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Autore: sangueoro    29/10/2017    2 recensioni
Le vicende si svolgono dopo il finale di The Vampire Diaries.
Nella scuola che Caroline decide di aprire, arriva una bambina speciale… che ha bisogno di “protezione e preparazione“…
Ma chi proteggerà e preparerà Caroline al ritorno di Klaus nella sua vita?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Rebekah Mikaelson | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rebekah era seduta sulla scrivania e stava praticamente dettando all’assistente sociale la perizia perfetta! Quella che tutti gli aspiranti genitori adottivi, sognano di vedersi redigere.

Oliver era appoggiato alla porta per evitare che qualcuno entrasse e si rendesse conto che c’era qualcosa che non andava, seguiva distrattamente il filo del discorso, conosceva perfettamente i termini che Becca stava suggerendo, visto che l’aveva scritta lui quella perizia!

Era consapevole che non potevano fare altrimenti, che dovevano accelerare i tempi e che lo stavano facendo a fin di bene, ma il fatto di aver soggiogato una persona per fini personali lo infastidiva… mentre Rebekah sembrava completamente a suo agio.


«Eccolo li… sta scaricando gli ultimi vasi, dobbiamo muoverci!» sussurrò Hope, che stava sbirciando il fioraio che riforniva la scuola da dietro un angolo del cortile «Anche perché la ricreazione sta per finire!»

«Hope… è una pessima idea…» mormorò Felicity.

«Non puoi tirarti indietro! Mi servi! Forse potrei farlo io… ma non ne sono sicura!» rispose la strega.

«Ok!» replicò la vampira «ma facciamo in fretta!»

Le due ragazze si avvicinarono all’uomo.

«Signor Castle…» lo chiamò Felicity.

Quando l’uomo si girò sorridente, la vampira guardandolo negli occhi cominciò a parlare «Appena ritornerà al suo negozio, farà recapitare due dozzine di rose rosse alla signora Caroline Forbes, qui alla scuola, accompagnate da questo biglietto. Se qualcuno le chiederà chi è il mittente, risponderà “un affascinate signore che vuole restare anonimo“. Domani invece….» continuò a parlare la vampira.

Alla fine delle istruzioni, il signor Castle annuì.

 

«Avvocato! E’ un piacere rivederla di nuovo» cinguettò una delle segretarie del giudice che era stato assegnato al caso di Damien.

«Il piacere è reciproco!» rispose con un gran sorriso Oliver «Abbiamo la perizia dell’assistente sociale…» 

«Di già?» rispose la ragazza sbattendo le ciglia. 

«Come le dicevo ieri, è un caso piuttosto urgente» spiegò l’uomo continuando a sorridere alla donna che se lo stava mangiando con gli occhi «le sarei grato se fissasse un’udienza preliminare quanto prima…»

«Il che significa» intervenne Rebekah picchiando su una spalla della ragazza per farla girare e guardarla negli occhi «Che ora tu controlli l’agenda, sposti tutti gli impegni del giudice e ci dai un appuntamento oggi pomeriggio o al più tardi domani mattina!»

La segretaria cominciò immediatamente a controllare «Mi rincresce profondamente, ma il giudice oggi pomeriggio non è in ufficio, ma lo potete incontrare domani mattina alle 10» disse cominciando a sbarrare con la penna dei nomi che erano scritti.

Becca si piegò leggermente verso di lei «E l’avvocato O’Neill… è proprietà privata, buona giornata»

«Buona giornata anche a lei signorina» rispose la segretaria senza degnare di uno sguardo Oliver.

«Ma… perché l’hai fatto?» chiese Oliver quando furono usciti dalla stanza. «Me ne stavo occupando io!»

«L’unica udienza che saresti riuscito a fissare, sarebbe stata con quella civetta in orizzontale su un divano del tribunale!»

Oliver si bloccò allargando le braccia «Essere gentili e flirtare con impiegate, assistenti e segretarie, te lo insegnano alla facoltà di legge! Sono le basi!»

«Se sei con me, non ti serve! Sono molto persuasiva!» ribatté la vampira continuando a camminare.

 

«Care, il fattorino del fioraio ha portato questo per te» disse Alaric bussando alla porta del suo ufficio, per poi entrare con un enorme scatola rettangolare, la appoggiò sulla scrivania e dopo averle lanciato uno sguardo di apprezzamento, rispettosamente uscì.

Caroline tolse il coperchio e rimase senza parole, 24 meravigliose rose rosse a gambo lungo accompagnate da un biglietto “Con amore…” semplicemente e senza firma, la vampira si portò il cartoncino al petto sospirando e facendo un luminoso sorriso.

Terminò in fretta l’e-mail che stava scrivendo e dopo averla inviata, uscì.

Klaus era nella palestra a parlare con uno degli operai che annuiva.

Caroline si avvicinò lentamente sorridendo.

«Miss Forbes…» si congedò l’operaio limitandosi ad un cenno del capo.

«Buongiorno Lavon» rispose Care continuando a sorridergli… per poi seguirlo perplessa con lo sguardo.

«Mi sto rendendo conto di una cosa» stava dicendo Klaus «Oliver non è così inutile come pensavo! Fa un lavoro enorme! E mi risparmia mille grattacapi!»

«Le cose si apprezzano solo quando ti vengono a mancare» commentò Caroline sghignazzando.

«Si sbrigasse a tornare!» sbuffò l’Ibrido infastidito, per poi dirigersi verso un altro gruppo di operai che sembravano in palese difficoltà.

La donna attese che Klaus risolvesse il problema, quando lo vide che stava ritornando verso di lei, gli sorrise.

«Scusami, Love» ricambiò il sorriso l’Ibrido «Eri venuta a dirmi qualcosa?»

«Si… sono bellissime! Un pensiero dolcissimo! Grazie» fece la vampira abbracciandolo per poi dargli un bacio.

Klaus ricambiò il bacio con passione «Un bacio non si rifiuta mai!» replicò «Ma non so di cosa stai parlando…»

Care lo guardò perplessa «Delle rose…» 

«Quali rose?»

Caroline resto a bocca aperta.

«Quali rose, Love?» ripeté Klaus meno tranquillo di prima.

«Delle due dozzine di rose rosse, che ho appena ricevuto…» mormorò la vampira titubante.

«Due dozzine? 24 rose… ROSSE?» chiese l’uomo «Non te l’ho mandate io!» ringhiò.

Poi vedendo che la donna era pensierosa domandò «C’era un biglietto?»

«Si…» rispose Care «Giusto una riga… “Con amore…“ senza firma» confessò «Non ho avuto il minimo dubbio su chi fosse il mittente! Sono venuta immediatamente a ringraziarti!»

L’Ibrido sollevò gli occhi al cielo sbuffando «Lo spero bene!» replicò «Invece hai un ammiratore segreto, Love… deve solo sperare che non scopra mai chi è!»

Caroline non poté fare a meno di sorridere, poi abbracciandolo di nuovo mormorò «Non ho bisogno di nessun ammiratore… segreto poi! Già mi sento in colpa di non aver parlato alle ragazze!»

«Dobbiamo farlo, Love» replicò Klaus «Non possiamo continuare a nasconderci e comportarci come due innamorati clandestini! Anche se la cosa ha il suo fascino…» chiosò

«Sto aspettando il momento giusto! E poi con questa storia di Damien… lo faremo…» lo rassicurò Caroline.

 

«Sono quasi felice che il giudice non lavori oggi pomeriggio» stava dicendo Elena davanti al Bunker Hill Monument «così abbiamo modo di girare un po' la città» spiegò.

Erano appena stati a visitare la U.S.S. Constitution, la fregata in legno simbolo della Marina Americana, che era ormeggiata lì vicino.

«Non mi ricordo quale vittoria celebri questo Obelisco» continuò a parlare Elena rivolta a Damien.

Il ragazzo fece un’alzata di spalle «Non l’avevo mai visto prima d’ora…» chiarì.

«Non vivevi a Boston?» domandò Damon.

«Io sono nato e vissuto in Francia, nel principato di Monaco per essere precisi, mia madre e mio padre erano di qui, io ci sono venuto per la prima volta cinque mesi fa, ma… non abbiamo avuto il tempo di visitarla» spiegò, per poi allontanarsi un po'.

I quattro adulti si guardarono preoccupati, nel fascicolo di Damien c’era riportato che lui e i suoi genitori avevano avuto uno spaventoso incidente cinque mesi prima, nella periferia di Boston, mentre si recavano al funerale della nonna materna del ragazzo.

La madre era deceduta sul colpo, mentre il padre un paio di giorni dopo in ospedale.

Damien invece era rimasto gravemente ferito e tenuto in coma farmacologico per due settimane, dopo di che era iniziata la sua riabilitazione, era stato ricoverato in ospedale per più di due mesi e i suoi parenti non gli avevano mai fatto visita durante la lunga degenza, al momento della sua dimissione era stato ospitato in una casa famiglia fino al trasferimento a Mystic Falls.

Elena guardava l’obelisco, stava immaginando cosa potesse aver provato quel giovane ragazzo in quei terribili momenti, anche lei aveva vissuto un’esperienza del genere, ma a supportarla aveva avuto un’intera cittadina e una zia amorevole che si era presa cura di lei e di Jeremy. Gli occhi si stavano velando quando percepì l’abbraccio del marito «Ora ci siamo noi… ci occuperemo noi di lui…»

La donna annuì asciugandosi le lacrime.


«Ma come fai a sopportarli! Sono degli incapaci!»

«Buon pomeriggio Nick» esclamò Oliver rispondendo al telefono.

«Come procedono le cose lì?» chiese Klaus.

Oliver stava camminando lentamente, allontanandosi da Elena e Damon che abbracciati stavano davanti all’obelisco, Rebekah invece stava sorvegliando Damien, tenendosi a qualche metro di distanza dal ragazzo, per lasciargli un po' di privacy.

«Procedono…» rispose Oliver con un sospiro «Domani mattina abbiamo la prima udienza preliminare»

«Avete fatto in fretta» commentò l’Ibrido.

«Già…» replicò l’umano «abbiamo trovato tante persone accondiscendenti sul nostro cammino» chiosò un po' irritato, poi sospirando di nuovo «E li, come vanno le cose? Felicity?» domandò.

«Tua sorella sta bene, tutto normale… se non vogliamo considerare che gli operai sono davvero degli incapaci… e che Caroline ha ricevuto due dozzine di rose rosse, da non si sa chi!»

«Cosa?» scoppiò a ridere Oliver, poi continuando a sghignazzare «Io escluderei il rude uomo del sud! Non solo perché lo hai soggiogato… ma anche perché so quanto lo paghiamo!»

«24 costosissime rose rosse a gambo lungo!» ringhiò Klaus all’altro capo del telefono.

«Non vorrei essere nei panni del misterioso corteggiatore, quando scoprirai chi è!» fece Oliver.

«Fai bene…» replicò l’originale minaccioso.

«Stavo riflettendo che non ho mai mandato dei fiori a tua sorella…» fece Oliver.

«Domani a Caroline, gliene faccio portare quattro dozzine!» lo informò Klaus.

«No… meglio una rosa al giorno per 48 giorni, è più romantico» suggerì l’umano.

 

 

«Permette due parole, Signor Giudice?» mormorò suadente Rebekah.

«Ho solo qualche minuto, ma glieli dedico volentieri signorina» rispose l’uomo.

Quando mezzora dopo Oliver uscì dalla stanza era leggermente scuro in volto.

«Che è successo?» chiese preoccupata Becca.

«L’udienza è fissata per dopodomani…» rispose l’uomo.

«Non era possibile prima?» domandò scocciata la vampira.

«Pensa!» ribatté Oliver bloccandosi e fissandola «Lo hanno chiesto anche l’assistente sociale e il Procuratore dell’ufficio minori! Loro erano pronti a procedere anche subito! Tanto non sono necessarie deposizioni e sono d'accordo su tutto! Ma… giustamente, almeno un giorno per far finta di leggere le carte, il giudice se l’è preso!» sospirò scuotendo la testa ricominciando a camminare.

 

«Chi ha ammazzato Klaus, per volersi far perdonare così?» chiese Alaric entrando nell’ufficio di Caroline con un enorme cesto pieno di Lillà.

La vampira guardò l’amico mentre lo depositava sulla sua scrivania, «C’è anche questa» disse Alaric mentre le dava in mano una scatola lunga e stretta, che Care aprì immediatamente dopo che Ric era uscito.

Conteneva un’elegante e lunghissima Black Baccara, meravigliosa nei suoi vellutati petali di un rosso scurissimo, prese il biglietto allegato e sorrise riconoscendo la scrittura “Ti amo, Klaus”.

Poi guardò preoccupata l’enorme cesto che occupava tutta la scrivania, con un sospiro prese il biglietto, c’era un cartoncino stampato “Lillà: palpiti d’amore.
Fiore dal profumo leggero e dalla forma elegante è legato alla sfera dei sentimenti amorosi, di cui coglie differenti sfumature in base al colore. È il fiore che simboleggia un nuovo amore, una nuova emozione che cresce e che non si può esprimere a parole.“ 

Care si rigirò il bigliettino tra le mani, poi prese il cellulare e inviò un messaggio “Appena hai terminato la lezione, vieni da me!“

«E’ successo qualcosa?» chiese Bonnie entrando una ventina di minuti dopo, poi vide il cesto che Caroline aveva appoggiato a terra «Che bello!» esclamò.

L’amica le raccontò delle rose del giorno prima, la strega si guardò intorno…

«Le ho gettate… non io a dire il vero» spiegò Caroline.

Bonnie sghignazzò, poi guardò la scatola che era sulla sua scrivania «No, quella è veramente da parte sua!» chiarì Care, abbassandosi a prendere il biglietto che era tra i lillà per darlo all’amica.

La strega era perplessa «Che razza di uomo è, uno che ti manda una cosa così bella» commentò «e poi stampa il significato del fiore su un comune cartoncino?»

Caroline allargò le braccia. «Ti devo confidare una cosa, ci ho pensato tutta la notte, cercando di capire chi sia questo misterioso “ affascinate signore che vuole restare anonimo“, ho chiamato il signor Castle per chiedergli chi gli ha ordinato le rose…» spiegò «Poi ha cominciato a balenarmi un’idea, che non mi ha fatto più riaddormentare… e se fosse Tom?»

Bonnie abbassò lo sguardo «E’ stato il primo nome che è venuto in mente anche a me» confessò «ma non volevo sembrare paranoica…»

Caroline si prese il volto tra le mani «Che facciamo?» chiese.

«Cominciamo con il chiamare Rebekah!» rispose la strega.

Care la guardò perplessa.

«Elena!» fece Bonnie «Se Tom è nei paraggi, avrà visto che lei non è qui! E se hanno finito le scorte di sangue? Dobbiamo spiegare a Becca la situazione e dirle di non perderla mai di vista, per il momento direi di limitarci a questo e non dire dei nostri sospetti a nessun altro»

Care annuì «Nemmeno a Klaus?» chiese.

«Nemmeno a lui… però ti consiglio di dirgli del cesto, se lo viene a sapere da solo…» la strega alzò gli occhi al cielo, mettendosi il cellulare contro un orecchio.

Caroline e Bonnie raccontarono ad una Rebekah, in un primo momento divertita, la situazione ma quando l’Originale capì le loro preoccupazioni, tornò subito seria «Tranquille, la controllo io» promise «Ora devo andare… Oliver è di nuovo nel periodo premestruale!» commentò prima di riattaccare.

 

«Saranno… 200 Lillà!»

«Nick, capisco che quando eri un bambino il telefono non era stato ancora inventato, ma qualcuno ti dovrebbe insegnare come si inizia una conversazione telefonica!»

«Ciao Oliver! Tutto bene? Come è il tempo a Boston? A Caroline oggi hanno consegnato un cesto pieno di Lillà!» disse Klaus tutto d’un fiato.

«Lillà? Singolare…»

«Tutto qui? Questo è il tuo commento?»

«Che ti devo dire Nick? Chiama il fioraio… chiedi chi è questo tizio che gli ordina i fiori!»

«Già fatto! “un affascinate signore che vuole restare anonimo“… dovrei andare a soggiogarlo…»

«Ovvio…» rispose Oliver ironico.

«Ma non lo faccio, perché Caroline si arrabbierebbe…»

«Lo credo anche io»

«Anche se avrei una scusa per farlo, devo solo decidere se preferisco che si arrabbi perché sono troppo geloso o troppo paranoico, ho una teoria… o per meglio dire un timore… e se fosse Tom?»

«Certo… Tom che ci avverte che è tornato in città mandando fiori a Caroline, mi sembra sensato» commentò Oliver.

Klaus grugnì «Ok… accertati che Rebekah non perda mai di vista Elena, senza dare nell’occhio fai si che la nostra amica doppelganger sia sempre al sicuro… puoi farlo?»

«D’accordo»

 

«Io non capisco! Hai visto dove sono le rose? Nel bidone della spazzatura! Erano così belle…» Hope camminava nervosamente tra i due letti della loro stanza, Felicity la stava ascoltando seduta sul suo. «Le abbiamo fatto mandare tutti quei bei Lillà e lei fa finta di niente! A tutte le donne piacciono i fiori! Perché a Caroline no?»

«Perché hai fatto mandare dei fiori a mamma?» Lizzie era sulla porta, insieme a Josie erano entrate senza bussare.

Felicity si mise le mani tra i capelli.

Hope per un attimo le guardò scioccata, poi gli andò incontro tirandole per un braccio per farle entrare e richiuse la porta.

«Vi piace il mio papà?» chiese la streghetta con le mani sui fianchi.

Le gemelline annuirono.

«Li voglio far fidanzare!»

Le bambine la guardavano a bocca aperta.

«La nostra mamma…» cominciò a dire Lizzie.

«… e il tuo papà?» finì Josie.

Hope annuì.

«I fiori non glieli dovrebbe mandare lui?» chiese Lizzie.

«Li hai mandati tu, ma sul biglietto hai scritto che li aveva mandati il tuo papà!» realizzò Josie.

«Quasi…» disse Hope.

Felicity continuava a tenersi la testa tra le mani, scuotendola leggermente. «Che ti avevo detto? Era più logico firmarli!» mormorò.

«No! Te l’ho spiegato! Volevo vedere la sua reazione! Volevo vedere se guardava papà in modo diverso, pensando che fosse lui a mandarglieli! Poi sarei andata da papà e gli avrei raccontato quello che avevamo fatto, gli avrei detto che anche Caroline era innamorata di lui e che poteva farle la corte!»

«E come facciamo a sapere se anche lui è innamorato di lei?» chiese Josie.

«Lui è innamorato! Ne sono già sicura!» ribatté Hope.

Le gemelle sorrisero.

«Ma se la mamma sposa un Re, diventa una Regina!» realizzò Lizzie.

«E noi delle Principesse!» si entusiasmò Josie.

Felicity si lasciò cadere all’indietro sul letto sconsolata.

«Alla mamma piacciono di più i cioccolatini, che i fiori» disse Josie.

Lizzie annuì.

«Bene! Ci avevo già pensato di farle arrivare dei cioccolatini, facciamo così… ora usciamo e andiamo da Niklaus, come ogni pomeriggio… poi Felicity, passa per i boschi e va in città a comprarli!»

«No!» rispose la vampira rimettendosi a sedere.

«Sei l’unica che puoi farlo! Se corri, ci metti mezzora al massimo! Ci pensiamo noi a coprirti! Ora siamo anche di più!» spiegò contenta.

«E’ proprio questo il problema!» la vampira, si rigettò all’indietro ancora più sconsolata.

 

Oliver era disteso sul letto con un libro di diritto famigliare in mano.

Rebekah girava in costume da bagno e si stava legando i capelli «Non vieni giù alla s.p.a.?» chiese.

«No, ho un po' da fare» rispose l’uomo «Ma tu vai… stai vicino alla tua amica che è preoccupata per Damien» continuò senza staccare gli occhi dalle pagine.

«Mentre io mi occupo di Elena, a Damon e Damien farebbe piacere scambiare due chiacchiere con te» insistette la vampira, mettendosi una canotta ed un paio di calzoncini.

«BECKS! NOI ANDIAMO… VI ASPETTIAMO GIU’» sentirono urlare da dietro la porta.

«ARRIVIAMO!» rispose l’Originale.

«Sbrigati!» la esortò Oliver guardandola da sopra il libro. 

«Vieni anche tu…» richiese la vampira dolcemente, mettendo un libro in una piccola borsa.

Poi vedendo che l’uomo non rispondeva.

«Pensavo che potevamo sfruttare la situazione per stare un po' insieme, a fare qualcosa di diverso!» articolò Becca titubante.

«Beh, hai ragione» replicò l’uomo chiudendo il libro «Perché dovrei stare qui a impegnarmi per l’udienza, quando mi dovrò scontrare con dei burattini ammaestrati? Che cretino che sono! Ma sai? Ero abituato a preparami al meglio! Come vuole Mia Signora!» disse scendendo dal letto «Un minuto e sono pronto!»

«Ma sei impazzito?»

«Se vuole, Milady mi tolgo il bracciale, così potrò seguire i suoi ordini anche con il sorriso sulle labbra» esclamò cerimonioso facendo un inchino.

Becca lo guardava a bocca aperta.

«Si, sei impazzito…»

«Il pazzo sono io, che trovo fastidioso che tu costringi le persone a fare quello che vuoi, forzando la loro mente?»

«E’ questo il problema? Che ho soggiogato delle persone?»

«Il problema è questa tua reazione! Come se fosse una cosa normale! Come se fosse un tuo pieno diritto farlo!… che non provi il minimo rimorso!»

«Dovrei sentirmi in colpa perché sto aiutando degli amici ed un ragazzo che negli ultimi mesi ha perso tutto? Che ha passato l’inferno, da solo in un letto di ospedale… senza che nessuno si occupasse di lui?» Rebekah era furiosa.

«Ti sto imputando le modalità! Non certo le intenzioni…» chiarì Oliver con voce ferma.

«Le modalità?» Rebekah scoppiò a ridere «Davvero non ci arrivi? »

Oliver la guardava perplesso.

«Non sto facendo le cose a modo mio… perché se lo avessi fatto, né tu né gli altri avreste mai messo piede a Boston, sarei partita con un aereo la mattina e sarei tornata la sera con la sentenza del giudice! Anzi… perché scomodarsi tanto? Nella pausa di ricreazione sarei andata in ospedale a Mystic Falls! E sarebbe risultato che Damien lo aveva partorito una giovanissima Elena!»

Oliver la guardava impietrito «Mi stai facendo giocare a fare l’avvocato?» chiese ribollendo dalla rabbia.

Rebekah rimase in silenzio sostenendo il suo sguardo.

«E’ questo che fai! GIOCHI CON LE PERSONE!» urlò l’uomo inferocito.

«Le uso, come le usano tutti!» rispose Rebekah calma «In questo non c’è nessuna differenza tra un umano ed un vampiro! Sei un avvocato, il tuo mestiere è convincere gli altri che la tua tesi è quella giusta! Che stavi facendo ieri? Stavi sfruttando quello che madre natura ti ha dato per far fare a quella segretaria, quello che volevi… e lei? Stessa identica cosa! Lei stava sfruttando il suo potere, derivante da quella agenda che teneva in mano, per farsi sedurre! Vi stavate sfruttando a vicenda! Stavate giocando…
Tu usi i tuoi occhioni, il tuo sorriso, la dialettica, la tua intelligenza… il tuo fascino, per perseguire i tuoi obiettivi, ognuno usa quello che ha! Che c’è, sei invidioso che il mio sistema è garantito al 100%? La cosa essenziale è non pentirsi delle proprie azioni e stare con la coscienza a posto, ed io sono serenissima!
Siamo qui perché ne avevamo tutti bisogno! Damon e Elena hanno preso una decisione che sconvolgerà le loro vite e lo hanno fatto in soli due minuti! Damien in cinque mesi ha subito una batosta dietro l’altra! E quando sembrava che avesse trovato una sua dimensione, che avesse una sorta di quotidianità… BANG! La zia lo abbandona e rischia di dover ricominciare tutto altrove! E poi ecco questi due sconosciuti che gli dicono che gli vogliono fare da mamma e papà! E lo trascinano ad un matrimonio! E poi ad una cena con gente che conosce a malapena, che ride e scherza, che si commuove e fa discorsi a cuore aperto!
Avevano bisogno di tempo! Avevano bisogno di pensare e riflettere in un altro contesto! Lontano da casa, da soli! Avevano bisogno di conoscersi!
E tu? Pensi che non ti vedo? Che non me ne accorgo? Fai tremila cose! Ti tieni sempre occupato! La stalla, l’orto, il cantiere… non ti fermi mai! E questo perché vuoi dimostrare di essere utile! Vuoi mostrarci che sei una persona capace e competente! Ti dò una notizia! LO SAPPIAMO GIA’! E tutti te lo confermano ogni santo giorno!
Non serve che ce lo dimostri continuamente! Ma tu non te ne accorgi! Sei troppo impegnato a sentirti diverso e inadeguato!
Quando mi stupisco del tipo di rapporto che sei riuscito a costruire con Niklaus, tu reagisci male! E ti metti sulla difensiva, ma la mia è ammirazione! Perché tu sei riuscito in una cosa che in mille anni nessuno è stato in grado di fare, non un umano… ma neanche un ibrido, un vampiro, un licantropo o uno stregone, o qualsiasi altra creatura soprannaturale…
Lo fai parlare, lo fai sfogare, eviti che le sue frustrazioni ci rendano la vita impossibile!
Mio fratello in questi giorni chiama te! Invece di andare a soggiogare il fioraio che ha l’ordine di inviare dei fiori a Care! Invece di andare a sbranare quel poveretto che glieli manda e che ha firmato la sua condanna a morte! Che tu stai rimandando! Complimenti! Gli hai fatto ottenere una proroga! Tu l’avvocato lo fai a casa, nella nostra vita di tutti i giorni!»
Rebekah stava alzando sempre più la voce e gesticolava nervosa «Quando tutto questo è iniziato, tu dove eri? Con noi! A che titolo c’eri? Sei un docente? NO! Sei del servizio di sicurezza? NO! Eri li perché c’era un problema e noi le crisi le affrontiamo tutti insieme! Uniti! Tutti alla pari! Perché tante persone… tante idee!
Perché non importa se questo» Becca si batté un indice sulla tempia «appartiene ad un vampiro o ad un umano! E neanche questo» continuò con una mano sul petto «Siamo tutti uguali, quando siamo tra di noi! Quando siamo… in famiglia…
Fuori nel mondo? No, siamo diversi e tu devi accettarlo! Noi vampiri siamo forti! Siamo veloci! Possiamo soggiogare le persone! Possiamo prenderci una pallottola e non schiattare! Non ci ammaliamo! Non ci stanchiamo… se c’è un pericolo? Tocca a noi stare in prima linea e cercare di proteggervi tutti, non lo facciamo perché ci sentiamo superiori! Lo facciamo perché vi vogliamo bene… e perché lo possiamo fare! »

Oliver continuava a guardarla impietrito.

«Ti senti usato? Preso in giro? Ti posso solo dire che mi dispiace, ma non era mia intenzione…
Forse volevo solo vederti all’opera, nel tuo ambiente» Becca aveva gli occhi lucidi «E mi è piaciuto tanto, sentirti usare tutti quei paroloni giuridici, ammirarti finalmente in giacca a cravatta… e vederti entrare in una stanza sicuro dei tuoi mezzi e delle tue abilità» Becca si chinò a prendere la borsa che si stava preparando «Devo andare… ho promesso di controllare e proteggere Elena e devo farlo… perché sono una vampira e quindi posso… e anche perché sono una sua amica e se le dovesse succede qualcosa, non riuscirei a sopportarlo… sono più umana di quel che pensi Oliver» concluse chiudendosi la porta alle spalle.

 

Caroline e Bonnie si stavano divertendo ad osservare un gioco che la governante aveva proposto ai ragazzi, anche Klaus era rimasto tutto il pomeriggio nei dintorni, senza tornare al cantiere.

«Pensi che l’ammiratore segreto sia uno di loro?» Chiese ironica Bonnie vedendolo avvicinare.

«Oliver mi ha fatto notare che non è possibile che sia uno degli operai del cantiere» rispose tranquillo l’Originale fermandosi al fianco della strega «Li paghiamo troppo poco per mettersi quel tipo di regali, invece qualche studente che viene da una famiglia facoltosa ce l’abbiamo» considerò pensieroso accarezzarsi il mento.

Care scosse la testa sorridendo «E’ molto brava» disse poi guardando la governante.

Bonnie annuì «E le Angel’s la odiano! Perché lei può stare con i ragazzi, mentre loro li possono vedere solo dalle telecamere” riferì sghignazzando girandosi verso l’Ibrido che rideva di gusto, continuò raccontandogli di una telefonata che Lucy le aveva fatto nella mattinata, lamentandosi che la sera prima Mrs Byrne aveva permesso ai ragazzi di rimanere alzati oltre il solito orario, per poi cominciare a snocciolare tutti gli studi che parlavano di quanto fossero importanti le otto ore di sonno, elencando tutte le fasi! L’aveva tenuta al telefono per più di mezzora.

Klaus e Bonnie ridevano divertiti, mentre Caroline che aveva assistito alla telefonata sorrideva ma continuava a seguire attenta il gioco, non perdendo di vista gli studenti e in particolare le figlie, che non stavano giocando ma chiacchierando con Hope e Felicity.

«Tu sei proprio sicura che sia innamorato di mamma?» stava chiedendo Josie.

«Guarda come ride con Zia Bonnie…» commentò Lizzie.

«La sta anche toccando!» riferì con gli occhi sgranati Josie.

Hope stava guardando la scena infastidita «Che stanno dicendo?» chiese a Felicity.

«Lo sai che non mi piace ascoltare le conversazioni! E’ una mancanza di rispetto!» rispose la vampira.

«E’ un emergenza! Ascolta solo un attimino!» chiese implorante.

La vampira sospirò, poi girò un po' la testa concentrandosi, dopo qualche attimo fece una strana smorfia.

«Che dicono?» chiese Hope.

Felicity scosse la testa titubante «Bonnie sta dicendo che la frequenza cardiaca rallenta e la temperatura del corpo diminuisce e inizia la fase del sogno… non voglio ascoltare!»

«Ma che significa?» chiese Hope.

«Non lo so e non lo voglio sapere…» chiarì la vampira puntandole un dito contro.

«E perché papà ride tanto?» si chiese Hope guardando sconsolata la scena.

«Sono carini però…» Stava dicendo Josie.

«La zia non ha un fidanzato da quando è morto zio Enzo… » disse Lizzie con un sospiro.

«Anche io voglio bene a Bonnie!» chiarì Hope «… e se le piace il mio papà, e se a lui piace lei…» disse facendo un’alzata di spalle. «Li regaliamo a Bonnie i cioccolatini?» chiese alle gemelle, abbassando la testa sconfitta.

A malincuore, le ragazzine annuirono.

 

Oliver si affacciò dalla camera, sentendo che gli altri erano tornati dal loro pomeriggio benessere.

«Dove è Becca?» chiese vedendo solo Elena e Damon che parlavano con Damien.

«Si era dimenticata una cosa nello spogliatoio, è dovuta tornare indietro» lo informò il ragazzo, mentre Elena riceveva e leggeva un messaggio e passava il cellulare al marito, per farglielo leggere.

«Stasera Sushi?» chiese Elena.

Avevano preso l’abitudine di cenare nella loro suite, senza scendere nel ristorante dell’albergo.

«Con una montagna di tempura» cercò un compromesso il marito.

La donna alzò gli occhi al cielo, annuendo.

Damien si avvicinò per battere cinque con l’ex vampiro.

«Possiamo cenare senza aspettare Rebekah… » disse titubante Elena «Si è ricordata che aveva dimenticato di sistemare una questione importante per l’udienza di domani» disse poi più sicura annuendo.

Oliver sospirò.

«Ed è uscita in calzoncini e canotta?» chiese Damien «Siamo a metà novembre!»

«I vampiri non sentono freddo» replicò Damon con noncuranza.

«Ma la gente la prenderà per una pazza» ribatté il ragazzo.

«Ci è abituata!» sghignazzò Damon.

Dopo cena Elena era andata in camera sua per chiacchierare un po' con Bonnie e Caroline.

Damien accese la console di cui era dotata la suite e cominciò a giocare davanti al maxi schermo che occupava buona parte della parete «Wade impazzirebbe, se avessimo un televisore così nella sala relax!» commentò eccitato.

«Sono un buon amico della direttrice» replicò Damon «Vedo che posso fare»

Oliver che era seduto in una delle poltrone sorrise, poi si alzò ed uscì su terrazzino.

Un attimo dopo lo raggiunse anche Damon, indossando un giubbotto e tenendo in mano quello dell’amico «Non sono più un vampiro…» si giustificò.

«Sicuro che… non sentono freddo?» chiese Oliver.

«Certo… ma sono anche sicuro che mai nella vita Becks uscirebbe conciata in quella maniera, avrà fatto di sicuro una visita alla boutique dell’albergo»

Oliver annuì «Magari soggiogando la commessa» considerò.

«Probabile…» rispose Damon.

«Che vi ha scritto nel messaggio?»

«Che aveva bisogno di una boccata d’aria… e poi ha aggiunto di non uscire da questa stanza e se avvertiamo qualcosa di strano di chiamarla che arriva immediatamente… un po’ ambiguo» rifletté.

Oliver sospirò «Dove sarà andata?» sussurrò appoggiandosi alla ringhiera guardandosi intorno.

«Mah… potrebbe essere in un bar a dissanguare qualcuno… o a una riunione degli alcolisti anonimi a far si che la smettano davvero di bere! Rebekah è imprevedibile…» ponderò l’ex vampiro, mettendosi a fianco a lui.

«Sarà sempre così? Discutiamo e poi mi dovrò preoccupare che vada in giro a fare del male alla gente?»

Damon si girò a guardarlo un po' irritato «Io mi preoccuperei di più per il litigio! Rebekah è una vampira da mille anni… si sa controllare, puoi stare tranquillo»

«Scusami… è che quando sono nervoso straparlo» mormorò Oliver.

L’ex vampiro gli diede una leggera spallata, poi gli sorrise.

«Da quello che avete raccontato, tu sei stato con Elena quando lei era una umana e tu un vampiro, poi quando siete stati entrambi vampiri… e ora da umani, il vostro rapporto era diverso? E’ cambiato a seconda di quello che eravate?» chiese Oliver.

«Da un punto di vista sentimentale no… ho amato Elena dal primo momento che l’ho vista così come l’amo ora. Per il resto, beh… forse non te ne dovrei parlare, ma io sono famoso per la mia schiettezza e franchezza, dico sempre quello che penso e non farò eccezione neanche questa volta» rispose Damon
«L’importante è essere la stessa cosa» asserì guardandolo negli occhi «Quando lei era un umana, anche se era la fidanzata di Stefan… io vivevo nel costante terrore che le potesse accadere qualcosa ed ero ossessivo, iperprotettivo, le stavo sempre addosso.
Quando è diventata una vampira… ero dispiaciuto per lei, perché sapevo quanto desiderasse avere una famiglia, ma egoisticamente ero felice, finalmente riusciva a capire delle cose di me, che da umana erano difficili da comprendere, infatti è stato allora che ci siamo messi insieme! E poi era più difficile che morisse! Quindi ero più tranquillo e l’idea che il per sempre… era davvero per sempre! Beh mi piaceva! Ma lei non voleva restare un vampiro!

Un paio di giorni dopo che ha preso la cura, lo psicopatico zietto delle nostre scimmiette, le ha fatto un incantesimo, legando la sua vita a quella di Bonnie… fin che era in vita BonBon, Elena era come… morta! Gli umani che probabilmente non l’avrebbero più vista l’hanno salutata, noialtri le abbiamo detto arrivederci e l’abbiamo messa in una bara.
Mi sono detto 60/70 anni che sono per un vampiro? In fin dei conti Katherine, la doppelganger di Elena, il mio primo amore, l’ho attesa per 150 anni!
Neanche tre mesi dopo per poco non faccio finire BonBon sotto un furgone, lo vedevo che si avvicinava… e lei era i mezzo alla strada, ma io non riuscivo a muovermi! Non riuscivo a toglierla da li! Per fortuna ho realizzato che è la mia migliore amica e che avrei perso la testa, se fosse morta!
Elena è stata 6 anni addormentata, tre li ho passati in una bara accanto a lei! I restanti tre… sono stati i peggiori della mia vita.

Ora siamo entrambi umani, il terrore che possa succederle qualcosa ce l’ho sempre, ma potrebbe accadere anche a me!
Ora è
“Nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non ci separi…“, se potessi tornare indietro nel tempo ti confesso che pregherei Elena di non assumere la cura… ma se non riuscissi a convincerla, la riprenderei di nuovo anche io… non voglio vivere una vita immortale senza di lei!» concluse l’ex vampiro.

«Grazie» disse Oliver che aveva ascoltato tutto in silenzio.

«Non c’è di che…» rispose Damon.

 

Bonnie stava uscendo dal suo bagno in accappatoio e con i capelli avvolti in un asciugamano, quando vide che sul suo letto era appoggiata una scatola regalo con un bel fiocco e un bigliettino.

Le tremavano le mani, quando lo aprì e lesse “hai stregato il mio cuore“, prese il pacchetto e si catapultò fuori dalla camera.

«Caroline!» chiamò dopo aver bussato e aperto la porta senza aspettare la risposta «OH MIO DIO!» urlò poi voltandosi.

«Buongiorno Bonnie!» esclamò l’Ibrido chiudendo il libro che stava leggendo, restò a guardarla appoggiato ai cuscini, coperto a malapena da un lenzuolo.

«Che è successo?» strillò Care uscendo dal bagno sgocciolante, mentre cercava di avvolgersi con l’asciugamano.

L’Ibrido sorridendo le guardava dalla sua posizione «Ve lo devo confessare…una volta, me l’ero sognata una situazione del genere… eravate più vicine e con meno spugna addosso… ma direi che mi posso accontentare!» disse sghignazzando, facendo segno a Bonnie di allacciarsi meglio l’accappatoio.

Le due donne gli lanciarono un’occhiataccia, cercando di coprirsi meglio.

«Sei una calamita per gli psicopatici, tesoro! Anche il tuo ammiratore segreto lo è!» disse Bonnie «oltre che indeciso!» esclamò dandole il biglietto e facendole vedere la scatola.

Tutto il buonumore dell’Originale scemò, indossò i pantaloni del pigiama ed uscendo dal letto si avvicinò in un lampo.

«Una maglia?» lo rimproverò Bonnie.

«Perché voi due siete presentabili?» ribatté l’Ibrido prendendo il bigliettino dalle mani di Caroline.

Le due donne si guardarono, Care si stava girando verso l’uomo, quando lui la precedette.

«Potrebbe essere Tom» disse Klaus, serio.

Caroline e Bonnie annuirono.

«Chiunque sia, è entrato nella scuola ed è arrivato fino al piano privato!» fece la strega «E lo ha fatto negli ultimi venti minuti, quando mi sono alzata e sono andata a fare la doccia, il pacchetto non c’era sul letto» spiegò.

Klaus annuì «Dobbiamo visionare le telecamere» disse «Dopo esserci vestiti, ovviamente.» aggiunse ironico.

 

Cinque minuti dopo, Klaus, Caroline e Bonnie stavano camminando a passo spedito nei sotterranei.

«L’hai sentita?» mormorò Bonnie rallentando e prendendo Care per un braccio.

«Non risponde alle chiamate» sussurrò scuotendo la testa Care.

«Chi non risponde alla chiamate?» chiese Klaus, senza voltarsi.

Le due donne si guardarono sospirando.

«Tua sorella… ha litigato con Oliver ed è sparita da ieri sera» spiegò la vampira.

L’Ibrido si bloccò e si girò a guardarle «Quindi Elena è da sola!»

Le donne annuirono, l’Originale aprì la porta che dava nel seminterrato delle vigilanti con un imprecazione, poi si portò il telefono all’orecchio.

Caroline stava scuotendo la testa «Non risp….» stava per dire.

«Sister! Vai immediatamente in albergo da Elena! Qualcuno è entrato nella camera di Bonnie stamattina, intanto che noi vediamo di capirci qualcosa, tu non perderla un secondo di vista!» Sbraitò per poi riattaccare «A me risponde» disse poi alle due donne che lo stavano guardando a bocca aperta.


Oliver non aveva chiuso occhio, era arrivato a odiare la schermata iniziale del suo cellulare per quante volte l’aveva guardata quella notte. Vestito di tutto punto uscì dalla camera e si avvicinò al tavolo apparecchiato per la colazione.

«Rebekah ci aspetta in tribunale» disse Elena vedendolo arrivare, toccandosi la tasca del pantalone indicandogli il cellulare.

Oliver si limitò ad annuire.

La porta d’ingresso si aprì in quel momento «Croissant caldi?» chiese una Becca tutta sorridente, con in mano un vassoio.


   
 
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