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Autore: Clown    03/11/2017    0 recensioni
Una lettera di licenza e il desiderio di un momento di normalità. Il Comandante Shepard non desiderava altro che abbandonarsi al sogno di quell'istante. La sensazione di sentirsi una donna, prima di un soldato. Di sentirsi un essere umano, prima di un eroe. Ma di fronte a sé, solo la realtà dell'esercito e della guerra. E di un sentimento che detestava non riuscire a sopprimere. [FemShepxVega]
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, James Vega, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 SONO ORGOGLIOSO DI TE






« Porca puttana, ce l'ha fatta... »

...

« Parla l'Ammiraglio. Qualcuno è riuscito a raggiungere la Cittadella. Temporeggiamo finché non aprirà le braccia. A tutte le flotte, convergere al crucibolo. Proteggetelo ad ogni costo. »




*** 




Gli occhi, tanto sbarrati da iniziare a dolerle, rotearono in direzione della voce. Ogni fibra muscolare del suo corpo rifiutava di obbedire ai comandi.
Tentò di ribellarsi a quella forza che non riusciva a identificare, imponendo a se stessa di ruotare il busto. Un impulso elettrico anomalo le attraversò la schiena fino alla nuca, incuneandosi nel cervello.  
Un'esplosione di flash le riempì la vista. Strinse le palpebre, il viso contratto nella tentativo di combattere il dolore

« Cos'hai...? »

La pressione all'interno del cranio si allentò, e Jane poté aprire di nuovo gli occhi.

Vide il suo profilo passarle accanto e proseguire verso il terminale di controllo della Cittadella, serafico com'era sempre stato. Era disarmato, vestito solo del suo abito migliore. Le dava le spalle, e le sarebbe bastato allungare una mano per ghermirlo, pochi altri movimenti per ucciderlo, se avesse avuto il controllo del proprio corpo.

« Te l'avevo detto. Il controllo è l'unica soluzione. Il controllo sui razziatori... e su di te, se necessario. »

L'Uomo Misterioso si voltò e Shepard sentì il respiro morirle in gola. Sul viso, tra i lembi della cute ingrigita, si dipanavano raggi di tessuto sintetico, al cui interno il bagliore dei circuiti rifletteva l'azzurro innaturale delle iridi. Il collo ne era invaso, e la donna riconobbe in quel materiale la stessa sostanza che formava le schiere dei razziatori.

« Ti stanno... controllando! » gemette Anderson.

« Non credo proprio, Ammiraglio » sibilò, allargando le braccia.

Jane sentì il sangue affluirle alla testa. Non era arrivata sin a quel punto per essere sconfitta dall'individuo che l'aveva riportata in vita.

« Se puoi controllare i razziatori perché perdi tempo con noi? »

« Perché... » l'Uomo Misterioso si prese un istante di riflessione, portando una mano al mentoe appoggiando il gomito sul braccio opposto. « Voi dovete credere in me. »

"Credere in me?" Shepard strinse gli occhi. Non era una risposta sensata. Nessun individuo sano di mente avrebbe mai perso del tempo prezioso per un simile motivo, lasciando la Galassia in balia dei razziatori solo per convincere qualcuno delle proprie idee. Nessuno, e men che meno l'Uomo Misterioso che aveva conosciuto. In quel momento, il feroce dubbio che fosse stato indottrinato divenne certezza.

« Dopo la scoperta dei portali galattici e l'ingresso in una galassia oltre ogni nostra immaginazione, qualcuno avanzò l'idea di distruggere i portali. » si mosse, girando loro attorno come un avvoltoio attorno a una carcassa. « Avevano paura di quello che avremmo potuto trovare, ma soprattutto di quello che poteva uscirne. E ora guarda cosa siamo diventati... dopo quella scoperta, l'umanità è progredita più che negli ultimi diecimila anni messi insieme. E i razziatori ci faranno progredire ancora di più, mille volte tanto! Ma questo... »

La voce dell'uomo divenne d'un tratto melliflua. Shepard percepì il suo sguardo cristallizzarsi su di lei. La pressione all'interno del cranio crebbe e i timpani le sfarfallarono con un fruscio sordo.
La donna gemette, trovando la forza di sollevare una mano al volto. Percepì qualcosa di impalpabile farsi spazio, la sensazione di un impulso strisciante che si infiltrava tra i muscoli e i vasi sanguigni e prendeva possesso dei suoi nervi.

« ... solo impossessandoci delle loro capacità di controllo » le sussurrò l'Uomo Misterioso.

Jane vide il proprio braccio destro sollevarsi. Sbarrò gli occhi in preda all'orrore quando si accorse che l'Uomo la stava obbligando a puntare la pistola contro Anderson, la cui mano si aprì in un gesto supplice.

« Stronzate. Dobbiamo distruggerli, o loro distruggeranno noi! » replicò l'ammiraglio.

« Dovrei sprecare questa occasione? Mai! »

« Forse la tua solita brama di potere ha annebbiato il tuo giudizio » sbottò la donna, caricando la propria voce di disprezzo.

« No. No! Non è così semplice! »

« Ah no? Tu rinunceresti a tutto, in nome del potere. »

L'ultima parola le uscì dalle labbra come uno sputo velenoso, e non si stupì quando vide l'uomo osservarla con curiosità.

« Sì. Chi altri, se non io? Tu saresti in grado di controllare i razziatori? »

« C'è sempre... un altro modo » si intromise Anderson.

« Ho passato una vita intera a studiare i razziatori e ne sono sicuro, grazie al crucibolo riuscirò a controllarli. »

Gli occhi di Shepard si ridussero a due fessure. Era riuscita a dirottare la conversazione nella giusta direzione. Voleva sapere fin dove il desiderio d'onnipotenza l'avesse condotto.

« E a quel punto? »

Il sorriso che le rivolse le ghiacciò il sangue nelle vene.

« Possiamo dominarli. Usare i loro poteri. Controllare la loro essenza. »

L'Uomo Misterioso avanzò di un passo, stringendo la mano di fronte a sé. L'arto gli tremò, scosso dalla forza con cui l'aveva serrato, e globi violacei di energia oscura si espansero dal pugno.
La pressione all'interno del cranio si fece più aggressiva, e Jane avvertì l'indice destro scattarle all'indietro, trascinando con sé il grilletto della pistola. Il fragore dello sparo le penetrò nella testa come una staffilata, acuendone il dolore, e un grido le morì in gola quando il proiettile affondò nell'addome dell'ammiraglio. Un sapore amaro si mescolò a quello del sangue, e Shepard scosse il capo quando si rese conto che l'Uomo Misterioso gli avrebbe impedito di crollare a terra e tamponare la ferita, lasciando l'emorragia tracimare indisturbata dal foro nelle carni.
L'odio le montò nel petto. come una vampata di calore che le infiammava i visceri.

« So cosa ti hanno fatto. »

« Ho preso solo ciò che mi serviva rendendolo mio! Qui non si tratta solo di me o te. È in gioco l'intera galassia » replicò l'uomo, aprendo le braccia a indicare l'immensità del cosmo a cui si stava riferendo.

« Si sbaglia... non dargli ascolto. »

La voce fioca di Anderson si levò nell'ambiente ovattato della Cittadella. Le rughe sul volto del militare ferito si approfondirono, e la sua forza, con cui non esitava a sfidare il dominio dell'Uomo Misterioso, instillò un profondo orgoglio nell'animo della donna.
L'Uomo Misterioso si concesse un sorriso di scherno.

« Allora, a chi darai ascolto, Shepard? A un vecchio soldato aggrappato al passato, capace di vedere il mondo solo attraverso un mirino? E se si sbagliasse? E se controllare i razziatori fosse davvero la soluzione? »

Jane sentì una profonda stanchezza pervaderle le membra. « Allora... apri le braccia, posiziona il crucibolo e facciamola finita. »

« Io... lo farò. » L'Uomo Misterioso le si avvicinò a passi lenti.

« FALLO! »

L'uomo piegò la testa, indietreggiando. Le mani scattarono verso le tempie senza arrivarvi. Scosse il capo, una, due, tre volte. La voce era un ruggito di collera, le mani artigliate all'aria. « Io so che funzionerà! »

« Non puoi, vero? Loro non te lo permettono. »

Si fermò, il viso contratto in una smorfia, e puntò l'indice contro Shepard. Gli occhi grigi emisero un bagliore metallico. « Invece ho il pieno controllo! Nessuno può dirmi cosa devo fare! »

« Senti come parli... sei stato... indottrinato! » infierì Anderson.

« No. NO! Voi due... per voi è facile parlare così! Credete sia facile ottenere un potere simile? Non sapete i sacrifici... »

« Tu hai sacrificato troppo » lo interruppe la donna.

« Shepard! Io... » il braccio rigido di fronte a sé, l'uomo alzò il volto al soffitto, « Io volevo solo difendere l'umanità. Il crucibolo può controllarli, so che è così! Se solo... » A Jane non sfuggì l'angoscia con cui sfregava le proprie mani l'un con l'altra, torturandosele sino a renderle bianche.

« C'è ancora tempo. Lasciaci andare, risolveremo tutto » lo incoraggiò. Le palpebre le si erano fatte pesanti e ogni respiro le costava sofferenza. Capì che non sarebbe sopravvissuta ancora a lungo. Doveva farla finita con l'Uomo Misterioso, una volta per tutte.

« Io... » balbettò l'uomo, coprendosi gli occhi con una mano, « io non posso farlo, Comandante. »

« Lo credo bene... loro ti controllano! » esclamò l'ammiraglio, la cui armatura era ormai madida di sangue.

L'Uomo Misterioso gli si avvicinò alle spalle, allungando una mano verso la cintura. Un clic elettronico mise Shepard in allerta.

« Tu... tu rovinerai i piani di una vita... »

Si allontanò da Anderson. Stretta nella mano destra, lungo il fianco dondolava la pistola d'ordinanza dell'ammiraglio.

Jane fissò l'arma, prima di incrociare lo sguardo gelido dell'uomo. "Merda..."

« ... non permetterò che accada » la voce dell'Uomo Misterioso era bassa, roca, agghiacciante quanto i riflessi dei suoi occhi. I circuiti lungo la gola erano percorsi da lampi di elettricità.

Shepard sentì l'ira invaderle il corpo come una marea ardente. Quell'uomo aveva giocato col suo corpo e con i suoi sentimenti, manipolandola, sfruttandola per arrivare ai propri obiettivi, e a dispetto della sua arroganza i razziatori erano riusciti a indottrinarlo. Era colpa della sua debolezza se erano arrivati a quel punto, se era di nuovo a un passo dalla morte, se non sapeva se la Normandy fosse ancora integra nel mezzo della battaglia che infuriava. Se non sapeva se James fosse ancora vivo.
I suoi occhi si ridussero a due fessure. Il suo sguardo sprizzò odio. Uno di loro due sarebbe morto, quel giorno.

« Tu sei debole ed egoista, e l'umanità soffrirà a causa tua. »

« No! IO, io ho salvato l'umanità! » urlò l'uomo. Dimenò le braccia e la pistola volteggiò di fronte al viso sintetico.

« No! L'hai sacrificata per le tue ambizioni personali! PER LA TUA SETE DI POTERE! »

« No! NO! »

« Tu avresti dovuto PROTEGGERCI! Invece hai fallito! » latrò Jane.

 L'uomo si afferrò il capo tra le mani e lo scosse, più e più volte. Il corpo era in preda a un tremito inarrestabile. I muscoli si contrassero attorno al calcio dell'arma.

« No... no! » Alzò la testa. Il volto era deformato in un ringhio diabolico. Scattò verso la donna. Davanti a sé sollevò la pistola. « Io sono il salvatore dell'umanità! L'apice evolutivo della nos... »

La Cittadella rimbombò del fragore dello sparo.
L'Uomo Misterioso barcollò, indietreggiando verso il centro della piattaforma, muovendo senza meta uno sguardo incredulo che si perdeva nel vuoto. Il candore della sua camicia di lordò di rosso vermiglio, al cui interno baluginavano riflessi azzurrognoli di materiale sintetico. Alzò gli occhi al cielo quando le gambe gli cedettero, rovinando sul pavimento con un tonfo sordo. Pochi istanti dopo, Anderson subì lo stesso destino, accasciandosi a terra con un gemito.
Shepard ammirò la carcassa dell'Uomo Misterioso, abbassando l'arma lungo il fianco. Era tornata in possesso del controllo sul proprio corpo, una sensazione che assaporò concedendosi un lungo sospiro.

"È finita."

Ripensò con un brivido al momento in cui l'Uomo Misterioso le aveva donato, inconsapevolmente, la possibilità di ucciderlo. Provocarlo fino a fargli perdere il controllo era stato un azzardo. La donna deglutì, cercando di ripristinare la salivazione, e il gusto metallico del sangue tornò a pervaderle la bocca.

"E ora..."

Zoppicando, si diresse verso il margine esterno della piattaforma, dove il terminale di controllo della Cittadella era rimasto il silente spettatore della tragedia. Le dita di Shepard si posarono sulla tastiera olografica. Un déjà vu le si affaccio prepotentemente davanti, riportandola all'istante in cui, quasi tre anni prima, aveva digitato la sequenza per aprire le braccia della Cittadella e consentire all'Alleanza di distruggere la Sovereign.

"Di nuovo, per l'ultima volta."

Digitò la stessa sequenza numerica, per poi appoggiarsi con entrambe le mani ai bordi del terminale, il capo chino di fronte allo spettacolo della Cittadella che si spalancava. Dinnanzi ai suoi occhi apparve l'immagine del conflitto tra civiltà che si stava perpetrando attorno alla colossale stazione spaziale, sullo sfondo di un pianeta in fiamme.

« Eccola... la Terra. » Jane ruotò il capo, attratta dalla flebile voce dell'Uomo Misterioso.

Era immobile, nel punto dove era caduto, e i circuiti innestati nel suo corpo emanavano un tenue bagliore oscillante. Solo i suoi occhi si muovevano da un punto all'altro del globo, in un movimento che a Shepard parve insaziabile.

« Se tu potessi vederla con i miei stessi occhi, Shepard. È così... perfetta. »

Le palpebre si chiusero, obliando il riflesso del pianeta sulle iridi argentee, mentre il capo gli si reclinava verso il pavimento. La luce dei tessuti magnetici si smorzò sino a spegnersi, esalando un ultimo scintillio.
Per quanto fosse stato a lungo il suo avversario più temibile, la donna non poté fare a meno di compiangerlo; era sicura che un tempo l'Uomo Misterioso avesse davvero avuto a cuore le sorti dell'umanità, e se non fosse stato così ossessionato dall'idea di controllare la tecnologia dei razziatori forse avrebbe combattuto al suo fianco. E poi... non avrebbe mai conosciuto James, senza il progetto Lazarus.

"Alla fine una cosa buona l'hai fatta, stronzo. Mi hai riportata in vita."

Alzò gli occhi al cielo, osservando la battaglia che infuriava. Era solo questione di attendere.
Alle sue spalle, Anderson emise un debole gemito. Jane si staccò dal terminale, lasciando impresse le impronte insanguinate dei suoi palmi sul grigiore dell'acciaio, e si diresse a passi claudicanti verso l'ammiraglio.
L'anziano militare si era trascinato sino al gradino che separava il piano centrale rialzato alla base esterna della piattaforma, appoggiandovi la schiena. La donna lo raggiunge, sedendosi al suo fianco, lasciandosi cadere sul pavimento. Ogni muscolo del suo corpo parve tremare nel momento in cui la tensione che le aveva sorretto le membra scemò, lasciando spazio alla spossatezza. Provò il desidero di chiudere gli occhi e dormire, un istinto pericoloso che scacciò abbandonando la pistola e spostando il braccio sopra a una gamba.

« Comandante » la chiamò Anderson con scherzosa marzialità, lasciando che gli occhi cadessero per un istante sul suo volto prima di tornare ad osservare lo spiraglio di universo tra le braccia della Cittadella.

« Ce l'abbiamo fatta. »

L'ammiraglio annuì con un debole cenno del capo. « Sì. È così. »

Jane si voltò. Dinnanzi a loro, la Terra. Una coltre di bianche nuvole, i cui lembi erano mossi con dolcezza dai venti atmosferici, si stendeva sopra gli incendi che avviluppavano la superficie del pianeta, trasmettendo una parvenza di quella quiete che tanto aveva sognato. Il candore del manto si perdeva lungo la curvatura del globo, sfumando nell'oscurità dello spazio interstellare. Tra loro e la Terra, la resistenza dei popoli della Via Lattea si infrangeva contro la potenza immane dei razziatori; le minute, fragili astronavi si frantumavano in molteplici frammenti accartocciati, che si espandevano e perdevano nel vuoto con pigri movimenti, trascinando con sé le storie di coloro che si erano donati sino allo stremo per salvare la galassia, in un muto monumento alla vita.

« È... un bel panorama » sospirò Anderson.

A Shepard sfuggì un sorriso. « Sono i posti migliori. »

« Dio mio. Mi pare di non sedermi... da anni... »

« Credo si meriti un po' di riposo. »

L'ammiraglio rispose con una parola indistinta e Jane notò come stesse combattendo contro l'istinto di chiudere gli occhi. Lo stesso istinto che la stava trascinando verso una sonnolenza indistinta.

« Cerchi di resistere. Presto sarà tutto finito » lo incoraggiò con uno sguardo fugace, e non vide Anderson voltarsi verso di lei, il volto illuminato da un flebile sorriso.

« Sei stata brava, figliola... bravissima... sono orgoglioso di te... »

Shepard chiuse gli occhi. Non desiderò altro. Quelle parole valsero i sacrifici, il dolore e le decisioni estreme di cui le sue spalle si erano fatte carico. Anderson l'aveva accettata nell'Alleanza quando nessuno avrebbe mai acconsentito a una teppista plurischedata di farne parte; l'aveva aiutata ad sopportare la disciplina e il rigore dell'esercito, e a convogliare la sua energia distruttiva in un fine più grande, che esulasse dal mero egoismo in cui era cresciuta. E quando era ripiombata nell'abisso, l'aveva salvata di nuovo.
Nella mente della donna riapparvero le immagini della strage di Torfan, del momento in cui le avevano affibbiato il titolo di macellaio, delle battutine, degli sguardi astiosi e delle scuse con cui i suoi colleghi cercavano di evitare contatti che non fossero strettamente professionali. Rivide il momento in cui aveva consegnato le mostrine da luogotenente e le armi, le notti passate nei locali a ubriacarsi, la ricerca del sesso con uomini sempre diversi, scevra di inibizioni, e le risse al limite dell'omicidio in cui si gettava, cercando di affogare la consapevolezza di essere sbagliata. Rivide la notte di pioggia in cui la porta del bar si spalancò, lasciando entrare un Capitano Anderson fradicio e pronto a convincerla a tornare nell'Alleanza attraverso l'unico modo di persuasione che le riusciva di recepire in quel periodo. Rivide il suo sorriso, la sfida che le lanciò, « se riesco a mandarti al tappeto tornerai con me al centro di comando »,  i pugni, le schivate, le provocazioni sempre più pungenti, e il gancio che la scaraventò a terra. Rivide il momento in cui la accolse sulla Normandy come suo secondo in comando, presentandola all'equipaggio come eroe di guerra. Rivide l'attimo in cui il pannello della sua cabina si spalancò, il gesto con cui Anderson fece accomodare una donna, e le lacrime e le parole gentili, gli infiniti ringraziamenti e l'abbraccio della sopravvissuta agli schiavisti, che le confidò come non avesse paura di un loro ritorno grazie alla scelta estrema compiuta dal famoso Comandante Shepard.
E rivide il sorriso, e il cenno di approvazione dell'ammiraglio, che cancellò il disgusto che provava verso se stessa.
Era finalmente riuscita a ricambiare il debito. A rendere orgoglioso l'unico uomo che si fosse comportato come amico, ma soprattutto come padre.

« Grazie... » riuscì a rispondere, prima di notare un silenzio innaturale. Il respiro rantolante dell'Ammiraglio era cessato.

Jane si voltò verso il militare, di cui intravide il corpo accasciato.

« Anderson? »

Il volto dell'uomo era rilassato, e le sembrò che vi fosse rimasto impresso un sorriso. Si domandò se anche il suo viso avrebbe avuto la stessa espressione, una volta che fosse morta.
Scostò una mano dal corpo, osservandone le ferite, l'armatura lacera e il sangue che iniziava a incrostare la pelle. Non aveva paura. Sapeva già com'era morire.
Lanciò un ultimo sguardo alla Terra e chiuse gli occhi.

« Shepard! »

"Chi..."

« Comandante! »

La voce di Hackett penetrò nel suo cervello, scuotendola dal torpore in cui si stava abbandonando. Detestò quel suono che le impediva di poter finalmente riposare, ma doveva obbedire. Non poteva deludere Anderson.

« Io... cosa vuole che faccia? »

Rotolò sul pavimento, facendo leva sulle braccia per sollevarsi. Ogni movimento era una staffilata capace di strapparle gemiti di dolore, e sentiva gli arti inferiori tremare in maniera incontrollabile.

« Niente. Il crucibolo non si è attivato. Dovresti fare qualcosa da lì! »

Le gambe cedettero sotto il suo peso. Con un urlo, la donna crollò a terra, sbattendo il fianco sinistro. Lunghe strie brunastre tinsero la piattaforma quando, rendendosi conto di non potersi reggere in piedi, prese a trascinarsi verso il terminale della Cittadella.

« Comandante Shepard! »

« Ah... non vedo... » a carponi, tentò di allungare il braccio per raggiungere la tastiera di controllo. I contorni si erano fatti indistinti e un'ombra stava divorando la poca consapevolezza di ciò che le era attorno. « Non capisco come... »

Le forze abbandonarono il suo corpo. Jane percepì il freddo rivestimento metallico della piattaforma sulla guancia e chiuse le palpebre, lasciando che le tenebre le dominassero la mente.

 

 

  
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