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Autore: Vanya Imyarek    05/11/2017    1 recensioni
Setne è tornato in vita, ha il potere del Libro di Thoth a disposizione, e Chad e Penelope hanno solo idee piuttosto vaghe sul cosa fare.
Nella situazione più complicata e pericolosa che si siano trovati ad affrontare finora, i due doppiogiochisti si ritroveranno alle prese con morti viventi, divinità imprigionate che tentano di scappare, strategia militare, bambini dai poteri incredibili, e psicologia applicata in pessimi modi.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                        PENELOPE

      E’  IL  MIO  TURNO  DI  CHIARIRE  LE  COSE

 

 

 

 

 

 

 

Era da prima che tutta quella faccenda iniziasse che non mi capitavano più sogni strani.

Visioni di tragedie che non ricordavo, ma che in qualche modo conducevano a delle profezie di sfiga inenarrabile? Sicuro. Ma stranamente, non avevo mai avuto di quei sogni tipici dei mezzosangue che ti rivelano scorci del passato, o cosa stiano facendo nemici e alleati mentre ronfi.

Così, nel preciso momento in cui realizzai che io non ero mai entrata nel luna park in cui mi trovavo e che l’ultima cosa che ricordavo era di essermi addormentata al Campo, fui subito in campana. Non era normale, e se qualcosa non è normale per un mezzosangue, sta per succedere qualcosa di davvero assurdo e probabilmente molto negativo.

Però il luna park sembrava … un normalissimo luna park. Giostrine coi cavalli, bancarelle in cui era possibile cimentarsi col tiro a segno, altre in cui potevi tentare di pescare un peluche, un autoscontro, perfino un ottovolante. E le persone che ci andavano erano comuni esseri umani – non mostri – che sembravano tranquilli e intenti a godersi le giostre – non a correre terrorizzati dall’attacco di qualche abominio.

Stavo giusto iniziando a chiedermi se per caso non fosse un sogno lucido, quando udii il richiamo.

 “Tarocchi! Tarocchi!”

 Dovevo raggiungere il cartomante. Non sapevo perché, sapevo solo che dovevo farlo. E tanti cari saluti al sogno normale. Ci misi abbastanza poco a trovarlo, perché strillava come una sirena dei pompieri e … insomma, il suo abbigliamento.

 Indossava quello che pareva un chitone greco, con sotto un paio di jeans strappati attuali. Sopra il chitone portava un orrendo panciotto simile a quelli settecenteschi, solo di quella che sembrava plastica, e verde acido. In testa aveva un grosso cappello piumato da film sui tre moschettieri, e sul naso un paio di stranissimi occhiali minuscoli e dalla curvatura che non avevo mai visto, su asticelle fluo. Sulla sua sedia notai drappeggiato quello che pareva un lungo mantello nero. Non potei evitare di rimanere imbambolata a fissarlo, chiedendomi perché … solo, perché, e così persi il mio turno per le carte a un gruppo di ragazze più o meno della mia età.

 Non sprecai molto tempo, comunque: la prima ragazza che si sedette cercò di farsi predire il futuro in amore, e il cartomante le disse che avrebbe trovato l’amore della sua vita in un giovane spigliato e ambizioso, forse un giovane cantante o attore, ma a causa della scarsa praticità con quel genere di divinazione, non avrebbe saputo dirle se l’avrebbe incontrato a un concerto noioso (e in tal caso la loro storia si sarebbe evoluta in una vita lunga e felice, piena di risate, con tanti figli e nipoti) o in un rifugio antiatomico (e in tal caso il tutto si sarebbe concluso con un episodio di necrofilia). Al sentire quest’ultima predizione, la ragazza impallidì, si alzò di scatto e se la diede a gambe senza nemmeno pagarlo, con le amiche che le si radunavano attorno come a farle scudo.

 Era il mio turno. Mi sedetti sulla sedia lasciata vuota, ancora senza sapere bene perché lo stessi facendo, anche perché il cartomante stava ancora guardando la ragazza in fuga.

 “Sarà la seconda, naturalmente” commentò. “Almeno, è quello che so io. Queste carte invece sostengono che avrà una vita lunga e felice, il che non fa che dimostrare quanto siano scaduti i metodi di divinazione negli ultimi tempi”

“Viva il dubitare delle proprie capacità …” seriamente, questo tizio mi sembrava Chad se mai avesse fatto il cartomante.

Quello sorrise appena. “Da che pulpito viene la predica. Colpa mia, suppongo, ma al mio contrario, per te quest’incertezza sarebbe giustificata”

Colpa sua? Che cosa …? Poi lo guardai bene in faccia. Bardato com’era in quel modo assurdo, non avevo fatto caso all’aspetto fisico del cartomante: pelle incredibilmente chiara, capelli e occhi neri, lineamenti decisamente familiari. Non fosse stato per la forma degli occhi e delle labbra, avrei potuto dirlo una mia copia al maschile.

 Oh.

Chad, all’epoca del suo incontro con Thanatos, si era chiesto che norme sociali ci fossero da tenere in presenza di un genitore dio che non avevi mai incontrato fino a quel momento; ripeto la domanda, con l’aggiunta del dubbio se esprimere le proprie opinioni a proposito del fatto che il genitore in questione stia facendo il cartomante in un luna park mentre ha addosso un’accozzaglia di vestiti che sembrano pescati da diversi spazi temporali sia saggio o meno.

 In quel momento, decisi che nel dubbio fosse meglio aderire al mio codice di condotta abituale: guardai storto Moros e chiesi a bruciapelo “Perché sono qui?”

“Che cosa intendi per ‘qui’?” fu la sua risposta. “Alla mia bancarella? Nella tua situazione attuale? Su questo pianeta?”

 “Hai una risposta anche per le altre due?” non ero completamente sicura di volerla sentire, ma ormai avevo chiesto.

“La situazione che si sta verificando attualmente richiedeva qualcuno in grado di portare alla rovina qualcuno che tiene letteralmente degli dei in punto” replicò lui. “E la vita dell’incarnazione del libro di Thoth doveva finire per suicidio. Perché il kosmos sia preservato, sarà di nuovo necessario … prima o poi, come dite voi … qualcuno in grado di distruggere l’esistenza anche di chi è più fortunato, forte e intelligente. Infine, per ragioni che sarebbe troppo lungo stare qui a spiegare … di nuovo, prima o poi … deve esserci qualcuno di tanto abile e determinato da trionfare anche su chi può distruggerlo con una parola”

 Ecco, non avrei dovuto chiederlo. Mi sentii un principio di tachicardia, e dovetti sforzarmi per non suonare nemmeno un po’ isterica alla domanda successiva. “Mi stai dicendo che mi hai fatta nascere solo perché serviva qualcuno che facesse tutte queste cose?”

 “Lo dici come se fosse un incredibile affronto” notò Moros. “Non capisco cosa ci sia di diverso in questo dal resto dell’umanità. Tutti gli esseri umani nascono per un motivo ben preciso. Gli altri mezzosangue, perché i miei familiari non hanno il concetto di tenere a bada i propri ormoni, così come anche una certa percentuale di esseri umani completamente normali. Altri nascono perché i loro genitori pensavano fosse un loro dovere sacro o biologico riprodursi. Altri nascono perché i loro genitori volevano una bambola in carne ed ossa da accudire, o al contrario, volevano qualcuno che li accudisse quando sarebbero stati anziani. Altri ancora nascono per indurre qualcuno al matrimonio, o per salvare un matrimonio già contratto. Oppure nascono perché c’è bisogno di qualcuno che erediti una proprietà o delle ricchezze o un’impresa. E’ solo che molti genitori preferiscono non dirlo così direttamente”

Pensai a mia madre, e dovetti riconoscere che probabilmente Moros aveva perfettamente ragione. E allo stesso tempo, iniziavo seriamente a capire perché i genitori non parlassero solitamente in questo modo. Era come sentirsi dire di essere uno strumento, ma secondo questa logica, la cosa andava estesa a livello globale.

“Ma i figli possono anche rifiutare questo destino”

 “No” rispose semplicemente Moros. “Semplicemente, fanno quello che è loro destino fare, non quello che i loro genitori vogliono che sia. Tu – e questa è la differenza – non hai questo privilegio”

 Parlare con mio padre mi dava la vaga sensazione di essere costretta in una gabbia, chissà perché.

 “Grazie tante. Comunque, perché mi hai portata qui?”

“Mi diverte come voi umani cerchiate qualcuno che vi dica il vostro destino, ma lo ascoltiate solo se ciò che dice vi compiace. Passando al tuo discreto tentativo di svicolare, è solo per qualche piccola considerazione” sospirò. “In termini umani, ne hai fatta di strada negli ultimi mesi, sai? E questa strada sta per venire a un termine, in un modo o nell’altro. Volevo solo darti qualche spunto di riflessione. Ora, sperando che questi cosi funzionino …” dispose i tarocchi sul banco e ne pescò uno, il più vicino a me.

 “La Giustizia, capovolta. Abbastanza intuitiva: complicazioni giudiziarie, processi di difficile soluzione, controversie, scontri, accuse false, condanna ingiusta. Le situazioni si evolvono con lentezza e incertezza. Eccesso di razionalità e giudizio, pragmatismo esagerato e, a livello personale, giudizio repressivo sia su sé stessi che con gli altri. Niente male”

 Sono abbastanza sicura di essere sbiancata parecchio, durante quella lettura. Io non sapevo niente di tarocchi, a cosa si riferiva quella carta? A quello che era già successo? A quello che stava per succedere? Al mio carattere? Prima che potessi chiedere spiegazioni, o anche solo andare troppo nel panico, Moros pescò la carta successiva.

 “La Torre, capovolta. Rottura di unioni, delusioni, ferite mortali, crolli emotivi. Sei in una pessima situazione, piena di ostacoli, e non fa differenza che ti lasci andare o lotti contro le avversità, i risultati saranno comunque fuori dalla tua portata. Perderai potere e credibilità, mancherai di aiuti e protezioni. Quasi meglio di prima”

 Io naturalmente stavo scartabellando tutti i possibili significati che quella predizione poteva avere. Lo sapevo già da sola che la mia situazione faceva schifo, erano quei ‘risultati fuori dalla mia portata’ a preoccuparmi. Però quella ‘perdita di potere e credibilità’ … era riferita al Campo Mezzosangue (e in tal caso voleva dire che avrei avuto successo, e Gaia sarebbe morta) o all’esercito di Setne (e allora sarei stata scoperta come spia e tutto il mio lavoro sarebbe finito nel cesso?).

Stavo iniziando a desiderare seriamente di svegliarmi. Ma mancava ancora un’ultima carta.

“Il Carro, diritto. Rappresenta trionfo tramite la determinazione, il raggiungimento di un nuovo livello di consapevolezza, l’unire con successo due opposti”

 Non offrì ulteriori commenti su questa, e volevo ben vedere: era l’unica che mi lasciasse sperare in qualcosa di decente. Unire con successo due opposti … si riferiva al kosmos?

 “Noto che non hai squagliato. Sei la seconda a rimanere qui, oggi” osservò Moros.

 Battei le palpebre. “Aspetta, mi stai dicendo che questo è un posto vero?”

 “Naturalmente tu non sei qui fisicamente, ma sì. Questo luna park è nel Maine, se ti interessa”

 “Sei il dio del Destino, e fai il cartomante in un luna park?”

 “E’ divertente. Comunque, opinioni in merito diverse dalla fuga?”

 Ripensai a quello che mi era stato detto. Avvenimenti di merda, seguiti da altri avvenimenti di merda, seguiti dal successo. Sempre che i tarocchi di Moros fossero affidabili, lui stesso non ne era molto entusiasta. Ma quali sarebbero stati i fallimenti, quali i successi? Non potevo dirlo. Concretamente, non ne sapevo molto più di prima.

 Mi strinsi nelle spalle. “Alla fine, che differenza fa saperlo o no? Se davvero è quello che deve succedere, troverò il modo di adattarlo a mio vantaggio. Non ho fatto altro per gli ultimi mesi”

 Moros annuì, con un sorrisetto compiaciuto. “Come già detto, Penelope, il destino non è nient’altro che questo: ciò che succederà. Non puoi cambiarlo, non puoi aggiungervi, non puoi togliervi. E’ il modo in cui scegli di vederlo ciò che lo rende davvero tuo

 Senza lasciarmi il tempo di commentare quello che aveva appena detto o anche solo di elaborarlo davvero, si mise a rovistare sotto la bancarella.

 “Prima che tu torni al mondo della veglia, prendi questo” mi consegnò un palloncino viola pieno d’acqua fredda. “Quando sarai di fronte a Zeus, tiraglielo. E chiarisci che è da parte mia prima che lui ti fulmini sul posto”

 Un’udienza con Zeus sarebbe stata molto fuori programma per come pensavo che le cose sarebbero andate, ma se lo diceva lui, avevo il sospetto che sarebbe successo (prima o poi). Quindi la domanda che scelsi fu: “Perché?”

“Perché voglio mantenere la mia immagine di divinità misteriosa, onnipotente e onnisciente, temibile perfino dal padre degli dei, e se al contempo voglio fare gavettoni non ho molta scelta se non delegare. E poi voglio vedere per quanti secoli si romperà la testa a preoccuparsi del significato”

 Ora che l’avevo incontrato, probabilmente anch’io mi sarei preoccupata anche di un singolo gavettone da parte di Moros. Preferii non esprimere questo commento, quindi mi limitai a prendere in consegna il palloncino.

 “Interessante lettura. Torna al tuo destino, Penelope. E ricordati di chiamare tua madre ogni tanto, sarà preoccupata, e vi servirà qualcuno che possa aiutarvi nelle pubbliche relazioni”

 E sulle prime raccomandazioni paterne che avessi mai ricevuto in vita mia, mi svegliai nel mio sacco a pelo, trovandomi un palloncino pieno d’acqua davanti al naso.

 

 Come ha già detto Chad, quel mattino io non avevo niente da fare, solo aspettare che gli altri agissero. Era una strana sensazione, sapete? Dovevamo essere sempre tanto impegnati a studiare le nostre azioni riguardo a tre fronti differenti, che ritrovarsi all’improvviso una giornata morta, senza nulla da fare, era una cosa stranissima. Non ricordavo che mi fosse capitato da prima di quella famigerata gita al museo, prima di scoprire di essere una mezzosangue.

Bene, e che me ne facevo di questa giornata? Sarei andata ad allenarmi come tutti gli altri? Chissà … mi sembrava quasi di star sprecando tempo. Come se fossi sotto esame, e qualcuno dei giudici mi stesse criticando per la pigrizia. O forse era per il sogno appena avuto: l’incontro con Moros, le sue predizioni, mi avevano messo addosso un senso di urgenza. Stavano per succedere un sacco di cose, c’era da stare in campana, c’era da agire e vedere quali sarebbero stati i risultati, E io correntemente non stavo agendo.

Ma era possibile che mi fosse capitato il primo singolo giorno libero da molti mesi a quella parte, che sarebbe stato quasi di sicuro seguito da altri mesi di caos, e io non riuscivo neppure a godermelo? Ero seriamente messa male.

 Alla fine decisi di dare buca ai ragazzi di Ermes, un’altra volta, e andare alla Piramide Arena a controllare come stesse Becky. Chad le aveva promesso che uno di noi sarebbe passato tutti i giorni, del resto, e poi volevo chiederle se avesse già iniziato ad agire sulla mia idea. Era sembrata molto entusiasta, il giorno prima.

 La trovai ancora lì, come a solito: stava tirando schegge di ghiaccio contro un sedile in modo molto simile a come avevo già visto Chad lanciare i suoi pugnali.

 “Ah, sei ancora tu” commentò al mio arrivo.

 Davvero non era una mia fan, eh? Logico: ero amica di Sadie, del resto. Neanch’io potevo dire di apprezzarla molto, con i suoi costanti tentativi di spalare la colpa addosso alla mia amica in modi decisamente pericolosi.

 “Eh già. Chad è in missione per trovare il tuo papà, insieme a Sadie –“

“La strega? Ma no, non deve tornare con lei!”

 “Sadie non ha fatto nulla di male. Non sapeva neppure che tu e tua madre esisteste, è piuttosto ignorante”

 “Lo dici solo perché sei sua amica”

 “E tu difendi Anubi solo perché è tuo padre”

 Becky sembrò un po’ presa in contropiede da questa affermazione, e dovette limitarsi a guardarmi storto senza poter ribattere con nulla.

Sospirai. “Senti, vediamo di accantonare questa faccenda di Sadie, per il momento, e concentriamoci sulle cose importanti. Tu hai già iniziato a rintracciare i fantasmi?”

 Lei mi lanciò un’occhiataccia all’implicazione che la sua situazione familiare non fosse una cosa importante, ma si illuminò quando menzionai la sua missione. “Sì! Proprio poco fa, ho trovato Samuel Johnson e l’ho ucciso. Volevo farlo con i coltelli di ghiaccio, ma non è stato molto carino. C’era sangue dappertutto e lui continuava a urlare”

Mi si rivoltò un tantino lo stomaco; a suo credito, la stessa dea sembrava parecchio disturbata. “Ugh. La prossima volta congelalo, oppure colpiscilo nella testa o alla gola. Uno è fuori, comunque, adesso immagino che Setne vorrà organizzare una vera e propria caccia contro di te. Non preoccuparti, sapremo come difenderti”

 Becky annuì. “Chad quando torna?”

 “Non lo so, adesso dovrebbe essere in viaggio”

 “Non può portare qui il mio papà?”

“Non sappiamo neanche se lui vorrà …”

Mi interruppi. Quella frase della dea … la sua deprimente speranza che suo padre le fosse ancora legato, e che volesse tornare da lei, mi stava facendo venire qualche spunto, a proposito di Gaia. Lei che era così attenta a una buona vita familiare, che la teoria più accreditata era che volesse aiutare Anubi a ricongiungersi con Becky … come avrebbe reagito davanti a un bel quadretto di serenità familiare? Uno che proprio lei stava rovinando?

 La piccola non avrebbe potuto fare a meno di mostrare il proprio entusiasmo al genitore, qualora se lo fosse trovato davanti. Su di lui non potevo dire niente, ma era probabile che glissasse sui suoi veri desideri e inventasse una versione carina da dare alla figlia ritrovata. Se Gaia avesse assistito a tutto questo, che effetto avrebbe avuto sulla sua convinzione a seguire Setne – e a restare in vita, dato che lei stessa era tutto quello che teneva la famigliola separata?

 E Becky, a prescindere, si era sempre dimostrata molto felice quando si era trattato di lavorare con noi. Probabilmente si sentiva trattata come un’adulta, un vero membro del gruppo e nemica del cattivo, praticamente tutto quello che una bambina nella sua posizione potesse desiderare. Forse poteva anche avere qualcosa a che fare con la sua strana crescita?

 “Ehi, ci sei?” mi fece Becky, aggrottandosi. “

Uh?”

 “Avevi la faccia strana, nemmeno mi guardavi. Perché?”

 “Perché stavo pensando a un altro piano” spiegai. “A questo proposito, ti piacerebbe ritrovare il tuo papà?”

 Becky mi guardò con gli occhi sgranati. “Ma non stiamo lavorando per quello?”

 “Adesso, intendo” chiarii. “Lo so che non ne abbiamo parlato con Chad, ma il fatto che Gaia l’abbia fatto scappare è semplicemente troppo perfetto per non approfittarne. Potremmo andare da lui, tu ci parleresti e scopriresti se vuole davvero tornare da te, e io ne approfitterei per convincere Gaia che sta davvero facendo una cosa terribile a tenervi separati”

 Becky mi guardò con molto più favore. “Sì!!!” esclamò tutta entusiasta. “Andiamo, andiamo!”

 “Frena” le intimai io. “Non possiamo buttarci così a capofitto, altrimenti si farebbero un sacco di domande. Ci serve una storia di copertura”

 “Diciamo loro delle bugie?”

 “Tutto il nostro lavoro consiste nel dire bugie. Vediamo … dirò che tu hai attaccato il Ventunesimo Nomo, in cerca di Sadie, ma non l’hai trovata. Io ero lì per spiegare delle cose a Carter, ho assistito all’attacco e … oh dei, su questo non mi viene in mente niente”

 “Hai cercato di portarmi via con un viaggio nell’ombra, ed è andata male” suggerì lei.

 “No, l’ho già usata una volta, sarebbe sospetto se succedesse una seconda. Sempre tenere a mente l’originalità, quando si fa questo lavoro”

 Becky mi lanciò un’occhiata indispettita. Perché avevo l’impressione che, se fosse stato Chad a fare un’osservazione simile, sarebbe stato ascoltato con la massima attenzione?

 “Ah, ci sono: dirò che ho provato a ragionare con te, e a portarti dov’erano sia Sadie che Anubi per un vero e proprio confronto di famiglia. Non ho mai provato una cosa del genere, ed è plausibile, data la situazione. Magari dirò anche di aver provato a convincerti a passare dalla nostra parte … degli dei o di Setne, a seconda della persona con cui sto parlando. E una volta che saremo lì, tu incontrerai Walt, e la situazione mi sfuggirà un po’ di mano. Ovvero, tu ne approfitterai per parlare con tuo papà. E’ tutto chiaro?”

 Becky annuì di nuovo. “Andiamo, su!” mi incitò.

 Sì, era decisamente soddisfatta del piano. La presi per mano ed eseguii.

 Grazie alla Foschia, nessuno badò davvero a un’adolescente e una bambina che si materializzavano dal nulla nel bel mezzo di Washington. Certo, Becky si attirò qualche occhiata strana, ma sospettai che i passanti vedessero una piccola albina; e comunque non fu un occorrenza molto frequente, pareva esserci qualcosa che attirava l’attenzione di una gran folla vicino all’obelisco.

 Il fatto di trovarsi in una città caotica e moderna cambiò molto l’atteggiamento della giovane dea nei miei confronti: adesso camminava praticamente attaccata a me, copiando tutti i miei movimenti, occhieggiando nervosamente le macchine e le biciclette che passavano, e ricambiando con un misto di apprensione e irritazione le occhiate della gente.

“Sbaglio o non ti senti molto a tuo agio da queste parti?” commentai.

 Lei mi guardò storto. “E’ pieno di rumore e puzza tantissimo. Perché vivete in questo schifo?”

 “Perché i posti meno schifosi sono anche quelli in cui non succede mai niente” replicai. “Almeno, suppongo che per molti funzioni così. E poi ti dirò, oggi c’è molto più caos del solito. Sarà il Monumento?”

 No, a quanto pareva: davanti all’ingresso c’era una gran calca in mezzo alla quale si vedeva l’inconfondibile baluginio di macchine fotografiche. Ti pareva che un qualche VIP avesse scelto proprio quel giorno per graziare il monumento della sua presenza?

 “Cosa sono quelle?” mi chiese la dea del ghiaccio. Le spiegai in modo più breve e semplice possibile la situazione.

 “Io non posso infilarmi in quella calca, per i mortali sono ricercata dalla polizia e mi riconoscerebbero immediatamente. Dovremo passare per una delle uscite di emergenza. Vieni con me”

 “Entriamo per un’uscita?” in effetti la confusione di Becky era legittima.

 “Non siamo noti per usare metodi convenzionali. Ecco … che nessuno alla sicurezza si accorga di un’effrazione” bisbigliai, per poi fare esattamente quello che avevo detto a Becky. Sperai solo che nessuna guardia ci rimettesse il posto.

 “Perché hai detto quella cosa?”

 “Ho qualche potere anch’io, anche se in misura minore rispetto a mio padre” dopo averlo incontrato, una frase così sembrava un eufemismo. “Quello che auguro alla gente si avvera, ma solo se è qualcosa di negativo”

 “Non devi essere molto popolare alle feste”

Preferii ignorare un’affermazione così Chad-esca per concentrarmi sui problemi immediati. “Adesso … non ho la più pallida idea di dove sia Gaia”

 “E allora cosa facciamo?” sbuffò Becky.

 “La cerchiamo. Dunque, a quest’ora Chad e le altre … o sono appena arrivati, o arriveranno tra poco. Per loro ci sarà un comitato di benvenuto, suppongo, ma noi siamo entrate di nascosto e non abbiamo questi lussi. Ma aspetta, se quello a cui sto pensando riesce, per Gaia non sarebbe una fortuna averci incontrate … che Gaia si faccia trovare da noi. E speriamo che funzioni. Vieni”

 “Allora sai dov’è Gaia?”

 “No, ma con un po’ di sfortuna la troveremo. E se ci va bene, il tuo papà non sarà troppo lontano”

 “Hai appena detto che dovremo avere fortuna e sfortuna nella stessa frase. Non mi piace molto”

 “Hai perfettamente ragione. Adesso cerca di sembrare una bambina normale, o attireremo l’attenzione”

 “Quelli mi guardano già!”

 Girai la testa di scatto, allarmata, e vidi solo un paio di turisti che additavano Becky senza troppi riguardi, discutendo eccitati su come non avessero mai visto un albino prima di allora. Io li fulminai con un’occhiataccia, rimpiazzando le loro ciarle con un atteggiamento imbarazzato, e spiegai a Becky la situazione. Al contrario di quel che mi aspettavo, la bambina sembrò molto compiaciuta di essere considerata una rarità dai mortali, e passò tutto il tempo della nostra ricerca a occhieggiare i turisti per vedere se la guardavano. Che piccola primadonna …

Gaia! Eccola, leggermente in disparte dalla folla di chi entrava, a guardare con aria scontenta la folla all’ingresso.

 “Eccola” sussurrai a Becky. “Sono sicura che il tuo papà sia qui da qualche parte. Tu vai a cercarlo, io mi occupo di lei”

 La piccola dea annuì e trotterellò via. Io marciai spedita verso Gaia, per poi fermarmi di botto. Qualcuno mi aveva preceduta: nella fattispecie, Hazelle e Mortimer, che per qualche motivo indossavano tute verde lime da addetti alle pulizie. Oh, grandioso. E ora, che dovevo fare? Ripetere anche a loro la balla preparata con Becky … e che gli dei me la mandassero buona.

 “Ragazzi! Bene, siete tutto qui?”

 “Penelope? Ma tu non puoi essere qui!” obiettò Mortimer.

 “Non dovrebbe, più che altro …” soggiunse Hazelle, guardandomi con aria interrogativa.

 Io feci una smorfia. “Sviluppi imprevisti. La dea del ghiaccio è qui”

 “Oh, bene!” esclamò Gaia. “Sentite, so che quello che ho fatto ha confuso tutti, ma io volevo proprio che Anubi potesse mettersi in contatto con lei e …”

 “La bambina ce l’ho portata qui io. Non sapeva neanche dove fosse suo padre. E’ Sadie quella che ha ricevuto il messaggio” tagliai corto.

Dall’espressione di Gaia, sembrava che io le avessi appena ammazzato la nonna davanti agli occhi.

 “Ma lui mi aveva giurato …” mormorò.

 “Sullo Stige? Sul Trono di Ra?” interloquì Hazelle. Gaia scosse la testa. “E allora è ciccia. Ma cosa ti è venuto in mente?”

 “Ma era sua figlia” mormorò Gaia. “Era solo logico per un genitore voler rivedere la propria figlia, ero sicura che dicesse la verità …”

 “Stai ragionando secondo parametri umani” replicò Hazelle. “E qui stiamo parlando di dei, gente capace di fare a pezzi i propri figli per atteggiamenti che non li compiacciono. Se adesso tu uscissi e fermassi il primo tizio con un bambino che vedi per strada, quasi di sicuro ti troveresti davanti a un genitore immensamente più amorevole di un dio potentissimo e immortale”

 “Francamente? Non lo so” ribattei. “Ci sono molti genitori orribili anche tra i mortali. E molti dei che, in un modo o nell’altro, trovano il modo di preoccuparsi dei loro figli, perfino mezzosangue. Io direi di andare a controllare cosa stiano combinando quei due. Magari riusciranno davvero a rappacificarsi, e noi potremo anche portare la dea dalla nostra parte. Era quello che volevi, no?”

 Gaia arrossì. “Uhm, certo. Ho lasciato Anubi in uno sgabuzzino, mi sembrava una posizione appropriata …”

 “Di sicuro lo è. Allora andiam …”

 “Sì, prendiamoli tutti e due!”

 “Mortimer, calmati. Prima vediamo cosa si dicono. Magari Anubi era in buonafede” tagliò corto Hazelle, con un vago sorrisetto al mio indirizzo.

 Io annuii e ricambiai il sorriso, ma non avevo un briciolo della sicurezza che ostentavo. Dipendeva tutto da come Becky e Anubi avrebbero interagito. Il padre avrebbe avuto un ravvedimento all’ultimo minuto? Dubitavo seriamente. La mia massima speranza era che cercasse qualche bugia che addolcisse la pillola, che facesse promesse che non aveva nessuna intenzione di mantenere.

 Non era neanche lontanamente giusto nei confronti della piccola dea, lei avrebbe sofferto ancora di più di quanto non stesse facendo adesso … però aveva Chad. Lui aveva già mostrato di saper interagire con lei, magari avrebbe saputo anche consolarla in questo frangente. E io avevo un disperato bisogno che Gaia vedesse una famigliola che sarebbe stata tanto, tanto felice se solo lei non fosse mai esistita.

 Quindi io ero lì, a sperare questa cosa assolutamente spregevole, quando udimmo le voci. Una la riconobbi subito come quella di Becky, l’altra … Walt. Bene, si erano trovati. Non c’erano urla, quindi nessun litigio in corso. Dai, un po’ potevo sperare.

Hazelle mise una mano sulla bocca di Mortimer per precauzione, ci avvicinammo tutti alla porta che portava al balcone …

“Ma io non voglio stare con la strega!” stava protestando Becky. “Io voglio stare con te e con la mamma. Voglio tornare al Tribunale del Giudizio, non voglio questo posto!”

 “Kebechet …” Anubi sospirò. “Sono cambiate tantissime cose, da quando tu e la mamma siete scomparse. So cosa si prova a sentire di rimanere immobili nel tempo, ma con il mondo che cambia attorno a te. Ma non puoi impedire che il mondo cambi. Lo so che non è quello a cui eri abituata, ma adesso le cose sono così …”

 “Ma il Tribunale del Giudizio è sempre lì, no?”

 “Non possiamo vivere lì. Sadie …”

 “Cosa c’entra lei? Non è la mamma!”

 “Lo so. Ma alla tua mamma … è successa una cosa strana. E’ scomparsa, come è successo a te-“

 “Io sono tornata! Possiamo cercare anche lei”

 “Kebechet, se tua madre non è tornata in questi mesi, non lo farà più. Tu sei tornata grazie alla più diffusa conoscenza dei mortali su di te, ma la mamma non ha avuto questi benefici. Non è bello, non è giusto, ma purtroppo questa è la tua prima lezione: non sempre le cose vanno come noi vogliamo. Ora, Sadie …”

 “Non voglio stare con lei” strillò Becky. “La odio, è …”

 “Non parlarne in questi termini!” sbottò Anubi, e la bambina si zittì. “Lo so che lei non è tua madre, non potrà mai esserlo. Ma non hai nessun motivo di odiarla. E’ una ragazza molto dolce e divertente. Non ti ha fatto nulla, e sono sicuro che andreste davvero d’accordo se solo tu ti impegnassi a …”

 “Ma non è giusto” la voce di Becky tremava, immaginai che stesse piangendo. “Non possiamo rinunciare a cercare la mamma e far finta che Sadie sia lei. Non puoi!”

 “Sono sicuro che Sadie ti vorrà bene quanto la mamma” ribatté lui. “Ti ricordi di quei processi …”

 “Ma io non voglio essere come quei bambini!”

 Sarei stata molto interessata a seguire il resto della storia, ma sentii dei passi alle mie spalle. Buttai un’occhiata a quello che credevo un turista mortale, e il mio cuore perse un paio di battito. Erano appena entrati nella stanza Chad, con lo sguardo più atterrito che gli avessi mai visto, e Maisie, che invece esprimeva lo sconvolgimento più totale.

I due dei continuarono a litigare alle nostre spalle, ma io non ci badai. Semplicemente … no. Avevamo avuto paura di essere scoperti tante di quelle volte, ma prima di allora, ciò era solo stato un incentivo a impegnarci per far passare come innocue le nostre attività, al punto che non avevamo mai nemmeno pensato a cosa fare nel caso fossimo scoperti, eccetto battere in ritirata sul posto. Ed eccomi lì, beccata in flagrante nel bel mezzo dell’esercito di Setne, senza uno straccio di piano premeditato, o di accordo con Chad, o non so cosa.

 “Penelope …?” mormorò Maisie. “Cosa … perché?!”

Chad assunse prontamente un’espressione scioccata, fece per commentare il mio incredibile tradimento e salvarsi almeno lui, e prontamente …

“Chad! Ci hai portato quella del Campo?”

 Non augurai una morte atroce sul posto a Mortimer solo perché qualcuno avrebbe potuto accusarmi di sabotaggio della forza numerica. Posso solo immaginare che razza di storia dell’orrore sia stata dal punto di vista della povera Maisie, comunque: fece appena in tempo a lanciare un’occhiata incredula e puramente terrorizzata verso quello che credeva il suo compagno di sventure, fare un mezzo tentativo di corsa fuori dalla stanza, quando Chad prontamente le scattò a dietro, afferrandola e bloccandole le braccia dietro la schiena. Maisie cacciò un urlo.

“Che nessuno ti senta!” le augurai.

“Cosa sta succedendo lì? Kebechet, scappa!” urlò Anubi.

 La distruzione della porta in mille frammenti di ghiaccio annunciò che Becky aveva deciso di anticipare la ribellione adolescenziale.

“Ti ordino di stare fermo!” urlò Gaia all’indirizzo di Anubi. Avreste dovuto vedere i risultati: immaginate una persona completamente bloccata, come un’immagine in standby. A malapena batteva le palpebre.

 La dea bambina intanto perlustrò con lo sguardo tutta la stanza, cercò di decifrare la situazione, e infine ebbe abbastanza buonsenso da attenersi alla cosa più simile a una linea d’azione prestabilita da quelle parti.

 “Lascia libero il mio papà!” strillò a Gaia, facendo prontamente comparire una lama di ghiaccio più grande di lei accanto a sé. La ragazza dovette correre per evitarlo, e Hazelle riuscì a spezzarlo a metà in aria con la sua spada.

 “E’ tutta colpa tua! Se tu non ci fossi, potremmo stare insieme!” proseguì Becky. Si rivelò un colpo da maestra: Gaia, che fino a quel momento aveva obbedito al buono e giusto istinto di sopravvivenza cercando di fiondarsi fuori dalla stanza, rallentò la corsa e si voltò a guardare la bambina, con aria incerta.

 “Io sto cercando di fare il bene di tutti …”

 “Non è vero! Tu sei solo una persona cattiva!”

 Altra scheggia di ghiaccio. Qui Mortimer dovette correre come un disperato per intercettarla in tempo, perché Gaia non era parsa intenzionata a schivarla.

 “Voi potreste stare insieme, se tu volessi allearti con noi …”

 “Hai imprigionato la mia famiglia! Fai schifo!” fu la risposta al tentativo di diplomazia.

“Ahio!” Nella distrazione generale, Maisie si era ripresa dal suo shock abbastanza da tentare la sua fuga. Non so come fosse riuscita a colpire Chad, bloccata com’era, ma fatto sta che ora lui era piegato in due e la figlia di Macaria si stava precipitando fuori dalla stanza alla massima velocità di cui era capace.

“Maisie, trova tutti gli ostacoli possibili sul tuo cammino!” le urlai a dietro.

“Brava!” mi gratificò Hazelle. “Mortimer … no, cazzo!”

 Becky e Gaia dovevano essersi dette qualcos’altro, e lo scambio non era andato bene, a giudicare dalla tempesta di molteplici, sottilissime lame di ghiaccio che ora stavano tempestando la figlia di Demetra. Hazelle si lanciò sopra Gaia, buttandola a terra e facendole scudo con il proprio corpo, Mortimer bestemmiò, io imprecai prima di urlare alla bambina di mancarle entrambe.

 “Via –ahia- di qui, in fretta!” gemette Hazelle. “Mortimer, tu vai ad aiutare Chad a prendere quella ragazza!”

 Il ragazzo obbedì, praticamente sfondando la porta nell’enfasi di obbedire. Becky rimaneva immobile al centro della stanza, a fissarci senza dire nulla. Feci appena in tempo a chiedermi cosa le passasse per la testa, mentre Gaia cercava di parlare di nuovo solo per essere interrotta da Hazelle, che iniziai a sentire un certo freddo. Okay, aveva solo cambiato tattica. Non avevo idea di come comunicare con lei senza farmi beccare, quindi non potevo farle i complimenti e dirle di procedere su quella strada; sperai che la sua cocciutaggine provvedesse da sé.

 “Ascoltami, piccola” nel bel mezzo di un tentato omicidio da parte della ‘piccola’, i tentativi di Gaia avevano un che di patetico. “Io voglio solo il meglio per tutti. Sono sicura che il nostro signore ti permetterebbe di stare con la tua famiglia dove vuoi, se solo passassi dalla nostra parte …”

“Sei solo una mortale, non puoi dirmi che cosa fare!”

 “Questo atteggiamento di voi divinità è alla base dello scontento di tutti …”

“Non stare a farle la lezio …” Hazelle fu interrotta da un attacco di tosse. Gaia le lanciò uno sguardo preoccupato, fece per andare da lei, io feci per prendere in mano la situazione, quando sentii un freddo terribile ai piedi.

 Abbassai lo sguardo, e li vidi bloccati in uno spesso strato di ghiaccio, che copriva tutto il pavimento e teneva ferme sul posto anche le altre due ragazze di Setne. Per quanto ci provassimo, liberarci era impossibile. Oh, Becky aveva trovato l’arma perfetta.

E adesso? La dea del ghiaccio sembrava proprio determinata a far fuori Gaia, in barba a quanto le avevamo detto riguardo all’ammazzarla noi. Del resto, dal suo punto di vista, sempre morta sarebbe stata …e mi resi conto che effettivamente sarebbe stato così.

Se Becky fosse riuscita nel suo intento, Gaia sarebbe morta da lì a pochi istanti, e il nostro problema di doverla portare nella disperazione più assoluta si sarebbe risolto. Anzi, magari sarebbe anche stato meglio, noi non … quello no, saremmo stati responsabili ugualmente. Ma sarebbe certo stata una morte più veloce e indolore per la povera Gaia. Avremmo reso Becky, una bambina, responsabile della morte di una persona vera e non una ritornata, ma non mi era mai sembrato che l’idea di uccidere turbasse particolarmente la piccola.

 Da un punto di vista prettamente morale, pensai mentre ormai Becky era vicinissima a Gaia, le nostre possibilità erano ugualmente orribili, quindi tanto valeva …

“Penelope!” urlò Hazelle. “Dannazione, fa’ qualcosa!”

 Mi ero quasi dimenticata di lei… che stupida, ovviamente le cose non avrebbero potuto trovare una soluzione più semplice.

 “Che il ghiaccio si rompa!” urlai. Prontamente mi trovai sbilanciata, persi l’equilibrio, e feci una brutta caduta sulle scale coperte di ghiaccio. Ci vollero tutte le mie capacità fisiche per esercitare abbastanza attrito da fermarmi.

Alle altre ragazze non andò meglio, ma Becky si accigliò, guardandomi come per chiedermi cosa stessi facendo. Prima che potesse dirmi qualunque altra cosa, però, Hazelle cercò di colpirle i piedi con la spada, facendole fare una spettacolare scivolata all’indietro, per poi rivolgersi a me.

 “Viaggio nell’ombra, subito! Non importa dove andiamo, basta che sia lontano da qui!”

 Mi rimisi in piedi alla meno peggio, afferrai malamente le altre due ragazze e mi concentrai sul covo di Setne. La familiare oscurità piena di grida e sibili ci avvolse, e nel giro di una manciata di secondi, eccoci al sicuro, in una stanza vuota.

 “Questa volta ci è mancato poco!” commentò Hazelle. “Penelope, si può sapere che accidenti ti è preso? Perché te ne sei stata lì imbambolata? Ancora un po’ e Gaia ci rimaneva!”

 “Scusami, ero … talmente nel panico che sono completamente andata nel pallone” in realtà no, stavo solo contemplando una possibilità troppo bella per realizzarsi.

 Hazelle sospirò. “Dannazione, dopo il Tartaro, uno si aspetterebbe che non ti succedano più queste cose! Va bene, non insisto … almeno è andato a finire tutto bene”

 “No” mormorò Gaia. “Non va tutto bene”

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

ci sono diverse attività che genitori e figli possono fare insieme. C’è chi va a fare shopping, chi va a conferenze sull’Antico Testamento (ciao, papà), e chi legge la sfortuna. Spero che l’incontro tra Penelope e Moros vi sia piaciuto, perché io mi sono divertita moltissimo a scriverlo! E già che siamo su questo tema, spero che abbiate apprezzato anche l’incontro/scontro tra Becky e Anubi.

E ora, spoiler! Nel prossimo capitolo, Chad avrà qualche ragione di invidiare Sadie.

 

  
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