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Autore: mari05    28/10/2017    2 recensioni
Si mise a cavalcioni su di lui e lo prese a pugni come una bambina fa con un giocattolo che non funziona.
Non poteva finire così. Non poteva finire con lei che prendeva a pugni il suo ragazzo morto.
No, si sbagliava. Percy Jackson non era morto, dentro quel corpo tonico doveva pur esserci qualche traccia di vita.
Annabeth ispezionò con cura, ma non trovò niente. Quello era solo un cadavere e lei era solo una stupida.
Era una stupida ad aver pensato di poter risvegliare un morto con i pugni o con le parole.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Percy/Annabeth
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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“No!” gridò Annabeth per la frustrazione.
Non poteva finire così. Non poteva finire con suo fidanzato a terra, gli occhi vuoti il sangue che gocciolava.
Perché sì, Percy Jackson, figlio di Poseidone e suo ragazzo, aveva dato la vita per lei.
Si era messo davanti alla sua donna, facendosi colpire da quel maledetto coltello.
“Respira, respira…” mormorò ripetutamente la figlia di Atena mentre cercava di far ripartire il cuore che si era fermato già da un pezzo.
Arrabbiata, Annabeth si alzò stringendo i pugni. Cercava di ignorare il corpo inerme di Percy, che cominciava ad essere accerchiato da un pugno di mosche.
Non voleva vederlo. Sapeva che se si fosse voltata a guardarlo, sarebbe rimasta incatenata in quegli occhi vuoti e spenti che vino ad un giorno prima brillavano.
Annabeth non sapeva cosa fare, ora.
Aveva già pianto, aveva già gridato, aveva già maledetto gli dèi, si era già inginocchiata su di lui e gli aveva già dato l’ultimo bacio.
Cos’altro poteva fargli?
Poteva parlargli, pensò.
Poteva rianimarlo con le sue parole, poteva lasciarlo andare con la sua voce.
“Stupido Percy Jackson”, ansimò accasciandosi acanto a lui. Forse, se si sarebbe avvicinata, il figlio di Poseidone avrebbe potuto sentirla.
“Non dovevi, non dovevi, cavolo, prenderti il merito di tutto questo. Non puoi svegliarti la mattina e decidere di salvare il mondo tutto da solo, non dovevi…” la figlia di Atena ridacchiò, ora la faceva ridere questa cosa. Anche se, un’ora prima, aveva pianto lacrime di fuoco, che l’avevano ustionata e avevano colorato le sue guance di rosso.
“Genio di un Testa d’Alghe, potevi dirmelo, sai? Anzi, no, non dovevi dirmelo perché poi ti avrei fermato, avremmo litigato e tu l’avresti fatto lo stesso, e non avremmo passato assieme i tuoi ultimi giorni di vita.”
Un fuoco incandescente bruciava nel petto di Annabeth, e l’unico modo per spegnerlo era gridare.
E proprio per questo gridò, gridò come non aveva mai fatto.
Si mise a cavalcioni su di lui e lo prese a pugni come una bambina fa con un giocattolo che non funziona.
Non poteva finire così. Non poteva finire con lei che prendeva a pugni il suo ragazzo morto.
No, si sbagliava. Percy Jackson non era morto, dentro quel corpo tonico doveva pur esserci qualche traccia di vita.
Annabeth ispezionò con cura, ma non trovò niente. Quello era solo un cadavere e lei era solo una stupida.
Era una stupida ad aver pensato di poter risvegliare un morto con i pugni o con le parole.
E se avesse pregato?
No, non avrebbe pregato. Pregare era per gli ingenui, quelli che pensavano di poter risolvere la situazione.
Ma lei non era ingenua. Era una figlia di Atena.

   
 
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