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Autore: urladalbalcone    31/10/2017    3 recensioni
Dove Jungkook porta Taehyung in un vecchio motel solo per potergli confessare tutto quello che sente.
"Verso di te provo una profonda ossessione."
© jungcucina | 2017
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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"Jungkook, cosa ci facciamo qui?"

Con la tenda scostata di lato e lo sguardo puntato sulla strada deserta e disabitata, Taehyung si stava chiedendo perché si trovassero in quel motel fuori dal mondo alle tre di notte. Il respiro caldo appannava il vetro vicino alle sue labbra e un odore stantio era diffuso impercettibilmente in quella piccola camera matrimoniale.

"Ho bisogno di parlarti."

Le parole di Jungkook vennero accompagnate dal leggero fruscio che al di fuori della finestra sbatteva contro il vetro, come a volerlo ridurre in mille pezzi. Spingeva e si muoveva impetuoso creando fastidiosi fischi.

"Ed era necessario affittare una camera in questo squallido motel? Siamo ad un'ora da Taegu."

Taehyung distolse lo sguardo dal nulla che aleggiava nel buio di quel posto dimenticato da Dio, per voltarsi verso l'interno del piccolo locale. Le luci soffuse rendevano la vecchia carta da parati rossastra meno inguardabile; negli angoli si potevano notare bene le rifiniture sollevate e rovinate, la carta era sul punto di arricciarsi su se stessa. L'odore di umidità si stava insinuando nel loro setto nasale, minuto dopo minuto. Probabilmente qualche perdita non era stata riparata a dovere, forse i proprietari non si erano nemmeno posti il problema di farlo. 

"Sta' zitto, Tae. Ora devi stare a sentire me, per favore."

Jungkook, stanziato al centro della camera, fece ricadere nuovamente il silenzio tra quelle mura sporche di muffa. Il suo battito cardiaco cambiò ritmo, andando in simbiosi con il ticchettio dell'orologio appeso alla parete. Le gambe gli tremavano, ma di sedersi non ne voleva sapere.

Ora o mai più.

Taehyung pazientava il momento in cui il ragazzo più piccolo si sarebbe deciso a parlare. Era inevitabile la curiosità e la preoccupazione che si stava facendo spazio all'interno del suo corpo. 

Jungkook che, come un bambino ingenuo si torturava le mani, non riusciva più a percepire nulla, se non il timore insinuarsi all'interno di ogni sua cellula. Il mare di parole si stava stagliando agitato contro le pareti della sua testa. Parole alla rinfusa, di cui lui non ricordava più l'ordine, non era più grado di riformularle in un discorso. Lo stesso discorso che aveva provato decine di volte davanti allo specchio nel bagno di casa sua. 

"Non mi sembra di averti mai giudicato, con me puoi parlare, lo sai."

Taehyung tentò di alleggerire quella ponderosa ed incontinente tensione che si era creata. Lo vide prendere un respiro profondo. L'aria che gli appesantiva i polmoni e il battito del suo cuore che martellava contro lo sterno. Prese coraggio, infischiandosene del suo discorso.

"Ho cercato infiniti modi per poter dirti ciò che la mia testa si rifiuta invece di fare. Non so nemmeno da dove incominciare, ma ho guidato centinaia di chilometri in piena notte per poterlo fare, quindi ti prego di non interrompermi."

Come da sua direttiva, Taehyung non fiatò. Semplicemente annuì insensibilmente, pronto a ricevere tutto quello che Jungkook avesse da dire. Gli occhi attenti erano fissi su di lui, non aveva intenzione di perdersi nessuna sua emozione, nessuna sfumatura che Jungkook gli stava apparentemente nascondendo da ormai troppo tempo.

Jungkook era schiavo delle sue emozioni.

"Prima media. Ricordi? Mi stavi altamente sul cazzo. Con quella tua aria gentile, troppo gentile, ma io ero fermamente convinto fosse soltanto una maschera. Ero convinto lo facessi per sentirti inserito, per sentirti qualcuno. Mi infastidivi senza apparentemente fare nulla. Rimanevo in disparte, sparlando alle tue spalle, ma poi con chi l'avrei dovuto fare di preciso? Nessuno mi ascoltava veramente. Piacevi a tutti, tranne che a me.
Prima superiore. Quando il primo giorno ti ho visto varcare la soglia di quella porta in ritardo, credimi se ti dico che ho semplicemente desiderato avessi sbagliato classe. Mi girai dalla parte opposta, con lo sguardo fuori dalla finestra. Non volevo mi vedessi, ma alla fin fine, perché avresti dovuto farlo? Non ci eravamo mai calcolati, e probabilmente non sapevi nemmeno come fosse fatta la mia faccia. Ignorarti durante l'anno mi sembrava la cosa più giusta da fare e così feci. E anche lì, piacevi a tutti, tranne che a me.
Seconda superiore. Quel giorno d'aprile, durante l'ennesima prova anti incendio, invece di seguire le indicazioni date, tu ti allontanasti dirigendoti verso il tetto della scuola. Non so per quale motivo, ma da stupido ti seguii. Volevo provare a cogliere in flagrante lo studente modello commettere il suo primo errore. Volevo metterti nei guai. Ma finimmo per rimanere bloccati là sopra insieme per circa mezz'ora, ricordi? Per la prima volta, parlammo per più di un minuto. Mi raccontasti di te, della tua famiglia, di quello che ti piace fare. Mi dicesti che era stato un peccato non aver socializzato con me prima. E solo lì, mi resi conto che quella che provavo per te era semplice gelosia, nulla di più. Perché non facevi finta, non indossavi nessuna maschera, tu eri gentile per davvero. Piacevi a tutti, e forse iniziavi a piacere anche me. Da quel giorno, la gelosia si trasformò lentamente in ammirazione. Ammiravo come riuscissi ad essere te stesso con tutti, avevamo legato molto..."

"Jungkook, perché mi stai dicendo tutto questo?"

Taehyung lo interruppe inconsciamente, avvertendo un misto di confusione e rammarico al solo rivivere la loro adolescenza in poche e semplici parole. La conosceva già quella storia, eppure gli faceva sempre uno strano effetto. Si pentiva di non essersi soffermato a conoscerlo molto tempo prima, probabilmente gli avrebbe risparmiato parecchio risentimento verso i suoi confronti. E in quel momento, illuminato solo dalla debole luce di due antiche lampade a petrolio, poste sui comodini, i tratti di Jungkook risultavano poco limpidi ai suoi occhi.

"Non ho ancora finito."

Semplicemente tacque e lo fece continuare.

"Non penso che tu sappia com'è vivere con un costante peso addosso che ti fa mancare l'aria. Sentirsi costantemente incompleto, inappagato. Illudersi che un giorno qualcosa possa cambiare, qualcosa che però non è ancora cambiato. Questo destino del cazzo a cui siamo tutti legati, me lo gestisco da solo d'ora in poi. Ormai vado a dormire la notte e mi sveglio al mattino con la stessa immagine, lo stesso desiderio che spinge freneticamente nella mia testa e nel mio petto. E fa male non poter soddisfare i propri impulsi, sai? Fa fottutamente male. Reprimerli, soffocarli, ma senza mai farli morire. Rimangono lì, nascosti agli occhi degli altri. Nascosti anche dai tuoi di occhi."

Il respiro di Taehyung divenne irregolare all'udire di tutta quella costernazione. Ma l'unica cosa che si sentì di fare, fu rimanere con la schiena appoggiata a quel vetro freddo. Percepiva ormai il gelo nelle ossa, e nonostante Jungkook si fosse fermato, qualcosa gli disse che il discorso non era ancora finito. 

Non lo avrebbe interrotto.

"L'ultima cosa che voglio è fare la figura del patetico. Mi sembra anche inutile addossare la colpa a te, ma mentirei se dicessi che l'artefice di quel desiderio ardente che giace nascosto dentro di me non sia proprio tu. Non farmi domande, ti prego, poiché non conosco il momento esatto in cui tutto questo sia nato. Potrei risponderti che probabilmente è successo quando abbiamo condiviso il mio stesso letto per un'intera settimana, il periodo in cui i tuoi erano partiti per Seoul. Averti lì accanto, sentire il tuo calore...stavo iniziando a provare sensazioni nuove. Ricordo ancora il vuoto che sentii il giorno stesso in cui te ne eri tornato a casa. Dio, da quel giorno quello schifo di letto sembra essere diventato così immensamente grande. O forse potrei risponderti che ho percepito una sensazione fastidiosa strisciarmi attraverso ogni fibra della pelle nel momento esatto in cui Jimin ti regalò quello stupido bracciale, senza un apparente motivo. Non era semplice gelosia. Mi faceva male il petto. Faceva fottutamente male. Anche in questo momento, se soltanto potessi, ti strapperei quel bracciale dal polso."

Il ragazzo taciturno si toccò inconsciamente il polso percependo l'argento freddo contro le dita, al contrario delle sue guance che si stavano accaldando. Il leggero colorito di cui si tinsero venne mascherato dalla luce soffusa e Taehyung non poté che esserne grato.

"È solo un bracciale, Jungkook."

"Ti ho detto di non interrompermi."

La stabilità di Jungkook si stava lentamente sgretolando, come le antiche decorazioni in gesso che caratterizzavano il soffitto di quella piccola camera matrimoniale. 

"Hai ragione, scusa."

Il lato vulnerabile di Jungkook stava prendendo il sopravvento. Sentire le scuse di Taehyung fece nascere in lui un senso di colpa inspiegabile, rendendosi conto che non era sua intenzione mostrarsi scontroso nei suoi confronti. Ma Jungkook in cuor suo sapeva che se non lo avesse fatto finire, non avrebbe mai più trovato una quantità di coraggio tale da sentirsi nuovamente trasparente davanti a lui. Trasparente come l'acqua.

La confessione non era giunta al termine.

Qualcuno, una volta disse che, la più antica e potente emozione umana è la paura

Jungkook aveva paura.

Aveva paura che potesse abbandonarlo da un momento all'altro, ma nonostante questo, era sicuro fosse il momento giusto per liberare quei sentimenti tenuti rinchiusi in gabbia da troppo tempo. Quei sentimenti divenuti ormai incontenibili che urlavano deliranti di poter uscire.

Jungkook prese l'ennesimo respiro profondo e proseguì.

"Ho indirizzato a Jimin dell'odio che non meritava solo per la mia ossessione verso i tuoi confronti, perché si, Taehyung, verso di te provo una profonda ossessione. Un ossessione che non so spiegare. Probabilmente ora penserai che sia pazzo, ma non lo sono, davvero. Avevo soltanto bisogno di dirtelo. Quel peso, di cui ne ho menzionato l'esistenza all'inizio, sento che in questo momento lentamente sta scivolando via. Non odiarmi, Tae, ma i tempi in cui ti vedevo solo come un amico sono morti mesi fa."

Jungkook abbandonò il suo corpo sul materasso, sedendocisi sopra a peso morto. Si sentiva esausto, nonostante avesse molto altro da dire. Mostrarsi a Taehyung gli aveva prosciugato le energie, lo aveva svuotato da tutto.

Ma il sentirsi sollevato era un'altra cosa. Lui non lo era, temendo ancora in un suo imminente abbandono.

Il ragazzo vicino alla finestra era rimasto senza parole, con la mente aggrovigliata da tutte quelle informazioni che in meno di dieci minuti erano state in grado di stravolgerlo. Dischiuse le labbra non sapendo esattamente cosa dire, non sapeva nemmeno se fosse arrivato il momento di parlare. 

Taehyung preferiva far parlare il silenzio, ma al momento Jungkook non meritava il suo silenzio.

"Come mi dovrei comportare ora?"

Vide Jungkook sollevare la testa china e puntare lo sguardo vacillante nel suo. Taehyung non aveva mai pensato a lui in quel modo, non aveva mai avuto secondi fini nel trascorrere del tempo con lui. Non immaginava potesse nemmeno capitare. Ma in quell'istante, in quella stanza poco accogliente dall'aria viziata, guardò Jungkook con occhi diversicercando di immaginare un altro tipo di rapporto.

"Semplicemente, non rifiutarmi."

Jungkook si alzò dal letto lentamente. Troppo lentamente. Le ginocchia gli tremavano, il cuore minacciava di esplodergli nel petto. I suoi movimenti incontrollati lo stavano conducendo da lui, Taehyung, e Jungkook riusciva a scorgerla quell'espressione di sgomento sul suo viso. Ad ogni passo che eliminava la loro distanza, Taehyung sembrava essere sempre più confuso. Spaventato, quasi. 

Le intenzioni di Jungkook erano pure, non potevano non esserlo.

"Non mi rifiutare."

Una volta vicino a lui, la mano di Jungkook si posò sul tessuto sottile della sua camicia. Era di colore chiaro, preziosa per Taehyung.

Gucci.

Dio, se era fissato! Jungkook lo trovava quasi divertente, ma non in quel momento. Non in quel motel.

Con gli occhi incastonati in quelli dell'altro, quelli di Jungkook erano vogliosi, quasi al limite della disperazione. Nonostante percepisse il disagio di Taehyung, continuò a far scendere la mano accarezzandone il leggero cotone che ricopriva il suo corpo, fino a quando con le dita non raggiunse la sua carne sotto i lembi della camicia. 

La pelle di Taehyung ebbe un fremito al contatto con quelle dita fredde. Si sentì bloccato, paralizzato vicino a quella finestra, al percepire il tocco delicato di Jungkook sui suoi fianchi.

Esistevano attimi in cui bastava solo un gesto, un tono di voce, qualsiasi cosa, per scaturire un emozione controversa inspiegabile.

"Jungkook..."

Col fiato corto, Taehyung poggiò la mano su quella del castano, interrompendo ogni sua qualsiasi intenzione. Vide la delusione in quegli occhi scuri che sembravano lo stessero implorando. Lui invece iniziava a sentirsi scomodo, non era sicuro di volere quello che Jungkook desiderava. Al momento non riusciva nemmeno più a capire quanto fosse grande l'affetto che provava nei suoi confronti. Ma di una cosa era sicuro, non raggiungeva quello che Jungkook provava per lui.

"...fermati."

Si sentiva in colpa, per delle colpe che non aveva.

"Eppure sento la tua pelle bruciare, nonostante la pelle d'oca."

Jungkook non aveva intenzione di lasciar perdere, non si sarebbe arreso. Lo desiderava, lo bramava. Taehyung era il suo gioiello più prezioso. La sua voce aveva perso quella tonalità adirata e disperata che aveva animato la sua confessione pochi attimi prima. E quella voce ormai divenuta bassa provocò dei brividi lungo tutta la figura longilinea di Taehyung. Non riusciva a capire nemmeno più se fossero causati dal vetro freddo dietro la schiena o dalla presenza persistente di Jungkook.

"Cazzo."

L'anima turbolenta e irrequieta di Taehyung stava combattendo per ritrovare un equilibrio. Non voleva illuderlo, ma non voleva nemmeno rifiutarlo, perché dopotutto Jungkook aveva ragione. La pelle di Taehyung al suo tocco stava cambiando temperatura. 

Abbassò la testa, dimenticandosi per un istante di Jungkook, di quella stanza angusta e di quel motel tanto cupo quanto abbandonato dal mondo circostante.

Il ragazzo dai capelli castani appoggiò impercettibilmente la fronte contro quella di Taehyung. La mano che prima era vogliosa di esplorare il suo corpo, ora stava di nuovo accarezzando il tessuto chiaro della camicia all'altezza del suo petto. Non badò più al battito accelerato del proprio cuore, percepire quello di Taehyung contro i polpastrelli delle dita era diventato molto più soddisfacente. Seguiva un ritmo tutto suo, un ritmo veloce. Complice di quello che stava accadendo. E i suoi respiri, totalmente irregolari.

"Lasciati andare."

Il respiro di Jungkook colpì il suo viso, costringendolo ad alzare lo sguardo. Si ritrovò immerso voracemente in quello dell'altro...e lo fece.

Taehyung si lasciò andare.

E poi fu fuoco.

Si abbandonarono alle loro labbra, che in un tocco delicato poterono assaporarsi per la prima volta. Jungkook percepiva la carne morbida sotto i suoi denti e dovette trattenersi dal morderle con troppa rudezza. Aveva il fuoco sulle labbra e ne voleva sempre di più.

Buono.

Taehyung sapeva di buono e se non fosse stato per la mancanza d'aria, non si sarebbe voluto mai più staccare da quelle labbra. Quello che stava passando per la testa di Taehyung al momento invece era il buio totale, percepiva il calore sulle sue labbra o ovunque Jungkook lo sfiorasse e forse...ma solo forse, iniziava a desiderare di più anche lui.

"Fanculo."

Spinto da una brutale frenesia, Taehyung afferrò rudemente i fianchi di Jungkook, costringendolo ad indietreggiare contro il letto. Senza staccarsi mai dalle sue labbra, si abbandonò ai propri sensi. Forse quello che stava per succedere avrebbe lasciato indifferente il loro rapporto, forse ne avrebbero voluto sempre di più. Taehyung questo non lo sapeva, ma quello che sarebbe successo in quel motel non lo avrebbe rifiutato e, probabilmente, mai dimenticato.

Entrambe le loro anime erano cavalli selvaggi.

Le loro labbra si scontravano, questa volta con più decisione, i loro corpi colmi di un sentimento concreto si sfioravano come a voler tagliare quella distanza che stava venendo meno sempre di più. Le mani di Jungkook non persero tempo ad abbandonare i capelli morbidi di Taehyung per interessarsi alla sua camicia. Era di troppo. Jungkook voleva toccarlo, accarezzare la sua pelle liscia, che sotto al suo tocco sarebbe esplosa in mille sensazioni diverse. Una più bella dell'altra.

La sbottonò malamente facendola finire presto sul pavimento. Probabilmente il ragazzo lo avrebbe ammazzato l'indomani stesso per aver compiuto un tale gesto, ma al momento le sue labbra erano occupate a catturare la pelle morbida del suo collo, rendendola sempre più livida. 

Rimasero sorpresi dal constatare che il materasso di quella vecchia topaia fosse stranamente comodo e confortevole. Le lenzuola morbide si sgualcivano lentamente sotto i loro movimenti irruenti.

Taehyung spogliò il castano da quell'inutile indumento che gli fasciava il busto e, una volta fatto scomparire dalla loro vista, si fermò.

Improvvisamente un senso di colpa si fece spazio tra le pareti della sua gola, finendo per restringergli il petto. Faceva male, fino a comprimergli l'aria nei polmoni.

"C'è qualcosa che non va?"

Jungkook, con il respiro ancora su di giri, sentì di nuovo paura.

"Non è giusto. Tu provi cose che io non posso essere certo di ricambiare."

Le sue dita si muovevano delicate sull'addome del ragazzo disteso sotto di se. Lo sguardo basso, non pienamente convinto di voler interrompere quell'armonia che si era creata.

"Non mi interessa."

"Jungkook..."

"Non mi interessa. Se anche tu un po' lo vuoi, mi basta, ma non fermarti proprio ora. Ti prego."

Non ci furono altre parole. Jungkook lesse quello che voleva sapere semplicemente dal suo sguardo languido. Uno strano luccichio attraversò le sue iridi scure e senza più trattenere i propri impulsi si abbandonò nuovamente a lui. 

Le loro mani presero il via ad intrecciarsi tra di loro, i loro ansimi si increspavano sulla loro pelle e nei loro corpi avvenne una profonda e calda esplosione quando entrambi, completamente spogli da quelle inutili vesta e madidi di sudore, si completarono l'un l'altro. Jungkook era eccitato dal profumo che la pelle del ragazzo sopra di lui emanava, era eccitato dai suoi gemiti che gli solleticavano le labbra e dal suo corpo che si muoveva sincronizzato al proprio.

Forse quello era semplice sesso, forse no. Non se ne curarono, poiché anche il sesso era legato dalle emozioni. Il sesso era dolore, piacere, lacrime salate e respiri affannati.

Taehyung lo baciò. Baciò le sue labbra, la sua mandibola, il suo pomo d'Adamo e passò alle clavicole, al suo petto, mentre sotto di lui, Jungkook si stava lasciando andare alla scarica di spasmi di piacere che avvolsero il suo corpo.

Presto arrivarono al culmine, abbandonandosi a quelle lenzuola stropicciate di quel vecchio motel, uno vicino all'altro. Le luci deboli delle lampade sui comodini tremavano, e a Jungkook ricordarono i giochi di colore che il fuoco del camino creava in inverno nel suo soggiorno.
Era senza forze, ma rilassato, pronto a lasciarsi andare ad un sonno ristoratore. Le dita di Taehyung si muovevano come una dolce ninna nanna sul suo corpo, curandosi di spostargli quelle ciocche umide dalla fronte. 

E tutto si fermò, a Jungkook andava bene così. Era tra le braccia della persona che dominava le sue fantasie ogni notte, della persona che probabilmente amava, e tra non molte ore sarebbe risorto il sole, la fauna sarebbe ritornata in vita dopo la lunga notte e Jungkook e Taehyung si sarebbero risvegliati nello stesso letto, non sapendo cosa sarebbe potuto accadere l'indomani. Ma una volta tornati a Taegu, l'unica cosa di cui sarebbero stati certi, sarebbe stata la consapevolezza di avere un ricordo da condividere e costudire. 

"Buonanotte, Jungkook."

🌸

~~~

E la mia primissima one shot è andata! È stato un parto, ma ce l'ho fatta. L'avrò riletta così tante volte da farmela uscire dagli occhi, da quasi odiarla. Averla pubblicata mi terrorizza un po', ma era una sfizio che volevo togliermi e spero che ne sia venuto fuori qualcosa di abbastanza decente, in caso contrario, sarà per la prossima volta lol~

~jungcucina~

 
   
 
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