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Autore: Mel_deluxe    02/11/2017    0 recensioni
La popolarità non è un’opinione: questo è ciò che credono gli studenti del liceo di Buckley, sperduto paesino nelle foreste del nord-Midwest, dove le regole e le relazioni sociali sono dettate da una rigida e rispettata “Catena della Popolarità”.
Linda Collins, affascinante reginetta del ballo nonché capo cheerleader in carica, si è sempre ritrovata ai primi posti della Catena senza particolari sforzi. Tutto però cambierà l’ultimo anno di liceo, quando Linda lascia il suo storico fidanzato Simon Coleman, il bello e conteso quarterback di football della scuola, che subito si rivolta contro di lei. Questo sarà l’inizio della fine.
Nel frattempo qualcuno sembra tramare nell’ombra per distruggere la Catena: strani avvenimenti iniziano ad accadere a Buckley, e un terribile, losco omicidio verrà commesso, proprio all’interno delle quattro mura scolastiche.
Linda e Simon, resosi conto che l’assassino sembra prendere di mira proprio loro due, si vedranno costretti a mettere da parte le loro rivalità e ad allearsi per risolvere questo intrigato mistero.
Chiunque sia il misterioso assassino, una cosa è certa: non apprezza affatto i ragazzi popolari.
Genere: Mistero, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 6
Io, te e il mio ragazzo


"Wouldn't it be nice if we were older?
Then we wouldn't have to wait so long
And wouldn't it be nice to live together

In the kind of world where we belong"
"Wouldn't it be nice", Beach Boys 1966


 
 

«Non so voi ragazze, ma credo che essere entrata nella squadra delle cheerleader sia stata un’ottima scelta.»
Serena Loan, o come era conosciuta tra le sue compagne di squadra, Recluta 5, si stava sistemando il trucco davanti a uno degli specchi del bagno, in compagnia delle sue migliori amiche.
«Beh non so...» disse Viola Smith, la Recluta 7 del gruppo, che ammirava la sua divisa nuova di zecca. «Linda Collins è un tantino più strana di quanto mi aspettassi.»
«A me piace molto invece. È tosta. È capace di farsi rispettare.» questa volta era stata Abby Wress a parlare. Le due compagne la guardarono male. Tutte nella squadra l’avevano già presa di mira, perché Linda Collins, l’eterea e magnifica Linda Collins, aveva già dimostrato di avere preferenze per lei, affibbiandole il soprannome di “Permanente” a differenza di tutte le altre, chiamate per numero. Abby le ignorò, e continuò a specchiarsi osservandosi attentamente.
«Sapete, girano certi pettegolezzi su Linda qui a scuola...» disse Viola.
«Ah sì?» Abby si mostrò subito interessata. «Ad esempio?»
«Spero che c’entri con quella meraviglia di Simon Coleman.» intervenne Serena, fomentata dall’entusiasmo. «Ho sentito che stavano insieme fino all’anno scorso, dovevano essere troppo carini come coppia! Insomma, il re e la reginetta del ballo, cheerleader e quarterback insieme. Sembra quasi uno di quei film sui licei americani!»
«Beh sì... più o meno.»
Viola si girò verso di lei.
«Molto meglio di un semplice pettegolezzo.» Si guardò attorno, come per constatare che non ci fosse nessuno lì ad origliare. «Avete mai sentito parlare di Bethany Mayers?»
«No.»
Viola si avvicinò di più alle due amiche. Si guardò intorno un’ultima volta, poi riprese il discorso:
«Sono voci che girano certo... ma una ragazza di terza mi ha raccontato tutta la storia in cambio di una busta di marijuana: a quanto risulta dalle storie dei più grandi, Linda Collins due anni fa non era affatto la regina della scuola. Tutto il contrario, anzi: era una normalissima cheerleader, come noi tre: novellina, discretamente popolare e mediamente attraente. La capo cheerleader e la reginetta in carica di allora invece si chiamava Bethany Mayers, e pare che Linda sia stata una sua sottoposta per molto tempo. A quanto mi hanno riferito, il ragazzo di Bethany, Tristan Lee, aveva iniziato a tradirla proprio con Linda! Quando Bethany l’ha scoperto tra le due è stata dichiarata guerra. Un’altra ragazza invece mi ha raccontato che Linda un giorno ha addirittura gettato Bethany dalle scale del secondo piano, davanti a metà della scuola!»
«Cosa?» disse Serena, sconvolta. «E che è successo poi?»
«Non lo so, nessuno sembra saperlo con certezza.» rispose sinceramente Viola. «Ho sentito dire che Bethany è finita in ospedale, altri dicono che è morta subito dopo la caduta. Si dice anche che Tristan Lee si sia suicidato per la vergogna dopo l’accaduto. Non so quale versione sia esatta, ma una cosa è certa: dopo quell’avvenimento nessuno ha più saputo nulla di Tristan Lee o di Bethany Mayers.»
Le tre cheerleader si guardarono stupite.
«Non so voi, ragazze.» concluse Abby. «Ma penso che Linda Collins sia proprio quel genere di persona da non fare mai arrabbiare.»
 
 
«Lo sai che mi hai veramente stancato? Tu non sei me, non potresti mai diventare la regina di questa scuola. E lo sai perché, Linda? Lo sai perché io sono la reginetta del ballo e tu una semplice cheerleader? Te lo spiego io perché: perché io a differenza tua sono attraente, sono simpatica e possiedo un minimo di cervello, mentre tu non sei assolutamente nessuno! Te lo dico ora, chiaro e tondo: se provi un’altra volta ad avvicinarti a Tristan, giuro su dio che ti faccio fuori. Sono stata chiara, Linda? Eh? EH?»
 
 
Linda Collins era appoggiata al muro, in silenzio e non pensava ad altro se non a limare quelle sue maledettissime unghie.
Non appena Simon Coleman la scorse, in fondo al corridoio, al cambio dell’ora, fece per sterzare, e dirigersi nell’aula di fisica facendo il giro tutt’intorno, ma in un attimo la ragazza alzò lo sguardo, lo notò e lo chiamò con lo sguardo.
«Simon!» esclamò poco dopo. Simon si girò verso di lei, a malavoglia.
Lei era lì, bellissima come sempre, con la sua divisa da cheerleader e un sorriso smagliante sulla labbra.
«Sbaglio o mi stai evitando?»
«No, è esattamente quello che sto facendo.»
«Ti ho fatto qualcosa per caso?»
Simon si fermò. Ci pensò su per due secondi, poi decise di camminare verso di lei.
«No, a parte il fatto che sei una stronza succhiasangue che uccide le speranze e i sogni di tutti, e che potrebbe competere insieme al pipistrello gigante di Fantasia per quanto incuti terrore ai bambini.»
«Come sei drammatico. Ti ricordi questo corridoio, Simon?»
«È il solo corridoio di questa scuola, sai.»
«Questo è il luogo dove ci siamo incontrati per la prima volta, esattamente due anni fa.»
 Linda si staccò dal muro e si posizionò in mezzo al corridoio. Indicò a Simon un punto del pavimento.
«Vedi?» disse con il dito puntato. «Ti ricordi? Tu stavi camminando di là, verso l’aula di scienze, io stavo tornando in direzione opposta dal retro della palestra. Avevo appena litigato con Tristan perché aveva deciso di scaricarmi per Bethany Mayers, quello stronzo. Ero infuriata, e tu non sei stato affatto d’aiuto. In questo punto preciso ci siamo scontrati, tu hai lasciato cadere tutti i tuoi libri a terra e io ti ho urlato contro “Magari la prossima volta guarda dove vai, coglione!”»
Linda si girò lentamente, fino a posizionarsi faccia a faccia con Simon.
«Sai, la prima cosa che ho pensato di te era che eri proprio un coglione.» continuò, con un leggero sorriso. «Poi però mi sono girata di nuovo. La seconda cosa che ho pensato è stata “però è carino.”»
Simon le sorrise allegramente.
«Lo sai qual è la prima cosa che ho pensato di te, quando ci siamo scontrati?»
«No, cosa?»
Simon si avvicinò pian piano a Linda. Delicatamente le accarezzò il viso e la guardò fisso negli occhi.
«”Belle tette.”»
Linda rise.
L’idillico quadretto venne però immediatamente rovinato da una voce familiare, che chiamò i due ragazzi da lontano:
«Ah, Coleman, Collins! Eccovi qui, vi cercavo!»
Simon e Linda si voltarono verso la donna.
La signora preside Laura Finch, con il suo fisico da star, perennemente vestito di nero, i suoi capelli laccati sempre immobili, e quei giganteschi occhiali da sole che indossava in ogni momento, anche di notte, per nascondere i suoi evidenti problemi di alcolismo, apparve all’improvviso davanti a loro con un bicchiere di caffè americano in mano.
Simon e Linda si allontanarono immediatamente, comportandosi come se nulla fosse successo.
La preside, una volta arrivata davanti a loro, rise a sua volta.
«Ma dai, non ditemi che ve la fate ancora?» disse, osservandoli da dietro le lenti scure. «E pensare che la professoressa Nicks mi aveva detto che vi eravate lasciati, mah!»
Linda ignorò l’intervento fuori luogo, tipico della preside, e si schiarì la gola.
«Signora preside.» disse, quasi in tono formale. «Doveva dirci qualcosa?»
La signora Finch smise immediatamente di ridere.
«Sì.» disse in tono serio. «Questo pomeriggio ho bisogno che voi due idioti apriate un chiosco dei baci qui, in mezzo al corridoio. Aiuterà a raccogliere soldi per finanziare il ballo di fine anno. Grazie mille e buoni saluti, au revoir!»
La preside girò i tacchi e fece per andarsene con disinvoltura. Linda e Simon rimasero sconvolti.
«Aspetti!» intervenne Simon. «Che cosa ha appena detto?»
«Vuole che baciamo persone per soldi? Ma è disgustoso!» esclamò Linda, indignata.
La preside Finch si voltò lentamente, fino ad arrivare a osservarli di nuovo, con quei suoi maledetti occhiali scuri.
«Già.» disse con tranquillità. «C’è qualche problema?»
«Questa è prostituzione.» affermò Linda, mettendosi a braccia conserte. «Non può obbligarci a farlo, è contro la legge.»
«Oh, ma io non vi sto affatto obbligando...» ribatté la preside. «Tutto ciò è per un’ottima causa. Vedi, Collins, se tu e il tuo ragazzo qui presente non farete ciò che vi ho appena chiesto, dato che mio marito mi ha lasciato un mese fa, scappando con l’intero malloppo della cassa scolastica per quest’anno, l’unico finanziamento che avremo per il ballo di fine anno verrà esclusivamente dai biscotti venduti a porta a porta da quegli orribili scout privi di pubertà e pieni solo di acne. Ciò non arriva nemmeno a coprire i costi dei tavoli, per la cronaca. E voi non volete che il ballo di fine anno salti, non è vero?»
La preside e i professori non erano a conoscenza della Catena, né di tutte le dinamiche gerarchiche che avvenivano all’interno della scuola tra gli studenti. Tuttavia, perfino la signora Finch aveva notato quanta importanza gli studenti, in particolare Linda e Simon, riservavano alle corone da consegnare al ballo di fine anno.
«Non è il mio ragazzo.» fu tutto ciò che disse Linda.
«Chiamalo come vuoi, okay!» esclamò la preside, aprendo le braccia esasperata. «Può essere il tuo sesso occasionale, il tuo amico del cuore o, se preferisci, “è complicato”, non mi interessa nulla! Quello che so è che voi due siete considerati, per qualche strano motivo, delle divinità qui dentro, e se vi mettete a limonare con quattro sfigati farete più soldi voi in un’ora dell’intero cartello di Caracas in un anno. Ci siamo capiti?»
«Io ci sto.» disse immediatamente Simon. «A patto che ci paghiate le spese per eventuali malattie trasmesse.»
Linda ancora non era convinta. La preside Finch vide lo sguardo duro impresso sul viso della ragazza e, finalmente, si tolse gli occhiali da sole dal viso.
Linda e Simon videro finalmente i suoi occhi chiari, arrossati dall’alcol e contornati da profonde occhiaie. Il suo sguardo, tuttavia, riusciva ancora a risultare intimidatorio.
«So bene a cosa stai pensando, Collins.» disse la preside con un sorriso. «Mi stai odiando perché ti sto dando ordini, vero? Forse credi che questa scuola sia tua, che qui sia tu a comandare, non è così? Beh, mi dispiace informarti che sono ancora io la cazzo di preside di questa scuola. Sono io che faccio le regole, non tu: fattene una ragione.»
Linda odiava a morte la preside Finch, perché sapeva che ciò che diceva era vero. Linda era il capo degli studenti. Ma nel mondo vero, quello degli adulti, era quella dannata donna e la sua puzza di scotch ad avere il vero potere in mano.
«D’accordo.» Le parole uscirono dalla sua bocca come strozzate: «Quando si comincia?»
 
 
Un semplice e trasandato chiosco di legno era stato posizionato in mezzo al corridoio principale. Di solito veniva usato per le vendite di dolci o per iscrizioni a club importanti ma questa volta la causa era maggiore. Sul davanti era stato appiccicato un cartello con una scritta rossa fatta a mano “Linda Collins & Simon Coleman: un bacio, cinque dollari! Non perdere l’occasione di baciare i tuoi sovrani del ballo! (è per una giusta causa)
Durante la pausa pranzo la fila aveva già raggiunto metà corridoio.
Linda si staccò dal bacio con Peter Helson, totalmente disgustata.
«Okay, Pete.» disse, pulendosi la bocca con una mano. «Ora sgancia i cinque dollari.»
Peter era evidentemente ancora euforico dal bacio, poiché ci mise dieci secondi buoni per riuscire a tirate fuori i cinque dollari dalla sua tasca e consegnarli nella mano di Linda.
«Senti, non dirlo a Chloe, va bene?» le disse Peter, prima di andarsene. «Le prende terribilmente sul personale queste cose.»
Linda mise i cinque dollari di Pete insieme agli altri soldi e sbuffò.
«Oh, sono sicura che il dire alla tua ragazza che baci da cani sarà il primo dei miei problemi, contaci!» replicò, irritata dal fatto che Pete stesse bloccando la fila. «Ora levati, grazie.»
Peter Helson sparì immediatamente.
«Dovresti rilassarti di più, sai?» sentì Simon ridere al suo fianco. «Ho visto due ragazzi nella fila scappare via. Sembravano quasi spaventati da te.»
«Come fai ad essere d’accordo con tutto questo?» disse lei, che ancora non era riuscita ad accettare la situazione. «Non ti dà fastidio il fatto che la Finch sta praticamente vendendo il nostro corpo agli studenti?»
«No, mi fa piacere. Tutto ciò contribuisce alla mia crescita di popolarità, non vedo quale sia il problema.»
«Il problema è la nostra dignità!» esclamò lei. «Ci sta usando per soldi, ci sta sfruttando, e come se non bastasse, dopo tutta questa fatica a noi non tornerà nulla!»
«Tu ti preoccupi troppo! Sapevo che il libro su Mary Wollstonecraft che ti avevo regalato a Natale ti avrebbe rovinato... Dimmi, quanti soldi hai fatto fin’ora?»
Linda contò velocemente i suoi soldi.
«Centocinque. Tu?»
Simon fece un leggero sorriso con fierezza prima di rispondere:
«Duecentoquarantacinque.»
Linda rimase letteralmente a bocca aperta.
«Cosa? Come diamine hai fatto? Siamo stati qui insieme per tutto il tempo, la tua fila non è di certo più lunga della mia!»
Simon ridacchiò, poi si appoggiò al banco del chiosco, con disinvoltura.
«È semplicemente il modo in cui ti poni, Lin» le disse con un sorriso. «Vedi, se ti mostri disgustata per tutto il tempo, molti di quelli già in fila se ne andranno impauriti. Devi sembrare felice di essere qui. Solo così ti farai apprezzare di più...»
Linda non si sarebbe fatta battere così facilmente da lui. Aveva osservato Simon tutto il tempo, e aveva notato il modo in cui guardava oltre le file, le ragazze una ad una, sperando di scorgerne qualcuna in particolare.
«Oh, ma dai...»
Sorrise. Aveva capito tutto ormai.
«Chi è lei?» chiese, divertita.
«Non so di cosa stai parlando.» rispose Simon, sempre perso a guardarsi intorno alla ricerca della sua ragazza speciale. Il suo nervosismo era così evidente.
«Oh, andiamo, è così palese!» Linda rise della totale stupidità di Simon in quel momento. «D’altronde io sto con Darren C. Carmichael adesso, era solo questione di tempo. A me puoi dirlo: chi è la nuova ragazza che ti ha rubato il cuore, piccolo Simon?»
Simon si voltò irritato verso di lei:
«Senti, ti ripeto che non so di cosa stai parlando. Non c’è nessuna ragazza, non per il momento almeno. Sono qui per lavorare, quindi ora stai zitta e impara osservando.»
Una ragazza della fila di Simon nel frattempo si era avvicinata al chiosco, mentre loro parlavano. Non fece nemmeno in tempo a dire un completo “ciao” che Simon, per chiudere al più presto la sua conversazione con Linda, le prese il viso tra le mani e la baciò appassionatamente.
Linda osservava disgustata la scena, ma quasi svenne nel rendersi conto che la ragazza che stava baciando Simon era Carey. Le sfuggì un piccolo “Oh, no” sottovoce, che, per fortuna, nessuno la sentì.
Quando Simon finalmente si staccò dal bacio apparve davanti a lui Carey, con il viso del colore di un pomodoro, che sorrideva euforica. Linda non aveva il coraggio di parlare.
«Ehm... grazie.» disse lei con un filo di voce.
«È stato un piacere.»
Simon le fece un occhiolino e Carey se ne andò, lasciando i suoi cinque dollari sul bancone, saltellando dalla gioia e ignorando completamente Linda.
Simon guardò Linda, quasi soddisfatto.
«Era una tua amica, no?» domandò.
Lei rise sprezzante.
«In momenti come questi, preferirei di no.»
Simon mise la sua nuova banconota sul suo personale castello di soldi.
«E sono duecentocinquanta.» affermò orgoglioso, mentre accarezzava i suoi dollari.
«Idiota...»
Linda ritornò a pensare alla sua fila di ragazzi, ma quando vide che la prossima ragazza dalla parte di Simon era la povera Chloe, si bloccò divertita, per osservare la scena.
«Oh, Linda!» inaspettatamente la cheerleader si rivolse a lei. Sembrava quasi sul punto di piangere. «Non è che per caso hai visto Pete passare da queste parti?»
«Sì, era qui un secondo fa.»
Chloe spalancò gli occhi sconvolta.
«Vuoi dire che ti ha baciata?»
Linda annuì con fare disinteressato. Simon non capiva il perché di tutta quella sua franchezza.
«Oh, non ci posso credere!» Chloe iniziò a strillare disperata, scoppiando in lacrime. «Mi aveva promesso che non ci sarebbe venuto, me lo aveva promesso!»
Tutta la scuola si bloccò a guardare in silenzio. Simon non era nemmeno sicuro di cosa avrebbe dovuto fare in quel momento.
Linda si avvicinò a lei. Le prese il viso tra le mani e delicatamente le asciugò le lacrime con le dita.
«Ehi, guardami.» Simon fu stupito dalla gentilezza del suo tono. Chloe smise immediatamente di singhiozzare. «Tu sei fantastica. Lascia perdere quel bastardo, tanto non ti merita. Sai che ti dico, Chloe? Ripagalo con la sua stessa carta: bacia Simon e fagliela pagare. Baciare gli ex provoca sempre gelosia, sai? E poi non avrai fatto tutta questa fila solo per chiedermi questo, no?»
Simon a quel punto capì e non riuscì a fare a meno di sorridere.
Dopotutto Linda aveva una mentalità geniale. Geniale e diabolica allo stesso tempo. Oh, era così affascinante!
Chloe annuì cercando di calmarsi.
«Sì...» sussurrò Chloe tra i singhiozzi. Poi d’un tratto alzò lo sguardo, più determinata che mai. «Anzi, Simon, ti darò dieci dollari. Fa che il bacio sia più lungo del solito, mi raccomando.»
Disse solo questo, e lasciò i dieci dollari sul bancone.
Simon le sorrise, poi si avvicinò a Chloe e dolcemente la baciò sulle labbra. Ma Chloe non fu dello stesso parere: aprì la bocca e il bacio divenne sempre più violento, tanto che lei per poco non si arrampicò sul bancone, per fondersi completamente nella bocca del ragazzo. Simon era sorpreso e intrigato allo stesso tempo.
Linda si rese conto che Simon aveva intenzione di mantenere la promessa e far durare il bacio il più possibile. Chloe e Simon di baciarono per cinque minuti buoni con tanto di lingua visibile, sotto l’occhio invidioso di tutte le ragazze e dei ragazzi in fila.
Linda notò solo a quel punto che molti ragazzi la osservavano in attesa di risposte.
«Sono dieci dollari per un bacio più lungo.» annunciò alle due file davanti a lei. Subito vide che tutti gli studenti aprivano il loro portafoglio e tiravano fuori cinque dollari in più.
Linda sorride soddisfatta. Era riuscita nel suo intento: aveva appena sganciato la bomba che avrebbe raddoppiato i suoi guadagni.
Finalmente Simon e Chloe terminarono il loro imbarazzante scambio di saliva e lei se ne andò a testa alta, in cerca del suo amato Peter.
Simon a quel punto si voltò verso Linda.
«Ti devo dieci dollari.»
«Mi devi metà del tuo incasso da ora in poi, in realtà, ma non importa. Tanto non saranno soldi nostri comunque.»
Linda e Simon continuarono con il loro fastidioso e noiosissimo compito per altri venti minuti. Poi, all’improvviso la situazione fu ribaltata, quando avvenne qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Il seguente ragazzo nella fila di Linda era piuttosto carino, con i capelli rossi e qualche adorabile lentiggine sul naso. Linda non credeva di averlo mai visto, ma dopotutto non poteva conoscere tutta la scuola, dannazione.
«Ciao!» disse lei, allegra, cercando di testare se la strategia baci&abbracci&tantoamore di Simon funzionava davvero. «Sono cinque dollari per un bacio normale e dieci se...»
«Aspetta.» il ragazzo lentigginoso la bloccò nel bel mezzo del discorso. «Non voglio baciare te.»
Linda non capì cosa intendesse. Poi il ragazzo si girò verso Simon.
«Voglio baciare lui.»
Sia Simon che Linda rimasero spiazzati da quella richiesta.
Non che fossero omofobi, certo, ma dopotutto avevano tutti passato la loro intera vita a Buckley, un paesino del Midwest con poco più di ventimila abitanti, eventi del genere non erano esattamente nella norma per loro. Ma potevano pur tirarsi indietro se non volevano, no?
Il ragazzo lentigginoso mise i suoi dieci dollari sul bancone e rimase lì, a osservarli impaziente. Simon era evidentemente imbarazzato mentre Linda lo guardava, allietata dalla situazione.
«Dai, Simon.» disse, trattenendo una risata. «Se non hai il fegato per farlo, puoi anche rifiutarti a questo punto. Non ne vedo il problema.»
Simon si girò pian piano verso di lei. Il suo sguardo divenne incredibilmente serio.
Linda riconobbe subito quello sguardo: era uno sguardo di sfida, un genuino sguardo di provocazione.
Non poteva accettare ciò che Linda aveva appena detto. Le avrebbe dimostrato che non era vero. Doveva dimostrarle che era disposto a fare di tutto, pur di salire al Numero Uno della Catena.
A tutto.
Così Simon, senza dire nulla, prese i dieci dollari del ragazzo e subito lo baciò con così tanta foga che molti dei presenti rimasero a bocca aperta.
Perfino Linda rimase genuinamente colpita dal gesto. Non credeva che Simon fosse capace di così tanto coraggio, tantomeno che avrebbe per davvero accettato la sua sfida.
Poi però si rese conto che era la prima volta che riusciva a guardare Simon baciare qualcuno senza avere l’impulso di vomitare. Osservò con attenzione ogni suo gesto, dai movimenti delle sue labbra all’ammaliante modo in cui passava le dita tra i capelli rossi del ragazzo. Erano bellissimi, entrambi. Guardarli era come contemplare un’opera d’arte, una bellissima e candida statua greca di marmo, raffigurante due dèi, due bellissimi dèi.
Trovava tutto così meraviglioso, raramente si era sentita così emozionata per un bacio tra due persone.
Nel corridoio intanto era calato il silenzio. Tutti osservavano la scena senza sapere bene come reagire.
Anche quando i due finalmente si staccarono e il ragazzo lentigginoso se ne andò sorridente, tutti erano ancora immobili come statue di ghiaccio.
Simon si volse e guardò Linda, fiero di ciò che era appena successo. Linda nel frattempo lo osservava intensamente, senza dire nulla. Simon non riuscì a decifrare con esattezza la sua espressione: era stupita o affascinata?
Una cosa era certa: quel gesto aveva fatto colpo su di lei.
 
 
Dieci minuti dopo si ritrovarono a pomiciare nel bagno delle ragazze in fondo al corridoio.
Simon si era improvvisamente ricordato di quanto le labbra di Linda fossero morbide e carnose e quel rossetto alla ciliegia che lei era solita mettersi era davvero delizioso. Erano nel bagno a baciarsi da circa tre minuti. La Ragazza Nuova non si era presentata al chiosco e lui ci era rimasto piuttosto male. Dopotutto gli serviva un po’ di allenamento. Quando l’avrebbe baciata al loro primo appuntamento che figura ci avrebbe fatto se no?
Tuttavia in quel momento non c’era spazio per la Ragazza Nuova nei suoi pensieri, lì in compagnia delle meravigliose labbra di Linda.
«Quel bacio è stata la cosa più eccitante che ti abbia mai visto fare.» gli disse Linda tra un bacio e l’altro, sbattendolo delicatamente contro la parete. «Dovresti baciare ragazzi più spesso, sai?»
«Sei una bellissima stronza sexy.»
«Grazie, anche tu.»
E ripresero a baciarsi.
Sapevano entrambi di odiarsi, ma per qualche motivo, quella tensione che c’era sempre stata tra di loro sfociava ogni volta in attrazione reciproca. Erano strani, purtroppo.
Andavano d’accordo solo quando erano uno contro l’altro.
Linda iniziò a passare una mano tra i capelli di Simon. Simon la adorava quando faceva così. Poi iniziò a scendere, gli toccò il collo, poi la camicia e infine scese ancora, fino ad iniziare a slacciargli i pantaloni.
A quel punto Simon si bloccò. Prese Linda per le spalle e la staccò dal bacio.
«Aspetta...»
«Cosa c’è?»
Simon si guardò attorno, preoccupato.
«E se qualcuno entra?»
«Oh, ma ti prego! È appena iniziata la quarta ora, sono tutti andati al bagno due secondi fa!»
Linda lo baciò ancora, ma di nuovo Simon si scostò.
«No... Non possiamo.»
Linda si fermò e lo guardò esterrefatta.
«Perché no?»
«Perché... è sbagliato!» Simon cercò di spiegarsi meglio. «Non mi piace fare sesso con una persona se non provo nulla per lei, tantomeno con te! Okay, sì, sembra una cosa gay da dire, ma è così!»
Poi iniziò a pensare ad altro. Iniziò a pensare a lei, a quella ragazza meravigliosa conosciuta qualche settimana prima. E tutto divenne chiaro.
«E poi c’è questa ragazza...» disse sognante. «Avevi ragione, in effetti: è lei la ragazza che stavo cercando prima Lin, la mia nuova ragazza del cuore. Lei è bellissima, perfetta, i suoi capelli sono color rame e i suoi occhi azzurro cielo! E mi piace così tanto... è simpatica, gentile, affascinante, premurosa, scaltra, per niente possessiva, quasi per nulla incontinente. Temeraria, giovanile, bellissima (ho già detto bellissima?) e divertente e intelligent-»
«Oh, per l’amor del cielo!» urlò Linda stremata.
«Tu nemmeno mi piaci più, almeno non sentimentalmente!» continuò Simon, tornato fortunatamente sul giusto discorso. «E so che la cosa vale anche per te; stai facendo tutto questo perché vuoi vendicarti, o qualcosa del genere.»
Linda sbuffò. Alzò lo sguardo e guardò Simon negli occhi per la prima volta.
«Scusami, hai ragione. È che ho questa strana sindrome secondo cui trovo più affascinanti gli oggetti solo dopo che li ho buttati via.» Simon le diede un’occhiataccia, ma lei lo ignorò e continuò a parlare: «Di te non mi importa niente, è vero, però mi manchi. Lo devo ammettere in quanto a mera macchina sessuale eri molto meglio tu di Darren C. Carmichael.»
«Linda...»
Lei non si lasciò scoraggiare. Gli mise le braccia intorno al collo e si avvicinò a lui tanto da potergli sussurrare da vicino:
«E poi è vero, lo hai detto anche tu: non ci amiamo forse, ma sul piano puramente fisico e sessuale direi che non ci sono problemi, no? Facciamo una piccola tregua. Che ne dici, eh?»
Simon ancora non era del tutto convinto.
Spostò lo sguardo lentamente dai lavandini, alle porte dei bagni a Linda, che davanti a lui lo guardava in attesa di risposta.
Sospirò. Infine si decise:
«Beh, forse posso concedermi una piccola pausa dal mio orgoglio...»
Linda sorrise felice. Gli stampò un altro bacio sulle labbra, si avvicinò ancora e gli sussurrò nell’orecchio:
«Non ti preoccupare, wonder boy, non lo saprà mai nessuno. Consideralo pure un regalo di risarcimento.»
Poi si inginocchiò.
 
  
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