Ringrazio
anche solo chi legge.
"Scritta
per il
contest Calling All the Monsters indetto dalla pagina facebook Axis
Powers
Hetalia - Italian Fans. Link:
https://www.facebook.com/axispowerhetalia.it/posts/1644096652298732.
Scritta
sentendo: Calling all the monsters – China
Anne McClain.
Autore:
Kamy.
Numero
parole: 1512.
Personaggi:
Russia, America, Inghilterra.
Pacchetto
5: 5.
Jack O’Lantern
Personaggio
A durante ‘’Dolcetto o
Scherzetto’’
è perseguitato da Personaggio B, travestito da Jack
O’Lantern. Ma sarà
veramente solo un travestimento?
Come
in un film horror di America
Il
ticchettio dell’orologio della cucina risuonava
anche nel salone della grande villa di America e la luce della luna
filtrava
dalla grande finestra, illuminando il salotto.
“Tu
aspettami qui, Mr. Tonny, tornerò questa sera”
disse America. Adagiò il suo peluche grigio a forma di
alieno sul divano, la
sua figura muscolosa si rifletteva nei suoi occhi rossi. Si premette
gli
occhiali contro il naso e si raddrizzò i finti canini da
vampiro che indossava.
Raggiunse la porta di casa, controllò che le luci fossero
spente e uscì,
chiudendo la porta con diverse mandate.
“Non
m’interessa se tutti dicono che alla mia età non
si può più fare il giro di ‘Dolcetto e
scherzetto’. Lo farò lo stesso e mi
divertirò anche” disse. Serrò un pugno
e annuì, all’altro braccio aveva appesa
una zucca di plastica vuota grazie a un nastrino nero.
Avanzò
lungo le strade, le serrande dei negozi erano
abbassate e il vento gelido gli sferzava il viso. Il mantello nero del
suo
costume gli ondeggiava dietro le spalle massicce.
America
sorrise e risalì la scalinata della prima casa
e bussò un paio di volte, udì dei fruscii
provenire da dietro la porta.
Sbadigliò e incrociò le braccia al petto, la
porta si aprì e America poté
vedere una vecchina, con la schiena ingobbita, raddrizzarsi degli
occhiali
dalle lenti spesse e porgergli una caramella con la mano rugosa e
tremante.
“La
ringrazio molto” disse America, prendendo la
caramella.
“S-sei
davvero… alto…” mormorò
l’anziana con voce
rauca.
“Bevo
molto latte e mangio tantissimi cheeseburger”
rispose America.
“Quella
robaccia” borbottò la vecchietta, scosse la
testa e rientrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
America
mise la caramella dentro il proprio contenitore
e si allontanò, vide un’ombra di sfuggita con la
coda dell’occhio. Batté le
palpebre e guardò in quella direzione, c’era una
figura nascosta dietro
l’angolo di un negozio chiuso.
<
Un altro che sta facendo il giro o un ladro? >
si chiese America, accelerò il passo fino alla casa
successiva. Bussò alla
porta, dall’interno provenivano suoni di trombette, urla e un
brusio indistinto
di voci e melodie.
Un
giovane uomo, con una testa di zombie finta
adagiata sulla spalla, aprì. Era intento a ridere, le sue
pupille erano
dilatate, le gote in fiamme e aveva segni di rossetto sul mento,
rovesciò una
ciotolina di caramelle dentro il contenitore di America.
“Tutti
devono divertirsi!” gridò. La testa di zombie
aveva la pelle bluastra, una parte del viso era squarciata e lasciava
vedere un
occhio giallo luminoso.
“Oh,
yes!” gli fece eco America, mentre l’altro
richiudeva la porta.
America
si diresse verso l’altra casa, udì dei passi
ovattati e si voltò.
Lo
stesso uomo di prima si era avvicinato, lo fissava
con le orbite vuote della zucca che indossava sul capo, aveva una
pesante
sciarpa al collo, nonostante avesse un pesante mantello sulle spalle
tenuto
fermo con una spilla d’oro circolare.
<
Non ho mai visto un Jack O’Lantern con
un’armatura e quella sembra provenire veramente da un museo.
Che sia un patito
di cosplay? Non può
essere Giappone,
però, per quanto possa essere timido, non si travestirebbe
in quel modo e non
sembrerebbe uno stalker >.
La
luce della luna illuminava la figura di America
che, casa dopo casa, si voltava per notare che la figura silenziosa
continuava
a seguirlo.
America
risalì i gradini di marmo di un’ennesima casa,
su ognuno di essi era appoggiata una zucca intagliata, ciascuna dalla
forma
diversa, alcune erano allungate, altre rappresentavano bocche dai denti
aguzzi,
altre ancora con degli intagli a forma di ragni al posto degli occhi,
la
maggior parte tendevano a una forma sferica ed erano di un arancione
acceso.
La
padrona di casa, una donna corpulenta, aprì la
porta.
Dal
soffitto alle sue spalle scendevano dei fili, a
cui erano attaccati dei piccoli testi di plastica verde-acqua, la
lampadina al
loro interno gli faceva splendere le orbite vuote degli occhi di un
giallo
acceso.
“Che
bravo ragazzo, fai il giro invece di demolire
case e comportarti da teppistello. Bravo così”
disse la donna. Mise una
manciata di caramelle gommose ricoperte di zucchero insieme agli altri
dolci di
America.
“La
ringrazio signora” disse America. Le gengive gli
dolevano e, quando la donna richiuse la porta, si sfilò i
denti finti da
vampiro e li mise in tasca.
<
Questi li tolgo per un po’. Non posso
preoccuparmi anche di loro, già sono in ansia
perché quel ‘tipo’ continua a
seguirmi. Beh, se mi vuole rapinare, ha sbagliato persona. Io sono una
cintura
nera di karate > pensò, raggiungendo la casa
successiva.
Un
uomo di mezza età aprì la porta e
squadrò America,
schioccando la lingua sul palato.
“Non
pensi di essere troppo vecchio per girare ancora
in maschera?” gli domandò.
America
gli porse la sua zucca di plastica.
“Dolcetto
o scherzetto?” chiese.
“Bah”
borbottò l’uomo. Con una mano si portò
una pipa
alla bocca, con l’altra fece finire una caramella alla menta
in mezzo agli
altri dolci di America e richiuse pesantemente la porta.
America
scrollò le spalle, facendo ondeggiare il suo
mantello nero e passò oltre uno scheletro con una falce in
mano.
<
Non la smette proprio di seguirmi! Che sia Inghilterra
travestito che desidera farmi spaventare come ogni anno? > si
domandò.
Raggiunse l’ultima casa del quartiere, risalì i
gradini di legno che portavano
all’ingresso, cigolavano e puzzavano di marcio.
America
bussò.
La
porta si aprì con un cigolio, America rabbrividì,
udì dei passi alle sue spalle farsi sempre più
vicini.
“C’è
nessuno?” chiese America, guardò
all’interno
della casa, vedeva solo oscurità. Due mani gelide lo
spinsero con forza da
dietro, America cadde sul pavimento polveroso della casa e la porta si
richiuse
con un tonfo alle sue spalle.
“Ehy, che
scherzi sono questi?!” si lamentò America,
alzandosi in piedi. Metà del
contenuto della sua zucca di plastica si era rovesciato sul pavimento.
“Se
non vuoi gli scherzi, desideri diventare un
dolcetto?” si sentì domandare. Si
voltò, la testa di zucca della figura che lo
stava seguendo, ora davanti a lui, prese fuoco rischiarando
l’ambiente.
America
saltò all’indietro, rabbrividendo.
“Inghilterra,
adesso basta!” si lamentò.
Jack
O’Lantern si sfilò la testa di zucca, che
iniziò
a levitare intorno a loro, illuminandoli di riflessi aranciati.
America
riconobbe la figura di Russia, il suo viso
illuminato dai giochi di ombre dovuti alle fiamme.
“Ciao”
salutò Russia con un tono amichevole.
America
indietreggiò, il suo viso era diventato
bluastro. La sciarpa di Russia gli immobilizzò i polsi.
“Così
tu pensi di essere un eroe?” domandò Russia con
tono gentile. Un alone nero avvolgeva il suo corpo e dei filamenti
d’oscurità
si dipanavano dalla sua pelle pallida.
Raggiunse
America, intento a divincolarsi, con una
testata.
America
gemette mentre del sangue iniziava a colargli
dal naso, il nastrino della sua zucca di plastica si staccò
e questa cadde
rumorosamente a terra, ci fu l’eco del rumore sordo, mentre
le ultime caramelle
si sparpagliavano sul pavimento ricoperto di polvere.
Russia
lo colpì con un’altra testata, questa volta al
mento, il labbro di America si spaccò, mentre il sangue
denso sgorgava
ricoprendogli la bocca.
“Ru-Russia?
Perché stai facendo tutto questo?” chiese
America con voce rauca, rabbrividendo sempre più forte. Il
sangue gli aveva
macchiato i denti lattei.
“È
divertente, come in tutto questo tempo tu non abbia
mai compreso la mia vera natura. Eppure lo sai che Inghilterra mi teme
ed è lui
ad aver inventato Halloween. Ha cercato di utilizzare la sua sciocca
magia per
scacciarmi” spiegò Russia. Si passò la
mano tra i capelli, che brillavano di
una luce argentea.
“I-io
non capisco…” esalò America.
“Mai
sentito parlare di Jack O’lantern? Lo spirito del
male che questa festa cerca di allontanare. L’uomo che per
raggiungere
l’immortalità ha venduto la sua anima al diavolo e
ci ha fatto un patto? In
cambio della sua salvezza, conduce in pasto ai demoni le anime di
altri” spiegò
Russia.
<
Vu-vuole la mia anima? > si chiese America.
Russia
estrasse un pesante spadone di metallo dalla
cintola.
America
scattò di lato, mise le mani sopra le fiamme
della zucca, si ustionò la pelle e il giovane
ululò di dolore, ma la sciarpa di
Russia si ritirò.
America
si mise a correre, mentre l’altro con un
fendente cercò di mozzargli il capo, tagliandogli di netto
una ciocca di
capelli. Boccheggiando e ansimando, America raggiunse la finestra e
balzò, la
infranse e cadde pesantemente al suolo. Si rialzò, sentendo
i passi dell’altro
avvicinarsi, si mise a correre, ondeggiava, il sangue scendeva dalle
ferite che
si erano aperte sul suo corpo, dovute ai pezzi di vetro che si erano
conficcati
nella sua pelle. Le lacrime rigavano il viso di America.
<
Giuro che non farò mai più il giorno per
Halloween da solo > pensò America. Svoltò
l’angolo e crollò pesantemente a
terra, privo di sensi.
“America!”
urlò Inghilterra, riconoscendolo. Lo prese
tra le braccia e lo scosse, adagiandolo contro il proprio petto.
America
socchiuse gli occhi lentamente.
“S-sono
stato… come gli eroi dei film horror…”
esalò,
perdendo nuovamente conoscenza.
“Ti
porto subito in ospedale” disse Inghilterra,
raggiungendo la propria macchina d’epoca.