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Autore: yozoranotenshi    02/11/2017    0 recensioni
criptogenètico agg. [comp. di cripto- e -genetico] (pl. m. -ci). – Di cui s’ignora la genesi, che ha origine sconosciuta.
Criptogenica. È così che si definisce Lea Moore, che ha appena completato la sua tesi di studi sulla genetica e i suoi vari campi d'applicazione. Oltre alla sua passione per le mutazioni, vi è un altro motivo per cui ha scelto di studiarle: lei, con i suoi occhi grigi, è una mutante.
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hank ci stava scortando in una struttura esterna al laboratorio, ma non troppo distante, aveva forma sferica e mi incuriosiva parecchio. 

 

“A cosa serve?” domandai curiosa, rivolta al giovane scienziato “può amplificare le onde celebrali, in modo tale da aumentare sia il raggio d’azione che la capacità di ricevere informazioni, l’ho chiamato Celebro” mi spiegò, lasciandomi sbalordita. 

 

Entrammo al suo interno, al centro vi era un casco collegato ad una miriade di fili, Charles era davvero sbalordito, sembrava un bambino in un negozio di caramelle, ed io sorrisi, felice di vederlo così nonostante il pericolo incombente. Si posizionò il casco e poi fu Hank a parlare “Sei ancora convinto a non rasare i capelli?” Charles lo guardò torvo “non toccarmi i capelli!” sorrise ancora. 

 

“Cosa farai, adesso?” chiese Raven “Cercherò altri mutanti, e poi io ed Erick andremo a chiedere il loro aiuto per la guerra imminente, in modo tale da combattere Shaw con le sue stesse armi” sentenziò, Erick che fino a quel momento era rimasto in religioso silenzio, lo squadrò per bene “sembri proprio una cavia, Charles. Fidati, io sono stato una cavia e so riconoscerne una” 

 

Gli lanciai un’occhiata, che lui ricambiò. Odiavo il suo modo di fare, e qualcosa mi diceva di non fidarmi di lui. Del resto, se ci aveva abbandonati una volta, poteva farlo ancora. E se era rimasto per il mio discorso, era solo per avere degli alleati. 

 

Celebro entrò in funzione ed i dati iniziavano ad essere tradotti in indirizzi, nomi e per Charles anche volti. A dire la verità, il processo sembrava molto logorante. Sebbene fosse supportata da una macchina, la mente di Charles non era comunque capace di raggiungere un livello del genere. Sperai non avesse alcuna ripercussione. 

 

Al termine del processo, il casco si sollevò permettendo al telepate di spostarsi e tutti noi seguivamo i suoi movimenti, come se da un momento all’altro potesse succedergli qualcosa, anche se fortunatamente ciò non accadde. 

 

Tornammo tutti nella struttura, in una sala da svago. Decisi di uscire, stare un po’ all’aria aperta, respirare la pace. 

 

“Lea, come va? Ti ho vista uscire da sola e non sei più rientrata” mi disse Charles, da dietro. Mi girai verso di lui, sorridendogli “va tutto bene, avevo voglia di un po’ d’aria fresca. Non sono abituata a tutta quella tecnologia” mi sorrise. 

 

“Quando partirai?” gli chiesi, di punto in bianco. Mi infastidiva il fatto che mi avrebbe lasciata lì da sola, quando io stavo mettendo la mia vita a rischio solo per seguire i suoi ideali. 

“Partirò domattina presto, in viaggio non durerà molto, mi spiace lasciarti qui, ma non sappiamo se sono tutte persone raccomandabili”

“Non importa, comunque so badare a me stessa” gli dissi, non volevo sembrare debole ai suoi -bellissimi- occhi. “Lo so, non ho dubbi su questo, non ne ho mai avuti. Vieni qui” aprì le braccia ed io mi ci fiondai, come se non volessi lasciarlo andare. Appoggiai la testa nell’incavo tra spalla e collo. 

 

“Sta attento, io ti aspetterò.”

  
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