Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: olimponero12    05/11/2017    6 recensioni
Conoscete il "Tonight show" con Jimmy Fellon?
Beh questa è la mia versione del medesimo show,in cui intervisterò i personaggi delle saghe "Percy Jackson" e "Eroi dell'Olimpo" con curiosità e una buona dose di sadismo
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
(Questo episodio sarà tutto un grosso flashback che spiega una cosa che sicuramente vi sarete chiesti a un certo punto: Ma cosa ha combinato Olimponero in Messico per attirare le ire del capo del più grosso e pericoloso cartello messicano? Ho pensato che fosse legittimo farvelo sapere)
 
 
 
 
 
*Olimponero è seduto su una poltrona di pelle dietro la scrivania dello studio,quando si accorge che c’è qualcuno e alza lo sguardo*
 
Olimponero: Oh,salve! Benvenuti al Tonight show. Siete qui per partecipare?
 
*L’inquadratura si muove facendo un movimento negativo*
 
Olimponero: Allora che ci fate qui?
 
*Gli viene lanciata una busta,che apre senza esitazioni per estrarne un foglio*
 
Olimponero: “Vogliamo sapere cosa è successo in Messico”. Sul serio? Lo volete davvero sapere?
 
*L’inquadratura fa di sì*
 
Olimponero: *Sospira* E va bene,ve lo dico. Tutto è cominciato un paio di mesi prima che iniziassi lo show…
 
 
Uno sa che in un paesino sperduto nel nulla del Messico deve aspettarsi un caldo assassino,ma in quel buco sconosciuto il caldo era oltre ogni possibile aspettativa e non era nemmeno quel caldo secco che ti trasforma il sangue in sabbia,ma il caldo umido che ti si appiccica addosso come una serie tv troppo bella per smettere di guardarla. Il forestiero vestito di nero cercava di trovare pace dal caldo rintanandosi in un locale e bevendosi una Corona ghiacciata mentre ascoltava una sfilza di canzoni spagnole che non aveva mai sentito e di cui non riusciva a capire una sillaba a causa dei cantanti che parlavano troppo veloci. Il barista si avvicinò al ragazzo per parlargli: -Te serve altro,amigo?-. Il diciassettenne alzò la testa per incrociare gli occhi verdi dell’uomo con i suoi castani. –Avrei bisogno di sapere dove posso trovare soldi in fretta,se puoi aiutarmi-. Il barista alzò un sopracciglio,curioso –De quanti soldi se sta parlando?-
-Almeno un milione-. L’uomo lo guardò perplesso per un attimo per poi scoppiare a ridere. Quando si riprese,riportò lo sguardo sul ragazzo con le lacrime agli occhi. –Se vuoi raccogliere quella somma in fretta non te servono informazioni,te serve un miraculo-. Il diciassettenne sfoggiò un ghigno inquietante,tra il sadico e il pazzo,per poi estrarre un revolver calibro 50 dalla cintura e puntarlo alla testa del barista,facendo scomparire lacrime e sorriso dalla faccia di quest’ultimo. –Oppure mi serve trovare qualcuno di molto,molto ricco e abbastanza bastardo da meritarsi un bel furto,che dici?-. Il barista alzò subito le mani,mostrando un’espressione evidentemente terrorizzata. –Sentime,amigo,io non conosco nessuno del genere,lo giuro su mi madre!-. Il diciassettenne,sempre col ghigno inquietante stampato in faccia estrasse dalla tasca destra dei pantaloni una foto,che raffigurava un uomo robusto con indosso una giacca di pelle viola,lunghi capelli neri e baffetti sottili,che parlava con altri uomini dall’aspetto poco raccomandabile. –Questa foto non ti fa scattare nessun campanello?-. Il barista deglutì a fatica,riconoscendo l’uomo nella foto. –Sei completamente pazo se speri de poter derubare El Sinestro-. Il ragazzo ridacchiò prima di svuotare la bottiglia e lasciare sul tavolo cinque dollari. –Hai appena descritto il mio stile di vita. Ma ora devi rispondere alla mia domanda: dove lo trovo questo tizio?-. Sollevò il cane della pistola scatenando una nuova ondata di paura nell’uomo. –Acapulco; passa lì la maggior parte del tiempo e ci tiene todo el dinero,su un isola segreda poco lontana dalla costa-. Il ragazzo annuì,per poi abbassare il cane e rinfoderare la pistola. –Grazie mille,amigo. Puoi tenere il resto-. E si avviò verso l’uscita,ma prima che uscisse il barista lo richiamò. -Espera!-. Il ragazzo si voltò. –Chi sei tu?-. Il diciassettenne lo guardò sfoggiando nuovamente il suo ghigno inquietante. –Puoi chiamarmi Olimponero-. E uscì,lasciando solo il barista.
 
Olimponero Stava sorseggiando un caffè in un bar di Acapulco,aspettando l’arrivo del suo compare,per vedere se gli avrebbe dato una mano o gli avrebbe sputato in faccia. Pochi minuti dopo al tavolino si avvicinò una persona,un ragazzo di circa la stessa età di Olimpo,con capelli neri lunghi fino al mento,con indosso una camicia rossa a fiori gialli e bermuda,sempre rossi. –Ma tu sei sempre vestito di nero?-. Olimpo alzò lo sguardo per incrociare lo sguardo con quello di Alce,l’unico che potesse essere definito più svitato di lui. –Tu invece devi sempre essere vestito di rosso?-. Disse Olimponero alzandosi per abbracciare l’amico. –Allora,spero che tu mi abbia fatto venire qui per un buon motivo,tipo discutere della fanfic di Percy Jackson ambientata negli anni del comunismo-. Olimponero si tolse gli occhiali da sole,ridacchiando. –Su quello ci torneremo dopo. Ti ho chiamato perché ho bisogno del tuo aiuto per un mio piccolo progetto-. L’espressione di Alce mutò radicalmente. –Oh santo Stalin,ti prego dimmi che non vuoi derubare un criminale a caso-. Il castano fece un verso di scherno. –Certo che non voglio derubare un criminale a caso!-.
 
-Grazie al cielo…-
 
-Voglio derubare il capo del più grande cartello messicano;non è uno a caso-. Alce fissò il ragazzo con sguardo neutrale,sguardo che nascondeva i mille accidenti che gli stava mandando mentalmente. –Indovino: mi hai fatto venire perché o hai bisogno di un carro armato o non hai le palle di andare a derubare questo tizio da solo-.
 
-In realtà ti ho chiamato perché mi scoccia farlo da solo… e anche perché per il piano di fuga mi serve un carro armato-. Alce si alzò dalla sedia e si avviò verso il marciapiede. –Ti aiuto solo perché senza di me morirai di sicuro-. Olimpo si alzò di scatto dalla sedia e iniziò a seguire Alce saltellando di felicità. –Grazie amico,non te ne pentirai!-.
 
-Mi sto già pentendo. Dimmi che almeno hai un piano che non comprenda il suicidio-. Il castano lo guardò accigliato. –Certo che ho un piano che non comprende il suicidio; comprende solo un’alta percentuale di morte-.
 
 
 
Il caldo soffocante del giorno aveva lasciato il passo al vento fresco della notte,concendendo a tutti un po’ di tregua,tranne agli uomini del porto che stavano caricando casse dall’aspetto molto pesante su una nave cargo,sorvegliati da decine di uomini armati di fucili d’assalto M16 dai volti coperti che facevano giri di ronda in coppie,killer d’elite dell’esercito privato di El Sinestro. Il porto aveva un aspetto spettrale: Le poche navi ormeggiate erano illuminate solo da pochi lampioni,così come i magazzini dove venivano conservati muletti e casse da caricare. Due killer stavano facendo il giro di ronda tenendo sotto controllo,quando a un certo punto sentirono un suono proveniente dal magazzino più vicino,come un bullone che colpisce una lastra di lamiera. –Cos’era?-
 
-Probabilmente niente,ma è meglio controllare-. Uno dei due accese la radio che teneva attaccato alla spalla. -Squadra 4,controlliamo suono sospetto-. Una voce maschile gracchiò dalla radio di aver compreso l’informazione e i due iniziarono ad avvicinarsi al magazzino ad armi spianate. Non appena i due killer superarono il cancello però vennero trascinate fuori dalla visuale di qualunque possibile osservatore esterno. Poco dopo ne uscirono Olimpo e Alce,con indosso le divise dei killer e con le armi in pugno. Olimpo accese la radio e imitando la voce dell’uomo che aveva appena steso disse: -Squadra 4,non era niente,solo un bullone caduto-. Di nuovo,la radio diede conferma di aver compreso. Olimponero si rivolse ad Alce. –Ti prego,dimmi che sei riuscito a modificare i dati di carico-. Il corvino lo fissò indignato. –Per chi mi hai preso? Certo che ho modificato i dati di carico. Ora muoviamoci prima che partano senza di noi-. Così i due salirono sul cargo,diretti all’isola segreta di El Sinestro.
 
 
 
L’isola sarebbe stato un magnifico luogo di villeggiatura,se non fosse stato per il gigantesco stabilimento simil-militare che ne occupava i tre quarti,lasciando l’ultimo quarto libero a un piccolo villaggio che spiccava come una mosca bianca in mezzo a tutte quelle fortificazioni. Una volta che i due infiltrati furono scesi dal cargo,si assicurarono che i soldati non trovassero strano che nel carico figurasse anche un enorme cingolato anfibio. Alce e Olimpo stavano in piedi insieme ad altri due soldati a controllare lo scarico della merce quando Alce si rivolse al più grande. –Non ci cascheranno,si accorgeranno che qualcosa non va-.
 
-Non preoccuparti amico,sono mercenari;li pagano per agire non per farsi domande-. E infatti nessuno pensò di controllare il container che era stato caricato per ultimo e di cui qualcuno si era “accidentalmente dimenticato durante il primo controllo”. Subito i due infiltrati si defilarono all’interno dello stabilimento in cerca di un posto dove un pericoloso capo criminale potesse nascondere milioni di dollari. Dopo un quarto d’ora Alce disse: -È inutile;non c’è nessun posto dove si potrebbero nascondere in sicurezza milioni di dollari in contanti in uno stabilimento militare-. Olimpo rifletté,quando lo colse un’illuminazione. –E se non fossero in contanti?-.
 
-Come?-
 
-Se tenesse i soldi su un conto corrente accessibile solo da qui? Sarebbe come se quei soldi non esistessero. E dove terresti l’unico computer capace di accedere a una fortuna illegale?-. I due si girarono per posare lo sguardo sulla torre gigante che si ergeva al centro dello stabilimento con su scritte a neon rossi giganti le lettere “DES”. Alce inclinò la testa leggermente di lato,con sguardo confuso. –Quello… Quello mi sembra tanto una compensazione-
 
-Sono d’accordo amico,una bella compensazione da milioni di dollari. Andiamo a prenderceli-. Così i due si diressero verso la torre. Una volta entrati,trovarono un salone che ricordava molto l’ingresso di un albergo a cinque stelle. Interni completamente bianchi con un ascensore al centro una porta che portava presumibilmente al centro di controllo alla destra dell’ascensore e a sinistra un bancone con un tizio che faceva da receptionist. I due infiltrati si diressero verso l’ascensore,quando il tizio alla reception li fermò. –Ehi,dove andate?-. Olimponero si girò e con tono scocciato improvvisò sul momento: -Il capo ci ha chiamati dicendoci di andare subito nel suo ufficio a controllare una cosa-
 
-Il capo non c’è e ha detto che nessuno deve entrare nel suo ufficio all’ultimo piano-. “Grazie mille per avermi detto dove si trova l’ufficio e che il bastardo non c’è,allocco”. –Infatti ci ha chiamati per andare a controllare che avesse spento il computer-
 
-Non ne sono stato informato;sarà meglio che lo chiami per controllare-
 
Olimponero fu preso dal panico,ma poi improvvisò,nuovamente sicuro: -Sicuro che sia una buona idea? Disturbare Don El Sinestro per chiedergli se un suo ordine è stato effettivamente eseguito? Quando tornerà non credo ti perdonerà di averlo chiamato per una stupidaggine del genere-. La prospettiva di una punizione di El Sinestro bastò a convincere la guardia,che lasciò andare i due,scusandosi almeno cinque volte. Una volta dentro l’ascensore Olimpo guardò Alce con sguardo strafottente. –Te l’avevo detto che avrebbe funzionato-
 
-Non cantare vittoria troppo presto;non siamo neanche a metà-
 
-lo so ma ci siamo molto vicini. Entreremo,usciremo e ce la fileremo con grande stile. Quando capiranno che abbiamo fatto saremo già a casa a berci una bella Corona ghiacciata e non ci potranno nemmeno rintracciare-
 
-Riguardo all’entrare: e se ci sono delle guardie all’ingresso dell’ufficio?-
 
-Uhm…-
 
-Non ci avevi pensato-
 
-OK! Non ci ho pensato,ma abbiamo ancora tempo per pensarci-
 
-Ci saranno almeno due guardie,da entrambi i lati della porta di ingresso-
 
-Ho trovato!-
 
-Cosa?-
 
-Facciamo “chiamate aiuto”-
 
-…Cosa?-
 
-“Chiamate aiuto”-
 
-No-
 
-Ti piace tanto-
 
-Lo odio-
 
-È fantastico,funziona sempre-
 
-È umiliante-
 
-Hai un  piano migliore?-
 
-No-
 
-Lo facciamo-
 
-Non faremo “chiamate aiuto”-
 
L’ascensore raggiunse l’ultimo piano e le porte si aprirono su un corridoio dai muri in marmo bianco,su cui era steso un tappeto rosso che arrivava fino alla porta in legno di quercia,davanti alla quale stavano in piedi due guardie mascherate come i mercenari,che balzarono sull’attenti una volta che dall’ascensore uscirono due soldati,uno che reggeva l’altro che sembrava morente. Il primo si diresse verso le guardie urlando:-Chiamate aiuto,per favore,il mio compagno sta morendo! Chiamate aiuto,aiutatelo-. Quando poi fu abbastanza vicino e le guardie avevano abbassato le armi,Olimponero prese di peso Alce e lo scagliò contro le guardie stendendole entrambe. Ridacchiò avvicinandosi alla porta e aspettando che Alce si rialzasse. –Eh,un classico-.
 
-Insopportabile. E umiliante-
 
-Per me non lo è-. Olimpo spalancò le porte,mostrando un ufficio spazioso al cui centro si trovava una scrivania con poltrona in pelle su cui era poggiato un portatile,mentre a destra c’era un minibar. I due si diressero subito verso il portatile. Olimpo si mise subito ad armeggiare,mentre Alce lo affiancava. In pochi secondi il castano era arrivato alla pagina che mostrava tutti i conti di El Sinestro. Subito inserì una chiavetta con su scritto “Piccolo bastardo digitale” e iniziò a trasferire il denaro. In un paio di secondi,i conti di Sinestro,prima gonfi di centinaia di milioni di dollari,erano stati completamente consumati e al posto della pagina bancaria era comparso un messaggio con su scritto “Te l’ho messo nel didietro,dolcezza”. Alce guardò Olimpo. –Sul serio?-.
 
-Che c’è? È divertente-. Una volta staccata la chiavetta i due si diressero verso l’uscita. –Visto? Te l’avevo detto: se ne accorgeranno solo quando saremo a casa a berci una…-. Prima che Olimpo potesse finire si ritrovò una pistola puntata alla fronte. -…Corona ghiacciata-. Di fronte ai due infiltrati si trovavano una decina di soldati a armi spianate,guidate nientemeno che da Sinestro in persona. –E così,vi avrei ordinato de controlare el mio computer-. Olimponero si strinse nelle spalle,ridacchiando nervosamente,mentre Alce sospirava. –Se ne usciamo vivi,cosa di cui dubito,ti prenderò a calci-.
 
-Preoccupati di non far incazzare il messicano in pelle viola,amico-. Sinestro si avvicinò al computer,mentre i soldati tenevano sotto tiro i due. –“Te l’ho meso nel didietro,dolceza”? Hai cocones,chico-.
 
-Ehi che ci vuoi fare? Sono uno spericolato-. Sinestro si grattò il mento con la canna della pistola. –Sai,ho sentito molto parlare del ragazino arivado una settimana fa e cha ha cominciato a sabotarme,donando i soldi rubati ai poveri. Te hiamano “El Lobo negro” sai?-. Olimponero alzò le sopracciglia,sorpreso. –Non mi aspettavo di essere già così popolare-.
 
-Hano iniziado a cantar canzoni su de te,lo sapevi?-. Si rivolse ai soldati. –Alzi la mano chi ha cantato almeno una canzone sul nostro Lobo negro!-. Un paio di soldati alzarono la mano esitanti,subito indicati da Sinestro,che pochi secondi dopo si beccarono un proiettile in fronte proprio da Sinestro. –C’è solo un filio de putana de cui se posono cantare canzoni aqui. E sono io-. Olimponero intanto aveva iniziato ad avvicinarsi alla finestra dietro la scrivania,trascinandosi dietro Alce,cercando di non farsi notare troppo. –Senti,è stato un piacere parlare con te e un onore conoscerti,ma adesso io e il mio amico dobbiamo scappare-. Sinestro si mise a ridere. –E da dove dovreste passare?-. Olimponero si voltò,afferrò Alce e si gettò verso la vetrata. –DALLA FINESTRA!!!-. e si gettò nel vuoto,sfondando la finestra,mentre i soldati e Sinestro gli sparavano. Alce strillava terrorizzato,mentre Olimpo urlava esaltato dal volo. –TU SEI UN PAZZO BASTARDO!! TI ODIO,OLIMPO!!!-.
 
-CALMATI! HO UN PIANO!!-. E a poche decine di metri dal suolo Olimponero urlò: -GUM GUM BALLOON!!-. Per poi gonfiandosi come un pallone umano,attutendo la caduta sua e di Alce. Alce lo fissò sconvolto. –Da quando sai fare questo?-.
 
-Da un po’. Ora corri!!!-. I due così iniziarono a correre verso la zona di carico,dove sapevano esserci il loro mezzo di fuga,mentre ogni singolo soldato della base gli sparava addosso. Arrivati alla zona di carico,aprirono la cassa dall’alto e vi ci infilarono,per poi sfondarla a bordo di un enorme blindato anfibio impenetrabile,aprendosi la strada tra soldati e torrette di sicurezza,fino ad arrivare al mare,in cui si gettarono senza esitazioni,guidando verso la salvezza e la ricchezza.
 
 
 
Una settimana dopo
 
Olimponero si stava rilassando a bordo piscina della sua nuova villa bevendo una Corona insieme ad Alce. –Ancora non mi hai detto qual è quel progetto che vuoi finanziare con questo colpaccio-. Olimponero gli rivolse il suo ghigno,metà pazzo e metà sadico. –non preoccuparti Alce: Sarà un progetto davvero spettacolare,parola di Olimponero-.
 
 
 
 
 
 
 
Olimponero: Ed ecco come mai El Sinestro mi voleva morto,non sono più benvenuto in Messico e sono riuscito a finanziare lo show. Direi che può bastare non credete? Per concludere l’episodio,vi lascio il domandone del conduttore che non ho posto la volta scorsa,che mi è stato suggerito dalla nostra Hallienewman004: Voi lo avete visto IT? Se sì,che ne avete pensato? Io non l’ho visto e sono contento così. Non preoccuparti Hallie,porrò la domanda anche ai semidei nel prossimo episodio. Fino ad allora,grazie per aver letto,recensite numerosi e come al solito,qui Olimponero,passo e chiudo!
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: olimponero12