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Autore: Light2015    02/11/2017    0 recensioni
E' quando tutto sembra essersi sistemato che sorgono i veri problemi. Un arresto e un ricatto non saranno le sole questioni che Alex, Nicki, Mark, Cloe e Sam dovranno fronteggiare... un uomo che torna in città, una proposta al momento sbagliato e un segreto tra amici mineranno tutto ciò che di certo è stato negli ultimi due anni. E allora... come what may, qualsiasi cosa accada, verso il gran finale...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15
Il sogno nel cassetto


Era da un paio di mesi che non mi fermavo a cena dai miei genitori e quella sera non sarei tornato a casa da solo. Per la prima volta avremmo cenato a Woodland Hills con Nicki e i suoi genitori, tutti insieme da grande e felice famiglia. Suo padre continuava ad essere (insopportabilmente) presente, alloggiava in un motel ma si fermava spesso a casa Moore tentando vari tentativi di riconciliazione con l'ex moglie e con Nicki. Non sapevo se lavorava, se si era trasferito o aveva un congedo, niente. Non avevo nemmeno mai avuto il coraggio di chiederlo a Nicki, non volevo indagare o mostrarmi sospettoso nei confronti di suo padre che, dopotutto, lei era ormai entusiasta di frequentare.
Mia madre a cena fu l'unica a porre domande a Robert circa lavoro che svolgeva ma poco ottenne. Lui si limitò a parlare del suo ruolo nella società di investimenti a Chicago apparendo come un uomo brillante e di successo, tornato per riallacciare i rapporti con la figlia. Amorevole ipocrita. Io lo vedevo solo come una fastidiosa e costante minaccia alla mia relazione con Nicki. Aveva già provato a convincerla a non vivere più con me a Malibu ma il suo tentativo non era andato a buon fine, sapevo però che era soddisfatto per il fallimento della mia proposta di matrimonio. Fu per questi motivi che trovai sinceramente falso e meschino il fattodi accettare una cena a casa dei miei genitori quando sperava solo di liberarsi di me, ultimo ostacolo ad una sua totale riconciliazione con Nicki. Ovviamente, intelligentemente, si rese amabile per tutti i presenti . Tranne me, a cui riservò occhiate e velate battute sull'inutilità del mio Master e sul mio mancante impiego lavorativo.
Dopo cena mamma ebbe la splendida idea di tirare fuori un paio di album di famiglia per mostrare le foto della nostra vecchia casa nel Meryland e di me da piccolo. Robert e mio padre si recarono in giardino a bere qualche liquore della sua amata collezione mentre noi altri ci sedemmo sul divano in sala. Mia madre mostrò a Nicki le mie foto da piccolo, biondissimo e imbronciato,mentre tenevo per mano mia sorella, decisamente più sorridente.
-"Erano adorabili... fino ai 5-6 anni, poi hanno iniziato a litigare per ogni cosa"
Guardai Emily che alzò gli occhi al cielo.
- "Devi farle vedere proprio tutte mamma?" chiese.
- "Qui era Capodanno" continuò come se non avesse sentito. "È stato un inverno da record per la neve, ad Alex arrivava quasi ai fianchi, faceva fatica a camminare"
Volevo chiedere a Nicki di andare ma quando mi voltai la notai seriamente interessata alle foto.
- "E questa?" chiese.
- "Il primo giorno di scuola di Emily, con i nonni"
Voltarono pagina. Una foto di me che piangevo mentre mio cugino più grande mi prendeva un giocattolo. Nicki rise.
- "Oddio com'eri carino..."
- "Sono sempre stato bullizzato come vedi"
- "Ma smettila" mi riprese mia madre. "Eri sempre a piangere o arrabbiato per tutto... lo chiamavamo 'il piccolo principe' perchè se non otteneva quello che voleva erano guai"
Mio padre e Robert rientrarono in casa,quest'ultimo era deciso ad andare. Mi alzai, ben felice di scordarlo alla porta ma Nicki mi fermò.
- "Amore aspetta, guarda questa!"
Mi bloccai, non mi aveva mai chiamato così. "Guarda" insistè indicandomi un'altra foto. Mi risedetti a fianco a lei. Era il giorno dell gita al lago, avevo cinque anni, ero seduto al tavolo da picnic e giocavo con dei Lego.
- "È bellissima questa foto, eri concentratissimo"
- "Si... si, mi sono sempre piaciuti i Lego ... e papà è buon fotografo"
Robert ci interruppe di nuovo per salutare tutti, non mancando di chiedere a Nicki se voleva venire via con lui, lei gentilmente rifutò e lo salutò con un abbraccio.Una volta che se ne fu andato lei e mia mamma iniziarono a sfogliare il secondo album. Ripensai al suono della sua voce quando aveva pronunciato la parola 'amore', era una delle cose più belle che avessi mai sentito.
- "Qui era al ballo di primavera a scuola" spiegò mia mamma. Quelle foto me le ricordavo bene, erano di sei anni prima.
- "Questa era la sua ex... a proposito Alex, l'hai più sentita?"
- "No e sto bene così"
- "Beh hai trovato di meglio" disse lei.
Nicki rise e non approfondì  l'argomento 'ex', un paio di pagine dopo apparvero le foto della mia festa di laurea dell'anno scorso. Li in giardino. Io e lei.
-"Oooh ci sono anche queste!" Sorrise a vederci.
Forse quelle foto sarebbero state solo le prime di una lunga serie di noi insieme. Ebbi l'impressione che non fui il solo a pensarlo, seguivano pagine bianche.
- "Ne ho molte altre di lui da piccolo" disse mia mamma, quasi delusa dal fatto che avevamo finito. "La prossima volta vedrai anche quelle Nicki"
- "Certo, sono bellissime...le mie dove le hai messe?" disse rivolgendosi alla signora Moore.
-"A parte quelle incorniciate ho un album in camera, però tuo padre deve averne qualcuna in più"
Era tardi e aveva iniziato a diluviare . Salutammo i miei e non potei fare a meno di notare che l'abbraccio tra mia mamma e Nicki fu un po' più prolungato rispetto agli altri. Accompagnammo a Sherman Oaks la signora Moore e poi tornammo a Malibù sotto il diluvio. Guidavo piano, la strada che risaliva la collina sembrava un fiume in piena. Quando parcheggiati all'interno della proprietà mi resi conto di quanto fosse scomodo il posto auto: per raggiungere l'ingresso avremmo dovuto attraversare parte del giardino ed inzupparci.
- "Facciamo così, copriti con questa" diedi a Nicki la mia giacca "Vado ad aprire e quando ho fatto vieni dentro"
- "Ma no aspetta!"
Non la lasciai replicare, uscii e una volta fuori dal posto auto lasciai che la pioggia mi centrasse. Quando arrivai all'ingresso ero bagnato fino al midollo , non era una doccia ma una vera a propria secchiata d'acqua, una volta aperto mi voltai per vedere dove fosse Nicki e la vidi in mezzo al giardino. Ferma, sotto l'acqua, senza giacca. Venne verso dime, ormai completamente fradicia.
- "Che fai?"
Mi prese una mano e mi tirò sotto l'acqua con lei per poi baciarmi appassionatamente. Un tuono in sottofondo e il rumore incessante della pioggia.
Fu difficile. Fu difficile entrare in casa e togliersi le scarpe all'ingresso, fu difficile convincere Paco a tornare nella cuccia dall'altra parte della casa, fu difficile attraversare l'ampio open space tra sala e cucina senza fermarsi contro il tavolo o il divano e fu difficile fare le scale illuminate solo dalla luce emanata dai lampi fuori dalla vetrata. Ogni cosa che la riguardava mi era indispensabile. Le sue mani calde che mi sfilavano la camicia bagnata, il suo bacio sulla mandibola seguito da un morso, il sorriso minaccioso che mi regalò quando per poco non le strappai una spallina dell'abito di Dior da migliaia di dollari che indossava. La camera da letto fu finalmente mia complice. Mi sedetti sul bordo del letto e lei si mise a cavalcioni su di me, le tolsi il reggiseno continuando a baciarla e lasciando che le sue mani mi stringessero i capelli ancora umidi. Portai una mano verso il basso e la accarezzai dolcemente, lei gemette nella mia bocca, tra le mie labbra. Adoravo quando lo faceva. Mi voltai, la lasciai ricadere sul letto e mi sdraiai su di lei. Fuori il vento faceva schiantare la pioggia contro i vetri. Quando iniziai a muovermi sentii le sue gambe contro i miei fianchi e le sue unghie graffiarmi dolcemente la schiena. Ma non ero soddisfatto. Le presi le mani e le portai ai lati del suo viso, intrecciai le mie dita alle sue.
- "Ripetimi come mi hai chiamato stasera" le dissi. Sapevo che si ricordava. Sorrise e sollevò un po' la testa per baciarmi.
- "Amore"
Lo sussurrò, lo gemette, lo urlò.

IL temporale sembrava essersi calmato, i tuoni erano ormai lontani, la pioggia ridotta a poche gocce. Avevo acceso l'abat-jour la cui tiepida luce illuminava la stanza. Lei era appoggiata contro il mio petto, il mio braccio l'avvolgeva, le sue gambe sotto le lenzuola erano avvinghiate alle mie. Mi accarezzò dolcemente l'addome.
-"Io non capisco come diavolo fai" disse.
- "A fare cosa?"
-"Ad avere un fisico così... come fai ad avere questi addominali se ti vedo sempre sul divano a mangiare schifezze?"
- "Innanzitutto sono barrette ai cereali e a volte, quando non ci sei, vado a fare qualche esercizio in spiaggia"
- "Circondato da biondone rifatte che ti sbavano dietro"
- "Non è vero... e poi sento un pizzico di gelosia nella tua voce"
Lei rise "Sai che la sono..."
- "E io cosa dovrei dire? La gente ti guarda sempre e ovunque... non solo in spiaggia"
- "Mmh... hai mai letto 'Meno di zero'?"
- "Il libro di Bret Easton Ellis?"
- "Si... non sembriamo un po' Clay e Blair?"
'Meno di zero' era un romanzo su un gruppo di ragazzini borghesi di Beverly Hills che conducevano una vita di eccessi: alcol, sesso, droga, prostituzione. Noi non eravamo esagerati come loro. Ma un po' di familiarità con Clay, il protagonista, e Blair, la sua ragazza, effettivamente ce l'avevamo seppur minima.
- "Forse..."
Attimo di silenzio. Iniziai ad accarezzarle la spalla con il dito medio disegnando immaginari cerchietti sulla sua pelle.
- "Tu ce l'hai una canzone per noi due?" chiese.
- "Quante domande stasera..."
-"Dai, una canzone... che dedicheresti a noi..."
Ci pensai su. Poi apparve chiara. Quasi ovvia.
- "Faccio lo sdolcinato e dico 'Come what may'"
-"Giusto, avrei dovuto saperlo..."
- "E tu?"
-"Nessuna"
- "Ma comeee?! Che domande fai allora? Dai avanti ora la dici..."
- "E va bene... 'All about loving you' di  Bon Jovi"
- "Ah cazzo, bella... è quella dove nel video c'è un tipo che si butta dal grattacielo, la fidanzata pensa si voglia suicidare e poi lui apre il paracadute?"
- "Che ricostruzione romantica... comunque non me lo ricordo"
- "Non puoi non ricordartelo!" Mi sporsi dal letto per cercare i pantalonie prendere il cellulare. "Ora te lo faccio vedere... sono sicuro sia quella". Una volta col telefono in mano notai che era quasi scarico, la spia in alto lampeggiava di rosso. "Mi passi il caricabatterie?! È dentro al mio cassetto"
Lei si allungò per arrivare al comodino e nel mentre controllai i messaggi suWhatsApp.
- "Alex questo cos'è?"
Aveva in mano la scatolina bianca contenente l'anello di fidanzamento. Sapeva cos'era, si capiva. Io mi sentii avvampare in viso e glielo tolsi bruscamente dalla mano.
- "Niente" mi affrettai a dire. Presi i pantaloni e infilai la scatolina nella tasca in cui prima c'era il cellulare. Lei sospirò un po' scocciata.
- "Ne vuoi parlare?" Me lo stava chiedendo per l'ennesima volta e io per l'ennesima volta...
-"No"
- "Non capisco quale sia il problema"
- "Non lo so, lo hai creato tu il problema..." bofonchiai sdraiandomi voltato dall'altro lato per non doverla guardare in faccia. La sentii sdraiarsi nervosamente, con un gesto di stizza.
- "A volte penso che semplicemente tu non voglia" disse infine. Percepii dal suotono di voce quanto le fosse costato dire quella frase. Allungai la mano e
spensi la luce.

   
 
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