mio vestito. Mentre apparecchio sento il suo sguardo che mi segue; non lo vedevo da un pò e pensavo mi fosse passata, ma quando è apparso sulla porta ho sentito il vuoto dentro. La cena si svolge in tranquillità, ma io ho la testa altrove cercando di non fissarlo. Mia madre e mio fratello escono a comprare un dolce in una pasticceria aperta sotto casa, lei vuole fargli vedere il quartiere, a me non andava di scendere e Lui è rimasto con me. Mi aiuta a sparecchiare ma un piatto mi scivola di mano e mi macchio, trattengo un'imprecazione e vado in bagno per rimediare al danno causato.

Lascio la porta aperta, abitudine orrenda che non riesco a togliermi. La macchia padroneggia sul mio vestito nuovo, provo a toglierlo ma là zip è inceppata. Sto già tentando da un pò quando lui entra: "Ti aiuto io."

Mi sposta i capelli e mi sfiora il collo facendomi rabbrividire. La cerniera scende giù come acqua, ma lui non si allontana, indugia sulla schiena nuda. Io non mi muovo, erano anni che immaginavo questo momento ed adesso mi sembra tutto così strano e surreale. Il suo respiro sul collo mi fa capire che si è avvicinato, quando le sue labbra mi sfiorano la giugulare non trattengo un sospiro di piacere. Delicatamente mi fa voltare, siamo quasi alla stessa altezza e riesco a guardarlo dritto negli occhi. Sorride e mi bacia, io ricambio istintivamente, un pò speravo che lo facesse. Siamo ancora in bagno quando sentiamo il portone aprirsi, la macchia è ancora sul vestito ma non mi interessa più. Si avvicina al mio orecchio: "Ti trovo cresciuta."


Allontanandosi raggiunge gli altri nella stanza accanto.
 
   
 
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