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Autore: LeAmantiDiBillKaulitz    05/11/2017    0 recensioni
-Gente comune?
Non attraversa uno Stato a bordo di un Volkswagen reduce degli anni '60. Non con una strega, uno stripper, una drag queen, un nostalgico di guerra (O un nazista? Boh), una regista sognatrice in erba e la sua migliore amica (o soulmate? O sorella acquisita?) punk, rabbiosa e attaccabrighe.
No, la gente comune non lo farebbe di sicuro ma, ammettetelo, che per quanto vi interessi mantenere la vostra noiosa facciata borghese, l'altro lato dello specchio vi interessa, eccome.
Dunque, pronti a partire con la famiglia Spiegelmann per il viaggio più folle di sempre?
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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AND WE DANCE, DRINK AND SCREW BECAUSE THERE'S NOTHING ELSE TO DO

CAPITOLO PRIMO: SBARCO IN IRLANDA

-Irlanda, dolce Irlanda!
La voce di mio fratello maggiore Cooper Carter è la prima cosa che sento non appena il vecchio Volkswagen T2 dipinto di un imbarazzante verde mare con tanto di fiorellini e col nome Fiorenzo dipinto sulla fiancata e un notevole passato hippy scende a scossoni dal traghetto Calais – Cork, ponendo finalmente le lise gomme su suolo irlandese. Guardo fuori dal finestrino lurido, stampando il naso lentigginoso sul vetro ancora incrostato dai tempi di Woodstock, lasciando correre lo sguardo per i campi verdeggianti e il cielo dove si inseguono tempeste e venti di tutto il nord Europa, le pecore bianco panna che costellano i dolci declivi e la pioggerellina che colpisce crudele il vecchio Fiorenzo. Irlanda dolce Irlanda, appunto. Non avrei mai pensato che sarei riuscita a tornarci con i miei fratelli a bordo del fido Fiorenzo, appartenuto al passato hippy di nostra madre, e prima di lei di nostra nonna, con addosso ancora la polvere delle stazioni di Bombay e chicchi di riso vietnamita tra i lerci sedili a fantasia patchwork, come una perfetta comune hippy tedesca. Non saprei dire se è per il sangue, o per quale altro motivo, ma l’Irlanda, a noi fratelli Spiegelmann, manca come può mancare l’acqua a un fiume, durante tutto l’anno che dobbiamo passare ad Amburgo, la nostra effettiva città natale. Forse sono stati i racconti di nostra mamma, tutte le sere, prima di dormire, forse le estati passate sulle isole del nord da quando siamo nati, forse anche solo il sangue irlandese che è più turbolento e passionale di quello tedesco e ci porta a vedere la patria di nostra mamma in qualunque momento della nostra vita. Fatto sta, che per noi questa è la Casa che tanto desideriamo, quella dove possiamo annoverare tutti gli avvenimenti salienti, le avventure, le litigate, gli amori. Non esisteremmo senza la nostra vena gaelica che ci porta a desiderare quest’aria bagnata, l’odore di questo oceano selvaggio, il rumore di questo vento folle, il sapore di questo sale marino sulle labbra bruciate dal freddo. Ma ora, ora guardo fuori dal finestrino e vedo la patria che ci batte dentro al cuore, sento il canto della sua anima libera e assaporo il suo profumo di torba e pecore da tosare. Un’estate meravigliosa si prospetta davanti a noi, tutti su Fiorenzo per spararcela da Cork fino ad Achill Island, isoletta perduta del Mayo, una delle regioni più a nord. Pulisco dalla brina il vetro, sfarfallando i miei grandi occhi violetti, prerogativa degli Spiegelmann, e guardo la campagna sparire rapidamente dietro al ballonzolante T2 che arranca stanco dopo un viaggio da Amburgo fino a Calais e poi una traversata in traghetto non delle migliori.
-Sì, tutto bello tutto giusto, ma ora abbiamo una vaga idea di dove andare?
Mi giro verso la mia migliore amica Alexandria, spaparanzata sul sedile dietro e sfoggiante la sua migliore espressione da cane rabbioso. Io e lei siamo amiche da quando siamo nate, anzi, se non sbaglio eravamo pure vicine di culla. Ha sempre fatto parte del sempre prosperoso clan Spiegelmann, e puntualmente ci ha sempre seguito in ogni vacanza in Irlanda, oramai parte della famiglia come uno di quegli affiliati ai Corleone, in perfetto stile da Il Padrino. In effetti, siamo sempre sembrati una famiglia mafiosa di quelle un po’ di quart’ordine, senza soldi, solo con qualche vecchio appoggio e tanta sfiga addosso, che se fossimo in un film alla fine riusciremmo a conquistare l’appalto che tutti tentavano di aggiudicarsi, finale un po’ cliché ma sempre d’effetto se la regia reggeva e i protagonisti convincevano. Guardo il viso che conosco meglio di qualunque altro, gli occhi scuri malamente truccati, i boccoli biondastri con mezza testa rapata, la bocca piegata in una smorfia incazzata col mondo, le gambe magrissime accavallate, le cuffie con gli Hollywood Undead che si sentono fin da qui e fanno da sottofondo alla canzone di Yulija Volkova sparata a tutto volume in radio. Eccola lì, la mia Alexandria, la mia migliore amica, la mia nemesi, la mia salvatrice, il mio incubo. E la mia cotta segreta.
-Semplicissimo,- trilla Cooper Carter, scostandosi il ciuffo rosso sangue dal bel viso lentigginoso – Andiamo a prendere Maddie e Crys al campo estivo, e poi andiamo dritti dalla zia Morvenna e dallo zio Sean, dove ci aspettano Chanel e Avvy.
Cooper Carter è sempre stato considerato il più bello tra tutti noi fratelli, insieme a Flora Anne, la più grande in assoluto (e anche la nostra mamma elettiva). Non so se per lo sguardo cupamente viola da sembrare blu notte, se per il fisico asciutto e slanciato, se per quei capelli così rossi, se per l’espressione bastarda e per il ghigno trainspottingniano, ma non faccio fatica a capire come faccia ad avere mezza Amburgo ai suoi piedi. Forse, a dire il vero, è anche il fratello che preferisco tra tutti, l’unico che non mi ha quasi mai insultata e mi ha sempre tenuta sotto la sua ala protettrice, insegnandomi tutto quello che so e crescendomi secondo i suoi sacri dettami. Da quando siamo piccole, io e Alex abbiamo una vera e propria venerazione per Cooper, non siamo mai state in grado di dargli la colpa per nulla, ci siamo sempre appese alle sue idee per fare le cose che Flora Anne ci proibiva categoricamente. Ci ha sempre portato con lui quando usciva coi suoi amici, ci ha fatto fumare la prima sigaretta e la prima canna, ci ha insegnato a scassinare le porte e ad aprire le macchine illegalmente, ci ha fatto marinare la scuola e ci ha insegnato a suonare la chitarra elettrica e la batteria, ci ha portato in locali alternativi e ci ha fatto conoscere la vita da campeggiatore indipendente, ci ha portato in vacanza con lui e ci ha aiutato a girare i miei cortometraggi, ci ha portato in Polonia a un festival di musica metal dove è stato coinvolto in una rissa epocale mentre noi mangiavamo zucchero filato provandoci col chitarrista di qualche band gothmetal ucraina. Cooper Carter è sempre stato il nostro maestro, il vero e proprio fratellone che tutte le persone di questo mondo vorrebbero avere e che noi abbiamo avuto la benedizione di ricevere.
Eh comunque sì, perché quest’anno ci sono novità per tutti in casa Spiegelmann: dobbiamo addirittura andare a recuperare le gemelle al campo estivo dalle parti di Limerick e recuperare le altre due sorelle dalla nostra destinazione, a casa degli zii. Wow, nostra madre deve davvero fidarsi di noi per averci disseminato per mezza Irlanda e aver lasciato noi partire dalla Germania da soli.
-Cioè, ma scherziamo? Perché dovremmo andare a prendere le gemelle?!- puntuale e tombale, mia sorella maggiore Charity Rebecca si fa sentire, agitando la sua manina ingioiellata. – Sono due piaghe. Lasciamole al campo, chi ce lo fa fare di tenerci quelle nevrotiche!
Charity Rebecca ha la brutta abitudine di dare a tutti dei nevrotici e degli sclerotici, quando poi è stata lei l’unica a farsi tutti gli anni della scuola in terapia per nevrastenia e isterismo. Ipocrita.
-E la mamma poi vuoi sentirla te, infatti.- l’insopportabile voce acuta e sprezzante del gemello di Charity Rebecca, Sua Magnificenza Billy Terry, chiamasi anche il peggiore di tutti i miei fratelli per antipatia e opportunismo arriva. Ora, noi Spiegelmann siamo tanti, siamo casinisti e siamo irlandesi, ma se ci sono due che davvero vorrei che scomparissero dalla faccia della Terra sono i cosiddetti Gemelli Grandi, al secolo Charity Rebecca e Billy Terry, vent’anni di odio, rabbia e malevolenza verso il mondo. Quanto posso dire di amare Cooper, quanto posso dire ugualmente di disprezzare profondamente loro due. Sono specializzati a rovinare la vita al mondo intero, amando solamente la loro metà gemellare, viscidi come due serpenti e acidi come due limoni andati a male. Il loro opportunismo poi, arriva a dei livelli stratosferici. Li guardo, tutti e due truccati come due maschere dark, lei coi boccoli lunghissimi tinti di verde mare con la ricrescita nera e l’anello da vacca al naso, una tela davanti dove sta schizzando un pentacolo, un paio di paraorecchie neri coi teschi appesi al collo come due cuffie e la sua migliore espressione da zoccola nevrotica, lui col suo ciuffo dark nero come l’inferno, gli occhi violetto acceso truccatissimi, l’anello al labbro, impegnato nella sua attività preferita, ovvero smaltarsi le unghie di nero e recitare a memoria qualche salmo in ebraico, ondeggiando come un funambolo. La loro passione infame per la piromania, poi, li ha portati ad aggiudicarsi l’odio eterno di tutta la famiglia e di Alexandria, dopo che hanno dato fuoco ad almeno un oggetto caro di ognuno di noi. Non ho mai capito perché abbiano quest’esaltazione per il fuoco, ma non è che mi interessi più di tanto: so solo che quando li vedo con un accendino in mano, scappo più veloce che posso, cercando di mettere in salvo la mia collezione di riviste di cinema, con le quali, qualche anno fa, avevano fatto una pira satanica per i loro stupidi riti finti.
-Ma sono così carine, le gemelle.- cinguetta Lui, con la sua vocina da bambola melodiosa e innocente. Lui è tutto quello che proprio non ci serviva in questo viaggio. Scambio un’occhiata con Cooper, che si limita a stringersi nelle spalle e a premere sull’acceleratore, e io sospiro, cercando aiuto in Alex, che si morde il labbro prima di cominciare ad infierire e scatenare il panico sul vecchio Fiorenzo. Lui, infatti, è il fidanzato di Billy Terry. Vi starete chiedendo giustamente come quella checca isterica, piromane e sociopatica abbia potuto trovare qualcuno disposto a sopportare le sue intemperanze e i suoi roghi fuori programma: ce l’eravamo chiesto anche noi, prima di vedere Lui. La creatura più oscura che sia mai esistita sulla faccia della Terra dai tempi di Nerone: Cherokee Jànsòn, ventiquattro anni di follia, passione insana per il Giappone, probabile transessualità, e primo faroese al mondo anoressico, coi capelli corvini e così tanto effeminato nei tratti e nei modi da aver ingannato tutti sul suo vero sesso. All’inizio, ero sicura che lui e Billy Terry si fossero conosciuti in qualche strip club, o in qualche night gay di dubbia reputazione, poi è uscito tristemente fuori che gli l’ha presentato addirittura Cooper. Credo che Alexandria non gliel’abbia mai perdonato. Cherokee si era appena trasferito dalle isole Faer Oer ad Amburgo, e la prima persona in cui era tristemente incappato era appunto Cooper Carter, che vuoi per la sua bellezza, vuoi per la sua aura da bad boy, aveva immediatamente attirato l’attenzione dell’orrida creatura coi capelli sparati dappertutto e gli occhi truccatissimi. Ora, come fossero diventati amici io non lo so, e non credo nemmeno di volerlo sapere, ma a un certo punto il nostro sensazionale Cherokee si era ritrovato a suonare la batteria per la band di Cooper, e vi giuro che per quanto possa sembrare tutto meno che un batterista di una band di speed metal cattivo e spedito, era forse anche l’unico in grado di suonare qualcosa, e salvava un po’ quella schifezza tirata su da mio fratello e dai suoi amici. Certo, la loro carriera musicale era durata giusto tre canzoni scopiazzate brutalmente dai primi dischi degli Scorpions, ma il nostro eroico Cherokee, con i suoi occhioni neri da panda, aveva oramai conquistato e inebetito Cooper Carter, tanto da annoverarlo tra i suoi migliori amici e da presentarlo addirittura a Billy Terry. Com’era poi sospettabile, scintilla, e Cherokee adesso non è più solamente l’orrida creatura nella quale ogni tanto io e Alex incappavamo nelle uscite con Cooper, ma il fidanzato ufficiale del Bastardo N1, e presenza quasi fissa in casa nostra, con i suoi dischi degli EXO-K e delle Brown Eyed Girls da sentire a ripetizione, ogni tanto intervallati dalle Serebro.
Ciliegina sulla torta? Viene con noi in vacanza perché Billy Terry ha pensato bene di doverlo presentare ufficialmente a tutti i parenti irlandesi e ricevere il benestare di Nonna Aoife.
-Non sono carine.- abbaia Alex, barcollando davanti e sedendosi tra me e Cooper, usando il mio prosperoso davanzale lentigginoso come cuscino provvisorio – Stranamente, devo dirmi d’accordo con Charity: quelle due sono psicopatiche!
-Ma sono sempre sorelle, Alex.- concludo io, legandomi i dread bianchi e rosa in una coda alta. Per quanto sia d’accordo con lei, sia ben chiaro. Katie Crystal e Madison Hope sono tutto quello che nessuno di voi vorrebbe mai avere tra i piedi. Gemelle, sì, ma diversissime, perché quanto è antipatica, viziata e stupida Katie Crystal, tanto è sociopatica, nervosa e isterica Madison Hope. L’unica cosa che le accomuna? La passione per la danza che le consuma, letteralmente, e il fatto che, come i Gemelli Grandi, vogliono bene solo all’altra. Crystal è insopportabile e seccante con tutti, ma con Hope è adorabile. Hope non può stare con nessuno che si mette a piangere e a dire cose senza senso, ma con Crystal è tranquillissima, e quasi normale. E poi, ballano. Ballano, ballano, sempre, sembra che non conoscano altro che l’hip-hop una e danza classica l’altra. E di conseguenza ti bombardano di Mozart e orribile robe latinoamericane. – Non possiamo abbandonarle al loro destino.
-Come no? Ho letto i fondi di the, stamattina e dicevano chiaro che dobbiamo tirare dritto per la nostra strada e non fermarci.- sibila Charity Rebecca, incrociando le braccia al petto prosperoso, i guanti neri stracciati che non le coprono i tatuaggi tribali. Per qualche motivo, si è messa in testa che è in grado di leggere i fondi di the, e stamattina, sul traghetto, si è messa a salmodiare sulla sua tazza di schifoso chai latte  andato a male, attirando immediatamente l’attenzione di mezza nave.
-No, amore, le carte parlano chiaro: dobbiamo recuperarle se non vogliamo che la vendetta efferata e trasversale si scateni su di noi. Ti ricordo che è venerdì 13!- strepita Billy Terry, sventolando il suo ennesimo mazzo di carte napoletane. Perché se lei legge il the, vuoi che lui non legga i tarocchi? È una delle fissazioni storiche dei Gemelli Grandi, dopo quella della piromania: fare gli indovini della domenica. L’appartamento dove si sono trasferiti una volta finita la scuola sembra un vero e proprio antro di una qualche megera zingara, tutto tendaggi di broccato riciclato, candele di ottone rubate dal deposito di zio Connie, bocce di vetro di dubbia provenienza, sacchettini di rune commerciate quando avevano tredici anni con i bambini del circo zingaro che era passato da Amburgo, mazzi di tarocchi di tutte le culture possibili, libri di magia nera scovati non si bene come, pentacoli sui pavimenti, mappe astrologiche, ammennicoli satanisti di ogni sorta. Sono in grado di leggere qualunque cosa, dalle carte, alla mano, al the, alle rune, e ho sempre come il dubbio che non siano i soliti sedicenti maghi. C’è qualcosa nei loro occhi uguali ai miei quando fanno i loro riti che fa presagire qualcosa di oscuro.
-Ma cosa dici, tesoro, ti sbagli.- strilla Charity Rebecca, mettendosi le mani nei capelli verde mare – E’ la sventura che coglie chi si ferma, non chi …
-Va beh, scusa Chari, ma tanto ci tocca comunque andarle a prendere. Il campo estivo finisce.- mi intrometto io, alzando un po’ il volume della radio e venendo immediatamente picchiata da Alexandria, che apre gli occhi e si leva le cuffie
-Oh, ma sei scema?! Dico, ma ti pare di alzare il volume di sta merda?!
-Non è una merda.- tento di difendermi, cercando aiuto in Cooper Carter, che, accidenti a lui, si è appena infilato le cuffie, e sogghigna satanicamente. – E’…
-Su, smettetela, Yulija è bravissima. Alza il volume!- per una volta in vita sua Cherokee risulta utile, perché così posso, per la prima volta, fare il medio ad Alex e alzare il volume della canzone di Yulija Volkova, alla faccia sua. Nemmeno lei si sognerebbe di controbattere contro la sua faccia da bambola dark e la sua aria da geisha steampunk alla quale hanno appena infilato le dita nella presa della corrente.
Ci guardiamo un po’ negli occhi, i suoi così scuri e i miei così chiari, e sbuffiamo in sincrono, guardando fuori dal finestrino. Va bene, sembriamo una massa di psicopatici in dirittura d’arrivo per l’inferno, lo so ma non ci possiamo fare niente: figurarsi quando siamo tutti e nove fratelli più Alexandria che bell’effetto che potremmo fare. Distrattamente le accarezzo i capelli, cosa che solo la sottoscritta può fare, in nome della nostra amicizia indistruttibile e più forte di qualsiasi storia d’amore. Giusto, stavo dicendo che lei sarebbe la mia cotta da sempre … beh, rettifichiamo. Il fatto è che credo di avere una vena masochista mica da ridere, che per pensare qualcosa di romantico su Alex bisogna essere veramente o completamente fuori di testa o completamente disperati. Certo, il fatto che sia bella non toglie la iena che c’è in lei, sempre pronta a sbranare, pestare, ubriacarsi e farsi valere a suon di chitarre elettriche e musica metal a tutto volume nelle orecchie. Ciò non toglie che io, abituata come sono a vivere in simbiosi completa con lei, sia esentata dalle due categorie suddette. Sono l’unica che può vantarsi di averla vista addolcirsi, di averla sentita piangere, di averla consolata, di essere stata abbracciata dalle sue braccia secche e di aver guardato con lei le stelle cadenti sentendo i Green Day a tutto volume nelle vecchie casse rotte. Quello che lega me e Alex non è la solita amicizia. È qualcosa di più, qualcosa di scritto nelle stelle, di inciso nel destino.
-Allora, Sunshine, sei contento di essere qui?!- strilla Billy Terry, sedendosi a cavalcioni del nostro Miss Manga In Diretta Dalle Faer Oer. Una cosa che mi sono sempre chiesta da quando mio fratello ha malauguratamente annunciato il loro fidanzamento: tra due checche isteriche top per effeminatezza, chi dei due sta sopra? Lo so che sembra una domanda idiota, ma a guardarli il dubbio viene.
-Secondo voi, chi sta sopra?- sibilo tra i denti, attaccando golosamente uno di quei grossi leccalecca alla fragola che esistono solo qui, guardando eloquentemente mio fratello e la mia migliore amica.
Contemporaneamente, nemmeno fossero coordinati all’attimo, mi guardano, si guardano e poi dicono, in coro perfetto
-Cherokee, sicuro!- commenta Cooper Carter, dando una botta al cruscotto col grosso bracciale borchiato.
-Vostro fratello, garantito.- decide Alexandria, stravaccandosi sul sedile.
-Ma certo che sono contento, amore mio.- cinguetta di rimando Cherokee, stampando un melenso bacio con quelle sue labbra da donna sulla boccuccia di Billy Terry. Penso che siano gli unici due al mondo in grado di limonare abbondantemente e non rovinarsi i quintali di rossetto nero che entrambi portano. – Questo posto è così … così folkloristico!
Grazie al cazzo, faroese incrociato con un giapponese, l’Irlanda è il paese del folklore popolare.  Potrei farci un film con questa coppietta. Ecco, ce l’ho: un viaggio in Irlanda, appunto, compiuto da me e Alex nei panni di due giornaliste americane che devono indagare su un caso di stato in cui è coinvolta la Corona, una coppietta fuori di testa, interpretata da Billy Terry e Cherokee, in luna di miele, nella quale incappano le due giornaliste, un camper squinternato e …
-Non vedo l’ora di presentarti alla famiglia, honey!- mugola mio fratello, infilandogli le mani nei capelli corvini sparati – Oh, Darling, saremo i primi a sposarci!
-Vedete di non scopare qui, per piacere, Fiorenzo ne ha viste già abbastanza.- li redarguisce sghignazzando Cooper Carter.
-Tipo te e le tue infinite ragazze?- commento io, approfittando della momentanea distrazione di Alexandria per levare Ed Sheeran e rimettere Yulija Volkova.
-Gente, ho fame.- la voce tombale di Charity Rebecca si fa sentire – Sono ore che non tocchiamo cibo, sento che mi viene un mancamento.
-Mangiavi a colazione come tutti, invece che tirartela da emo anoressica!- la rimbrotta Alex, usando nuovamente come cuscino il mio davanzale stringato in una strettissima magliettina verde fluorescente che fa a pugni coi dread bianchi e rosa.
-Piantala, Alexandria, ti ricordo che sono più grande di te e per quanto tu sia il Sergente, io ho comunque più potere in quanto Veggente.- sibila Charity Rebecca, accavallando le lunghe gambe da modella. Qualcuno ora mi spiega perché tutte, e ripeto, tutte, le mie sorelle hanno dei fisici mozzafiato e io sono l’unica palla di lardo. Effettivamente, da che ho memoria, in casa Spiegelmann esiste questo complesso sistema feudale con tanto di cariche onorifiche e compiti speciali, nei quali ovviamente Alex è da sempre compresa, per tenere un minimo di ordine nel caos perenne che vige in casa. Flora Anne è la Zarina, in quanto sorella più grande in assoluto e anche quella che con un’occhiata farebbe scappare Putin con la coda tra le gambe. Cooper Carter è il Milite Ignoto, in onore delle sue idee che vorrebbero essere neonaziste ma non sono altro che stupidi pretesti da finto rivoluzionario e il suo onore da guerriero. Avery Aubrey è la Scienziata, grazie alla sue abilità innata con le piante e tutto quello che esiste di vegetale. Charity Rebecca è la Veggente, per le sue manie da strega del nuovo millennio. Billy Terry è la Puttana, per il semplice fatto che si è scopato tutta la popolazione maschile tedesca e irlandese. Io sono la Cineasta, perché io so che prima o poi riuscirò a far riconoscere al mondo la mia bravura da regista surrealista. Madison Hope è la Ballerina, perché, beh, vive e respira solamente danza classica e tutù bianco panna. Katie Crystal è la Cheerleader, perché parla sempre tedesco misto a parole a caso americane, mangia gomme Brooklyn a ripetizione e si veste sempre con scaldamuscoli rosa confetto. Charlotte Chanel è il Carillon, perché è la più piccola e i suoi boccoli biondi e la sua pelle di porcellana la rendono l’unica e vera perla della famiglia. Alexandria … beh, lei è il Sergente, e penso che abbiate già capito come mai si sia vinta questo titolo. Ora, se Cherokee si unisce al clan, penso che diventerà l’Eminenza Grigia. Così, en passant.
-Non è vero, sono io il più potente!- ribatte Cooper Carter, dando una manata al povero cruscotto che cade a pezzi – La tomba a …
-Scusate, non è per essere stressante, ma Coooooper, tesoro, non ti sembra che stiamo andando nella direzione sbagliata?
Cherokee si fa sentire, smettendo per un nanosecondo di slinguarsi mio fratello, sfarfallando quei suoi occhi da panda truccatissimi, atteggiando il visino da bambola in una perfetta smorfietta crucciata. Ecco, ci mancava giusto il nostro iettatore. Guardo la strada, tentando di distinguere qualcosa in questa nebbia bestiale tipica irlandese che sta salendo attorno al povero Fiorenzo e che sta cancellando la strada di fronte a noi. Tipico, quante volte ci siamo persi nei miei diciott’anni di vita, anche quando c’era nostra madre che ci portava e puntualmente prendeva sempre la strada per Athlone e mai quella per Limerick dove viveva la cugina Ailbe.  
-Nah, ma figurati, so perfettamente dove stiamo andando. Ci sono andato anche io, a mio tempo, al campo estivo delle gemelle!- risponde Cooper Carter, scostandosi il ciuffo dalla fronte pallida con quel classico gesto che fa quando non è per nulla sicuro di quello che sta dicendo.
-Ma dici? Perché a noi pareva che non si passasse mica vicino a un lago.- commentano in coro perfetto Charity Rebecca e Billy Terry, infilando le loro teste gemelle davanti, con i loro fanali violetti splendenti uguali ai miei.
-Cazzo, Cooper! È vero!- esclama Alex, tirandosi finalmente su e riuscendo a levare Yulija Volkova in favore dei Linkin Park. – Che credi, ce lo siamo sorbettate anche noi due, un anno, e siamo anche state cacciate per comportamenti punk inappropriati e per film girati a tradimento. Non c’era un fottuto lago!
-Mi spiace fratello, ma sono d’accordo.uest QuestQuestQuesQJHDJ Questa strada non me la ricordo … - borbotto io, aggiustandomi i dread e aspirando un tiro dalla sigaretta che Cherokee si è appena acceso, contribuendo a impestare l’ambiente già impestato dalle mille droghe dei nostri avi hippy.
-Dite?- Cooper Carter si gratta con la mano libera dal volante la testa, grugnendo – Porco il Comunismo, allora forse abbiamo sbagliato strada … ma la riacciuffo subito, non vi preoccupate, la gaglioffa non può sfuggire!
La sorda inversione di marcia ci fa cadere tutti in avanti, e tutti indietro, tra vari strilli e porconate in gaelico stretto. Lo sapevo io, che alla fine sarebbe finita così. Lo sapevo che ci saremmo persi nelle cupe brughiere irlandesi. Lo sapevo.
Oh, a proposito, mi chiamo Chelsea Sienna Spiegelmann, e questo è il racconto di come la mia estate sia andata completamente a puttane.
   
 
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